Iniziamo questa Pillola con la politica estera. Il 26 giugno si è infatti svolto in Germania il G7. Al centro dei lavori vi è stato il coordinamento su quali misure adottare contro la Russia ed a favore del governo di Kiev. Tra i punti posti dal premier nipponico Kishida vi è stata la proiezione cinese nel Mar Cinese Orientale ed il programma missilistico nordcoreano.
Nel corso del vertice il Giappone ha aderito a quanto imposto dagli Stati Uniti circa gli acquisti di petrolio russo promettendo di effettuare soltanto quelli sotto un certo prezzo.
Nel contrasto alla Cina, il vertice degli Stati Uniti e dei propri alleati si è concluso con un impegno all’investimento, nei prossimi cinque anni, di 600 miliardi in infrastrutture al fine di contenere l’iniziativa infrastrutturale cinese della Belt and Road.
Il vertice tedesco ha consentito ai nipponici di portare a casa la prossima rimozione da parte britannica all’importazione nel Regno Unito di alimenti prodotti nella Prefettura di Fukushima. La cancellazione del bando alle importazioni (il quale era in vigore dal 2011) è stata annunciata dal primo ministro Johnson. Confermata, intanto, la città di Hiroshima come prossima sede del vertice.
Il premier nipponico è poi volato a Madrid per partecipare al vertice NATO avente come oggetto principale l’allargamento dell’alleanza in funzione anti-russa. Si tratta della prima partecipazione di un capo del governo giapponese ad un vertice dell’alleanza atlantica.
Nel corso del vertice, Kishida ha avuto l’opportuna di incontrare, per la prima volta di persona, il neopresidente sudcoreano Yoon Suk Yeol. Il capo dell’esecutivo di Tokyo si è augurato un ristabilimento delle relazioni bilaterali le quali si sono molto raffreddate durante gli anni della presidenza Moon. Ritornando in patria, il capo dell’esecutivo giapponese, ha promesso un consistente aumento delle spese militari in linea con le sempre più pressanti richieste degli ultimi due Presidenti degli Stati Uniti.
Frattanto, da Tokyo, mercoledì è giunta una nuova protesta indirizzata a Pechino. Il dicastero degli Esteri giapponese accusa infatti, la Repubblica Popolare di aver costruito un’altra struttura potenzialmente utilizzabile per l’estrazione di gas naturale in un’area non ben delimitata ma prossima alla Zona Economica Esclusiva di Tokyo.
Per meglio contenere la Cina, il ministro degli Esteri Hayashi è volato a Manila ove ha incontrato il neoinsediato Presidente Marcos.
“E’ essenziale rafforzare le relazioni con le Filippine, nostro importante e strategico partner nella regione, nei campi della sicurezza nazionale e marittima verso un’area indo-pacifica libera ed aperta” ha affermato il ministro utilizzando la classica formula diplomatica (quella di “area indo-pacifica libera ed aperta”) che sottintende l’arginamento della presenza cinese nell’Asia meridionale.
A poche ore di distanza, tuttavia, Marcos ha incontrato il vicepresidente cinese Wang Qishan al quale ha espresso il proprio obiettivo di innalzare “al massimo livello” la cooperazione con la Repubblica Popolare. Il nuovo Presidente mantiene quindi la linea politica del predecessore Duterte volta ad ottenere benefici tanto dalla Cina quanto al Giappone cooperando con entrambi ma senza lasciarsi coinvolgere eccessivamente nelle linee di politica estera dei due Paesi.
Da Mosca, intanto, è giunta la firma ad un decreto presidenziale che crea una nuova società per il progetto di rigassificazione Sakhalin 2 trasferendole beni e diritti. Gli azionisti della vecchia società (tra i quali due aziende nipponiche) potranno decidere, entro un mese, se accettare una quota – pari a quella posseduta nella società sciolta – nella nuova società o se vendere le azioni unicamente ad aziende, ed è questa la novità, registrate in Russia. Gazprom detiene il 50% del capitale azionario mentre le nipponiche Mitsui e Mitsubishi hanno, rispettivamente, il 12,5 ed il 10%.
“Guarderemo, insieme alle aziende, i nuovi requisiti e decideremo come reagire” ha affermato Fumio Kishida precisando che i cambiamenti operati da Mosca non precludono ad una prosecuzione della partecipazione giapponese al progetto. Il Giappone importa gas liquefatto dalla Russia per l’8,8% del proprio fabbisogno.
In ambito militare, mentre Kishida appare preoccupato dalle inesistenti minacce russe al Sol Levante, in patria, una ricerca condotta dal Comitato per la Pace, ha mostrato come, nel 2021, soltanto l’11,3% dei crimini commessi nell’Arcipelago da militari statunitensi ha poi prodotto un’incriminazione: ossia, quasi il 90% di questi crimini (esclusi gli omicidi colposi), non sono stati puniti. Scorrendo i dati, 9 accuse di stupro non sono state seguite da un processo (altre 2 sì) mentre delle 33 accuse di furto, soltanto una è giunta a processo. Per quanto riguarda le 138 accuse di omicidio colposo, soltanto 26 sono finite davanti ad un tribunale di primo grado. A determinare questi dati sono i cavilli dello Status of Forces Agreement che consentono, in linea teorica soltanto per reati commessi durante il servizio, agli USA di processare per loro conto e secondo la propria legislazione i militari statunitensi di stanza nell’Arcipelago.
Rimanendo nell’ambito delle servitù militari, il primo luglio, le autorità cittadine di Yokosuka, località che ospita una base militare statunitense hanno segnalato la presenza di contaminanti cancerogeni come l’acido perfluoroottansolfonico nelle acque reflue. L’annuncio segue una comunicazione dell’Ufficio del Ministero della Difesa del Kanto meridionale ed un rapporto statunitense in merito. Secondo quanto reso dalle forza armate USA, nell’area del porto di Yokosuka è stata accertata una presenza di questi materiali superiore a quanto consentito dalla legge giapponese. Il sospetto è che, come avvenuto ad Okinawa, per risparmiare sullo smaltimento di prodotti antincendio la locale amministrazione militare abbia gettato nelle fogne queste sostanze.
Sempre in questo campo, il deputato del PLD Seishiro Eto ha sostenuto l’esigenza di portare le spese per la ricerca scientifica in ambito bellico ad almeno 500 miliardi di yen l’anno da subito ed a 1.000 entro cinque anni. Nell’ultima finanziaria, queste spese hanno toccato la quota record di 291,1 miliardi di yen superando persino l’importo del maggiore tra i fondi destinati al finanziamento della ricerca scientifica. Della montagna di soldi messa a bilancio, 39,3 miliardi sono destinati allo sviluppo di missili, 85,8 alla progettazione di un caccia nazionale e 7,2 alla ricerca per le contromisure ai droni.
Il dicastero della Difesa ha reso noto, venerdì, che tre navi militari cinesi hanno circumnavigato il Giappone nelle scorse settimane. Si è trattato di due cacciatorpediniere e di una nave appoggio.
In politica interna, prosegue la campagna elettorale per le consultazione che, il 10 luglio, porteranno al rinnovo la metà dei seggi della Camera dei Consiglieri. Al centro della campagna dei comunisti vi è stata la difesa dell’articolo 9 della Costituzione così com’è senza l’inserimento in essa dell’esistenza Forze di Autodifesa.
Nel proprio tour elettorale, il numero uno del Partito Costituzionale Democratico, Kenta Izumi, ha invece sottolineato l’opposizione del proprio partito a quella che, in maniera efficace, è stata soprannominata “l’inflazione di Kishida”.
L’ex numero uno del PCD, il deputato Yukio Edano, ha invece presenziato, il 29 giugno, all’assemblea della Federazione Nazionale dei Sindacati dei Lavoratori Edili (Zenken Soren) menzionando anch’egli, nel proprio discorso, il grave problema dell’inflazione.
“Smettiamola di aumentare le spese militari fino a raddoppiarle ed aumentiamo i salari dei lavoratori edili” ha affermato il parlamentare comunista Toru Miyamoto, anch’egli presente all’evento nel quale, per altro, il sindacato ha ribadito la propria opposizione a che si modifichi l’articolo 9 della Carta.
“I prezzi sono aumentati, le pensioni si sono svalutate e sono state portate a 67 anni. Ho sentito la storia di una persona che quest’anno non riesce più a trovare un nuovo lavoro. Questa è la voce dei senza voce. Il PLD chiede alle grandi aziende di aumentare gli stipendi, ma non dovrebbe essere così. Bisognerebbe aumentare il salario minimo” ha affermato da Tokyo il candidato del PCD Akihiro Matsuo mentre ad Hiroshima, l’aspirante collega Motoko Mizuno ha ribadito la necessità per il Giappone di aderire al trattato ONU per il bando totale delle armi atomiche.
Sull’inflazione, il PCD ha presentato, nella settimana appena terminata, le proprie proposte d’intervento. Al centro di esse vi è l’abbassamento al 5% della tassa sui consumi; la riduzione della tassazione sulla benzina e la concessione di sussidi alle imprese per l’acquisto di carburanti; una riduzione del margine di profitto per gli importatori di grano ed una stabilizzazione delle catene di approvvigionamento per i fertilizzanti; l’istituzione di un minimo fisso da aggiungere alla pensione per i redditi più bassi (l’importo delle pensioni in Giappone è infatti condizionato da alcuni indicatori macroeconomici e può scendere); aumento a 1.500 yen del salario minimo orario.
In settimana, il partito guidato da Izumi ha anche il proprio programma di intervento sull’agricoltura. Tra le intenzioni dei costituzional-democratici vi è uno stop alla deregolamentazione del settore promossa da Abe e dai governi successivi; un sistema di contributi a rinnovo automatico per le risaie; una revisione delle quote di riso importato e l’aumento degli acquisti di tale cereale da parte del governo.
Per un aumento della quota di prodotti nazionali nelle mense pubbliche ed in particolare in quelle scolastiche si è appellata Asako Fujiwara, responsabile dell’associazione dei lavoratori agricoli che sostengono il Partito Comunista.
Per un aumento della tassazione sui profitti delle aziende si è spesa, da Saitama dove è candidata, Saeko Umemura del Partito Comunista la quale ha anche ribadito la comune posizione delle opposizioni a che si tagli al 5% l’imposta sui consumi.
Dell’aumento a 1.500 del salario minimo orario ha parlato, da Tokyo, Taku Yamazoe, il quale ha sottolineato come una misure del genere potrebbe produrre un aumento annuo medio degli introiti per i lavoratori che si trovano sotto questa soglia pari a 200.000 yen.
Attualmente il salario minimo orario più alto è quello applicato a Tokyo (1.041 yen ma con il costo della vita più alto di tutto l’Arcipelago) mentre i più bassi, ad 820 yen entrambi, sono quelli di Kochi e Okinawa.
Proprio nella Prefettura di Okinawa, il tema centrale della campagna elettorale è stato quello della costruzione della nuova base di Henoko che vede l’opposizione nazionale – che è però maggioranza nella Prefettura – compatta nel chiedere lo stop al progetto.
In campo meteorologico, le alte temperature ed il conseguente aumento del consumo di elettricità per far funzionare i condizionatori, ha spinto, il 26 giugno, il dicastero dell’Economia a chiedere a TEPCO maggior impegno nel risparmio energetico al fine di evitare blackout.
Un nuovo invito a conservare l’energia è giunto due giorni dopo. A complicare ancora di più la situazione, il 30 giugno si è avuto il temporaneo stop della centrale di Nakoso (Fukushima) di proprietà della Joban Joint Power. La centrale fornisce energia destinata anche alla capitale.
Venerdì, infine, il governo è stato costretto, per la prima volta negli ultimi setti anni, ad avviare ufficialmente un periodo di tre mesi di risparmio dell’energia elettrica per famiglie ed attività economiche volta ad evitare blackout.
Sempre in quest’ambito, lunedì scorso, l’Agenzia Meteorologica del Giappone ha reso noto che quest’anno la stagione delle piogge nella regione del Kanto è terminata tanto anticipatamente come non capitava da quando, nel 1951, questi dati hanno iniziato ad essere raccolti.
Dal 29 maggio al 25 giugno, le piogge che hanno bagnato le coste orientali del Mar del Giappone sono state pari al 69% fatta 100 la media degli anni precedenti e del 78% nel Giappone occidentale.
Tokyo ha ricevuto, nel corso della stagione, 59 millimetri di pioggia contro una media di 127,5 mentre Nagoya è stata bagnata da 82,5 millimetri contro i 96,6 di media degli anni precedenti.
A soffrire sono anche gli invasi: la diga Saemura (Koichi) è al 35% della propria capacità quando, in anni normali, il livello avrebbe raggiunto l’86%.
A Tokyo, frattanto, si sono toccati, il 30 giugno, i 36,4 gradi: si tratta di un caldo record per giugno. Nella capitale, infatti, almeno dal 1875 – anno nel quale si iniziarono a registrare questi dati – non si era mai raggiunta, in questo periodo, tale temperatura. Migliaia le persone assistite negli ospedali a causa dei malori prodotti dal caldo e, per la prima volta, il Ministero dell’Ambiente e l’Agenzia Meteorologica hanno emesso, per Tokyo, un’allerta infarti.
Per ciò che concerne l’emergenza coronavirus, la Prefettura Metropolitana di Tokyo, centro dove da inizio della pandemia sono stati registrati il maggior numero di contagi, ha segnalato 1.517 casi lunedì, 2.514 martedì, 3.803 mercoledì, 3.621 giovedì, 3.546 venerdì, 3.616 sabato.
Al due luglio, la capitale aveva accumulato un totale di 1.605.993 contagi e 4.578 deceduti.
A fronte della crescita dei casi, in gran parte dovuti alla subavariante della omicron BA.5, la Prefettura ha alzato al livello due (sui quattro previsti) lo stato di allerta pandemico.
Il 28 giugno anche il Governatore di Okinawa, Denny Tamaki, è risultato positivo al SARS-CoV-2.
Il calo dei casi in molte nazioni ha portato, il 2 luglio, il governo nipponico ad abbassare l’allerta – non sconsigliando più i viaggi non necessari – per coloro che intendono recarsi 34 nazioni tra le quali RdC, India e Cina.
Lo stesso giorno, per la prima volta da due anni a questa parte, All Nippon Airways ha riattivato la linea tra Tokyo-Narita e l’aeroporto di Honolulu con il proprio Airbus A380.
Sul nucleare, il governo ha deciso, martedì scorso, di rimuovere il divieto alla residenza, a partire dal 30 giugno, su parte del territorio comunale di Okuma, località prossima all’ex centrale di Fukushima Daichii. L’area era designata ufficialmente come “difficile al ritorno” (dei residenti). Con la rimozione del divieto, 5.888 cittadini (circa il 60% della popolazione di Okuma al momento della catastrofe) potranno ritornare a vivere nell’area.
Ad Hiroshima, sarà presente alla celebrazione annuale di ricordo delle vittime della bomba atomica sganciata dagli Stati Uniti il 6 agosto 1945, il numero uno delle Nazioni Unite Antonio Guterres. Si tratta della prima volta che il Segretario Generale parteciperà alla commemorazione.
Nei diritti civili, tre coppie omosessuali hanno deciso, il 30 giugno, di fare ricorso presso l’Alta Corte di Osaka contro una sentenza – emessa dieci giorni prima – che riconosceva la costituzionalità del matrimonio come unicamente possibile tra persone di sesso diverso.
In economia, nuovo tonfo dello yen. La moneta nazionale, infatti, il 29 giugno è piombata, salvo poi riprendersi leggermente, a 137 sul dollaro: la cifra più bassa dal settembre 1998.
Per quanto concerne la produzione industriale di maggio, essa è calata del 7,2% rispetto ad aprile mese nel quale si era già registrato un -1,5%. Fatta 100 la produzione industriale del 2015, l’indice ha quindi toccato quota 88,3. Ad avere i cali maggiori sono stati il comparto auto (-11,3%) e quello meccanico (-5,1%). Cresciuti invece chimico (+3,9%) e petrolifero (+8,9%).
Il primo luglio, intanto, come già ampiamente annunciato nei mesi precedenti, il Ministero della Giustizia ha multato sette aziende straniere operanti nel settore IT per non essersi conformate alla legge che ne impone la registrazione in Giappone e la nomina di un rappresentante legale nel Paese.
Nell’auto, le misure di contrasto al SARS-CoV-2 adottate dalle autorità cinesi a Shanghai hanno prodotto, a causa del fermo di diverse fabbriche che producono componenti, un crollo della produzione in Giappone per Toyota. A maggio, l’azienda guidata da Akio Toyoda ha prodotto 144.204 veicoli nell’Arcipelago e cioè il 28,5% in meno rispetto allo stesso mese del 2021.
Sempre a maggio, la produzione globale del colosso è stata pari a 634.940 vetture e cioè il 5,3% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Nell’elettronica, l’assemblea degli azionisti di Toshiba ha approvato, lo scorso martedì, la proposta circa il nuovo consiglio di amministrazione. Tra i 13 componenti dell’organismo, due appartengono a fondi d’investimento esteri. In totale i membri provenienti da fondi sono adesso sei. Tale politica ha prodotto le critiche della componente del CdA Mariko Watahiki la quale, subito dopo la riconferma, ha rassegnato le proprie dimissioni.
Nell’industria alimentare, il colosso nipponico Kirin Holdings – uno dei più grandi gruppi giapponesi attivi nella produzione di birra – ha comunicato che venderà le azioni possedute nella joint venture Myanmar Brewery al partner locale Myanma Economic Holdings. A motivare la scelta sono le sanzioni internazionali che la Birmania (e la stessa Myanma Economic Hodings) si trova ad affrontare in seguito all’ultimo colpo di Stato.
Chiudendo con alcuni dati sull’inflazione, secondo una ricerca di Teikoku Databank, saranno 15.257 i prodotti alimentari che aumenteranno di prezzo entro quest’anno. La media degli aumenti dovrebbe attestarsi intorno al 13%. A crescere maggiormente saranno i prezzi di cibi processati a base di carne o frutti di mare nonché alcolici (con un aumento medio del 15%), condimenti a base di oli vegetali (+11%), e dolciumi e gelati (+12%). La società di ricerca ha condotto l’indagine chiedendo informazioni a 105 grandi aziende del settore alimentare.
Un’altra ricerca, condotta da Mizhuo Research & Technologies, sui dati emersi dall’ultimo sondaggio condotto dalla BOJ, mostra come i consumatori giapponesi – contrariamente a quanto aveva affermato, salvo poi scusarsi, il Governatore della Banca del Giappone, Kuroda – sono sempre meno “tolleranti” circa l’aumento dei prezzi.
Seguendo l’andamento della “pazienza” dei consumatori da giugno 2004 a marzo 2022, la società di ricerca ha potuto osservare un crollo a partire dalla seconda metà dell’anno fiscale 2021.
(con informazioni di fmprc.gov.cn; pna.gov.ph; news.cn; tass.com; truedata.co.jp; mofa.go.jp; jcp.or.jp; cdp-japan.jp; mainichi.jp; asahi.com)
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