Premessa
In una giornata festiva come tante, in mezzo alle campagne del Chianti tinte dai tipici colori autunnali, mi stavo concedendo una ricca camminata solitaria di oltre 12 Km. Il sole era bello alto e scaldava le colline. Per creare atmosfera in questo bel paesaggio da cartolina, accendo il lettore mp3.
Un segno del destino: la prima canzone di una playlist di quasi 1200 pezzi era la versione live di “Highway Patrolman” di Bruce Springsteen.
Ho chiuso gli occhi per un attimo. Ero solo in mezzo ai campi, il vento frizzantino faceva il solletico a capelli e barba. Nella mia testa risuonavano i temi di “Nebraska”, album del Boss del 1982, e ho ripensato a questo film. Il giorno dopo, in meno di un’ora, ho scritto questo pezzo. Sono sicuro che molti di voi non lo avranno mai visto.
Recensione
Nel mezzo tra il successo internazionale di “The River” (1980) e la consacrazione definitiva di “Born in the USA” (1984), Bruce Springsteen realizzò “Nebraska”. Era il 1982. Un clima ben lontano dalla fuga dalla città di perderti di “Born to run”. Qui c’è piuttosto regna l’atmosfera di uno che fugge dai propri errori che ormai sono difficilmente rimediabili. Nebraska prosegue un racconto disilluso sul Sogno Americano che era già emerso in “Darkness on the edge of town” e poi con “The River”.
Nebraska è considerato erroneamente un album secondario. Entrò nella storia della musica per il modo con cui venne registrato: una multitraccia portatile a 4 piste. Solo chitarra acustica, armonica e voce. Nel 2019 su Rai Tre in seconda serata, Manuel Agnelli degli Afterhours e l’attore Edoardo Leo raccontarono a “Ossigeno” che l’album di Springsteen ha cambiato la loro vita.
Era un lavoro dominato da testi amari e dal ritmo lento, completamente acustico distante anni luce dal rock fiammeggiante degli anni 80. I testi erano molto più poetici, folk e politicamente radicali. Probabilmente il Boss era in una fase di depressione dopo il successo di The River. Era in un periodo di grande solitudine. Pochi anni dopo il suo primo matrimonio andò a rotoli, prima di risposarsi con Patti Scialfa, corista della E-Street Band. Nel 1991 stava per annunciare di prendersi una pausa solista. Cosa che poi avvenne dal 1992 con i dischi Lucky Town e Human Touch. Il ritorno con la E-Street Band avverrà solo nel 2002 con “The Rising”.
D’altronde le canzoni di Springsteen sono narrativamente molto cinematografiche (Thunder Road, Jungleland, Downbound train, Incident on 57th Street, Darkness on the edge of town), ma raramente sono state usate come ispirazione per la scrittura di film. Secret Garden (per il film Jerry Maguire), The Fuse (per “La 25a ora” di Spike Lee) o “The Wrestler” (per l’omonimo film con Mickey Rourke) sono nella colonna sonora di pellicole interessanti, ma non sono protagoniste come in questo caso. In “Nebraska” c’era una canzone che colpì Sean Penn, ancora prima che il disco uscisse sugli scaffali dei negozi. Pamela Springsteen, una delle sorelle del Boss, fu fidanzata per un breve periodo con Penn dopo esser stati conosciuti sul set di “Fuori di testa” (1982).
Il pezzo era “Highway Patrolman” (potete ascoltare la magnifica versione live con le immagini del film qui), che non è certamente fra i pezzi più noti del Boss. Per inciso, la canzone non la sentirete minimamente nel film che è dominato da pezzi di Janis Joplin, Creedence Clearwateral Revival e soprattutto Jack Nitzsche.
I personaggi, le ambientazioni e lo stile narrativo sono una trasposizione fedele della canzone, di cui il film diventa omaggio ed estensione (potete leggere il testo e la traduzione qui). L’attore e regista rimase colpito dalla narrazione cinematografica di “Nebraska” e decise di produrre il film “Lupo solitario”. Era il 1990 e il film sarebbe uscito l’anno successivo. Sean Penn veniva dalla fine della turbolenta relazione con la cantante Madonna e voleva girare pagina. Alla svelta.
Era un nuovo inizio: la sua opera prima da regista. Per Penn la musica è sempre stata fonte di ispirazione (non possiamo non considerare l’importanza delle canzoni di Eddie Vedder in “Into the wild”). La simbiosi Penn-Springsteen si rinnoverà nel 1995 con il film “Dead Man Walking”: l’attore interpreterà il condannato a morte, il rocker comporrà la colonna sonora della pellicola diretta da Tim Robbins (qui la canzone con le immagini del film). Fu una scelta difficile, sicuramente autoriale e poco mainstream.
Questo film sperimentale è il preludio a due straordinarie pellicole come “La promessa” (2001) e “Into the wild” (2007).
Veniamo alla trama. Lupo Solitario, all’inizio, sembra un incrocio tra “Fargo” dei fratelli Coen e “I padroni della notte” di James Gray, anche se ha il merito di esser arrivato prima sul grande schermo.
Il film è basato sul rapporto conflittuale da tragedia greca fra due fratelli, Joe e Frank Roberts. Il primo è lo sceriffo di una piccola cittadina agricola del Nebraska (stato che dà il nome al disco di Springsteen), Plattsmouth, il secondo è un reduce del Vietnam. Lo sceriffo Joe Roberts (David Morse) è diventato poliziotto dopo aver fatto a lungo l’agricoltore. Conduce una vita tranquilla ed è sposato con Maria (Valeria Golino), una giovane donna messicana per cui ha dovuto lottare con i pregiudizi razzisti del suocero (Charles Bronson). Hanno avuto anche un figlio. Nel frattempo la morte della madre e il successivo suicidio del padre sconvolge la vita dei due fratelli.
Frank (uno straordinario Viggo Mortensen) torna dal Vietnam, ma non è cambiato. Il richiamo al “Cacciatore” di Michael Cimino è evidente. E’ un uomo cupo, scontroso, divorato dall’alcool, dai fantasmi della guerra e dalla solitudine, anche se solo non è. Insomma non è un tipo raccomandabile. Il fratello cerca di aiutarlo nel rifarsi una vita. Frank si è anche fidanzato con Dorothy (Patricia Arquette) e sembra felice.
Sta addirittura per diventare padre, tutto sembra andare nella giusta direzione.
Ma l’uomo ama ficcarsi nei guai ed è sempre in lotta con i suoi demoni interiori. Viggo Mortensen è un mix tra Robert De Niro di “Taxi Driver” e Joaquin Phoenix visto in “Joker” e “I padroni della notte”.
All’interno di questa famiglia c’è una lotta tra un uomo “modello” e uno sbandato che la società americana non riesce a considerare. Tant’è che Frank non ha mai “digerito” la differenza tra lui e il fratello nel rapporto con la legge: lui è finito in galera, il fratello ha sparato a un uomo in fuga, ma essendo poliziotto se l’è cavata.
“Lupo solitario” è un buon film, non un capolavoro. Si vedono dei limiti di regia, il ritmo nella parte centrale non è elevatissimo. Nonostante ciò parla di temi importanti con alcune scene forti (strepitosa la dettagliata scena del parto) e un buon finale. Non è mai stato un successo commerciale perché Sean Penn ha voluto entrare prevalentemente nel circuito dei film indipendenti. Non voleva tagliare le scene per violenza o per una scelta “politically correct” degli Studios. Basterebbe questo per considerarlo un’opera senza compromessi.
Il titolo originale del film è “The indian runner”: ovvero il corridore indiano che appare in sogno a Frank. Per Sean Penn la sfida di questo film è correre a perdifiato per i boschi fino a sublimarsi in quel messaggio, indipendente dal tempo e dallo spazio, al riparo da orsi e bestie feroci che si trovano nella società (e ovviamente anche a Hollywood).
Senza Lupo solitario, probabilmente, non ci sarebbero stati La promessa e Into the wild, autentici capolavori di Sean Penn regista.
Fonti: Blog Pink Cadillac, Comingsoon, MyMovies, storiadeifilm,debaser
Regia *** Interpretazioni **** Fotografia ***1/2 Sceneggiatura ***1/2
LUPO SOLITARIO ***1/2
(USA 1991)
Genere: Drammatico
Regia: Sean PENN
Sceneggiatura: Sean PENN
Cast: David Morse, Valeria Golino, Viggo Mortensen, Charles Bronson, Patricia Arquette, Benicio Del Toro, Dennis Hopper
Durata: 2h e 7 minuti
Fotografia: Anthony B. Richmond
Ispirato dalla canzone “Highway patrolman” di Bruce Springsteen
Trailer Italiano clicca qui
La frase: Ogni nuovo bambino che nasce porta il messaggio che Dio non è ancora scoraggiato dall’uomo
Immagine da www.wikipedia.org
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.