Un G20 dedicato all’Afghanistan è decisamente importante anche se molto in ritardo, dimostrando irresponsabilità e miopia. Le questioni che devono essere poste sono soprattutto: la gestione dei rifugiati, la tutela dei diritti, la minaccia del terrorismo e del narcotraffico. Le scelte delle discese in campo del G20 hanno un indubbio valore strategico che si basa su un multilateralismo inclusivo, critico però verso i governi autocrati, ma molto diverso della polarizzazione promossa al G7 di Biden con la “lega della democrazia” apertamente contro la Cina. Che cosa ci aspettiamo allora?
Leonardo Croatto
Piergiorgio Desantis
Il G20 convocato apposta per l’Afghanistan è un passo che dimostra tutta la difficoltà Usa di uscire da un teatro che è stato, comunque, di guerra per ben 20 anni. La riunione di questo organo che già da tempo non porta grandi risultati, difficilmente porterà a risoluzioni significative. Sicuramente la diplomazia talebana, memore degli errori del passato, ha stupito molto l’Occidente tutto. Le proposte fatte dal Mullah Baradar, esponente di spicco del nuovo corso in Afghanistan, esprimono intelligenza politica senza dubbio, al di là se queste avranno corso. La proposta, per esempio, di un governo allargato ad altre etnie e a figure (come Karzai) che interloquiscono anche con l’Occidente sarebbe da tenere in considerazione, per tenere aperto un dialogo con chi in Afghanistan ha comunque un consenso significativo nella popolazione afgana. Sarebbe importante che Europa e Usa, mettessero in soffitta (una buona volta) le soluzioni guerrafondaie, riscoprendo le grandi tradizioni diplomatiche (soprattutto europee) che ci hanno visto anche protagonisti, come italiani. La Cina e la Russia, da questo punto di vista, sono ben più avanti di noi.
Francesca Giambi
La folle politica degli USA in Afghanistan e la loro sconfitta ha dimostrato soprattutto l’incapacità del nuovo presidente Biden di prevedere non solo una exit strategy ma anche di sottovalutare tutto ciò che in Afghanistan si stava creando.Dalle visioni megalomani di Trump si è passati a quelle super miopi, ma sempre imperialiste, di Biden.
Non ho fiducia nel Summit delle Democrazie di dicembre convocato dagli USA perché l’America cerca solo di costringere l’Europa a sostenere la propria visione che vuole contrastare Russia e Cina.L’immagine terribile del film “Viaggio a Kandahar” del 2001 con le protesi che vengono gettate dagli aerei è la dimostrazione del disinteresse assoluto per le genti ed ancora di più in vent’anni gli USA non sono riusciti assolutamente a contrastare il terrorismo talebano, che purtroppo si sta unendo sia con Al Qaeda e Isis, cosa estremamente preoccupante.
Si sono occupati della popolazione? Delle donne? Hanno cercato di creare una democrazia locale? O si sono serviti solo dei signori della guerra continuando a credere, finanziandoli, nel forte esercito afghano? Esercito che si è dissolto e che ha lasciato in brevissimo tempo, non certo in tre mesi come l’intelligence pensava, la presa del potere completa dell’Afghanistan ai talebani.
Gino Strada è stato per l’ultima volta in Afghanistan nel 2018 e nella sua ultima intervista prevedeva già il disastro che sarebbe avvenuto.Io spero in un G20 dove l’Europa, preso atto del mea culpa e della grave sottovalutazione dichiarata dalla Merkel, abbia il coraggio di togliersi dalle posizioni americane e dia un segno di analizzare realmente ciò che avviene.Si deve trattare con i talebani? No, si deve attivare una diplomazia che non ceda davanti a scempi che hanno visto protagonisti i talebani.
È vero, i talebani della distruzione delle statue del Buddha non sono quelli di adesso; è vero che i discorsi sembrano diversi, vedi creare un governo allargato anche addirittura alle donne, ma… sono allora “talebuoni”? Ci credo molto poco ma ora voglio una risposta dall’Italia e dall’Europa a difesa delle donne e non solo per il burqa.Il problema maggiore sono le migliaia di profughi: qual è la strategia?Dobbiamo aiutare la resistenza afghana di Ahmad Massoud, asserragliato nella valle del Panjshir, figlio del leggendario comandante Aḥmad Shāh Massoud, il leone del Panjshir, assassinato nel 2001 da Al Qaeda.
Dmitrij Palagi
E tu da che parte stai?Una domanda con sfumature particolari, quando si parla di politica internazionale: la dimensione degli stati nazionali è un risultato storico che il colonialismo occidentale ha esportato e imposto anche in contesti dove ancora oggi la sovranità territoriale si esprime in forme diversamente articolate, rispetto al modello europeo.
In Aghanistan si ripete una storia già vissuta dal movimento contro la guerra di Bush jr., quando i movimenti (e Gino Strada) venivano accusati di essere amici del terrorismo: erano i tempi in cui si teorizzava un rinnovato scontro di civiltà, tra le macerie delle Torri Gemelle. Passaggi in cui il diritto internazionale e l’ONU si rivelarono spazi non riconosciuti dalla Casa Bianca. I “potenti della terra” possono davvero avere a cuore il futuro di una popolazione? La risposta resta no, a venti anni da Genova 2001. Altrimenti non ci si ritroverebbe in questa situazione.
Si può giustificare la totale indifferenza del mondo, a questo punto? Neanche. L’occasione richiede di rimettere mano agli organismi globali e costruire regole basate sull’autodeterminazione dei territori, ma questo implica il superamento di paradigmi impierialisti a cui nessun governo ha davvero interesse a rinunciare.
Non c’è democrazia nel G20: ci sono rapporti di forza che si misurano, escludendo la maggioranza assoluta delle persone, che si ritrova ad avere pesi “fuori categoria” (la maggioranza pesa meno della minoranza, non da oggi).
Jacopo Vannucchi
Nell’area del centrosinistra governativo si sono avuti due diversi commenti su come affrontare la crisi afghana. Fassino, Presidente della Commissione Esteri della Camera, ha indicato come luogo appropriato il Summit delle Democrazie che si terrà alla Casa Bianca il 9 e 10 dicembre. Il summit, convocato motu proprio da Biden, sarà aperto a capi di stato e di governo, esponenti del potere economico e figure della società civile. I suoi tre punti programmatici – difesa dall’autoritarismo, lotta alla corruzione, promozione dei diritti umani – si inseriscono pienamente nel solco della crociata contro l’autoritarismo promossa dal nuovo Presidente USA.
L’ex Presidente del Consiglio Renzi, invece, ha chiesto che dell’Afghanistan si occupi anzitutto il G20. La proposta Fassino segue pedissequamente il dogma della guida americana, cui sembrano rivolgersi tutti i vecchi maggiorenti del centrosinistra. La proposta di Renzi guarda invece a un’organizzazione multipolare della sicurezza collettiva nella quale vi sia spazio per la costituzione e l’affermazione di un forte e unitario potere europeo. Di qui l’enfasi sia sul fatto che Draghi assuma la guida di questa iniziativa in quanto Presidente del G20 sia sull’attacco di Macron alla NATO («è in stato di morte cerebrale») a novembre 2019. Giova ricordare la differenza fra il Presidente francese e un altro dei boiardi del vecchio centrosinistra, Gentiloni, che da capo del governo italiano si affannava a supplicare Trump di mantenere in piedi la NATO.La soluzione multipolare del G20 presenta la necessità di trattare non solo con le grandi potenze che verso il regime talebano hanno assunto una tattica di non ostile attendismo (Russia e Cina) ma anche con le potenze regionali in vario modo contigue all’islamismo politico (Turchia e Arabia Saudita), oltre che con l’India (evidente convitato di pietra del rapporto sino-pakistano) e con un altro fronte del terrorismo islamista come l’Indonesia.Forse il G20 non produrrà alcuna soluzione. Ma potrebbe essere una prima pietra per il già richiamato processo di costruzione della potenza europea e per il rovesciamento del paradigma del 2001: invasione statunitense dell’Afghanistan il 7 ottobre, caduta del regime talebano il 17 dicembre, autorizzazione dell’ISAF da parte dell’ONU il 20 dicembre. Ossia, gli organismi internazionali ratificarono ex post un’operazione militare unilaterale.Una modalità operativa che il “Summit delle Democrazie” vorrebbe probabilmente resuscitare. Ad oggi però non sembra averne né la forza né la legittimazione morale.
Alessandro Zabban
Uno degli aspetti chiave attorno a cui ruoterà questo G20 straordinario riguarda il rapporto fra Stati Uniti ed alleati europei. I paesi dell’Unione hanno sempre seguito ciecamente Washington nella sua strategia del caos e nelle sue guerre in Medio Oriente e in Asia Centrale.
Il punto è che sono stati spesi molti soldi e non è stato ottenuto nulla dal punto di vista geostrategico. L’Europa si è anzi trovata a dover pagare le conseguenze più dure del maldestro imperialismo americano: la destabilizzazione di paesi vicini come Siria, Iraq o la Libia, non ha solo creato nuovi rischi legati al terrorismo, ma ha soprattutto accelerato flussi di profughi che l’Europa non sembra avere la forza politica di poter affrontare in maniera ordinata e condivisa.
Gli Stati Uniti hanno contribuito ad amplificare il caos ai confini di un Europa che ha avallato troppo a lungo strategie contrarie ai propri interessi. La caduta dell’Afghanistan nelle mani dei talebani, rimette al centro la questione di un’Europa che per affrontare le enormi sfide del futuro necessiterebbe di rivedere il rapporto con Washington, nella direzione di un graduale smarcamento dalla sua sanguinaria e cinica politica estera.
Difficile che ciò avvenga in maniera dirompente, ma la sconfitta clamorosa in Afghanistan potrebbe avere delle ripercussioni di lungo periodo nel modo in cui l’Europa intende ripensarsi sulla scenario globale.
Difficilmente la retorica dei diritti umani e della democrazia per alimentare le ambizioni imperialiste verrebbe abbandonata, ma quantomeno si potrebbe auspicare un’Europa meno incline a seguire i folli piani americani che sempre si ritorcono contro agli europei stessi.
Immagine commons.wikimedia.org
Ogni martedì, dieci mani, di cinque autori de Il Becco, che partono da punti di vista diversi, attorno al “tema della settimana”. Una sorta di editoriale collettivo, dove non si ricerca la sintesi o lo scontro, ma un confronto (possibilmente interessante e utile).
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