Ancora botte agli operai pachistani e bengalesi della Texprint di Prato, che da più di un mese lottano chiedendo il rispetto del contratto collettivo nazionale, insomma di poter lavorare 8 ore per 5 giorni la settimana, a fronte di uno sfruttamento che li vedeva ogni giorno sul pezzo, domeniche comprese, anche per 12 ore filate.
Gli agenti del reparto mobile in tenuta antisommossa, che nei giorni scorsi erano già intervenuti almeno un paio di volte per cercare di sgomberare il picchetto davanti ai cancelli della stamperia a conduzione cinese, nel Macrolotto industriale di Prato, anche questa volta hanno usato la forza. Nel tentativo di forzare il blocco degli immigrati sdraiati a terra, almeno una decina di operai sono rimasti contusi e due di loro, colpiti più duramente, sono stati portati all’ospedale di Santo Stefano per accertamenti.
Per ennesimo paradosso, l’intervento delle forze dell’ordine è scattato mentre le locandine dei quotidiani locali titolavano “La scure dell’antimafia sulla Texprint”. Effetto della decisione della Prefettura, dopo le accuse lanciate dal sindacato di base Si Cobas che sostiene la lotta operaia, di notificare all’azienda una interdittiva antimafia, il cui effetto è quello di escludere la società dai contratti con la pubblica amministrazione.
Contratti che l’anno scorso la Texprint aveva siglato, ottenendo un finanziamento pubblico di 354mila euro per la produzione di mascherine antivirus, con un investimento dell’azienda di 472mila euro. Ma anche questa produzione, ricordano i lavoratori, si è basata sullo sfruttamento. Mentre in autunno, appena ricevute le deleghe, tutti i lavoratori sindacalizzati dal Si Cobas erano stati messi in cassa integrazione, con causale Covid.
“L’interdittiva antimafia – spiegano i sindacalisti Luca Toscano e Sarah Caudiero – è arrivata dopo che noi abbiamo denunciato l’intreccio fra la criminalità organizzata e un dipendente della stamperia, Zhang Yu Sang detto Valerio, un cinese arrestato dalla Finanza di Milano con le accuse di associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale, aggravata dal metodo mafioso, peri suoi presunti contatti con Francesco Maida e Luciano Mercuri, il primo ritenuto vicino alla cosca di ‘ndrangheta di Lino Greco a San Mauro Marchesato nel crotonese”.
Per il Si Cobas, Zhang potrebbe essere un socio occulto della stamperia, mentre l’azienda ribadisce che si tratta di un semplice impiegato, e che la Texprint non è coinvolta nelle indagini.
Per certo comunque lo sciopero da parte di una trentina dei 70 dipendenti della stamperia va avanti, e gli operai assicurano che continueranno nel loro sit-in non violento teso a impedire il carico e lo scarico delle merci. Mentre sulla vertenza è ora intervenuta anche la Regione Toscana, che dovrebbe aprire un tavolo di trattativa.
“Questi operai chiedono la regolarizzazione dei rapporti di lavoro – ribadiscono Toscano e Caudiero – cioè la fine dell’utilizzo illecito dei contratti di apprendistato, escamotage per pagare meno e mantenere la precarietà, con la trasformazione in rapporti a tempo indeterminato.
Poi il rispetto del CCNL che prevede 40 ore di lavoro settimanale, il riconoscimento di due giorni di riposo, la possibilità di avere le ferie, e la regolarizzazione dei loro compagni di lavoro che sono impiegati senza contratto”. Fatto quest’ultimo certificato a gennaio dall’Ispettorato del Lavoro di Prato.
A sostegno della vertenza in serata ci sono stati presidi a Prato e a Firenze, indetti da Studenti di Sinistra, Potere al Popolo, Rifondazione Comunista, Firenze Città Aperta e altre associazioni e movimenti.
Apparso su Il Manifesto in data 11.03.2021
Immagine SI Cobas Prato e Firenze (dettaglio)
Giornalista de il manifesto, responsabile della pagina regionale toscana del quotidiano comunista, purtroppo oggi chiusa. Direttore di numerosi progetti editoriali locali, fra cui Il Becco.