Shinzo Abe, ex capo del governo ed a lungo leader del Partito Liberal-Democratico è stato vittima, l’otto luglio, di un attentato. L’ex premier si trovava nei pressi della stazione Yamato-Saidaiji di Nara per un comizio elettorale quando, alle 11,30 del mattino, è stato raggiunto da due colpi di pistola. Immediatamente arrestato un sospetto: il quarantunenne Tetsuya Yamagami. Abe è stato portato all’Ospedale Universitario di Nara in stato di arresto cardiaco ed è deceduto alle 5,03 del pomeriggio.
Stando alle prime indiscrezioni filtrate alla stampa, il sospettato, ex un appartenente alla Marina militare, avrebbe ammesso le proprie responsabilità ma dichiarato, almeno inizialmente, che la sua intenzione era quella di colpire un leader religioso (del quale non è stato reso noto il nome) che, tuttavia, non era presente al comizio. Successivamente, Yamagami avrebbe sostenuto che effettivamente voleva uccidere l’ex premier a causa del presunto sostegno fornito da Abe a questo al gruppo religioso per la quale la madre nutriva una sorta di ossessione.
Shinzo Abe era nativo di Tokyo nel 1954 ma era originario di Yamaguchi (che divenne poi il suo collegio di elezione). Nipote, per parte di madre, di Nobosuke Kishi (premier per tre anni nel dopoguerra, più volte ministro e già responsabile, de facto, dell’economia dello Stato fantoccio del Manchukuo negli anni ’30). Il nonno paterno, Kan, fu deputato durante la Seconda Guerra Mondiale ed il padre, Shintaro, sarà più volte deputato e ministro (all’Agricoltura, agli Esteri, al Commercio Internazionale) nonché Segretario Generale del Gabinetto.
Il futuro premier, dopo una laurea in Scienze Politiche ottenuta presso l’Università Seikei, proseguirà gli studi negli Stati Uniti. Ritornato in patria lavorerà alcuni anni per il colosso dell’acciaio Kobe Steel ed in seguito diventerà assistente personale di alcuni politici del PLD. Nel 1993 venne eletto, nel collegio che fu del padre, alla Camera dei Rappresenti rimanendo deputato fino alla morte. Nel 2002 divenne capo negoziatore per la questione dei rapiti dalla Corea del Nord ed accompagnò il premier Koizumi dall’allora leader della RPDC Kim Jong-il. Segretario Generale del Gabinetto tra il 2005 ed il 2006 diventerà poi Presidente del Partito Liberal-Democratico grazie all’appoggio della corrente guidata da Yoshiro Mori alla quale apparteneva da tempo.
Eletto premier nel 2006, si dimetterà dopo appena un anno in seguito alla pesante sconfitta nelle elezioni per il rinnovo della Camera alta nelle quali i conservatori persero la maggioranza.
Ritornato alla guida del PLD nel 2012, fu brevemente capo dell’opposizione al governo di Yoshihiko Noda e poi suo successore alla guida nel governo. Rimarrà premier fino alle sue dimissioni, avvenute per motivi di salute (soffriva di una malattia all’intestino), nel settembre 2020 diventando l’uomo che più ha lungo ha occupato la massima carica esecutiva del Paese.
Gli anni di governo di Abe sono stati caratterizzati, in economia, da una politica fiscale volta ad aumentare il peso delle imposte indirette su quelle dirette, da una bassa pressione fiscale sui redditi d’impresa, da forti privatizzazioni (come accadde nel settore postale). Cresciuti, fino a superare il 40% del totale, i lavoratori a tempo determinato e parziale (quelli che vengono definiti “lavoratori non regolari”) ed il divario economico tra le fasce alte e quelle basse della popolazione. In agricoltura, a lui si deve il cambiamento di una politica decennale di protezionismo perseguita dai conservatori e l’apertura, mediante accordi commerciali come il CPTPP, del mercato agricolo nipponico nonché la riforma di JA Zenchu (la federazione delle cooperative agricole) che perse lo status di ente para-pubblico e che fu costretta a separare le attività finanziarie da quelle di mera rappresentanza delle cooperative associate. Anche nella pesca, allontanando il partito da decenni di tutela para-corporativa di alcuni settori, liberalizzò quella costiera abolendo per le imprese l’obbligo di iscrizione alle locali centrali delle cooperative.
Mutamenti significativi sono stati apportati da Abe, e da quello che fu a lungo suo vicepremier ed ideologo del partito, il titolare delle Finanze Taro Aso, anche nelle politiche di sicurezza nazionale. Durante gli anni del suo governo, le spese militari sono costantemente aumentate, si è rafforzata la cooperazione militare con gli Stati Uniti, sono fiorite ricerche scientifiche correlate allo sforzo militare (in violazione della carta costitutiva del Consiglio delle Scienze) ed approvate una serie di norme che facilitano l’export militare (in violazione della Dichiarazione di Potsdam) nonché la presenza (in violazione della Costituzione) di truppe nipponiche all’estero (come nel Sudan del Sud).
Per armonizzare le nuove politiche militari perseguì, fino ad ora senza successo, la strada di una modifica dell’articolo 9 della Costituzione: in un primo tempo inserendo il concetto di autodifesa collettiva (tema sul quale il governo emanò una sorta di interpretazione autentica che salvasse molte delle attività di sviluppo militare) e adesso mediante l’introduzione di un comma che riconosca l’esistenza delle Forze di Autodifesa.
Le sue politiche belliciste sono state poi accompagnate da espliciti richiami ed omaggi al passato colonialista del Giappone (come dimostrano i costanti invii di offerte rituali al tempio shintoista Yasukuni che celebra i caduti per l’Imperatore) regolarmente condannati dalle due Coree e dalla Cina. Proprio il contenimento della Repubblica Popolare è stata a lungo l’ossessione della politica estera della sua presidenza (e di quelle successive) mentre i rapporti con la Russia si sono caratterizzati per un tentativo, sciupato parzialmente dagli eventi di questi ultimi mesi, di cooperazione economica che tenga di lato (di fatto abbandonandole) le rivendicazioni sulle Curili meridionali.
Negli anni nei quali Abe è stato al vertice della politica giapponese, diversi sono stati gli scandali che hanno colpito lui o persone a lui vicine. Dai finanziamenti non dichiarati dal ministro dell’Agricoltura Akagi (nel governo Abe I), alle spese allegre che portarono alle dimissioni del Governatore di Tokyo Masuzoe. Lo stesso premier è stato poi coinvolto nello scandalo degli inviti alle feste per le fioriture dei ciliegi (utilizzate come ricompensa in cambio di vicinanza al premier), in finanziamenti elettorali acquisiti e non dichiarati (si tratta di alcune cene promosse tra i sostenitori di Abe) fino a quello più importante della svendita di un terreno demaniale all’associazione Moritomo Gakuen (con tutti gli altri scandali ad esso connessi tra cui il suicidio di un funzionario del Ministero delle Finanze costretto a falsificare i documenti e la consegna al parlamento di documenti dell’ufficio delle Finanze del Kinki alterati).
Sgomento è stato espresso dai principali rappresentanti delle forze politiche (le quali non hanno interrotto i comizi e le altre attività elettorali) e sociali dell’Arcipelago nonché dai leader di molte nazioni. “Questo è momento molto triste” ha commentato da Bali, ove si trova per presenziare al G20, il ministro degli Esteri degli Stati Uniti Antony Blinken mentre di una notizia “totalmente devastante” ha parlato l’ex presidente statunitense Trump. Condanna è stata espressa anche da Sergej Lavrov, anch’egli in Indonesia per partecipare al G20.
Abe “è stato un sostenitore dell’alleanza tra le nostre due nazioni e dell’amicizia tra i nostri popoli” ha affermato il Presidente USA Biden assicurando che “la sua visione di un’area indo-pacifica libera ed aperta continuerà a vivere”. Sabato mattina, Biden ha poi avuto uno scambio telefonico con Kishida.
“Shock e tristezza” per la morte del “caro amico” è stata espressa dal premier indiano Narendra Modi il quale ha ricordato l’effettiva cooperazione sul piano economico, infrastrutturale (in particolare nel settore ferroviario) e militare (con la firma di un accordo di cooperazione e scambio) tra Giappone ed India durante gli anni del governo Abe.
Abe ha “contributo alla promozione del miglioramento e dello sviluppo delle relazioni Cina-Giappone” ha ricordato il Portavoce del Ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian.
Messaggi di vicinanza sono stati espressi anche dalla numero uno della Commissione Europea Von Der Leyen e dal Presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol mentre da Mosca, Vladimir Putin ha ricordato il contributo dato da Abe al miglioramento delle relazioni bilaterali.
Continuando con le notizie di politica interna precedenti l’attentato, è proseguita, ordinariamente fino a venerdì, la campagna elettorale che porterà, il 10 luglio, al rinnovo della metà dei seggi della Camera dei Consiglieri. Sul tema dell’inflazione è intervenuta Yuko Mori, candidata del PCD a Niigata la quale ha chiesto un intervento del governo per la riduzione del prezzo di vendita del grano importato nonché uno più deciso su quello della benzina.
Sulle politiche economiche, nel corso del dibattito dei leader dei principali partiti organizzato, il 3 luglio, dalla tv pubblica NHK, il Presidente del Partito Comunista, Kazuo Shii, ha sostenuto la necessità di una tassazione al 2% dei profitti delle aziende in grado di produrre, potenzialmente, 10.000 miliardi di yen in cinque anni da destinare alle politiche sociali. Shii ha anche sottolineato l’esigenza di avere un salario minimo orario di 1.500 yen nonché il taglio, al 5%, dell’imposta sui consumi.
“Promuoveremo con fermezza tagli alla tassa sui consumi e aumenti delle pensioni” ha affermato da Nara l’aspirante senatrice del PCD Misato Ioku criticando l’attuale sistema pensionistico e la sua indicizzazione “al contrario” che ha già portato ad una riduzione dello 0,4% degli importi pensionistici di giugno.
Frattanto, stando ad un sondaggio effettuato dal quotidiano Mainichi sui candidati alle prossime elezioni, l’80% dei rispondenti (su 545 hanno risposto al giornale in 526) ha sostenuto che in qualche modo l’abenomics vada corretta. Se ciò appare scontato per i candidati dell’opposizione, meno lo è per quelli che sostengono l’attuale maggioranza.
Sui diritti civili, la distribuzione di un libretto con contenuto omofobo nel corso di una riunione di parlamentari shintoisti (molti di essi del PLD) è stata duramente condannata da Masako Okawara del PCD. Una manifestazione contro il testo si è tenuta a Tokyo lo scorso 4 luglio.
Frattanto, un’indagine condotta dall’ufficio per l’uguaglianza di genere dell’esecutivo – mediante la somministrazione di 221,000 sondaggi on line a giovani tra i 16 ed i 24 – ha mostrato come il 26,4% dei rispondenti (appena 6.224 e cioè il 2,82% del totale dei questionari somministrati) abbia vissuto molestie sessuali da parte di coetanei o di docenti ed altro personale scolastico.
Le molestie verbali sono state le più comuni (il 17,8% del totale) seguite da quelle che hanno prodotto almeno un contatto fisico (12,4%), da molestie sul web (9,7%), dall’esibizione (in presenza) di genitali (7,4%), da contatti sessuali (4,1%).
Il 22,5% delle molestie denunciate sono avvenute a scuola, il 16,8% sui mezzi pubblici e l’11,9% sul web.
Nel PLD, intanto, dopo mesi di inaspettata calma, è giunta una nuova tremenda gaffe dall’ex vicepremier e ministro delle Finanze Taro Aso. Il politico, lunedì scorso, riferendosi a quanto avviene in territorio ucraino ha dichiarato che “i forti non vengono bullizzati” mentre le nazioni che “sembrano forti” sono rispettate. Oltre ad un chiaro sostegno alle politiche di aumento delle spese militari, la dichiarazione rappresenta una chiara colpevolizzazione delle vittime di bullismo. Non è la prima volta, e non sarà certamente l’ultima, che l’ex numero due dei conservatori si lascia andare a dichiarazioni fuori le righe.
Sulle politiche di sicurezza nazionale, sempre nel corso del dibattito organizzato da NHK, Shii ha ribadito l’opposizione a qualsiasi maggior coinvolgimento del Giappone nelle attività della NATO come la presenza di Kishida al summit di Madrid lascia intendere.
In gran parte incentrata sulla contrarietà al trasferimento della base di Ginowan a Nago, la campagna elettorale di Yoichi Iha, candidato unitario dell’opposizione nazionale (ma maggioranza nella Prefettura).
Sul tema delle spese militari, persino il comandate Hiroshi Ito, capo del distretto della Marina di Kure, ha espresso perplessità. Rispondendo ad un giornalista, Ito ha affermato che “se mi si chiedesse se sono pienamente ed incondizionatamente favorevole direi che sono lontano da ciò” precisando che tuttavia si trattava di “un’opinione personale”.
“La spesa per la difesa è certamente necessaria, ma le spese per l’istruzione saranno rinviate. Quelle per la previdenza sociale saranno rinviate. Le spese per il controllo delle inondazioni in caso di forti piogge saranno rinviate. Le infrastrutture obsolete finiranno distrutte. Non è equilibrato raddoppiare la spesa per la difesa in cinque anni” ha affermato, da Osaka, il numero uno del PCD, Kenta Izumi commentando le parole di Ito. Izumi ha anche ribadito l’insensatezza della proposta (in meno di due mesi lanciata, rigettata e poi rilanciata) di Nippon Ishin no Kai circa la condivisione dell’arsenale nucleare statunitense.
Sempre da Osaka, il Segretario del PCG, Akira Koike, ha ribadito l’opposizione del proprio partito alla realizzazione di un casinò nella Prefettura. Oltre ad opporsi al gioco d’azzardo tout court, i comunisti, insieme a diversi comitati locali, si oppongono alla destinazione di fondi pubblici per la costruzione di una sorta di isola artificiale dove la struttura dovrebbe sorgere.
Tra gli altri temi sollevati dal PCG in quest’ultima settimana di campagna elettorale vi sono state le politiche per l’infanzia (ed in particolare il taglio, avvenuto quest’anno, di 3.300 posti d’insegnante) e le politiche energetiche.
Nel 2020, soltanto il 22% dell’energia elettrica prodotta in Giappone proveniva da fonti rinnovabili contro il 48% della Germania. Nei prossimi trent’anni, mentre il Sol Levante prevede di giungere al 36-38%, la Germania punta al 65.
Per quanto concerne la pandemia. La Prefettura Metropolitana di Tokyo continua a registrare, nonostante l’avvento della stagione estiva, un numero significativo di casi accertati (occorre comunque ricordare che il Sol Levante si è distinto dalle altre nazioni ricche per un numero incredibilmente inferiore di test e che dunque i contagi reali sono certamente più alti).
La capitale ha avuto 2.772 casi lunedì, 5.302 martedì, 8.341 mercoledì (45.000 casi nazionalmente, record dal 18 maggio, dei quali 4.621 ad Osaka, 3.038 a Kanagawa, 2.366 a Fukuoka), 8.529 giovedì (quasi 48.000 casi nazionalmente dei quali 4.615 ad Osaka, 3.130 a Kanagawa, 2081 a Chiba e 219, record da inzio pandemia, a Tottori), 8.777 venerdì, 9.716 sabato. Al 9 luglio, Tokyo aveva accumulato 1.653.218 casi e 4.586 deceduti.
“La settimana ondata è arrivata” ha dichiarato, il cinque luglio ed a fronte di 2.481 casi, Hideaki Omura, Governatore di Aichi.
Il 7 luglio, il tavolo di esperti che coopera con la giunta della Prefettura di Tokyo nell’affrontare l’emergenza, ha messo in guardia circa la possibilità che, nell’arco di due settimane, si possa giungere ai 15.000 casi giornalieri. La subvariante BA.5 di omicron guida i contagi. Ancorché meno grave di altre varianti, la sua facilità di diffusione può produrre il sorgere di ulteriori varianti (anche più pericolose) nonché, statisticamente in virtù della diffusione, un aumento delle ospedalizzazioni e dei morti.
Ad Atami (Shizuoka), il luglio i familiari delle vittime hanno celebrato il primo anniversario della frana che portò via la vita di 27 persone. Ad un anno dal disastro sono ancora 230 le persone sfollate.
In campo meteorologico, martedì 5 luglio un tifone si abbattuto sul Giappone occidentale e centrale causando frane ed episodi di straripamento dei fiumi.
Contemporaneamente, l’ondata di caldo che ha colpito l’Arcipelago ha prodotto, nel solo mese di giugno, oltre 15.657 casi d’infarto.
Nell’istruzione, nel 2021, stando a dati diffusi dal governo giovedì scorso, il numero di incidenti (di varia natura e gravità) negli asili e nelle altre strutture per i bambini più piccoli, hanno toccato quota 2.347 (+332 sul 2020) e record da quando questi dati sono registrati (cioè dal 2015). In cinque casi, l’incidente ha purtroppo portato alla morte del bambino. L’80% degli incidenti ha riguardato la rottura di ossa.
In politica estera, per ciò che attiene al prezzo del petrolio russo, il premier Kishida ha affermato, ad inizio settimana, che il tetto stabilito dai Paesi del G7 come azione punitiva per il suo coinvolgimento nella guerra civile ucraina, dovrebbe attestarsi a circa la metà di quello attuale. Rimane il non trascurabile dettaglio che Mosca, qualora il prezzo offerto non sia ritenuto congruo, scelga di vendere il greggio ad altre nazioni – quali India e Cina – le quali hanno già di molto aumentato la propria domanda.
Frattanto, sabato 2 luglio, tre navi militari russe (un cacciatorpediniere, una fregata ed una nave appoggio) hanno effettuato un passaggio tra le isole Yonagumi e Iriomote: una mossa interpretata da Tokyo come una minaccia.
In settimana, il ministro Hayashi è volato a Bali (Indonesia) per partecipare ai lavori del G20. Annunciando, martedì scorso, la partecipazione al summit, il titolare della diplomazia nipponica ha chiarito che i rapporti con la Russia “non potranno essere come prima”.
Lo stesso giorno, il Segretario del Consiglio di Sicurezza della Federazione Russa, Nikolaj Patrušev, lamentandosi della presenza statunitense ha sostenuto che “la situazione al confine del distretto dell’Estremo Oriente è modellata dalle condizioni degli Stati Uniti e dei suoi alleati in direzione di un aumento della presenza militare nell’Artico e nella regione dell’Asia-Pacifico nonché con la ripresa del revanscismo giapponese sulle Curili che passa per la creazione di nuovi blocchi militari”.
Ad Okinawa, intanto, un cittadino di Kin che vive a poche centinaia di metri dalla base statunitense di Camp Hansen ha chiamato la polizia dopo che un proiettile ha colpito una finestra di casa sua. Sull’episodio sta indagando la polizia locale. Anche se non è stata confermata l’appartenenza del proiettile alle forze armate USA, preoccupazione è stata espressa dal Governatore Tamaki dato che episodi del genere si sono verificati numerose volte. Il 7 luglio, inoltre, si sarebbe svolto un addestramento notturno nel quale sono stati sparati diversi colpi d’arma da fuoco. Sul punto una “forte protesta” è stata espressa dal parlamentare comunista Seiken Akamine.
In economia, secondo un’indagine condotta dalla Banca del Giappone, l’89% dei consumatori sta avvertendo l’aumento dei prezzi rispetto all’anno scorso. Si tratta di un dato superiore del 7,8% rispetto alla precedente rilevazione che venne effettuata appena quattro mesi fa.
L’82,9% sostiene che l’aumento dei prezzi sia “poco desiderabile” mentre l’87,1% si attende che gli aumenti proseguano. La ricerca è stata condotta, a maggio, su 4.000 persone (2.193 i rispondenti).
In linea con questi dati, la spesa delle famiglia di maggio è calata, in termini reali, dello 0,5% rispetto allo stesso mese del 2021. In media, le famiglie di due o più componenti hanno speso 287.687 yen. A calare maggiormente sono state le spese per trasporti e comunicazioni (-2,3%) e cibo (-0,5%) mentre la bella stagione e l’allentamento delle restrizioni anti-covid ha prodotto un aumento delle spese culturali pari al 9,2%.
Diminuite, del 2,7% in termini reali per una media pari a 489.745 yen, le entrate dei nuclei composti da almeno due persone.
In campo fiscale, stando ai dati comunicati dal dicastero delle Finanze martedì scorso, le entrate dell’anno fiscale 2021 (che in Giappone va dal primo aprile all’ultimo di marzo dell’anno successivo) sono state pari a 67.040 miliardi di yen (circa 486,54 miliardi di euro). La cifra è superiore di ben il 10% rispetto al 2020.
Scomponendo il dato: le entrate dall’imposta sui consumi sono state pari a 21.890 miliardi (+4,4% sul 2020); quelle da tassazione sulle imprese 13.640 (+21,4%) mentre quelle sui redditi delle persone fisiche 21.380 miliardi (+11,4%).
Per sostenere la spesa pubblica, a giugno, la Banca del Giappone ha acquistato l’equivalente di 119 miliardi di dollari in titoli di Stato. Si tratta di una cifra mai raggiunta in un unico mese. A fine giugno, l’istituto guidato da Kuroda aveva in portafoglio 528.230 miliardi di yen di titoli di Stato a lungo termine.
Crollato a maggio, del 92,8% rispetto allo stesso mese del 2021, l’avanzo delle partite correnti per complessivi 128,4 miliardi di yen. A determinare il dato è stato, senza alcuna sorpresa, l’aumento dei costi dell’energia ed il folle deprezzamento dello yen. Nel comparto merci il deficit è salito a 2.000 miliardi con il valore delle importazioni che è cresciuto del 51,3% (per complessivi 9.400 miliardi). In termini assoluti, il valore totale di quanto acquistato dall’estero è stato in crescita per sedici mesi consecutivi ed ha toccato quota record da quando questi dati sono stati sistematizzati (cioè dal 1996).
Aumentate, del 19,9% per complessivi 7.400 miliardi, le esportazioni (quindicesimo mese di crescita) le quali sono state trainate dall’acciaio e dai semiconduttori.
Crollata di 111,7 miliardi e per complessivi 158,5 miliardi, la bilancia nel settore dei servizi. In larga parte ciò è stato dovuto dai minori investimenti pubblicitari dei colossi statunitensi Apple, Facebook, Amazon e Google.
Aumentato, anche se di poco, il surplus nel settore viaggi: la differenza tra quanto hanno speso gli stranieri in Giappone e quanto i giapponesi all’estero ha registrato un +18,7 miliardi.
Nelle telecomunicazioni, enormi problemi sulla propria linea mobile, con telefoni muti per ore, sono stati vissuti dai clienti di KDDI Corporation, uno dei maggiori operatori di telefonia mobile dell’Arcipelago, tra il 2 ed il 3 luglio. I problemi sono durati per molti clienti (circa il 30%) fino a 40 ore ed hanno coinvolto 39.150.000 utenze di telefonia mobile. Problemi sulla linea sono continuati anche lunedì tanto che lo stesso governo, mediante il vicesegretario generale Kihara, è intervenuto definendo l’accaduto “estremamente rimarchevole” data l’importanza che le reti mobili rivestono nella vita quotidiana e nelle attività economiche di quasi tutta la popolazione dell’Arcipelago. Kihara ha quindi chiesto che l’azienda fornisca “un’approfondita spiegazione” ai propri clienti.
Una dura reprimenda è giunta anche dal ministro degli Interni e Comunicazioni, Yasushi Kaneko, il quale, martedì, ha sostenuto che l’azienda “non ha adempiuto alla propria responsabilità in qualità di operatore telefonico”. Lo stop ai servizi ha infatti interessato anche le chiamate d’emergenza mentre a Tokyo e Yokohama, diverse strutture sanitarie non sono state in grado di contattare pazienti positivi al SARS-CoV-2 e che stanno vivendo la convalescenza in casa.
I servizi sono stati ripristinati del tutto soltanto martedì pomeriggio dopo quindi ben 86 ore. Quasi certo che l’azienda riceva adesso decine di migliaia di richieste danni e, con ogni probabilità, una sanzione da parte del dicastero.
Nel commercio estero, con una mossa alquanto fuori dall’ordinario, l’ambasciata delle Filippine a Tokyo ha chiesto che siano gli stessi consumatori e rivenditori nipponici (cioè coloro che abitano nel principale mercato di destinazione) a chiedere un aumento del prezzo delle banane prodotte nell’arcipelago affinché esso sia più equo e tenga conto degli aumentati costi di produzione. La richiesta è stata consegnata all’Associazione dei Rivenditori del Giappone, organismo che raduna, tra gli altri, i supermercati. Le Filippine hanno fornito, nel 2021, il 76% della domanda nipponica di banane (884 milioni di tonnellate) mentre molto più indietro vi sono l’Ecuador (11%) ed il Messico (6,6%).
Sempre in questo campo, i rappresentanti padronali di Giappone e Corea del Sud si sono incontrati, lunedì scorso a Seul, ed hanno convenuto circa la necessità di un ristabilimento di relazioni “orientate al futuro”. La dichiarazione giunge dopo i roventi anni della presidenza Moon caratterizzatisi per blocchi alle esportazioni (di semiconduttori nipponici verso la RdC), campagne di boicottaggio (sulla birra giapponese nel vicino Paese) e per alcune sentenze che hanno costretto aziende nipponiche a risarcire alcuni ex forzati di guerra: una pagaina che Tokyo considerava chiusa con l’accordo bilaterale del 1965.
Tra le richieste degli industriali coreani, l’appoggio da parte nipponica all’ingresso della RdC nell’accordo di libero commercio per l’area del Pacifico (il cosiddetto CPTPP).
“I due Paesi dovrebbero impegnarsi ed unire il loro sentire comune per costruire un partenariato orientato al futuro” ha detto il neopresidente sudcoreano Yoon Suk Yeol incontrando il leader di Keidanren, Masakazu Tokura.
(con informazioni di fmprc.gov.cn; news.cn; tass.com; jcp.or.jp; cdp-japan.jp; mainichi.jp; asahi.com)
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