Il 5 marzo ricorre il 150o anniversario della nascita di Rosa Luxemburg.
Rosa è conosciuta, anche per gran parte della sinistra, piuttosto come icona del socialismo rivoluzionario, poco tramite i suoi scritti filosofici e politici, molto per il suo “Socialismo o barbarie”[1].
A parte le sue pubblicazioni politiche crediamo che le sue riflessioni sulla libertà siano tra i suoi contributi più importanti.
Come molti rivoluzionari del suo tempo, Rosa Luxemburg era figlia dell’Illuminismo. Visse dal 1871 al 1919 e prese numerose decisioni rivoluzionarie per il suo tempo: a 17 anni andò in Svizzera; a 22 anni fondò il suo partito; all’età di 27 anni conseguì il dottorato e scelse Berlino come sua residenza permanente; a 28 anni diventò per la prima volta caporedattore di un giornale; a 33 anni varcò la soglia della prigione e non per l’ultima volta; nello stesso anno critica pubblicamente Lenin (quest’ultimo: “Rosa si sbaglia”) e i bolscevichi.
All’età di 47 anni fu cofondatrice del partito comunista tedesco (KPD), ammazzata – con l’approvazione del ministro della Difesa socialdemocratico Noske – da una soldatesca feroce; il suo corpo fu gettato in un canale di Berlino.
E dopo? I suoi “compagni” Zinoviev, Thälmann, Stalin perseguitarono la “fazione luxemburghese” ed il “luxemburghismo”.
Una mente brillante, una forza instancabile, una passione infinita in un corpo fragile – Rosa visse una vita intensa. Ha vissuto ed è morta per il socialismo “come una candela accesa alle due estremità”.[2]
Dire ciò che è rimane l’azione più rivoluzionaria
Il postulato di Immanuel Kant secondo cui la libertà dell’individuo finisce con la libertà dell’altro (ripreso da Ferdinand Lasalle) costituisce il punto di partenza per la comprensione del concetto della libertà di Rosa Luxemburg. La libertà come privilegio non è libertà, ma solo stare in una gabbia dorata. Per Luxemburg i cambiamenti sociali potrebbero accadere più rapidamente in contesti di completa libertà, soprattutto nelle rivoluzioni. I cambiamenti diventano irreversibili solo se la parte perdente si arrende dopo aver esaurito tutte le sue potenzialità ed in completa libertà.[3]
Rosa Luxemburg era più avanti della maggior parte dei politici di sinistra: secondo lei solo la libertà di coloro che pensano diversamente rendeva possibile una politica di emancipazione:
“La libertà solo per i sostenitori del governo, solo per i membri di un partito – non importa quanto numerosi possano essere – non è libertà. La libertà è sempre la libertà di coloro che pensano diversamente. Non per fanatismo di “giustizia”, ma perché tutta quella libertà politica rinvigorente, curativa e purificante dipende da questo suo essere e il suo effetto viene meno quando la “libertà” diventa un privilegio”.[4]
Questo imperativo categorico accompagnò Rosa per tutta la sua vita.
In Programma della Lega di Spartaco 1918:
“In tutte le rivoluzioni precedenti è stata una piccola minoranza di persone a guidare la lotta rivoluzionaria, a indicare obiettivo e direzione; ha usato le masse solo come strumento per portare alla vittoria i propri interessi, gli interessi della minoranza… La rivoluzione proletaria non ha bisogno del terrore per raggiungere i suoi obiettivi “.
Rosa Luxemburg non voleva che un piccolo gruppo prendesse il potere, una minoranza che governasse sulla maggioranza, voleva vedere la classe operaia maturare ed emanciparsi finché non approdasse al potere con le proprie forze.
Per lei, il movimento socialista dei lavoratori non era solo una lotta per migliori condizioni di vita, ma una lotta per l’espansione dei diritti politici e sociali di libertà.
La via verso questo capovolgimento delle condizioni (come Marx) e della società la vedeva attraverso un’espansione dei diritti di libertà politica, che doveva essere strappata alle forze dominanti.[5]
In quanto scienziata intendeva la società come qualcosa di organico, come un organismo vivente. La società, secondo lei, può cambiare in modo permanente solo se tutte le lotte vengono condotte apertamente; ogni giocatore deve avere la libertà per farlo.
“La vita pubblica degli stati con libertà limitate è pertanto povera, schematica, sterile perché preclude tramite l’esclusione della democrazia le fonti organici di ogni ricchezza intellettuale e del progresso.”[6]
Apprendimento e azione
“La pratica del socialismo richiede un completo sconvolgimento intellettuale nelle masse che sono state degradate da secoli di dominio di classe borghese. Istinti sociali invece di quelli egoistici; Iniziativa di massa invece dell’indolenza; Idealismo che supera tutte le sofferenze … L’unico modo per questa rinascita [è]: la scuola stessa della vita pubblica, la democrazia più ampia senza restrizioni, l’opinione pubblica … Senza elezioni generali, libertà di stampa e di assemblea disinibite e libera lotta di opinione, la vita in ogni istituzione pubblica si spegne, diventa una vita fittizia in cui solo la burocrazia resta l’elemento attivo.”
(Sulla rivoluzione russa, p.363 )
Voler realizzare l’emancipazione con mezzi e metodi antiemancipatori, cioè col concetto politico leninista, avrebbe significato per Luxemburg rinunciare al suo approccio politico, perché secondo lei, l’oppressione non può essere eliminata con l’oppressione.
Rosa Luxemburg distinse tra libertà politiche e sociali. Nel corso della storia le libertà politiche avevano inizio con la libertà di proprietà, senza la quale un’economia di mercato capitalista non può sopravvivere. Questa libertà era stata l’obiettivo centrale dell’ex borghesia rivoluzionaria e aveva offerto una prima protezione contro l’arbitrarietà dello Stato, assicurata da uno Stato di diritto. Seguirono l’incolumità della persona, la libertà di opinione, di parola e di stampa, il diritto di voto compresa la protezione di coloro che perdono le elezioni, la libertà di riunirsi, la libertà di organizzarsi, il segreto epistolare, l’inviolabilità della casa ed il segreto telefonico. Queste libertà, che oggi appartengono al nucleo intangibile delle democrazie, già per Rosa Luxemburg non erano negoziabili.
Per lei, il socialismo non era altro che l’aggiunta di libertà politiche alla libertà sociale dallo sfruttamento e da tutte le forme di dipendenza. (Il “socialismo” praticato dai bolscevichi era l’opposto. Ciò rese Rosa Luxemburg così pericolosa per loro.)
Per Rosa Luxemburg era chiaro: solo affrontando i contrasti si può prendere coscienza della propria oppressione e dello sfruttamento e così liberarsi dal dominio sulle proprie teste. Paul Levi, uno dei suoi compagni e partner (per un breve periodo presidente del partito comunista tedesco, KPD), scriveva di lei dopo il suo omicidio:
“Sapeva come combattere la lotta come una lotta, la guerra come una guerra, la guerra civile come una guerra civile. Ma poteva immaginare la guerra civile solo come un libero gioco di forze in cui anche la borghesia non era bandita nei sotterranei dalle misure della polizia. Perché solo nella lotta aperta delle masse esse potevano crescere, potevano riconoscere la dimensione e la gravità della loro lotta. Non voleva l’annientamento della borghesia attraverso il tetro terrorismo, né attraverso il monotono lavoro dell’impiccagione e neanche come il cacciatore vuole eliminare i predatori nel suo bosco … Per lei, l’annientamento della borghesia, che anche lei voleva, era il risultato del capovolgimento sociale che significa rivoluzione “.[7]
Rosa era profondamente convinta che tutto ciò che è artificiale, tutte le condizioni create “dall’alto” portavano alla dittatura di una minoranza e quindi a un dominio del terrore. La storia del socialismo nel ventesimo secolo lo ha sanguinosamente confermato.
Lei voleva creare una capacità di emancipazione per agire in tempi bui. Ha combattuto contro impotenza e disperazione, ha mostrato dove si presentavano possibilità per i lavoratori, le masse, nel loro interesse, sulla base delle loro intuizioni, con forme di organizzazione auto-create da loro. Questa volontà irrefrenabile di promuovere l’emancipazione basata sulla solidarietà rivela anche le catene che rappresentavano i modi tradizionali di pensare e di comportarsi, le strutture organizzative e le culture.
“L’unico ‘mezzo di violenza’ che ci porterà alla vittoria è l’illuminazione socialista della classe operaia nella lotta quotidiana”
(opera omnia 1.1 p.239).
In un altro scritto parla di “libertà come dovere verso gli altri”.[8]
Il suo “Socialismo o barbarie” possiamo anche interpretarlo come “Libertà o barbarie”.
Rosa Luxemburg ha fatto storia: secondo lei la libertà si basa sulla solidarietà. La libertà, praticata come virtù sociale, è una lotta per la libertà degli altri. Si deve conquistare libertà per gli altri per essere liberi se stessi. Può essere chiamata libera solo quella società in cui ogni individuo è libero.
Come scrive la studiosa di Luxemburg, Frigga Haug: questa è “una nuova arte della politica”.[9]
Luxemburg amava la politica, la vita, gli esseri umani e la natura. È stata una botanica entusiasta, anche in carcere.
Chi vuol comprendere davvero Rosa Luxemburg, deve leggere anche le sue lettere. Lì si evince la “vera Rosa”, empatica, compassionevole, forte e fragile, umana. Nelle lettere, soprattutto quelle dal carcere, medita sulla vita, sull’amore, sulla natura, sulla letteratura e, ultimo ma non meno importante, sulla politica. Questo in una miscela inimitabile di forza ed energia irrefrenabili e poesia profondamente sensibile.
Il grande critico letterario Karl Kraus giudicava queste lettere “documento di umanità e poesia, che è unico nel mondo di lingua tedesca.”
Per Rosa Luxemburg libertà è collegata a auto-liberazione.
Si percepisce il suo pensiero nel “Canto di solidarietà” (Solidaritätslied, testo di Bertolt Brecht, musica di Hanns Eisler): “La liberazione dei lavoratori può essere solo opera dei lavoratori”.
Bibliografia:
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Rosa Luxemburg nella così detta “Junius Broschüre” del 1915 (brossura firmata Junius, il suo pseudonimo). Titolo esatto: Die Krise der Sozialdemokratie (La crisi della socialdemocrazia) 1916, in Gesammelte Werke (opera omnia), vol. 4, Dietz Berlin 2000, pp 51-56 ↑
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Paul Frölich, Rosa Luxemburg. Gedanke und Tat (Pensiero e azione), Oetinger Hamburg 1949, p.217 ↑
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L’autore ha preferito di consultare le opere originali di Rosa Luxemburg in lingua tedesca: “Gesammelte Werke” (opera omnia) della casa editrice Dietz. Ha attinto anche alle pubblicazioni della Fondazione Rosa Luxemburg, Berlino https://rosaluxemburg.org/ e dei due massimi esperti del pensiero di Luxemburg: Jörn Schütrumpf della casa editrice Dietz e Michael Brie della Fondazione Rosa Luxemburg. ↑
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Rosa Luxemburg, Die russische Revolution (La rivoluzione russa), vol. 4, Berlin 1974, pp. 359 seg. ↑
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Jörn Schütrumpf (a cura di), Rosa Luxemburg und der Preis der Freiheit (Rosa Luxemburg e il prezzo della libertà), Berlin 2018, p. 102. ↑
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Rosa Luxemburg, Zur russischen Revolution, op. cit., p. 360 seg. ↑
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Paul Levi Einleitung zu: Die russische Revolution. Eine kritische Würdingung (Introduzione a „La rivoluzione russa“) Nachlass Rosa Luxemburg. Vol. I / 4. 1921/22. ↑
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Michael Brie, Rosa Luxemburg wiederentdecken (Riscoprire Rosa Luxemburg). Fondazione Rosa Luxemburg, Berlin 2019 ↑
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Frigga Haug, Rosa Luxemburg und die Kunst der Politik (Rosa Luxemburg e l’arte della politica), Argument Verlag, Hamburg 2007 ↑
Immagine: Rosa Luxemburg nella sua casa di Berlino (dettaglio), 1907, da Wikimedia Commons
Leonhard Schaefer è “da sempre” attivo nel movimento contro la guerra e in particolar modo “militante” per la causa palestinese; è stato dal 2002 al 2007 attivo in Rifondazione Comunista. Conoscitore della Repubblica di Weimar e degli inizi del nazismo, ha scritto articoli sulla Repubblica dei consigli della Baviera e sull’antifascismo tedesco. Inoltre ha pubblicato alcuni volumi sull’ anarchismo tedesco.