Dopo le rivelazioni pubblicate dal quotidiano Asahi Shimbun, il premier Kishida ha negato di essere a conoscenza di aver incontrato, nel 2019, un dirigente di un gruppo legato alla Chiesa dell’Unificazione. All’epoca di fatti, l’attuale premier era responsabile dell’ufficio politico del PLD ed incontrò, insieme all’ex Presidente della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, Newt Gingrich, il numero uno della sezione giapponese della Federazione Universale della Pace nonché dell ferocemente anticomunista Coalizione Internazionale per la Vittoria e la Cooperazione, Masayoshi Kajikuri.
“Quando, alcuni anni fa, incontrai Gingrich, c’erano molte persone e non so chi fosse lì” ha dichiarato Kishida lo scorso 4 dicembre.
Il giorno successivo, dopo che sulla stampa sono state pubblicate delle fotografie che mostrano il premier all’incontro, Kishida ha ribadito di non sapere chi fosse presente in quell’occasione.
I “non so” non funzionano in quanto “è messa seriamente in discussione la responsabilità del primo ministro Kishida” ha commentato, lunedì scorso, il Segretario del Partito Comunista, Akira Koike, per il quale è improbabile che il leader conservatore non sapesse chi fosse presente ad un incontro tenutosi presso la sede del PLD.
Martedì, la Camera dei Rappresentanti ha approvato il disegno di legge, il quale passa adesso all’esame della Camera alta, che – qualora lo disponga la magistratura – istituirebbe la figura di un amministratore liquidatore che assumerebbe la gestione dei beni del culto al fine di disporre i risarcimenti riconosciuti a quanti hanno vinto cause civili contro la Chiesa.
“La protezione sull’intera proprietà è insufficiente” ha affermato il Segretario del Partito Costituzionale Democratico, Katsuya Okada rammaricandosi per la mancata approvazione di alcuni emendamenti proposti dal PCD. Il PCD, insieme al PCG, al PDP ed al Partito dell’Innovazione, ha comunque votato a favore mentre il suo disegno di legge, alternativo a quello dei conservatori e che prevedeva il congelamento dei beni prima di un’eventuale dispersione, è stato respinto con i soli favorevoli dei partiti summenzionati.
Oltre ai legami con il culto sudcoreano, la settimana del premier è iniziata con la “vittoria” del premio satirico “fossile del giorno” da parte dell’organizzazione Climate Action Network International, un gruppo ambientalista. Per l’organizzazione, le parole del premier alla COP28 di Dubai circa la creazione di una Comunità Asiatica per le Emissioni Zero rappresentano un “lavaggio di verde” delle reali politiche ambientali, e quindi economiche, portate avanti dal governo nipponico.
“E’ abbastanza imbarazzante che il Giappone sia regolarmente vincitore di questo premio” ha affermato Go Shinohara del Partito Costituzionale Democratico ricevendo dal ministro Nishimura la risposta che “i problemi che riguardano la fornitura stabile di energia elettrica crescerebbero se riducessimo drasticamente ed immediatamente la produzione termoelettrica”.
La conferenza di Dubai si è, per altro conclusa, con una dichiarazione sottoscritta da 21 nazioni (tra esse, oltre agli Stati Uniti, anche il Giappone) nella quale si auspica di triplicare la produzione di energia da nucleare.
“Con il costo dell’energia nucleare in aumento e quello delle energie rinnovabili in diminuzione, è del tutto irrealistico triplicare la capacità delle centrali nucleari in tutto il mondo entro il 2050” ha commentato Mie Asaoka dell’associazione Kiko Network mentre per Natsuka Mitsuda, direttore esecutivo della sezione giapponese dell’associazione Amici della Terra “il Giappone è lontano dal vedere la fine dell’incidente nucleare (di Fukushima ndr) e le persone ne soffrono ancora gli effetti. Continuare a gestire le centrali nucleari lascerà un enorme fardello sulle generazioni future”.
Contro il documento, in 1.600 hanno manifestato, lo scorso 3 dicembre, presso il parco Utsubo di Osaka.
Il deputato del PCG Kasai, di ritorno dagli Stati Uniti ove ha partecipato alla conferenza dei Paesi sottoscrittori del trattato ONU per il divieto totale della armi nucleari, ha affermato che il Sol Levante è un “Paese strano” per non aver preso parte alla conferenza e per non aver firmato il trattato.
“Il Giappone vota in linea con gli Stati dotati di armi nucleari all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite: vorrei che spiegaste la strategia del Giappone” ha chiesto, lo scorso 4 dicembre, il deputato interrogando la ministra degli Esteri Kamikawa la quale, da parte sua, ha sottolineato che nessuna nazione che possiede armi nucleari ha sottoscritto il documento.
Sugli introiti di alcune correnti del PLD non dichiarate, tra il 2019 e lo scorso anno, il Segretario del PCD Okada si è chiesto se “il problema è che l’importo non è stato dichiarato oppure si tratta di fondi neri?”.
La stessa domanda è stata fatta da Akira Koike del PCG il quale ha anche sottolineato alcune contraddizioni tra le dichiarazioni di Takeshi Takagi (segretario della corrente cui apparteneva Abe), il quale ha “ammesso a metà” i fatti, e quelle del presidente della fazione, Tate Shioya, che ha riconosciuto i fatti e promesso un’indagine ma che ha smentito quanto dichiarato da Takagi.
Mercoledì scorso, in qualità di numero uno del partito, Kishida ha chiesto alle federazioni di non tenere – per il momento – feste, in particolare per la fine dell’anno, volte a raccoglie fondi.
Giovedì, in una disperata mossa volta a distanziare la propria dallo scandalo, il premier si è dimesso dall’incarico di capo della sua corrente. In chiusura di settimana, almeno stando ad indiscrezioni apparse sulla stampa, un coinvolgimento nella vicenda (con almeno 10 milioni di yen non dichiarati che sarebbero stati girati dalla corrente di appartenenza alla segreteria particolare) lo avrebbe anche il Segretario Generale dei Gabinetto, Matsuno.
Frattanto, è stato reso noto che l’Associazione Politica Nazionale, gruppo che amministra parte dei finanziamenti del PLD, ha ricevuto, dal 2019 al 2022, un totale di 151 milioni di yen da 3 società controllate dal colosso della telefonia NTT. L’azienda, in quanto concessionaria di pubblico servizio e parzialmente a partecipazione statale, non può effettuare direttamente donazioni a partiti politici ma, sfruttando un cavillo legale, la norma è stata aggirata.
Lo scorso martedì, il Partito Comunista Giapponese ha presentato, presso la Camera dei Consiglieri, una proposta di legge volta a vietare le donazioni ai partiti da parte di aziende ed alle organizzazioni di acquistare biglietti per le feste e cene organizzate dai partiti.
Rimanendo nell’ambito della corruzione che ammorba i conservatori, giovedì scorso, si è aperto il processo, con l’accusa di turbativa d’asta, che vede sul banco degli imputati sette persone accusate di aver pagato – e, dall’altro lato, di aver ricevuto denaro – per essere selezionati come sponsor dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020. Tra gli imputati vi sono Koji Henmi, all’epoca dei fatti responsabile del ramo sportivo del colosso della pubblicità Dentsu e Yasuo Mori che faceva parte del comitato organizzatore delle Olimpiadi.
Nelle politiche costituzionali, l’Alta Corte di Sendai ha respinto un ricorso proveniente da 170 cittadini delle Prefetture di Fukushima ed Iwaki i quali chiedevano 10.000 yen di risarcimento ciascuno ritenendo che le leggi belliciste approvate del 2015 violano la Costituzione. Stando alla sentenza, queste modifiche non violano l’articolo 9 della Carta.
Nella sanità, una ricerca condotta del Ministero del Lavoro e della Salute su 892 ospedali ha mostrato come circa la metà di essi non ritenga utile la sostituzione della tessera per l’assicurazione sanitaria pubblica con quella “My number” la quale, dal 2024, dovrebbe assorbire del tutto e rimpiazzare la prima. Soltanto il 29,6% delle strutture ha dichiarato di aver utilizzato le tessere “My number” per visualizzare i dati sanitari dei pazienti. Le tessere hanno suscitato grandi preoccupazioni da parte delle strutture sanitarie per i costi di installazione ed acquisto delle macchine per leggerle mentre per l’utenza la preoccupazione principale concerne la tutela dei dati personali dopo che, nei mesi scorsi, sono emerse numerose falle.
Sempre in quest’ambito, la Dieta ha approvato, mercoledì scorso, una legge che rende legittimo l’uso di cannabinoidi per scopi medici. La norma entrerà in vigore tra un anno. La legge, tuttavia, stabilisce anche una condanna penale per quanti – fuori dagli scopi medici – posseggono, ad uso personale, quantitativi di sostanza contenente THC.
Nell’istruzione, la giunta della Prefettura Metropolitana di Tokyo ha deciso, mercoledì scorso, di abolire i limiti di reddito per l’esenzione dal pagamento delle tasse scolastiche delle scuole superiori. La decisione si applicherà tanto alle scuole pubbliche quanto alle private.
Negli stessi giorni, il governo nazionale starebbe invece studiando la possibilità di esentare – anche in questo caso senza tenere in conto del reddito – dal pagamento delle tasse universitarie le famiglie con più di tre figli.
Rimanendo nell’istruzione, il cinque dicembre si è tenuta, nei pressi della Dieta, una manifestazione di docenti e studenti universitari contro la proposta di legge della maggioranza che, con l’istituzione di una sorta di consiglio di amministrazione i cui membri saranno approvati dal Ministero, accentrerebbe le decisioni e reprimerebbe la libertà universitaria. Alla manifestazione hanno partecipato parlamentari del PCD, del PCG, di Reiwa Shinsengumi e del Partito Socialdemocratico.
“La decisione è stata presa dall’alto senza consultare l’università” ha affermato Shigeru Mitsumoto, professore associato presso la scuola di dottorato dell’Università di Hokkaido audito, su iniziativa dell’opposizione, in sede di commissione Affari Culturali della Camera alta.
Nei trasporti, l’esecutivo ha sviluppato un piano che dovrebbe condurre alla concessione di autorizzazioni ad espletare il servizio con la propria auto privata da parte di quanti hanno la licenza di conducente. La mossa, sostenuta in primo luogo dal premier, sembra essere il primo passo in direzione di una liberalizzazione dei servizi di tassì gestiti da piattaforme e che coinvolgono anche personale che non svolge l’attività di conducente come attività primaria.
In campo meteorologico, un’allerta tsunami è stata emessa e poi ritirata, domenica 3 dicembre, in conseguenza di un terremoto occorso nelle Filippine. Onde molto elevate ma prive della capacità di danneggiare cose o persone si sono schiantate contro le coste dell’isola di Hanchijo e delle Prefetture di Kochi e Wakayama.
In politica estera, l’ambasciatore statunitense in Giappone, Rahm Emanuel, ha sostenuto, martedì scorso, che la cooperazione tra il suo Paese, il Giappone e la Repubblica di Corea è “meritevole di difesa” in quanto basata su “interessi condivisi” mentre Cina, Corea del Nord e Russia, a giudizio dell’ambasciatore, “non condividono gli stessi interessi strategici nella via di cooperazione e collaborazione come facciamo noi”. L’importante, come si suol dire, è esserne convinti.
Il 7 dicembre, Emanuel ha poi tenuto un incontro con l’ambasciatore del regime di Kiev in Giappone, Sergej Korsunskij e con il Segretario ad interim del PLD, Seiji Kihara. Secondo quanto dichiarato da Korsunskij, Ucraina e Giappone hanno discusso circa la fornitura da parte nipponica di sistemi antimissile e di apparecchiatura anti-drone sostenendo che tali produzione belliche potrebbero essere inquadrate sotto la voce di aiuti umanitari e non di armi letali. Nella medesima giornata, il premier Kishida aveva annunciato la concessione di aiuti a Kiev pari a 4,5 milioni di dollari dei quali un milione destinato ad apparecchiature connesse alla produzione di energia elettrica e 3,5 milioni in copertura a prestiti concessi dalla Banca Mondiale.
Nella maggioranza, intanto, nella settimana appena conclusa, i responsabili dei tavoli sulla difesa di PLD e Nuovo Komeito avrebbero deciso di proporre delle modifiche di legge che renderebbero molto più semplici le esportazioni di materiale bellico ai Paesi invasi: almeno a quelli che non sono stati invasi dagli Stati Uniti.
Per quanto concerne la Corea del Nord, invece, rappresentanti di Stati Uniti, Giappone e Repubblica di Corea (rispettivamente, Jake Sullivan, Takeo Akiba e Cho Tae-yong) si sono incontrati, lo scorso sabato, a Seul per riaffermare la necessità di fermare lo sviluppo da parte nordcoreana di armi atomiche e di ostacolare la cooperazione militare di quel Paese con altri.
Nel conflitto condotto dallo Stato d’Israele contro i civili di Gaza, mercoledì scorso, Kishida ed il capo del governo israeliano Netanyahu hanno avuto un colloquio telefonico riaffermando la volontà di tenersi informati con regolarità sul conflitto. Tra gli argomenti discussi dai due capi di governo vi è stata la sicurezza delle navi che circolano nel Mar Rosso e nel Golfo Persico.
In campo militare, Francia e Giappone hanno deciso, lo scorso 2 dicembre, di stabilire un percorso che porti le due nazioni a realizzare un accordo militare volto a favorire il contenimento degli interessi cinesi. La decisione è stata presa in seguito ad una conversazione telefonica tra il Presidente francese Emmanuel Macron ed il premier Kishida.
Nelle acque prossime a Yakushima (Kagoshima), sono frattanto proseguite le ricerche dei sette militari statunitensi dispersi in seguito allo schianto del velivolo Osprey sul quale viaggiavano. Il corpo di uno degli occupanti era già stato recuperato ed identificato nell’immediatezza dell’incidente.
Nonostante la richiesta del governo nipponico di sospendere i voli di questi mezzi, le forze armate statunitensi hanno proseguito ad effettuarli causando, secondo quanto affermato dal Segretario Generale del Gabinetto, Hirokazu Matsuno, “preoccupazione” e ciò almeno fino al 6 dicembre quando – in via precauzionale – il “pentagono” ha deciso lo stop, in tutto il mondo, a questo tipo di velivoli. Una decisione “presa troppo tardi” per il Governatore della Prefettura di Okinawa, Denny Tamaki.
Le ricerche sono proseguite anche nei giorni successivi. Lunedì, le autorità statunitensi avevano individuato il fondale ove è precipitato il velivolo e mercoledì hanno recuperato altri tre corpi.
I resti fin qui recuperati dai pescatori della zona sono stati consegnati alle forze armate statunitensi e, sulla base dell’accordo Status of Forces Agreement ed in maniera molto simile a quando si verificano rapporti di egemonia coloniale di un Paese sull’altro, l’indagine sulle cause dell’incidente non sarà effettuata dalle autorità nipponiche.
Lunedì scorso, in 300 hanno manifestato a Nago contro la costruzione della nuova base di Henoko e contro il dispiegamento di questi velivoli nell’Arcipelago.
Secondo quanto pubblicato dal quotidiano comunista Akahata, da quando – a fine anni ’80 – questi velivoli vennero varati, il numero di morti in incidenti che li hanno visti protagonisti è stato di 63.
Sempre in ambito militare, le campagne acquisti del Sol Levante – Paese che, in virtù della Dichiarazione di Potsdam non potrebbe nemmeno avere un esercito – si stanno rivelando tutt’altro che oculate. Secondo quanto affermato, lo scorso 27 novembre, in sede di commissione Bilancio della Camera dei Consiglieri, dal ministro delle Finanze, Shunichi Suzuki, il costo unitario per gli elicotteri da trasporto CH47 sarà pari a 10,9 miliardi di yen contro i 7,6 ipotizzati nel 2019: ben il 145% in più. In crescita anche il costo di ciascuna delle due navi equipaggiate con il sistema antimissilistico Aegis che passa da 220,8 miliardi (stima inserita nella finanziaria del 2023) a 395 miliardi secondo quanto richiesto per il prossimo anno fiscale.
Secondo invece i documenti presentanti dal Consiglio per il Sistema Fiscale, organo consultivo del dicastero delle Finanze, il costo degli aerei da trasporto C2 è aumentato di 6,7 miliardi (+29%), quello dei velivoli da pattugliamento P1 di 10,2 (+45%), quello degli elicotteri da pattugliamento SH60K di 2,7 miliardi (+38%), quello di un sottomarino di classe Taigei di 24,6 miliardi (+35%) mentre per il Tipo 16 (un veicolo da combattimento) il costo aumenterà di 180 milioni di yen.
A determinare l’aumento dei costi vi è la debolezza dello yen, la quale rende più costose le importazioni, e l’aumento dei costi dei pezzi di ricambio.
Frattanto, secondo indiscrezioni fatte trapelare alla stampa da fonti anonime, potrebbe presto sorgere un’organizzazione nippo-italo-britannica che supervisionerà il progetto per un nuovo caccia che dovrebbe poi essere sviluppato dalla britannica BAE Systems, dalla giapponese Mitsubishi Heavy Industries e dall’italiana Leonardo. Regno Unito e Sol Levante dovrebbero controllare circa il 40% ciascuno della nuova società.
In economia, lo yen si è attestato, venerdì, a circa 144 sul dollaro e quindi tra i due ed i tre dollari in più rispetto ai giorni precedenti.
Sempre in ambito macroeconomico, l’avanzo delle partite correnti di ottobre è stato pari a 2.580 miliardi di yen. Il dato è stato, in larga parte, frutto di un relativo calo delle materie prime energetiche. Per il mese in esame, le importazioni sono diminuite del 12,1% (9.580 miliardi) mentre le esportazioni sono cresciute dell’1% (9.110 miliardi).
Un surplus si è avuto nel settore dei servizi (343,8 miliardi contro i -704,2 dello stesso mese del 2022) e nel comparto viaggi, cioè nella differenza tra quanto spendono i nipponici all’estero e quanto gli stranieri in Giappone (ben 320,7 miliardi).
Per ciò concerne il PIL, nel periodo luglio-settembre, si è assisto ad un calo del 2,9% annualizzato con i consumi privati (che fanno circa la metà del PIL) calati dello 0,2%, gli investimenti di capitale che hanno visto un -0,4%.
I dati sui consumi di ottobre, diffusi lo scorso venerdì, hanno intanto mostrato una contrazione delle spese delle famiglie pari al 2,5% se confrontata con ottobre 2022. La spesa media dei nuclei di due o più componenti è stata di 301.974 yen. A scendere maggiormente sono state le spese in alimenti (-4,4%) e di mobili e beni durevoli (-12,9%) mentre un +5,3% si è registrato nelle spese per trasporti e comunicazioni.
Per effetto dell’inflazione, i salari reali di ottobre sono calati del 2,3%.
Nell’auto, Toyota ha annunciato, lunedì scorso, che intende aumentare – entro il 2026 – ad almeno il 20% la percentuale di veicoli elettrici in vendita nel mercato europeo offrendo, altresì, almeno 15 modelli di questa tipologia.
In settimana, l’azienda ha anche comunicato che coopererà, in America settentrionale, con Cirba Solutions al fine di aumentare le proprie capacità di riciclaggio delle batterie: uno dei temi fondamentali in termini di sostenibilità quando si affronta la transizione verso un sistema di mobilità basato sull’auto privata elettrica.
Rimanendo in questo settore, Nissan, Mitsubishi e Renault hanno annunciato, mercoledì scorso, un rilancio dell’alleanza che tiene insieme i tre marchi. Ritenuta strategica dai vertici delle tre aziende vi è Ampere, il ramo di Renault che si dedica alla produzione di vetture elettriche e che vedrà circa 600 milioni di euro di investimento da parte di Nissan e 200 da parte di Mitsubishi.
In casa Honda, invece, è stato deciso, di concerto con il dicastero ai Trasporti, il richiamo di 1.130.000 vetture vendute nell’Arcipelago a causa di problemi riscontrati in componentistica fornita da Denso. Le auto appartengono a 25 diversi modelli e sono state prodotte tra il 2017 ed il 2020.
Nell’informatica, dopo aver incontro, lunedì scorso, il premier Kishida, l’amministratore delegato del produttore statunitense di semiconduttori Nvidia, Jensen Huang, ha annunciato che coopererà con aziende nipponiche – quali SofBank, NTT e Sakura Internet – nello sviluppo di sistemi di intelligenza artificiale.
“Il futuro della robotica può essere rivoluzionato qui in Giappone” ha affermato Huang al termine dell’incontro.
Nell’elettronica, Toshiba e Rohm hanno annunciato, venerdì scorso, di cooperare nella produzione di semiconduttori investendo, insieme, l’equivalente di 388,3 miliardi di yen. Circa un terzo dell’investimento sarà coperto dal contribuente nipponico mediante i generosi sussidi concessi all’industria privata del settore da parte del governo. L’accresciuta produzione dovrebbe concentrarsi negli impianti posseduti dalle due aziende nelle Prefetture di Miyazaki ed Ishikawa.
Chiudendo con la distribuzione, l’equivalente della nostra antitrust statunitense (la Commissione Federale per il Commercio) ha inquisito l’azienda giapponese Seven & i Holdings per l’apertura, senza precedente comunicazione, di negozi in alcune aree degli Stati Uniti e dell’acquisizione – dalla statunitense Sunoco LP – di pompe di benzina in Florida. La Commissione intende multare la società giapponese per 77 milioni di dollari.
(con informazioni di global.toshiba; yna.co.kr; jcp.or.jp; cdp-japan.jp; mainichi.jp; asahi.com)
Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.