Un grande film d’attori con prove magistrali di Bale, Adams e Rockwell.
Il 2019 riparte con il botto con una storia che merita di essere raccontata e vista con attenzione. Molti di voi diranno che non gliene frega nulla della politica, che sono tutti ladri,ecc… Roba già sentita. Basta andare a prendere un caffè al bar. Bene, chi la pensa così si sbaglia. E di grosso. “Vice” è uno di quei film che parlano al cuore delle persone e ci spiega quanto siano pericolosi personaggi (semisconosciuti alla massa) come Dick Cheney.
Fa aprire gli occhi e le menti del pubblico, con ironia e con discreto fegato. Adam McKay colpisce ancora. Dopo aver diretto e scritto film comico demenziali, nel 2016 a sorpresa aveva centrato il bersaglio con un film serio e difficilissimo da fare. Aveva perfino vinto un Oscar per miglior sceneggiatura (meritatissimo per altro). Ho adorato “La grande scommessa” (recensione qui). Un film che andava maggiormente considerato perché parlava della violenza nascosta e insita nella società occidentale, spiegando di fatto il processo di americanizzazione della società. Il regista sceneggiatore capì che il tema della crisi economica, della bolla dei mutui subprime doveva essere trattato in maniera ironica e non in maniera seria (trovate una sintesi efficace qui). Altrimenti la gente non sarebbe andata al cinema o si sarebbe stancata alla svelta. Coadiuvato da grandi attori e da un ritmo indiavolato alla “Ocean’s Eleven”, il film centrava il bersaglio spiegandoci la grande truffa che ha portato la società occidentale al collasso. Soltanto il finale della pellicola meritava da solo ampia considerazione.
Dopo la riuscita dell’esperimento, McKay ci riprova con un biopic chiaramente non autorizzato che spazia da Michael Moore ai Monty Phyton (scena del ristorante). Così ha riunito Steve Carell e Christian Bale che avevano già lavorato con lui nel film precedente, si è fatto finanziare dal co-produttore Brad Pitt (presente ne “La grande scommessa”), ha aggiunto due attori straordinari come Amy Adams e Sam Rockwell e ha posto le basi per un altro grande film. Il risultato è un’altra pellicola splendida e politicamente scorretta con attori stellari. Ai prossimi Oscar “Vice” è già dato come protagonista nelle categorie principali. Oltre al trucco, meritano ampia considerazione sia la sceneggiatura sia gli attori: Christian Bale e Amy Adams, dopo “American Hustle”, tornano a recitare assieme. Il loro rapporto è “shakespeariano”, come si può vedere nella scena del dialogo a letto. Il primo è il solito camaleonte che disegna la solita performance impressionante, lei invece gli tiene testa in maniera perfetta. Entrambi credo che saranno protagonisti ai prossimi Oscar a fine febbraio. Oltre a loro meritano attenzione le interpretazioni di Carell e Rockwell che sono tutt’altro che secondarie (specie il secondo).
“Vice” è una sorta di prequel/sequel de “La grande scommessa” perché spiega sia gli antefatti sia le conseguenze della crisi economica. Sul banco degli imputati non c’è tanto l’incompetente George W. Bush (interpretato dal premio Oscar Sam Rockwell), ma soprattutto il suo secondo: Dick Cheney (Christian Bale). Leader silenzioso e potente, attraversò 50 anni di guerre, governi repubblicani e democratici, senza dare mai troppo nell’occhio. Anche se fu aspramente criticato per la guerra in Iraq perché avrebbe favorito la Halliburton, multinazionale in cui lavorava, specializzata in lavori pubblici e nello sfruttamento dei giacimenti petroliferi. È diventato famoso per la sua dottrina dell’un per cento: «se esiste un per cento di probabilità che qualcosa costituisca una minaccia, gli Stati Uniti sono tenuti a reagire come se la minaccia fosse certa al cento per cento». Il classico uomo da stanza dei bottoni che decideva il destino di milioni e milioni di persone (non solo di americani). Questa è grande cinema che si schiera in maniera aperta che spiega antefatti, cause e conseguenze di quello che stiamo vivendo. Adam McKay sceglie di mettere insieme vari toni: quello della tragedia unito a quello della black comedy. Semplicemente perché Cheney è grottesco e a tratti delirante, ma ha cambiato (in peggio) la vita di milioni di persone. Non è un caso che il regista americano abbia preso spunto da “Il divo” e da “Loro” del nostro Paolo Sorrentino. McKay ha suggerito la visione a Christian Bale come spunto per “viaggiare grottescamente” nelle stanze del potere.
Il film parte dal 1963, a Wyoming. Il narratore è un uomo qualunque (interpretato da Jesse Plemons). È un chiaro trucco che fa capire allo spettatore che il regista mira a coinvolgere più “cittadini del mondo”. Il giovane Cheney è descritto come un annoiato fannullone, interessato solo a mangiare e bere. Christian Bale, ovviamente, non si è fatto pregare ed è ingrassato come ai tempi di “American Hustle” (le principali trasformazioni fisiche di Bale le trovate qui).
Viene arrestato per eccesso di alcool per la seconda volta in pochi giorni. Poi viene espulso dall’Università di Yale. McKay piazza subito il primo colpo. “A quei tempi, un ragazzo del genere veniva definito un fannullone. Ai giorni nostri sarebbe definito uno stronzo”. Boom! Lo spettatore è subito colpito e affondato. McKay sbeffeggia il potere, ma allo stesso tempo ne mostra le lacune annullando i punti di riferimento per lo spettatore (su tutti il modello alla “House of cards”). Lo stile è lo stesso de “La grande scommessa”: ribaltamenti continui, satira e tragedia, sprazzi di impegno civile, toni diversi, cinema americano classico (stile Michael Mann) che si unisce a quello di impegno civile degli anni ’70. Il tutto senza continuità. In questo modo costringe lo spettatore a farsi domande.
Nel frattempo si salta al 1975. Cheney diventa il più giovane Capo di Gabinetto della Casa Bianca. Quest’uomo entra in confidenza con Nixon, Ford, Reagan, Bush padre fino a Bush figlio. È l’inizio della sua ascesa. In pratica ha visto tutta
la storia americana dalla fine degli anni ’60 in poi. Accanto a Dick, però c’è un personaggio da tenere in considerazione: la moglie Lynne (ennesima performance di livello di Amy Adams) che, incapace di occupare posti di potere in quanto donna, finisce per diventare consorte di un potente. È lei che scansiona le varie fasi dell’ascesa del marito, è lei che lo costringe a diventare qualcuno (vedi qui). Lui lo diventa davvero e rimane inebriato dal potere, come con l’alcool e il cibo spazzatura. Poi si arriva ai primi anni 2000. L’ultraconservatore Cheney è il vice, ma di fatto è lui il burattinaio del Presidente degli Stati Uniti. L’inetto e bambinone George W. Bush (Sam Rockwell di “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”) in realtà non contava niente: era un incompetente manovrato dal ministro della Difesa Rumsfeld (Steve Carell) e dallo stesso vicepresidente. Splendida a tal proposito la scena in cui il secondo chiede al primo ma “noi in cosa crediamo?”.
La risata diventa contagiosa. Gli ideali sono già morti. Dopo l’11 settembre 2001, Cheney divenne di fatto colui che assunse la guida della Nazione. Diventò lo stratega della politica estera statunitense: le torture di Guantanamo, la guerra in Iraq, l’abbattimento di Saddam, la strategia delle “armi di distruzione di massa” che in realtà ce le aveva sotto il cuscino, il creatore dell’Isis, colui che ha permesso il controllo informatico della vita privata delle persone. Infine poi c’è l’uso criminale di Fox News che bombardava a colpi di fake news e inganni per far passare dalla sua parte gli (ignari) americani. Un lupo travestito da “umile servitore del potere”. Ma c’è di più: è il padre della moderna dottrina dell’uomo forte che può abbattere da solo la Costituzione e (quindi) la democrazia. Il resto è storia. Le conseguenze di queste azioni le possiamo constatare anche in Europa e quindi in Italia. Trump ha trovato il terreno già fertile e lo dovrebbe ringraziare. I frutti sono già maturi, ma purtroppo sono dannatamente tosti da digerire.
Regia **** Trucco **** Recitazione ***** Fotografia **** Sceneggiatura **** Montaggio **** Film ****
Vice – L’uomo nell’ombra ****
(USA 2018)
titolo originale: Vice
Genere: Drammatico / Biografico
Regia, Sceneggiatura: Adam Mc Kay
Cast: Christian Bale, Amy Adams, Sam Rockwell, Steve Carell
Fotografia: Greig Fraser
Durata: 2h e 12 minuti
Distribuzione: Eagle Pictures
Uscita: 3 Gennaio 2019
Trailer qui
La frase cult: Quando tieni il potere, devi tenerlo stretto. Sempre.
Immagine di copertina tratta liberamente da www.collider.com
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.