Iniziamo questa Pillola con la politica estera. Dopo essersi recato nelle Filippine, il premier Kishida è volato in Malesia ove ha incontrato l’omologo Anwar. Nel corso della visita è stato siglato un memorandum di cooperazione nell’ambito delle telecomunicazioni.
“Vedo il memorandum come un passo per il rafforzamento delle relazioni esistenti tra i due Paesi specialmente tra i due Ministeri in aspetti quali la sicurezza informatica, le reti 5G e l’economia digitale” ha affermato il ministro alle Comunicazioni ed il Digitale della Malesia, Ahmad Fahmi.
Nell’ambito del conflitto che vede contrapposto lo Stato d’Israele al popolo palestinese, lo scorso 7 novembre, la ministra degli Esteri nipponica, Yoko Kamikawa, ha affermato – nell’ambito del G7 dei ministri degli Esteri – la necessità di una pausa alle operazioni belliche.
Separatamente, la ministra ha incontrato l’omologo statunitense Antony Blinken. Nonostante le 10.000 vittime palestinesi, i due ministri hanno ribadito la condanna alle operazioni condotte da Hamas. Kamikawa ha inoltre espresso il proprio apprezzamento per i presunti sforzi diplomatici operati dagli USA nell’ambito del conflitto.
Lo stesso giorno, intanto, in previsione della seconda conferenza tra i Paesi sottoscrittori del trattato ONU per la proibizione totale delle armi nucleari, il comitato di associazioni che promuove l’adesione del Giappone all’accordo ha depositato altre 113.000 firme presso la sede della Camera dei Rappresentanti in calce alla petizione (che ha già raccolto oltre 1,4 milioni di sottoscrizioni) che chiede al Sol Levante di firmare il trattato.
Circa le sanzioni introdotte dal governo degli Stati Uniti a quanti sono coinvolti nel progetto Artic LNG 2, progetto di liquefazione ed esportazione di gas russo, il ministro all’Economia, Industria e Commercio, Yasutoshi Nishimura, ha affermato di “avere l’intenzione di esaminare attentamente la questione in collaborazione con le parti coinvolte” e di “interagire con i paesi del Gruppo dei Sette per evitare interruzioni del regolare approvvigionamento energetico”.
Il progetto, che vedeva fino allo scorso una partecipazione di aziende nipponiche pari alla metà del capitale, è attualmente gestito da una società posseduta in maggioranza dalla russa Novatek (60% del capitale sociale) ma con la partecipazione, per il 25% del capitale, delle giapponesi Mitsui e JOGMEC.
In ambito militare, il ministro della Difesa del Sol Levante, Minoru Kihara, ha incontrato – lo scorso martedì – l’omologo britannico, Grant Shapps. I due ministri hanno ribadito la volontà di cooperare nel contrasto alla Cina. Il Giappone, il quale ha allo stato attuale un accordo di alleanza unicamente con gli USA, ha con la Gran Bretagna un accordo di cooperazione bellica e sta con essi, nell’ambito di un progetto che coinvolge anche l’Italia, sviluppando un nuovo caccia che dovrebbe vedere la luce nel 2035.
Venerdì, si sono invece incontrati a Tokyo il premier Kishida ed capo dello Stato Maggiore Congiunte delle forze armate statunitensi Charles Brown. I due hanno riaffermato le comuni sfide che vedono i due Paesi impegnati contro la Cina e la Russia. Brown ha sostituito, il mese scorso, Mark Milley.
Nella medesima giornata, il Segretario Generale del Gabinetto, Hirokazu Matsuno, ha condannato la decisione da parte della Federazione Russa di ritirarsi dall’accordo bilaterale sulla riduzione degli armamenti nucleari russi che era stato sottoscritto dai due Paesi nel 1993.
Il giorno successivo, il capo del governo ha espresso preoccupazione per voli effettuati da bombardieri russi e cinesi nei pressi delle acque nipponiche.
“Si stanno intensificando i tentativi di cambiare, unilateralmente, lo status quo intorno alla nostra nazione” ha affermato Kishida nel corso di un discorso tenutosi presso la base dell’aeronautica militare di Iruma (Saitama).
Ad Okayama, martedì scorso, una delegazione del Partito Comunista ha intanto chiesto al locale Ufficio della Difesa di escludere l’aeroporto civile della città dalle esercitazioni nippo-statunitensi che, tra il 10 ed il 20 novembre coinvolgeranno oltre 30.000 militari giapponesi e più di 10.000 statunitensi. Nel corso di queste manovre, che si svolgeranno in diverse località del Giappone, sarà la prima volta che lo scalo di Okayama verrà coinvolto in esercitazioni militari. I comitati pacifisti della Prefettura hanno anche criticato aspramente il Governatore per non aver discusso della questione in sede di assemblea prefettizia.
In politica interna, l’ex ministro dell’Ambiente, Yoshiaki Harada, è divenuto, alcuni mesi fa, il capo del comitato di promozione di un tunnel che – nelle intenzioni dei proponenti – dovrebbe connettere il Kyushu alla Penisola coreana: un progetto molto caro alla Chiesa dell’Unificazione verso la quale Harada ha espresso gratitudine per l’appoggio mostrato durante le ultime elezioni. Harada è diventato leader del gruppo dopo le dimissioni – motivate con l’età – di Chisato Kajiyama, ex presidente dell’Università del Kyushu.
“Non mi candiderò più alle elezioni così posso parlare apertamente circa il fatto di aver ricevuto aiuto da un gruppo religioso” ha affermato l’ex ministro.
“Il progetto del tunnel Giappone-Corea è impossibile da realizzare ed è stato utilizzato per raccogliere donazioni per il gruppo religioso e creare collegamenti con gli ambienti politici ed economici locali. Sono sorpreso che qualcuno che ha servito come ministro sia ora a capo di un gruppo che promuove il progetto. [Harada ndr] non comprende che significa che il governo abbia confermato i danni causati dal gruppo religioso ed ha chiesto un ordine per il suo scioglimento” ha sostenuto Katsuomi Abe, uno degli avvocati che si occupa di seguire quanti hanno denunciato di essere state vittime del culto.
Sempre in questo campo, lo scorso martedì, la filiare nipponica della Chiesa ha affermato che prevede di mettere di lato 10 miliardi di yen a garanzia di future condanne a risarcimenti cui potrebbe essere soggetta. Contemporaneamente, il rappresentante del culto in Giappone, Tomihiro Tanaka, ha condannato come lesiva della libertà religiosa la richiesta avanzata dall’esecutivo alla magistratura di emissione di un ordine di scioglimento dell’organizzazione religiosa.
Tanaka ha smentito le intenzioni dell’associazione di muovere fondi verso la Corea del Sud, ove si trova la sede centrale del movimento, e sostenuto che, al momento, sono pendenti 664 richieste di restituzione di donazioni (secondo i promotori delle azioni legali in larga misure estorte mediante pressioni psicologiche) per un totale pari a 4,4 miliardi di yen.
I numeri dei possibili risarcimenti sono, secondo la Rete degli avvocati contro le vendite spirituali, sono molto più alti e potrebbero superare i 100 miliardi di yen.
Nelle parole di Tanaka non c’è stato “nessun riconoscimento di responsabilità legale, nessuna scusa, nessun rimorso” per il Segretario del Partito Comunista, Akira Koike per il quale “è diventato chiaro che dobbiamo finalmente emettere un ordine di scioglimento e mettere in atto una legislazione per preservare i beni”. Alla conferenza stampa nella quale Tanaka ha affermato le cose menzionate poco sopra non è stato ammesso un giornalista del periodico comunista Akahata in quanto la sala sarebbe stata al limite della capienza.
Rimanendo negli scandali, Kenji Kanda, viceministro alle Finanze, ha riconosciuto come verità, scusandosi, quanto riferito dal settimanale Shukan Bunshun, circa il sequestro – in ben 4 occasioni tra il 2013 ed il 2022 – da parte delle autorità fiscali di proprietà possedute dalla propria azienda per evasione fiscale. Interrogato dal senatore del PCD Kenji Katsube, il politico ha affermato di non volersi dimettere dall’incarico. Venerdì, il leader dei costituzional-democratici Izumi ha ribadito la richiesta di dimissioni per Kanda.
In settimana, un politico di recente coinvolto in diversi scandali (compreso il sostegno ricevuto dalla Chiesa dell’Unificazione) è deceduto. Venerdì scorso, Hiroyuki Hosoda, ex Presidente della Camera dei Rappresentanti, è morto all’età di 79 anni.
In riferimento alla pandemia, ben 69,7 miliardi di yen di assistenza finanziaria erogata da enti pubblici centrali non sono più esigibili. A rendere noto il dato è stato, lo scorso 7 novembre, il Collegio dei Revisori centrale che ha stimato che, con i crediti che potranno diventare inesigibili a breve, il totale potrebbe ammontare a 1.000 miliardi di yen.
La maggioranza, intanto, con il parere contrario delle opposizioni, si appresta a varare una riforma della normativa sulle indennità dei membri del governo che porterà le stesse ad un rialzo. Se approvata, la normativa porterà il primo ministro a guadagnare 40.610.000 yen l’anno mentre un ministro otterrà 29.610.000 yen. Secondo quanto dichiarato dal Segretario Generale del Gabinetto, il premier potrebbe restituire l’aumento.
A nome del PCD, Kenta Izumi ha chiesto che siano aumentati gli stipendi dei dipendenti pubblici e non quelli dei membri del governo.
In ambito fiscale, il responsabile per le politiche fiscali del Nuovo Komeito, Makoto Nishida, non è d’accordo con l’idea espressa dall’omologo del PLD, Yoichi Miyazawa, circa la limitazione ad un solo anno fiscale dei tagli alle imposte previsti – in un’entità comunque modesta, appena 70.000 yen per le famiglie a basso reddito – dalla maggioranza per il prossimo periodo d’imposta nonché l’erogazione di un piccolo sussidio una tantum (40.000 yen) per le famiglie a basso reddito.
Nonostante le frizioni interne alla maggioranza, venerdì scorso, il governo ha approvato un bilancio suppletivo da 13.200 miliardi. Ben 8.880 miliardi sono coperti dall’emissione di nuovi titoli di Stato.
Circa la riforma delle università nazionali di cui si è parlato nella scorsa Pillola, il 7 novembre, in sede di Camera dei Rappresentanti, la deputata del Partito Costituzionale Democratico, Makiko Kikuta, ha fortemente criticato la proposte di legge della maggioranza sottolineando come, nei fatti, essa andrebbe a limitare l’autonomia degli atenei, la loro democrazia interna e la libertà di ricerca accentrando le decisioni sulla distribuzione dei fondi.
Cuore della riforma presentata dalla maggioranza consiste, per gli atenei posti sotto il Ministero dell’Istruzione, in un nuovo sistema di nomina e revoca dei membri dei consigli direttivi degli atenei che prevede l’assenso da parte del dicastero dei nominativi proposti dal rettore.
La deputata ha anche sottolineato l’esigenza di finanziare maggiormente le università locali le quali hanno aumentato, pressoché tutte, le rette.
Di “violenta interferenza nella libertà accademica e nell’autonomia universitaria che non può essere tollerata” ha parlato, nel corso del proprio intervento, il deputato del Partito Comunista, Takeshi Miyamoto.
Sull’Esposizione di Osaka del 2025, la ministra responsabile della materia, Hanako Jimi, ha difeso la spesa di 35 miliardi di yen che sarà utilizzata per costruire delle strutture di legno nel sito che ospiterà l’evento. Secondo la ministra, l’anello di 2 chilometri – il quale, una volta completato, diventerà la struttura in legno più grande del mondo – tutelerebbe i visitatori dall’eccessivo caldo dato che l’Esposizione si terrà in estate. I costi dell’evento sono via via cresciuti e non è escluso che ciò succeda ancora nel corso del 2024.
“Non credo che sia così e non credo che bisogna dare per scontato l’aumento dei costi che andrebbero invece ridotti” ha commentato, sia in riferimento alla presunta tutela dal caldo che alle crescenti spese, Kenta Izumi.
In economia, nonostante il rallentamento della crescita cinese, sono molte le imprese giapponesi che hanno partecipato all’Esposizione Internazionale delle Importazioni di Shanghai che ha aperto i battenti lo scorso lunedì. Le aziende nipponiche che operano nell’Impero di mezzo “sono molto incoraggiate ad espandere ulteriormente le proprie attività” ha dichiarato Tetsuro Homma, capo della Camera Giapponese di Commercio e Industria in Cina. All’evento partecipano 350 aziende giapponesi e cioè oltre il 10% del totale delle imprese presenti.
In campo salariale, il numero di Keidanren, Masakazu Tokura, ha chiesto alle maggiori imprese di adoperarsi – nel corso dei prossimi rinnovi contrattuali di primavera – a superare il 4% negli aumenti salariali che, presumibilmente, saranno concessi. La maggiore organizzazione sindacale, Rengo, per parte sua ha sostenuto che chiederà aumenti “intorno al 5%”.
Il ruolo dei padroni nel raggiungimento di uno stabile tasso d’inflazione del 2% (obiettivo in realtà ampiamente superato ma non considerato stabile dai vertici della Banca del Giappone) è stato sottolineato anche dal Governatore dell’istituto di emissione, Kazuo Ueda, per il quale l’obiettivo “gradualmente si avvicina” anche grazie al ruolo delle imprese.
In ambito macroeconomico, l’avanzo delle partite correnti nella prima metà dell’anno fiscale 2023 è triplicato rispetto allo scorso anno toccando i 12.710 miliardi di yen. Il dato è stato largamente motivato dai ricavi ottenuti dagli investimenti esteri e da un relativo calo dei costi per l’energia. L’avanzo primario ha raggiunto i 18.380 miliardi (+3,9% rispetto all’anno precedente).
Il deficit commerciale si è ridotto di oltre l’84% per un totale di 1.410 miliardi. Le importazioni sono calate del 13,2% (per 51.030 miliardi totali) mentre le esportazioni sono state pari a 49.620 miliardi. Nei servizi, il deficit è calato del 29% raggiungendo i 2.330 miliardi mentre il surplus del settore dei viaggi (dato dalla differenza tra quanto gli stranieri hanno speso nell’Arcipelago e quanto hanno speso i giapponesi che si sono recati all’estero) è cresciuto di 15 volte rispetto allo periodo dell’anno precedente per un tale di 1.650 miliardi.
Nell’ambito delle politiche economiche internazionali, il Fondo Monetario Internazionale ha comunicato, martedì scorso, che è stata approvata una proposta per l’aumento del 50% delle quote di ciascun socio. Ciò implica che ciascun Paese manterrà la medesima quota. Il governo nipponico era preoccupato circa l’eventualità che le quote fossero definite tenendo conto delle dimensioni delle economie il che avrebbe implicato che la Cina avrebbe scalzato il Sol Levante come detentore della seconda maggiore quota. Attualmente gli USA detengono il 17,4% delle quote, il Giappone il 6,5% e la Cina il 6,4%.
Nel commercio estero, le esportazioni di prodotti ittici nipponici verso la Cina, in seguito al divieto alle importazioni introdotto da quel Paese in conseguenza del rilascio in mare operato dal Giappone delle acque stoccate all’interno dell’ex centrale di Fukushima è, comprensibilmente, calato del 90% rispetto all’anno precedente per un valore complessivo di appena 800 milioni di yen. Il totale aggregato delle esportazioni di prodotti agricoli, forestali ed ittici verso la RPC è crollato del 47,4% per complessivi 13,9 miliardi di yen. Cresciute, invece, le esportazioni di pescato verso la regione Hong Kong la quale segue politiche parzialmente autonome rispetto al resto del Paese imponendo il divieto soltanto a quei prodotti provenienti da 10 Prefetture nipponiche.
Nell’auto, i profitti di Honda Motor nel periodo luglio settembre sono cresciuti di ben il 34% rispetto al emdesimo periodo dell’anno precedente per complessivi 254 miliardi di yen. A rendere possibile il dato è stata una forte ripresa della domanda sul mercato nordamericano nonché la debolezza dello yen che favorisce le esportazioni.
Sempre nell’auto, Nissan ha rivisto al rialzo le stime per l’anno fiscale 2023 le quali dovrebbero raggiungere i 390 miliardi di yen. Anche in questo caso, la debolezza dello yen dovrebbe favorire le esportazioni anche se l’azienda si trova a dover affrontare una sempre più agguerrita concorrenza in Cina tanto che progetta, per la seconda metà del 2024, di immettere su quel mercato 4 nuovi modelli elettrici o ibridi.
Nei trasporti, la società MicroJet, una compagnia fondata quest’anno a Tokyo ha ottenuto la licenza ad operare voli commerciali ed effettuato, trasportando come primo passeggero il Governatore della Prefettura di Tottori, il primo volo. La società intende operare con un aereo Cessna Citation Mustang che può trasportare un massimo di 4 passeggeri ed intende quindi posizionarsi nel settore dei voli per ricchi.
Nell’elettronica e nell’intrattenimento, il colosso nipponico Sony ha riportato un calo dei profitti, per il periodo luglio-settembre, pari al 29% (200 miliardi di yen contro i 282 del medesimo periodo del 2022) e ciò in gran parte allo sciopero del settore cinematografico che ha attraversato gli Stati Uniti.
Grandi perdite, 1.410 miliardi, per il colosso della finanza e delle telecomunicazioni SofBank. Il dato è enormemente più alto di quello dell’anno scorso (quanto le perdite nette superarono di poco i 129 miliardi) e ciò è dovuto in gran parte alla perdita di valore di molte società operanti nell’innovazione sulle quali l’azienda guidata da Son aveva investito direttamente o mediante il fondo detenuto con i sauditi Vision Fund (le cui perdite, da sole, hanno contribuito per 583 miliardi sul totale di quelle di SoftBank).
(con informazioni di imf.org; gov.uk; tass.com; bernama.com; jcp.or.jp; cdp-japan.jp; mainichi.jp; asahi.com)
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