Se vi piacciono i legal thriller, il regista Gregory Hoblit può fare al caso vostro. Già autore di film come Sotto corte marziale, Il caso Thomas Crawford (con Hopkins e Gosling) e Il tocco del male, stavolta, prendendo spunto dal romanzo “Primal fear” di William Diehl, tratteggia un mondo dove non importa aver torto o ragione. Ricorda un celebre motto fascista: vincere e vinceremo. Conta solo quello.
Non molto tempo fa ho letto il romanzo d’esordio dell’ex magistrato Gianrico Carofiglio: “Testimone inconsapevole” (edito da Sellerio). Ve lo consiglio vivamente. È la prima storia dell’avvocato Guerrieri, alter ego dello scrittore.
Un barista ha testimoniato contro un venditore ambulante senegalese solo perché lo ha visto parlare più volte con un bambino che poi viene ritrovato morto. Tutti lo considerano colpevole. Guerrieri assume la sua difesa, raccontando le sue esperienze da difensore del senegalese, mostrando le falle del sistema e le false certezze dei testimoni. Questo libro di Carofiglio e il film “Schegge di paura” hanno lo stesso obbiettivo.
Nel mondo del cinema questa pellicola è conosciuta perché ha consacrato il talento del poliedrico Edward Norton. Nel 1996 l’attore girò ben 3 film: prima esordì con questo (arrivò addirittura la nomination all’Oscar), poi arrivarono nelle sale “Tutti dicono I love you” di Woody Allen e “Larry Flint” di Milos Forman. Questo dimostrava che era avviato a una splendida carriera. La stoffa c’era. Soffiò la parte a colleghi come Leonardo Di Caprio (che pochi mesi dopo avrebbe girato Titanic) e Matt Damon. Quest’ultimo aveva intuito il potenziale di questa sceneggiatura. Il film fu un successo commerciale: costato 30 milioni, ne incassò ben 102. Non male.
Ci troviamo a Chicago. Sembra di essere in telefilm alla “Law & Order”: l’aspetto processuale si mescola alla vita privata, alla politica, agli affetti, agli intrallazzi. Insomma un cocktail esplosivo e ricco. L’inizio è subito folgorante. L’arcivescovo Rushman (Stanley Anderson) viene misteriosamente ucciso. Quest’uomo di chiesa però non è uno stinco di santo. È amico in affari con John Shaughnessy (John Mahoney), capo della Procura distrettuale, il quale presiede una Fondazione benefica del prelato in una Diocesi. Tale ente in realtà fa speculazione e fa profitti ingenti a livello di terreni e immobili.
Il film inizia con una caccia. Un giovane, il chierichetto Aaron Stampler (Edward Norton), scappa lungo la ferrovia ricoperto da vistose macchie di sangue. Viene preso. Il ragazzo è timido, balbuziente e non sembra capace di compiere un omicidio efferato.
Shaughnessy vuole però la pena di morte e incarica la sua assistente Janet Venable (Laura Linney) di chiudere velocemente il caso.
Il problema per Janet è che Martin Vail (Richard Gere), ex marito e rampante avvocato in cerca di pubblicità, è il difensore di Stampler.
Vail è un playboy, cinico, ironico, spregiudicato, ama la pubblicità, le prime pagine di tv, giornali e riviste, ama il successo. Tuttavia sotto la superficie è un buono e ama la giustizia “genuina”. Francamente non gli interessa più di tanto il tenore di vita dei suoi clienti e se ne fotte amabilmente dell’etica. Pensa che alla giuria non interessi la verità e quindi nemmeno a lui. Ognuno è innocente fino a prova contraria e il suo compito è semplicemente quello di provare l’innocenza, non di verificarla. Una cosa non da poco. L’unica cosa che conta è essere visibile e vincere, costi quel che costi. Sa anche scontrarsi con i poteri forti, se serve. Così i media parlano di lui.
Il processo Stampler doveva essere per Janet come la guerra lampo per Hitler. Invece qualcosa va storto e Vail riesce con abilità ad allungare i tempi sfidando l’opinione pubblica che giudica Aaron colpevole. “Se volete giustizia andate in un bordello, se volete farvi fottere andate in tribunale”. Non fa una grinza, effettivamente.
Vail è convinto che Aaron non farebbe male a una mosca, ma sostiene che il ragazzo abbia dei problemi. Vail chiede un consulto alla psichiatra Molly (Frances McDormand) e i due assistono a un’incredibile metamorfosi del ragazzo.
Finchè a metà film c’è un grosso colpo di scena: Vail si imbatte in un ragazzo che gli confessa l’esistenza di una videocassetta (all’epoca c’erano le Vhs) con un filmato porno.
Entrando di nascosto nella stanza del Vescovo, l’avvocato Vail trova la cassetta e una potenziale prova che dovrebbe certificare i problemi di Aaron. Al centro dello scandalo c’è un triangolo erotico con lui, la sua ragazza e un altro parrocchiano. La cosa grave è che il regista dell’operazione è l’arcivescovo Rushman. Ancora una volta Chiesa e pedofilia, come ne “Il caso Spotlight”. Se pensate che vi abbia raccontato l’intero film, vi sbagliate di grosso. Il vero obbiettivo del film è un altro: è il vincere a ogni costo che interessa al regista.
Hoblit tratteggia un legal thriller classico, ma efficace che tiene sulla corda lo spettatore fino alla fine. La sceneggiatura è ottima, gli attori remano dalla stessa parte e si vede. Uno straripante Richard Gere (secondo me la sua miglior prova) viene bilanciato da Edward Norton che gli strappa la scena in diverse occasioni.
È un film un po’ prolisso nella parte centrale, un po’ verboso. Tuttavia non è un difetto. Il film fila con precisione e decisione cercando di depistare lo spettatore. Ma proprio dulcis in fundo ecco la zampata, inaspettata e mozzafiato. Il talento di Edward Norton riesce nell’impresa di metter insieme il vero messaggio del film e la coerenza dell’intera pellicola.
Regia ***1/2 Interpretazioni ****1/2 Fotografia ***1/2 Sceneggiatura ****
SCHEGGE DI PAURA ****
(USA 1996)
Genere: Legal Thriller, Drammatico
Regia: Gregory Hoblit
Sceneggiatura: Steve Shagan, Ann Biderman
Cast: Richard Gere, Laura Linney, Edward Norton, Frances McDormand, John Mahoney, Andre Braugher, Stanley Anderson
Durata: 1h e 46 minuti
Fotografia: Michael Chapman
Distribuzione: Universal Pictures
Tratto dal romanzo “Primal fear” Di William Diehl
Budget: 30 milioni di dollari
Trailer Italiano qui
La frase: Se volete giustizia dovete andare in un bordello. Se volete farvi fottere andate in un tribunale.
Immagine da www.wikipedia.org
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.