Verrebbe da dire anche basta con questi film su Pinocchio. In tanti ci hanno provato e in tanti hanno fallito. Oltre al classico Walt Disney piuttosto addolcito del 1940, sono ben 10 i film sul burattino inventato da Collodi. Le versioni migliori sono quelle di Comencini e l’ultimo di Garrone. Come detto, in tanti ci hanno battuto il capo: recentemente Zemeckis (il film lo trovate su Disney +), oltre a Benigni nel 2002. Ma stavolta dovete ricredervi. Guillermo Del Toro ancora una volta riesce a sorprendere tutti.
Il regista messicano era dal 2008 che voleva fare questo benedetto adattamento. Poi nel 2018 Netflix ha creduto in lui.
Del Toro, sulla scia di Charlie Kaufman (Anomalisa) e Wes Anderson (Fantastic Mr Fox e L’isola dei cani), voleva a tutti i costi fare il film in stop motion. Quattro anni di lavoro assieme a Mark Gustafson, già coautore di “Fantastic Mr Fox”. La storia la conoscete già. E invece vi sbagliate di grosso.
Del Toro sceglie una versione pagana “musical” del libro di Collodi, ambientando il film nell’Italia fascista tra gli anni 20 e i 30.
Pinocchio è una sorta di ribelle, di “freak” stile Frankestein in un Paese che non ama i diversi, ma gli omologati. Oggi ne siamo pieni fino al midollo. Del Toro ci dice che andare contro l’omologazione non è per niente facile, ma è salutare. L’emblema è la scena in cui Pinocchio si domanda perché in Chiesa hanno tutti paura di lui e non del crocifisso realizzato da Geppetto. In fondo anche lui è fatto dello stesso legno. Non scordiamoci che a quei tempi molti parroci esercitavano un controllo della popolazione ed erano asserviti al governo fascista. Ovviamente non possono che tornare alla memoria anche quei capolavori che sono “Il labirinto del fauno” e “La spina del diavolo”.
Tant’è che Geppetto è un uomo tormentato, spesso ubriaco per aver perso il figlio Carlo che è andato a combattere nella Grande Guerra del ‘14-‘18. Pinocchio l’ha creato per placare il dolore. È come se potesse riavere indietro il figlio vero.
Per molti andare contro Collodi è un tradimento, ma qui è necessario per evitare la ripetizione. È un lavoro di grande qualità e di grande maturità. È una satira sull’oppressione del potere e sulla bellezza della diversità, dell’essere “senza fili”. C’è anche il Duce nano che Pinocchio sbeffeggia al circo. Il Paese dei Balocchi è un campo di addestramento per giovani aitanti fascisti, il Grillo Parlante è un aspirante scrittore, Mangiafuoco, Gatto e Volpe sono un unico personaggio (a cui Christoph Waltz dà la voce).
Non basta più essere buoni nel mondo di oggi. Occorre combattere per abbattere il pensiero unico, dominante, imposto.
Un’operazione di questi tempi sicuramente ardita, considerando che il film è passato giorni dalla sala per poi finire in quel tritacarne di nome Netflix. La tecnica dello stop motion purtroppo difetta un po’ per una durata forse un po’ eccessiva.
Tuttavia l’intento del regista messicano è nobile. Non è il miglior film di Del Toro, ma bisogna dargli atto di avere gli attributi e tanto coraggio.
Regia **** Fotografia ***1/2 Sceneggiatura ***1/2 Film ***1/2
Fonti principali: Cinematographe, Coming soon,, Bad Taste, Cinematografo, My Movies
PINOCCHIO ***1/2
(USA 2022)
Genere: Fantasy, Animazione, Musical
Regia: Guillermo Del Toro, Mark Gustafson
Sceneggiatura: Patrick McHale, Guillermo Del Toro
Musiche: Nick Cave, Alexandre Desplat
Durata: 1h e 44 minuti
Prodotto e distribuito da Netflix
Trailer italiano qui
Backstage
Uscita italiana: dal 9 Dicembre su Netflix
La frase cult: Sarai un burattino senza fili, ma sono io che comando!
Immagine da legarnerd.com
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.