I dati risalgono al 2019, prima che i tragici effetti della pandemia colpissero in particolar modo novantenni, ottantenni e settantenni. Ma gli effetti esplosivi della crisi economica e sociale, ormai più che decennale, sono già evidenziati nel rapporto “Gli anziani e la loro domanda sociale e sanitaria”, frutto di una collaborazione fra l’Istat e la “Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria per la popolazione anziana”, interna al Ministero della Salute e guidata dall’arcivescovo Vincenzo Paglia. Un focus sulle condizioni di fragilità e la richiesta di assistenza, da parte di persone con almeno 75 anni, che ha dato risultati sconfortanti. Perché in quasi tre milioni hanno raccontato di vivere in condizioni di difficoltà.
Lo studio, basato su una popolazione di riferimento composta da circa 6,9 milioni di over 75, ha identificato oltre 2,7 milioni di donne e uomini che presentano gravi difficoltà motorie, comorbilità, compromissioni dell’autonomia nelle attività quotidiane di cura della persona, e nelle attività strumentali della vita di ogni giorno. Fra questi, circa 1,3 milioni (il 18,8%, del totale) dicono di non poter contare su aiuti adeguati in relazione alle proprie necessità.
“Più acutamente grave – sottolinea il rapporto – appare il bisogno di coloro che sono completamente soli, ben 638.913 individui, o che vivono con conviventi anziani (372.735), per un totale complessivo di oltre un milione di persone (14,7% del totale) che vivono in abitazione da soli o molto spesso con un coniuge comunque anziano, e percepiscono la mancanza di un adeguato supporto”.
Un ulteriore focus rivela la presenza di quasi 100mila (92.620) over 75 soli e collocati nella fascia di reddito più bassa, quella che al massimo raggiunge i 650 euro mensili. Insomma quelli che, oltre a non avere aiuti adeguati, sono anche poveri di risorse economiche, con l’impossibilità di accedere a servizi a pagamento per avere assistenza.
“Appare evidente – certifica l’Istituto nazionale di statistica – che per loro, poveri di risorse economiche e senza aiuto, occorra un intervento immediato sul piano dell’assistenza sociale, fatto salvo un ulteriore intervento sul versante sanitario”.
Interventi di assistenza domiciliare sociale, sanitaria o integrata che dovrebbero riguardare anche 170mila anziani appartenenti alla seconda fascia bassa di reddito, e altri ancora: “In senso assoluto – calcola infatti il rapporto – è possibile quantificare in oltre 400mila individui una sottopopolazione ad altissimo rischio di ‘istituzionalizzazione’, per via della condizione di solitudine e di mancanza di aiuto, acuita da gravi problemi di salute”.
Le conclusioni dello studio sono inequivocabili: “È della massima importanza – avverte l’Istat – intercettare la domanda economica e sociale di questo ”popolo” di anziani spesso soli, con scarse disponibilità economiche e senza aiuto, traducendola in un’offerta di servizi di sostegno, prioritariamente presso l’abitazione e sul territorio; oltre ad assicurare loro una migliore qualità di vita, ciò permetterà di evitare che la condizione di svantaggio si trasformi ed esploda come domanda sanitaria dalle dimensioni insostenibili”.
Una domanda sanitaria che già prima della pandemia era chiaramente avvertita, visto che nel rapporto si evidenzia come fra i 6,9 milioni di over 75 circa l’80% soffre di almeno tre patologie croniche, un altro 80% ha gravi limitazioni motorie, “e almeno un terzo – ribadisce lo studio – presenta severe compromissioni delle attività di cura personale e/o strumentali per affrontare la vita quotidiana”.
Apparso su Il Manifesto in data 8.06.2021
Immagine di Cristina Gottardi (dettaglio) da Wikimedia Commons
Giornalista de il manifesto, responsabile della pagina regionale toscana del quotidiano comunista, purtroppo oggi chiusa. Direttore di numerosi progetti editoriali locali, fra cui Il Becco.