Primarie in Pennsylvania
Il 6 agosto il deputato Conor Lamb ha dichiarato la propria partecipazione alle primarie del Partito Democratico che, a primavera 2022, dovranno scegliere il candidato senatore in Pennsylvania per le elezioni di novembre, a metà del mandato presidenziale di Biden.[1] Quella che potrebbe sembrare una notizia tipicamente locale o addirittura di nicchia costituisce in realtà la punta di un iceberg nella situazione politica dentro il Partito Democratico e nel rapporto fra il partito e la società degli Stati Uniti.
Anzitutto l’elezione senatoriale in Pennsylvania riveste per i democratici un’importanza decisiva per mantenere sperabilmente il controllo della Camera alta federale. Al momento, infatti, il Senato conta 50 membri per ciascun partito, con la Vicepresidente Harris che spezza la parità in favore dei democratici. Con un simile precario rapporto di forze, e considerando che generalmente il partito del Presidente viene penalizzato alle elezioni di metà mandato, i democratici devono imporsi di minimizzare le perdite e massimizzare le poche possibili conquiste.
La Pennsylvania è appunto una di queste ultime; anzi, probabilmente è l’opportunità più realistica di strappare un seggio ai repubblicani. Fra gli stati che voteranno a novembre (ogni due anni il Senato viene rinnovato per un terzo) e che alle presidenziali 2020 hanno visto un risultato di Biden inferiore alla media nazionale la Pennsylvania è infatti quello meno spostato a destra (Biden prevalse con un +1,2% contro il +4,5% nazionale). Il senatore repubblicano in carica, Pat Toomey, è stato eletto nel 2010 nell’ondata del Tea Party e riconfermato nel 2016 con piccolo scarto e ottenendo meno del 49% dei voti; ha annunciato il proprio ritiro dalla politica già durante la scorsa campagna presidenziale, in un chiaro segnale di insoddisfazione nei confronti della presa trumpista sul partito.[2] Era ed è tuttora l’unico repubblicano a ricoprire una carica elettiva per lo stato della Pennsylvania.
D’altro canto, la Pennsylvania ha già un popolare senatore democratico, e risale al 1944 l’ultima volta (nonché l’unica da quando nel 1913 fu introdotta l’elezione popolare diretta) che lo stato ha eletto due democratici. Ciononostante, il seggio di Toomey resta ancora considerato quello con la maggior probabilità di passare di mano.[3]
Non solo il seggio in Pennsylvania potrebbe avere un ruolo cruciale nel determinare il controllo del Senato nel biennio 2023-24, ma anche i due principali candidati alle primarie democratiche, Conor Lamb e John Fetterman, sono indicativi dei diversi orientamenti emergenti nel partito.
Anzitutto è interessante notare i due tratti comuni: entrambi si rivolgono a un elettorato prevalentemente operaio ed entrambi provengono dalla parte occidentale dello stato, quella un tempo più massicciamente industrializzata (grazie al carbone dei monti Appalachi) e che quindi più duramente ha subito i colpi della deindustrializzazione.
Due diversi candidati “operai”
Lamb, nato nel 1984, proviene da una famiglia di origine irlandese già attiva da qualche generazione nella politica statale. È salito agli onori della cronaca nazionale ad aprile 2018, quando per lo 0,3% (poche centinaia di voti) è stato eletto alla Camera dei Rappresentanti in un’elezione suppletiva per un collegio nell’angolo sud-ovest dello stato, nella cintura di Pittsburgh. Si trattò di una vera impresa, non solo perché la zona era frutto di un gerrymandering che l’aveva resa repubblicana dal 2002 e a livelli tali che nel 2014 e ’16 i democratici non avevano neppure presentato un candidato, ma anche perché il mese prima l’amministrazione Trump aveva imposto pesanti dazi sulle importazioni di acciaio e di alluminio – una tematica su cui gli elettori dell’area di Pittsburgh erano chiaramente sensibili.
Una volta eletto, Lamb si è distinto come uno dei deputati più a destra nel gruppo democratico. Mantenendo una promessa elettorale ha rifiutato di sostenere Nancy Pelosi come Speaker della Camera, votando nel 2019 per Joe Kennedy e nel 2021 per Hakeem Jeffries (entrambi collocati al centro del gruppo democratico[4] e più giovani della Pelosi di trenta-quarant’anni). Fu inoltre parte del gruppo di democratici dissidenti che provocò l’approvazione, durante la discussione di una legge sulle armi promossa dalla Pelosi, di un emendamento repubblicano che istituiva una segnalazione obbligatoria all’agenzia di controllo dell’immigrazione (ICE) qualora un immigrato senza documenti avesse tentato di acquistare un’arma.[5] Successivamente ha votato, in dissenso dal gruppo, contro la legalizzazione indiscriminata della marijuana, sostenendo la necessità di una depenalizzazione graduale.[6]
Se dunque Lamb ha adottato un approccio «Bidenesque», del tutto diversa è la personalità del suo principale competitor, l’attuale vicegovernatore dello stato John Fetterman. Maggiore di Lamb di quindici anni, Fetterman è nato nella zona centro-meridionale dello stato da genitori adolescenti poveri che riuscirono a salire nella scala sociale tanto da consentirgli di crescere in un ambiente middle-class.
Le circostanze che lo condussero a Pittsburgh furono tragiche: la morte di un amico in un incidente d’auto mentre guidava per raggiungerlo e dargli un passaggio. Sconvolto dalla fragilità della vita umana si iscrisse a vari programmi di volontariato e, tramite il servizio civile nazionale, fu inviato a Pittsburgh come tutor di studenti per il conseguimento del GED (un certificato equivalente al titolo di diploma, destinato a chi non ha completato la scuola superiore).
Fetterman, che nel frattempo si era laureato in prestigiose università del Nord-Est, nel 2004 si stabilì definitivamente a Braddock, un sobborgo di Pittsburgh a maggioranza afroamericana in cui oltre un terzo della popolazione vive sotto la soglia di povertà. L’anno seguente sconfisse per un solo voto, alle primarie del Partito Democratico (che raccoglie circa il 90% dei voti), il sindaco uscente e si insediò alla guida di questa comunità di due-tremila abitanti. I programmi di contrasto al degrado sociale, di difesa dei servizi alla cittadinanza e di inserimento dei giovani nella vita comunitaria ne fecero già all’epoca un personaggio di saltuario interesse nazionale.
Nel 2016 si candidò alle primarie per il Senato, arrivando terzo dopo la candidata “ufficiale” del partito e l’ex ammiraglio Sestak; fatto ormai il salto nella grande politica, nel 2018 ha vinto le primarie per vicegovernatore contro un uscente debole e screditato. È interessante notare che se già nel 2016 aveva ricevuto l’endorsement di O’Malley, considerato il grande sfidante liberal di Hillary Clinton prima dell’ascesa di Sanders, nel 2018 i suoi sostenitori si erano espansi sia a sinistra (Sanders[7]) sia a destra (Buttigieg[8], ma anche l’ex governatore Rendell[9], che alle presidenziali avrebbe appoggiato la Klobuchar[10] e poi Biden[11]), in virtù tanto della sua linea politica quanto della sua competenza amministrativa.
Difficoltà a sinistra
Nelle parole del blog FiveThirtyEight il posizionamento politico di Lamb veniva spiegato con la necessità di rispondere a un elettorato con decise striature conservatrici: «evidenziare le differenze con Pelosi e in particolare con Ocasio-Cortez – per dire essenzialmente ai suoi elettori: “Sono un democratico, ma non quel tipo di democratico”». Con parole simili nella forma, ma assai diverse nel contenuto, Fetterman si presenta sul proprio sito: «Un diverso tipo di democratico. John non sembra un tipico politico e, cosa più importante, non si comporta come tale. Ha sostenuto la legalizzazione della marijuana prima che diventasse popolare, ha celebrato un matrimonio omosessuale prima che fosse legale, ha spinto per una sanità completamente pubblica molto prima che diventasse mainstream».[12] Questa diversità anche estetica di Fetterman è stata evidenziata dal New York Times: «Noto per l’abbigliamento da lavoro casual, con camicie da operaio fuori dai pantaloni – o pantaloncini –, per i suoi oltre due metri di altezza e per la testa rasata, Fetterman spera di attrarre i bianchi della classe operaia che hanno seguito Trump».
Fetterman sembra dunque replicare, in uno stato indubbiamente più importante e realmente contendibile dai democratici, il modello già applicato in West Virginia dall’ex maggiore Richard Ojeda (di cui avevamo parlato qui). Il confronto con Ojeda è utile per riepilogare in che rapporti Fetterman possa realmente trovarsi con la sinistra e per introdurre lo stato attuale dell’ala sinistra del partito.
Dopo aver perso l’elezione per la Camera nel 2018 – ma persa benissimo, visto lo schiacciante orientamento repubblicano del collegio: se si escludono i deputati ricandidati, fu il democratico che in tutti gli USA fece meglio rispetto alle attese[13] – Ojeda annunciò la candidatura alle primarie presidenziali, prevalentemente per rendersi noto all’elettorato in vista del vero obiettivo: la candidatura al Senato nel 2020. Pur basandosi su un programma schiettamente di sinistra in materia di istruzione, sanità, lotta ai monopoli e depenalizzazione della marijuana, Ojeda perse le primarie contro la sandersista Paula Jean Swearengin. Fu un’opportunità sprecata: al danno di non aver reso neanche lontanamente contendibile il seggio si è aggiunta la beffa che la Swearengin ha persino lasciato il Partito Democratico.[14] L’episodio è però emblematico di una tendenza settaria che serpeggia nelle organizzazioni della sinistra democratica e che potrebbe ostacolare anche Fetterman a causa di un episodio del passato. Nel 2013, durante il mandato da sindaco di Braddock, dopo aver sentito rumori che credeva spari d’arma da fuoco Fetterman estrasse la propria pistola e la puntò contro un ragazzo di colore. Non vi fu alcuna conseguenza, ma poiché Fetterman è bianco l’avvenimento può essere visto come la conferma che anch’egli condivide i pregiudizi razziali, e persino le reazioni, dei conservatori.
Primarie in Ohio
La sinistra del resto è reduce da una netta sconfitta interna, nelle primarie del 3 agosto per l’undicesimo collegio congressuale dell’Ohio (OH-11). Il collegio è composto per la maggior parte dalle zone afroamericane che si trovano tra le due città industriali di Cleveland, sul lago Erie, e Akron nell’interno, ed è stato lasciato libero a marzo quando la sua deputata Marcia Fudge è stata nominata Segretario per gli Alloggi e lo Sviluppo Urbano nell’amministrazione Biden.
La vera sfida, vista la preponderante fedeltà democratica degli elettori, erano le primarie, le cui candidate principali erano esse pure donne afroamericane: Shontel Brown appoggiata dalla dirigenza nazionale del partito e Nina Turner sostenuta dalla sinistra. Mentre Brown era un’anonima consigliera locale, Turner era una candidata di peso nazionale: co-presidente della campagna presidenziale di Sanders nel 2020 e presidente dal 2017 di Our Revolution, l’organizzazione nata dalla precedente campagna di Sanders 2016. Né si può dire che si fosse tenuta lontana dalle polemiche: ha rifiutato di appoggiare ufficialmente tanto la Clinton, per cui non ha mai neppure confermato di aver votato, quanto Biden, affermando che la differenza di questi da Trump era che invece di un’intera scodella di merda (sic) se ne sarebbe dovuta mangiare soltanto mezza. Il pesante investimento della sinistra sulla candidatura Turner è tutto riassunto in una frase pronunciata da Ocasio-Cortez, calata su Cleveland per sostenerla: sarebbe stata proprio un’apparizione televisiva di Turner a ispirare AOC, che in quel momento stava sciacquando bicchieri al bar, a impegnarsi a tempo pieno in politica.[15]
Brown ha vinto in rimonta con il 50,2%, cinque punti sopra l’avversaria.
Nello stesso 3 agosto e nello stesso Ohio un’altra primaria, quella repubblicana, ha segnalato il controllo ancora esercitato da Trump su una fetta consistente dell’elettorato del partito. Il collegio OH-15, situato nell’area centro-meridionale dello stato, ha un profilo molto diverso dallo OH-11. Se quest’ultimo è costituito da un mix di aree urbane e di sobborghi della cintura interna, con oltre il 50% di popolazione nera e il 25% sotto la soglia di povertà[16], OH-15 ha una popolazione suburbana e in parte rurale, di cui i bianchi formano l’88% e con “solo” il 12% in povertà[17] (pari alla media nazionale). Qui il trumpiano Mike Carey ha vinto con il 37% un’affollata primaria in cui il candidato appoggiato dal deputato uscente e dai maggiorenti del partito locale è arrivato distante secondo con il 13%.
Il risultato ha bilanciato la sconfitta di Trump in un’altra suppletiva per la Camera tenutasi fra maggio (primo turno) e luglio (ballottaggio) in un collegio texano. Sconfitta, quest’ultima, in realtà frutto del particolare sistema elettorale che prevede la competizione di più candidati di tutti i partiti al primo turno: essendo avanzati al ballottaggio due repubblicani, quello non trumpista ha ricevuto il voto anche dei democratici e ha prevalso.
Una coalizione sociale troppo stretta
Tutto questo è accaduto prima che il precipitare della crisi afghana si unisse all’imprevista recrudescenza della Covid-19 nel determinare un agosto terribile per Biden, proprio nel periodo in cui generalmente i presidenti entrano in una fase difficile per la loro popolarità.[18] Il contestuale forte aumento dell’inflazione e la crescente pressione dei migranti al confine messicano si sono aggiunti nel determinare un futuro sempre più incerto anche per quella che il Presidente sperava potesse essere la sua prima grande vittoria politica e di immagine: l’approvazione bipartisan al Senato (10 agosto) di un piano di ammodernamento infrastrutturale per 1000 miliardi di dollari di spesa. Alla Camera, dove più forte è l’influenza dei progressisti sul gruppo democratico, il bis appariva già non privo di insidie: la sinistra ha chiesto come precondizione l’approvazione del piano di spesa sociale e ambientale da 3500 miliardi, licenziato esso pure dal Senato ma soltanto dai democratici.[19] Su questo aspetto la sinistra ha strappato una vittoria politica[20], come pure sulla proroga del blocco degli sfratti dopo un lungo braccio di ferro con la Casa Bianca.[21]
Ma l’impressione, ancora una volta, è che la coperta sia corta: il Partito Democratico non può espandersi troppo al centro o troppo a sinistra senza rischiare di perdere l’opposta parte dell’elettorato. Proprio sul piano infrastrutturale si è concentrato l’assalto di Biden per riconquistare la classe operaia passata a Trump. Nelle parole di un commentatore: «Forse è eccessivo dire che Biden rappresenta l’ultima chance dei democratici per tornare competitivi nella classe operaia bianca. Ma sembra probabile che se lui non ci riesce, pochi leader della successiva generazione avranno una chance migliore».[22]
Il problema, anche qui, riguarda i margini. Il dominio repubblicano sugli operai bianchi è esagerato dalla quasi unanimità raccolta fra quelli di confessione evangelica. I non-evangelici, tra cui i democratici sono più competitivi, sono sovrarappresentati negli stati del Midwest che sono stati cruciali per la vittoria di Trump nel 2016 e per quella di Biden nel 2020, in entrambi in casi con percentuali ridotte soprattutto in Michigan, Pennsylvania e Wisconsin.
Per un’ultima ragione, dunque, le primarie in Pennsylvania assumono un significato nazionale. Il rischio è che il candidato che vince sia troppo a sinistra per l’elettorato generale, mentre un possibile vincitore finale sia troppo al centro per l’elettorato militante del partito. Forse con questo ragionamento ha a che fare la recente conversione di Lamb sul tema delle armi, da lui ufficialmente attribuita alla nuova situazione politica creata dal tentativo di colpo di Stato di Trump il 6 gennaio.
Con un panorama politico in cui i repubblicani stanno riguadagnando terreno[23], specialmente nei ricchi collegi suburbani passati ai democratici nell’era Trump[24], le condizioni sono mature per il ritorno del più classico scontro politico nel centro-sinistra: perdiamo perché siamo troppo di sinistra o perché non lo siamo abbastanza?
Ad oggi tre fattori remano contro i democratici: il tradizionale indebolimento della Casa Bianca alle elezioni di metà mandato, l’assenza di Trump dal primissimo piano, gli errori e le crisi dell’amministrazione in carica.
Fra i seggi che si rinnoveranno nel 2022 vi è anche quello del capogruppo democratico al Senato, Chuck Schumer: veterano newyorkese di lunghissimo corso, eletto al Congresso nel 1980, con un rapporto finora saldissimo con la propria base elettorale.[25] Alexandria Ocasio-Cortez non ha ancora deciso se candidarsi contro di lui.[26] Se lo facesse, e indipendentemente dal giudizio sulle scelte strategiche del partito, dovrebbe però tenere a mente una delle lezioni della sconfitta in OH-11: allo zoccolo duro l’establishment democratico piace.[27]
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https://www.politico.com/news/2020/10/05/pat-toomey-senate-retirement-426429 ↑
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https://edition.cnn.com/2021/08/11/politics/2022-senate-race-rankings-august/index.html ↑
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https://voteview.com/congress/house ↑
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https://fivethirtyeight.com/features/the-six-wings-of-the-democratic-party/ ↑
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https://pittsburgh.cbslocal.com/2020/12/05/more-act-of-2019-passes-house-of-reps/ ↑
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https://whyy.org/articles/fetterman-supporters-feel-the-bern-during-philly-endorsement-rally/ ↑
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https://twitter.com/petebuttigieg/status/930644265507602433 ↑
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https://archive.triblive.com/news/politics-election/rendell-endorses-fetterman-for-lieutenant-governor/ ↑
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https://www.post-gazette.com/news/politics-local/2019/04/22/Joe-Biden-plans-Pittsburgh-rally-presidential-announcement-candidacy-Democrat/stories/201904220086?utm_medium=social&utm_source=twitter_PittsburghPG ↑
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https://thehill.com/homenews/campaign/568390-republican-flips-connecticut-state-senate-seat ↑
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Immagine Governor Tom Wolf (dettaglio) da Wikimedia Commons
Nato a Firenze nel 1989. Laureato in Scienze storiche (una tesi sul thatcherismo, una sul Risorgimento a Palazzuolo di Romagna), lavoro nel settore dei servizi all’impresa. Europeista e di formazione marxista, ho aderito a Italia Viva dopo quattordici anni in DS e PD.