Il Partito Liberal-Democratico si è assicurato 4 dei 5 seggi ove si votava per le elezioni suppletive della Dieta. I conservatori hanno vinto il colleghi 2 e 4 di Yamaguchi (il primo era quello occupato dall’ex ministro Nobuo Kishi mentre il secondo da Shinzo Abe) ed il collegio 5 di Chiba della Camera dei Rappresentanti nonché – di strettissima misura – il seggio della Camera dei Consiglieri di Oita. L’opposizione, nello specifico un candidato del Partito dell’Innovazione, ha conquistato il seggio n. 1 della Camera bassa di Wakayama. Sotto al 50% la partecipazione in tutti i collegi.
Alla luce dei risultati elettorali, lunedì scorso, il premier Kishida ha smentito l’intenzione di voler sciogliere la Camera bassa per andare ad elezioni anticipate.
Delusione per non essere riusciti, come opposizione, a presentare candidati unitari è stata espressa da Hiroshi Ogushi, responsabile elettorale del Partito Costituzionale Democratico.
Nella sanità, secondo un’indagine del Ministero della Salute, il 14,4% dei comuni non hanno accolto le domande di sostegno provenienti dalle neopartorienti. La percentuale sale addirittura al 43% nelle città con oltre 200.000 abitanti. Le misure di sostegno per le neomadri comprendono aiuto psicologico e fisico. La ricerca, condotta da Nomoura Research Institute tra settembre ed ottobre 2022, ha ricevuto risposte da 1.183 comuni.
I salari di medici ed infermieri sono intanto rimasti allo stesso livello dello scorso anno. Anche quelli i cui salari sono responsabilità dello Stato, nei negoziati per i rinnovi annuali del contratto di quest’anno non si è visto alcun significativo aumento degli stipendi.
Nell’istruzione, nel 2021, secondo un’indagine i cui risultati sono stati diffusi di recente del dicastero competente, non è nota la sorte scolastica di 10.677 studenti stranieri: poco meno del 10% del totale. Di circa 778 bambini e ragazzi non vi alcuna certezza che abbiano mai frequentato alcuna scuola in Giappone. Il dato è inferiore a quello dell’anno precedente, quando i minori stranieri dei quali non vi era certezza circa la frequenza scolastica erano 12.591 mentre tra coloro che certamente non sono stati iscritti a scuola, il dato è cresciuto di 129 unità.
L’indagine ha ottenuto risposte da 1.741 comuni, 1.240 hanno nelle loro scuole studenti stranieri.
Se dell’istruzione dei minori stranieri sembra importare poco, il Giappone, nella sua fame di braccia potrebbe presto concedere ai lavoratori manuali altamente professionalizzati (che rientrano cioè in uno speciale schema di concessione del permesso di soggiorno introdotto nel 2019) di rimanere nell’Arcipelago a tempo indeterminato. La proposta è emersa durante una riunione della commissione interna al PLD che si occupa del tema.
Il PLD ed il Nuovo Komeito hanno intanto raggiunto, giovedì scorso, un accordo con Nippon Ishin no Kai, per una modifica della legge sull’immigrazione. Tra i punti più discussioni – e condannati da esperti ONU nonché, in patria, da comunisti, socialdemocratici e costituzional-democratici – vi è la possibilità di introddure l’espulsione per persone che hanno in corso dei ricorsi per l’ottenimento dello status di rifugiato. Sul via libera per assicurare tale status (una chimera per molti, il Sol Levante lo concede a poche decine di persone l’anno, appena 202 nell’ultimo anno) mediante commissioni terze, vi è stata una timida apertura dei conservatori a quella che è una proposta avanzata dal PCD.
Un tavolo consultivo del governo ha intanto formulato proposte circa un miglioramento dell’attuale programma per i tirocinanti stranieri (una delle principali vie per lavorare nel Sol Levante) al fine di attrarne di più nonché di formarli meglio. Il tavolo ha sottolineato l’esigenza di allargare la possibilità per i lavoratori della categoria 2 (quella che, in soldoni, dà meno diritti) di passare alla categoria 1 (quella che, ad esempio, dà diritto al ricongiungimento familiare) che è attualmente limitata soltanto a 12 degli 87 settori industriali ove è possibile reclutare questi lavoratori.
Sui temi della pandemia, stando a dati resi pubblici dopo una causa giudiziaria, è emerso che le mascherine ordinate dal governo Abe durante la prima ondata pandemica hanno avuto prezzi variabili di 2,4 volte. Tra marzo e giugno del 2020, l’esecutivo guidato dallo scomparso politico conservatore, ha ordinato mascherini per 44,2 miliardi di yen con l’obiettivo di consegnarne almeno due per ogni famiglia giapponese ma, almeno fin quando non è intervenuta la magistratura, i nomi dei venditori ed i prezzi pagati ai singoli fornitori erano rimasti riservati.
Contro questa mancanza di trasparenza, un gruppo di cittadini guidati dal docente universitario Hiroshi Kamiwaki, avevano depositato una causa presso la Corte Distrettuale di Osaka che ha costretto lo Stato a rendere pubblici i contratti. Secondo quanto è stato divulgato, il governo sottoscrisse 32 contratti con 17 diversi fornitori pagando un prezzo per le mascherine che andava dai 68,9 ai 165 yen per unità. L’80% delle mascherine (258 milioni di pezzi) sono state acquistate da sei fornitori e costate una media compresa tra i 130 ed i 140 yen.
Il 25 aprile si è invece tenuto un incontro tra rappresentanti della maggioranza e dell’opposizione per discutere dell’imminente passaggio (giovedì era stato deciso dal governo che questo sarebbe scatto per l’otto maggio poi anticipato al 29 aprile, inizio del tradizionale periodo di vacanza denominato “settimana d’oro”) del COVID-19 dalla categoria 5 di allarme (quella massima) alla categoria 2 (la stessa che è prevista di norma per l’influenza stagionale). Intervenuto a nome del Partito Costituzionale Democratico, il deputato Junya Ogawa ha illustrato le proposte del proprio partito che prevedono un numero maggiore di test, una raccolta maggiore di dati statistici sulla patogenicità volti a monitorare gli effetti della malattia nelle singole regioni e per fasce d’età nonché la continuità sul fronte dei posti letto e dell’erogazione dei fondi alle strutture sanitarie maggiormente impegnate nella cura dei pazienti colpiti dal SARS-CoV-2.
Secondo un tavolo consultivo del dicastero della Salute, 8.400 centri medici (e tra essi il 90% degli ospedali) sono in condizioni di ospitare 58.000 pazienti afflitti da COVID-19 qualora scoppiasse un’altra ondata pandemica.
Sui diritti civili, il Commissario Europeo al Lavoro ed ai Diritti Sociali, Nicolas Schmit, intervistato dall’agenzia di stampa Kyodo, ha dichiarato che il Sol Levante è indietro di decenni rispetto all’UE sul fronte dell’uguaglianza di genere. Il funzionario di trovava in Giappone dove ha partecipato ad un incontro con i ministri delegati al tema del G7.
Polemica hanno intanto suscitato le parole di Koichi Tani, capo della Commissione Nazionale di Pubblica Sicurezza, il quale, nel corso di una riunione del PLD ha affermato che stava “mangiando della deliziosa anguilla con riso” mentre il premier era vittima, senza conseguenze fisiche, di un attentato nel corso della campagna elettorale per il primo turno delle elezioni amministrative.
Nella demografia. Secondo dati forniti dal governo mercoledì scorso, la popolazione giapponese potrebbe scivolare a quota 87 milioni per il 2070: il 30% in meno rispetto rispetto al 2020. Secondo la stima dell’Istituto Nazionale di Ricerca su Popolazione e Sicurezza Sociale, la popolazione straniera raggiungerà il 10,8% del totale (9.930.000 persone) mentre gli ultrasessantacinquenni toccheranno quota 33.670.000 persone (e cioè il 38,7%) dopo un picco pari a 39.530.000 che si raggiungerà nel 2043.
Sempre per il 2070, la popolazione in età da lavoro (15-64 anni) dovrebbe passare dai 75.090.000 del 2020 a 45.350.000 mentre il numero di coloro che avranno meno di 14 anni passerà dai 15.030.000 di tre anni fa a poco meno di 8 milioni per il 2070. In tutto ciò, l’età media crescerà a 54 anni contro i 47,6 del 2020.
L’aspettativa di vita per il 2070 è stimata in 85,89 anni per gli uomini (oggi è a 81,58) mentre quella delle donne dovrebbe giungere a 91,94 (contro gli 87,72 attuali).
Il numero di nuovi nati, nonostante un miglioramento da 1,33 a 1,36 figli per donna, dovrebbe scendere dagli 800.000 attuali a 700.000 per il 2043 ed a 500.000 nel 2070.
Il dirigente del Partito Costituzionale Democratico Akira Nagatsuma ha criticato la scelta del governo di pubblicare questi dati, oggettivamente drammatici, soltanto dopo la conclusione del voto per le elezioni amministrative e le suppletive del parlamento.
In tema di politiche energetiche, il 26 aprile, la commissione per l’Industria della Camera dei Rappresentanti ha discusso ed approvato il disegno di legge sulla decarbonizzazione proposto dai conservatori il quale punta sul prolungamento della vita attiva delle centrali nucleari.
“Quando ho ricevuto rapporti sulla situazione dell’incidente, i quali cambiavano momento per momento, ero consapevole della distruzione del Giappone orientale. Non importa quanto siano rigidi gli standard di sicurezza, farò del mio meglio affinché non si verifichino incidenti. Il Giappone è soggetto a terremoti e non vi è alcuna garanzia che le centrali nucleari non possano essere danneggiate, nei decenni a venire, da terremoti e tsunami. Molte persone all’epoca (nel 2011 ndr) sostenevano la decisione del primo ministro Kan ed il Partito Liberal-Democratico non si oppose all’eliminazione graduale della produzione di energia nucleare. È già stato dimostrato che possiamo cavarcela senza centrali nucleari” ha affermato nel proprio intervento il politico progressista Naoto Kan, premier quando avvenne la catastrofe del marzo 2011 che colpì il Tohoku.
“Ora, data la grave situazione energetica è il momento di fissare obiettivi ambiziosi per l’introduzione delle energie rinnovabili. L’unica strada che il Giappone può scegliere è quella di abbandonare la dipendenza dall’energia nucleare e passare alle energie rinnovabili il prima possibile” ha sostenuto, il giorno successivo, nel corso del dibattito nella plenaria della Camera bassa, il collega di partito Yamazaki.
In politica estera, il 23 aprile, il G7 dei ministri dell’Agricoltura, riunitosi a Miyazaki, ha condannato le supposte responsabilità della Russia nella crisi alimentare prodottasi con il conflitto in Ucraina.
“Siamo profondamente preoccupati per il devastante impatto che la guerra sta avendo sulla sicurezza alimentare globale, non ultimo nella crescita dei prezzi del grano, del carburante e dei fertilizzanti, le quali stanno colpendo, in maniera spropositata, i più vulnerabili” si legge nel comunicato finale del vertice.
Nell’incontro si è affermato il sostegno alla ricostruzione del settore agricolo ucraino nonché ad altri Paesi poveri. Su quest’ultimo punto, il Sol Levante ha offerto 230 milioni di yen al fondo internazionale per lo sviluppo agricolo.
A Mosca, la Procura Generale ha riconosciuto la Lega dei residenti delle isole Chishima e Habomai – un gruppo di ex residenti delle Curili meridionali e di loro discendenti – come un’organizzazione straniera indesiderata. Secondo i magistrati, il gruppo tenterebbe di sottrarre parte le isole alla sovranità russa nonché “per molti anni ha espresso visioni negative sulla Russia e creato un sentimento anti-russo in Giappone”.
Il governo ha intanto annunciato che, a partire dal 24 maggio, i settori economici ove gli investimenti stranieri sono limitati aumenteranno di nove e comprenderanno, tra gli altri, il campo dei semiconduttori e quello delle batterie.
Nei settori soggetti a regolamentazione, le società e gli individui non giapponesi che volessero acquistare più dell’1% del capitale sociale di un’impresa operante in quegli ambiti, debbono renderlo noto prima della proposta di acquisto ed ottenere il via libera dall’esecutivo.
Nella stessa settimana, il governo ha auspicato di poter raggiungere, per il 2030, quota 100.000 miliardi di yen di investimenti diretti dall’estero nonché una maggiore attrazione di professionisti di settori ove è possibile lavorare da remoto. Al 2022, gli investimenti diretti esteri avevano toccato i 46.600 miliardi mentre per il 2030, l’obiettivo del governo era, più modestamente, quello di arrivare ad 80.000 miliardi.
Nei rapporti con la Corea del Sud, dopo gli anni di tensione vissuti con la presidenza Moon, la nuova linea – molto più tendente alla realpolitik della precedente, anche a costo di dolorose concessioni sul piano storico-ideologico – della gestione Yoon ha portato, lunedì scorso, al reinserimento dal parte coreana del Giappone nella lista dei Paesi che beneficiano nel commercio di un trattamento preferenziale.
Giappone e Corea del Sud si sono rimossi, vicendevolmente, dalle loro “liste bianche” nel 2019, allorché gli asset di alcune aziende nipponiche in RdC vennero confiscati per risarcire ex forzati di guerra sfruttati da quelle imprese durante l’occupazione coloniale della Penisola.
Venerdì, anche il Ministero all’Economia, Industria e Commercio di Tokyo ha annunciato il reinserimento della RdC nella lista dei Paesi con i quali non sono previste restrizioni al commercio.
In Sudan, secondo quanto comunicato da premier ad inizio settimana, tutti i cittadini giapponesi che volevano lasciare in Paese, in preda ad una grave e violentissima crisi, lo hanno fatto. In totale, 45 persone hanno lasciato la nazione africana con un aereo delle Forze di Autodifesa partito da Gibuti lunedì mentre altri otto sono stati imbarcati su un aereo francese partito da Khartum.
Frattanto, il 67,4% dei 521 sopravvissuti ai bombardamenti atomici statunitensi su Hiroshima e Nagasaki sentiti dall’agenzia di stampa Kyodo, non crede che il prossimo G7 dei capi di governo che si terrà ad Hiroshima otterrà dei risultati concreti verso l’abolizione delle armi atomiche.
Nella stessa settimana, il ruolo di Nagasaki per una crescita di consapevolezza sull’orrore delle armi nucleari, è stato sottolineato dal sindaco uscente della città Tomihisa Taue. Dopo 16 anni alla guida dell’ente, il politico di opposizione ha annunciato la volontà di voler lasciare la politica. Nelle elezioni del 23 aprile, a vincere le elezioni comunali è stato Shiro Suzuki, ex funzionario del Ministero dei Trasporti.
Il 29 aprile, è stato, intanto, il ventiseiesimo anniversario dell’entrata in vigore della Convenzione sulle armi chimiche. Rispondendo ad una domanda di un giornalista, la Portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino, Mao Ning, ha risposto circa il progresso della distruzione delle armi chimiche abbandonate dai giapponesi.
“Le armi chimiche abbandonate dal Giappone in Cina sono una questione importante nelle relazioni bilaterali ereditata dalla storia. La loro distruzione è anche una parte importante del rispetto della Convenzione. La Cina ha costantemente esortato il Giappone a distruggere completamente le armi chimiche in una data anticipata in conformità con la Convenzione ed il Memorandum tra i due governi. Poiché il Giappone non era riuscito a completare la distruzione come previsto, la centounesima sessione del Consiglio esecutivo dell’OPCW ha esaminato ed adottato il documento nazionale presentato congiuntamente da Cina e Giappone sul piano di distruzione oltre il 2022. Come afferma il piano, il Giappone deve completare la distruzione delle armi sepolte ad Haerbaling e in altri luoghi entro la fine del 2027. Il piano offre anche percorsi per questioni chiave come l’aumento dell’efficienza del lavoro nei grandi siti di sepoltura e fornisce indizi ed informazioni efficaci. Rimuovere le sostanze pericolose è un’imprescindibile responsabilità storica, politica e legale del Giappone. Con l’inizio dell’attuazione del nuovo piano di distruzione, quest’anno, il processo sarà completamente implementato ed accelerato. Esortiamo la parte giapponese a prendere sul serio le preoccupazioni della Cina e della comunità internazionale, ad attuare pienamente e fedelmente il nuovo piano nella sua interezza, ad aumentare il contributo su tutti i fronti, a compiere ogni sforzo per accelerare il processo di smaltimento, ad adempiere con serietà alle proprie responsabilità ed a svolgere le proprie parte circa la realizzazione di un mondo libero dalle armi chimiche” ha affermato l’alta funzionaria cinese.
In ambito militare, il PLD ha tenuto, martedì scorso, la prima riunione interna volta ad elaborare una proposta di legge che rilassi – in violazione della Costituzione e della Dichiarazione di Potsdam – l’esportazione di armi. Se Itsunori Onodera, ex ministro della Difesa ed attualmente a capo della commissione del partito che si occupa di questi temi, ha auspicato passi concreti verso un potenziamento dell’esportazione di materiale bellico, l’omologo del Nuovo Komeito, Shigeki Sato, ha sostenuto che il Sol Levante non dovrebbe compromettere “il cammino postbellico che ha visto il Giappone come nazione amante della pace”.
Venerdì, intanto, il governo ha approvato la nuova politica oceanica quinquennale. Il documento, pone la necessità di rafforzare la sicurezza a fronte della crescita di attività condotte da “navi di ricerca straniere” nella Zona Economica Esclusiva di Tokyo.
Ad Okinawa, una protesta si è tenuta il 24 aprile contro un progetto statunitense che mira a creare, nella città omonima, una base per il rifornimento dei mezzi a stelle e strisce: un’ulteriore servitù a carico dei residenti della Prefettura.
Lo stesso giorno, una delegazione dell’Assemblea prefettizia è volata a Tokyo ove ha consegnato al viceministro della Difesa, Jiro Kimura, una mozione che invita il governo a dialogare con la Cina abbassando la tensione tra i due Paesi.
Sulla contaminazione da PFOS provocata dalle forze armate statunitensi a Tama (Tokyo) un’indagine epidemiologica è stata chiesta dal deputato del PCG Miyamto.
Venerdì, intanto, la Dieta ha dato lo scontato via libera agli accordi sulla cooperazione militare stretti – separatamente – con Gran Bretagna ed Australia. Gli accordi faciliteranno le esercitazioni congiunte nonché la possibilità di dispiegamento delle forze armate dei rispettivi Paesi in Giappone.
Si tratta dei primi accordi di questo tipo sottoscritti dal Sol Levante se si esclude quello con gli Stati Uniti d’America.
In economia, il governo, nel proprio rapporto di aprile, ha lasciato invariate le prospettive comparse a marzo. Anche se sono visibili alcune debolezze, l’economia nipponica starebbe “riprendendosi moderatamente”.
Nelle infrastrutture, la senatrice comunista Akiko Kurabayashi, ha criticato, lo scorso 24 aprile, il progetto di estensione del treno a levitazione magnetica tra Tsuruga e Shin-Osaka. Per la parlamentare, oltre all’enorme quantità di denaro che costerebbe l’estensione della linea, l’esecutivo non ha tenuto in conto dell’impatto sulle falde acquifere dei tunnel che saranno scavati nella Prefettura di Kyoto. Attualmente, l’opera dovrebbe costare 1.700 miliardi di yen e cioè il 43% in più rispetto alla stima iniziale.
A Tokyo, grande opposizione (oltre 200.000 le firme raccolte) è emersa al piano della Governatrice Yuriko Koike e di un’azienda di costruire un grattacielo alto 190 metri nell’area di Jingu Gaien nonché di ampliare l’attuale stadio del baseball. “Sarebbe come costruire un grattacielo nel mezzo del Central Park di New York” ha affermato la docente dell’Università di Tokyo, Mikiko Ishikawa, per la quale la capitale “rischierebbe di perdere l’anima” qualora tale piano, che andrebbe ad incidere in un’area storicamente e culturalmente importante, andasse in porto.
Nelle politiche monetarie, al termine della due giorni di vertice del tavolo direttivo della Banca del Giappone, il primo vertice guidato da Kazuo Ueda, si è deciso un mantenimento delle attuali politiche monetarie fino ad un raggiungimento stabile del 2% di tasso d’inflazione.
“Siamo impegnati a mantenere il nostro programma di controllo della curva dei rendimenti fino a quando l’obiettivo del 2% non sarà raggiunto stabilmente, quindi faremo il possibile in questo quadro. Vorremmo essere pazienti ancora un po’ e continuare l’allentamento monetario” ha affermato Ueda al termine della riunione.
L’istituto ha stimato che, ancora per il 2023, il tasso d’inflazione di manterrà intorno all’1,8%. Come primo risultato del vertice, lo yen si è fortemente deprezzato giungendo, il 28 aprile, a quota 135 sul dollaro.
Contro l’inflazione, la Prefettura di Iwate ha annunciato, nella settimana appena trascorsa, un piano di intervento da 4,9 miliardi di yen volto ad attenuare l’impatto della crescita dei prezzi dei carburanti e di altre materie prime. Il piano prevede alcuni sussidi agli allevatori per l’acquisto di mangimi ed un sostegno alle piccole imprese che utilizzano il GPL.
In previsione del prossimo vertice dei ministri delle Finanze e dei Governatori delle Banche Centrali, il ministro nipponioc Shuniki Suzuki, ha annunciato che inviterà anche i titolari di queste istituzioni di alcune nazioni emergenti nonché di India, Brasile e Corea del Sud.
Per ciò che concerne la produzione industriale, un calo dello 0,2% si è registrato nel 2022. Fatto 100 il 2015, l’indice che misura questo dato si è attestato a quota 95,3.
Sul lavoro, nel 2022, la disoccupazione è calata dello 0,2% raggiungendo il 2,6%. La disponibilità di posti è cresciuta di 0,15 toccando quota 1,31 (ciò significa che per ogni 100 persone che cercavano lavoro erano disponibili 131 posti): un dato comunque molto inferiore a quello del 2019 che fu di 1,55.
Purtuttavia, nel mese di marzo, il tasso di disoccupazione è stato del 2,8% (+0,2%) con un lieve calo della disponibilità di posti di lavoro.
Per singoli settori, l’intrattenimento ha visto una crescita degli occupati pari all’8,3% mentre la ristorazione del 5,9%. Di contro, il manifatturiero ha visto un calo dell’8% e l’edilizia del 6,3%.
In termini assoluti, i disoccupati sono stati 1.950.000 e di questi 820.000 si sono dimessi (+7,9%) e 520.000 (+15,6%) sono stati licenziati o non si sono visti rinnovare i contratti.
Nell’elettronica, martedì scorso, l’esecutivo ha comunicato che concederà un sussidio di altri 260 miliardi di yen alla società, di recente creazione Rapidus. L’azienda, nata da una joint venture che coinvolge, tra gli altri, Sony e Toyota, intende costruire un impianto per la produzione di chip nell’isola di Hokkaido. In precedenza, il dicastero all’Industria aveva annunciato la concessione a Rapidus di 70 miliardi. A costruire la fabbrica sarà Kajima Corporation. I lavori inizieranno a settembre di quest’anno e dovrebbero concludersi nel 2025.
Sempre in questo campo, il Governatore dello Stato USA della Virginia, Glenn Youngkin, ha effettuato una visita nell’Arcipelago ove ha incontrato i dirigenti di Micron, azienda che ha investito e che prevede di investire ulteriori 3 miliardi di dollari nell’impianto di Manassas, nello Stato guidato dal conservatore. Obiettivo della visita di Youngkin è quello di rafforzare la cooperazione nel settore tra le aziende giapponesi e le realtà della Virgina al fine di aumentare i posti di lavoro e la ricchezza prodotta nello Stato USA.
Il Gruppo Sony ha intanto annunciato, venerdì scorso, di aver ottenuto, nell’eanno fiscale 2022, profitti operativi record (1.210 miliardi e +0,,5%) con vendite che, per la prima volta, hanno superato i 10.000 miliardi di yen (11.540 miliardi per la precisione e +16,3%). A determinare il dato è stata la debolezza dello yen che ha favorito le esportazioni nonché una ripresa della domanda del mercato dei videogiochi.
Nell’auto, gli scandali che hanno coinvolto Hino Motors, società del gruppo Toyota specializzata nella vendita di veicoli commerciali, hanno portato l’azienda a comunicare perdite nette per 117.66 miliardi di yen nell’anno fiscale terminato a marzo. La cifra – molto superiore alle perdite dell’anno 2021 che furono pari ad 84,73 miliardi – è, in larga misura, dovuta agli oltre 92 miliardi pagati in risarcimenti ai propri clienti dopo l’ammissione di aver falsificato dati sui consumi e sulle emissioni di propri mezzi. Nel medesimo anno fiscale, i profitti operativi sono calati del 48,5% (17,41 miliardi) a causa dell’aumento del costo delle materie prime mentre le vendite sono cresciute – trainate dal mercato dell’Asia meridionale – del 3,3% per complessivi 1.510 miliardi.
Tra le aziende, Honda e l’azienda produttrice di batterie GS Yuasa, hanno annunciato la volontà di costruire, in Giappone, un nuovo impianto per la produzione di batterie al litio per autovetture investendo 434 miliardi di yen. Il piano di investimenti per la nuova fabbrica, che nei progetti dovrebbe aprire nel 2027, beneficerà di un sussidio statale pari a 158,7 miliardi.
La produzione delle maggiori case automobilistiche giapponesi, nell’anno fiscale da poco conclusosi, è comunque cresciuta. Il numero di vetture prodotte nell’Arcipelago è aumentato infatti del 7.8% toccando quota 7.650.000.
Toyota ha registrato un aumento pari allo 0.9% (2.790.000 veicoli); Honda dell’1,4% (643.338); Nissan del 33.8% (596.694).
Toyota ha anche visto un aumento delle vendite globali pari all’1% per complessivi 9.610.000 vetture (8,2 milioni, e cioè, un +1,1% vendute all’estero) mentre la produzione complessiva è cresciuta del 6,5% (9.130.000).
Nel trasporto aereo, ANA Holdings ha comunicato, giovedì scorso, che i profitti per l’anno fiscale 2022 hanno toccato quota 89,48 miliardi di yen: si tratta dei primi utili dopo tre anni di perdite dovute alla crisi pandemica. I voli nazionali operati dalla società, ad esempio, sono tornati al 93% rispetto a quelli del 2019.
Nell’energia, la Prefettura di Fukushima ed il land tedesco del Nord Reno-Westfalia hanno sottoscritto un memorandum per la cooperazione bilaterale nelle energie rinnovabili ed, in particolare, nell’idrogeno.
Sempre in quest’ambito, approfittando della recente possibilità offerta dall’esecutivo e dall’Agenzia Regolatrice per il Nucleare, Kansai Electric Power ha depositato, il 25 aprile, due richieste di autorizzazione al prolungamento oltre i 40 anni di due propri reattori: quelli 3 e 4 della centrale di Takahama.
Il giorno precedente, la giunta della Prefettura di Fukui ed il comune di Takahama avevano dato via libera alla proposta dell’azienda di sostituire gli attuali reattori.
Nella distribuzione, i supermercati Costco hanno aperto a Meiwa (Gunma) il loro trentaduesimo negozio nell’Arcipelago. L’azienda statunitense punta a raggiungere in breve i 100 punti vendita.
Sempre in questo campo, ad Osaka, l’Alta Corte di quella città ha respinto il ricorso di un imprenditore a cui era stato rescisso, dalla catena Seven-Eleven Japan, il contratto di affiliazione commerciale a causa del rifiuto dello stesso di aprire il negozio in orari notturni.
Nel febbraio 2019, Mitoshi Matsumoto, decise di chiudere il negozio tra l’una di notte e le sei del mattino lamentando mancanze di personale. A dicembre di quell’anno, la catena ruppe il contratto di affiliazione.
Nell’intrattenimento, con l’allentarsi della pandemia, i profitti di Oriental Land, la società che gestisce il Tokyo Disney Resort, potrebbero aver raggiunto, nell’anno fiscale chiusosi a marzo, gli 80,73 miliardi di yen e cioè oltre 10 volte quanto ottenuto nel 2021. Nell’ultimo anno fiscale, il numero di visitatori è cresciuto dell’83,2% toccando quota 22 milioni.
In campo alimentare, il colosso nipponico Kirin Holdings ha annunciato, giovedì scorso, che acquisterà, spendendo 1,88 miliardi di dollari australiani, la Blackmores, azienda operante nel settore dei “cibi sani”.
Chiudendo con l’agricoltura, lunedì scorso, un gruppo di esperti ha partecipato ad una riunione di approfondimento sull’autosufficienza alimentare organizzata dal PCG. Il professor Horoshi Isoda, docente presso l’Università del Kyushu, ha sottolineato come anche in Giappone cresca la malnutrizione e denunciato un mercato globale degli alimenti diretto da pochi Paesi ed estremamente deregolamentato. Per Isoda, inoltre, vi è un’enorme contraddizione nel fatto che il governo persegua, con un certo successo, la strada della crescita delle esportazioni di prodotti alimentari mentre, sul fronte della produzione, il tasso di autosufficienza alimentare scenda.
Il 23 aprile, a termine del G7 dei ministri dell’Agricoltura tenutosi a Miyazaki, si era tenuta una manifestazione di cittadini che chiedeva lo stop ad un mercato alimentare globale basato sul libero scambio.
(con informazioni di fmprc.gov.cn; yna.co.kr; hino-global.com; jcp.or.jp; cdp-japan.jp; mainichi.jp; asahi.com)
Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.