OnTheJanion
(Mara Biagiotti, Francesca Bonfada, Francesco Brusa, Alice Chiarei)
Per le strade delle maggiori città polacche può capitare di veder passare dei camion scuri, con una grossa scritta “Stop Pedofilia” spesso associata all’immagine di un arcobaleno. Si tratta della propaganda legata a una recente proposta legislativa, approvata a ottobre dalla Camera del Parlamento di Varsavia e successivamente condannata da una risoluzione dell’Unione Europa, in cui fra le altre cose si propone il carcere per chi “fornisce informazioni riguardanti la sessualità” a ragazze e ragazzi al di sotto dei 18 anni. In pratica, sotto l’apparente volontà di combattere e prevenire la pedofilia, i promotori del disegno di legge (associazioni “pro-vita” appartenenti alla galassia di realtà anti-abortiste, ultra-cattoliche e fondamentaliste) cercano di limitare l’educazione sessuale nel paese, contrapponendosi così a tutte quelle realtà e iniziative che invece si occupano di aumentare la consapevolezza dei giovani verso una sessualità libera, rispettosa e inclusiva.
Abbiamo parlato con Anna Jurek, educatrice e attivista della Fondazione Spunk per l’Educazione Moderna, che dal 2012 conduce laboratori e seminari incentrati sull’educazione sessuale e finanziati dalla municipalità di Łodz, per capire quali siano le ragione profonde di una simile proposta e quali siano le maggiori difficoltà che oggi incontra chi si occupa di tematiche legate all’affettività e alle sessualità in Polonia.
Come si arriva al
disegno di legge “Stop Pedofilia”?
Alcune
associazioni che si
definiscono “pro-vita”
hanno organizzato una raccolta di firme per presentare il disegno di
legge in Parlamento e sono riuscite a ottenere, a quanto pare,
un numero molto alto di adesioni. C’è stata dunque una campagna
efficace, molto ben organizzata. Va notato però il modo in cui è
stata condotta: i banchetti per la raccolta firme si trovavano molto
spesso all’uscita delle chiese e si presentava appunto come
un’iniziativa per combattere la pedofilia. C’è stata cioè una
comunicazione ambigua e, in una certa misura, subdola: dato il grosso
dibattito presente nel nostro paese rispetto al fenomeno della
pedofilia in ambiente ecclesiastico, tante persone potevano pensare
che si trattasse di qualcosa di positivo, di un tentativo sincero di
arginare un problema diffuso anche nel mondo cattolico. Invece, se lo
si analizza nel dettaglio, è un testo di legge scritto in maniera
confusa. Per esempio, vengono proposti tre anni di carcere per chi
“fornisce informazioni riguardanti la sessualità” a ragazzi e
ragazze al di sotto dei 18 anni. Un controsenso assoluto: in Polonia
l’età del consenso è fissata a 15 anni, quindi, secondo i
promotori di “Stop Pedofilia”, un minore che abbia superato tale
soglia d’età può tranquillamente avere rapporti sessuali ma non
può ricevere informazioni sulla sessualità in generale?!
Si
tratta dunque di una grossa operazione di disinformazione. Il
problema principale di questo disegno di legge è che sia il concetto
di pedofilia che quello di educazione sessuale vengono trattati in
maniera erronea e si fa leva sulla paura delle persone in modo
strumentale. Si instilla cioè il sospetto o il timore che le
associazioni che si occupano di educazione sessuale in Polonia
incoraggino ragazzi e ragazzi a fare sesso in maniera acritica. In
questo senso, “Stop Pedofilia” è a mio modo di vedere il sintomo
di problematiche più ampie: rimanda all’assenza di un dibattito
pubblico sano e ben informato sulla questione.
Sono
problematiche che riscontrate anche durante le vostre attività?
Con
la nostra fondazione
ci occupiamo di educazione sessuale da quattordici anni, organizzando
incontri e laboratori sul tema. Abbiamo sempre avuto riscontri
positivi da parte degli
insegnanti, dei ragazzi e
delle
ragazze che partecipano alle nostre iniziative. Il rapporto con i
genitori, invece, può risultare maggiormente complicato: a volte
sono sospettosi, preoccupati oppure dimostrano di non avere un’idea
precisa di cosa sia l’educazione sessuale. Ci
rivolgono spesso domande riprese dalla propaganda di destra,
del tipo: spingete i ragazzi a diventare omosessuali (come
se ciò fosse anche solo possibile)?
Perché siete nella lista nera di Ordo Iuris [associazione
internazionale di avvocati e attivisti anti-abortisti, redattrice del
disegno di legge di restrizione del diritto all’interruzione di
gravidanza promosso dal PiS nel 2016 e in seguito al quale si sono
sviluppate le cosiddette “Proteste Nere”, ndr]?
In
generale, in Polonia c’è molto poca riflessione e molto poco
pensiero critico rispetto a questo tema. Gli stessi mezzi di
informazione non aiutano: si ricerca spesso l’elemento
scandalistico e i fatti raramente vengono presentati in modo serio e
approfondito. Negli ultimi
anni, è come se si fosse verificata una polarizzazione
nella società: sono
aumentati gli atteggiamenti fondamentalisti, i tentativi di dare un
giro di vite rispetto a tutto ciò che riguarda sessualità e diritto
di scelta ma, dall’altra parte, per tante persone e in tante realtà
e ambienti (non da ultimo, presso alcuni governi locali) si è creata
anche una nuova consapevolezza e una maggiore volontà di impegnarsi
per cambiare lo stato di cose.
Il governo
intanto ha però appoggiato l’iniziativa “Stop Pedofilia”…
La
Camera ha approvato il disegno di legge, il cui iter parlamentare è
però fermo al momento visto che nel frattempo con le elezioni è
cambiata anche la composizione dei seggi. Non solo i membri di Prawo
i Sprawiedliwość (Pis) hanno votato a favore, ma alcuni di loro si
sono anche pronunciati per inasprire le pene contenute nel disegno di
legge: è stato affermato infatti che sarebbe meglio prevedere cinque
anni di carcere invece che tre per gli educatori sessuali…
Tuttavia, credo che dietro all’atteggiamento del partito di
governo ci sia anche l’intenzione di distrarre
i cittadini da altre problematiche.
Capita che si utilizzino temi sensibili e divisivi come appunto
quelli legati alla sfera della sessualità e dei diritti
riproduttivi, oppure questioni relative ai diritti LGBT o dei
migranti, per orientare il dibattito pubblico e distogliere
l’attenzione da altri provvedimenti. È inoltre probabile che il
disegno “Stop Pedofilia” non completerà la procedura per
diventare legge in maniera definitiva. Ad ogni modo, sono state
organizzate manifestazioni
di protesta e una
petizione per cancellare la proposta di legge. Ciò che sta
succedendo ci ha fatto capire che è probabilmente il momento di
insistere sulla promozione e sulla divulgazione dell’educazione
sessuale e dei suoi obiettivi: come Spunk, stiamo procedendo a
parlare più approfonditamente con scuole, insegnanti e genitori e
abbiamo anche organizzate delle “lezioni aperte” per mostrare a
tutti e tutte cosa significhi fare pedagogia in questo ambito.
Immagine di Anqa da needpix.com
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