Nuove strategie di social-politica in questo 2018 che se ne va: il vice-premier Matteo Salvini ha preso l’abitudine di informare gli italiani di quello che mangia di giorno in giorno. Dai piatti di pasta al pane e Nutella, tutti veniamo rassicurati che il politico non soffra la fame. Ma, chiediamoci, qual è la strategia dietro questa comunicazione compulsiva? Ma, ancor prima di ciò, c’è una strategia?
Credo che un disegno ci sia e che tutto si spieghi con la volontà di mostrarsi come un uomo comune, con le stesse abitudini e gli stessi gusti del popolo che rappresenta. D’altronde a chi non piace la pasta? O la Nutella? Ma forse non è questo che la gente (o almeno una certa fetta di popolazione) si aspetta da un uomo politico: si vorrebbe che risolvesse i problemi del Paese, non che si strafogasse di cibi di ogni tipo. Questa deriva eccessivamente social della contemporanea politica mostra come si sia perso di vista il ruolo fondamentale degli uomini di potere, ovvero amministrare il Paese dal quale hanno ricevuto il mandato elettorale.
Certo, i tempi sono cambiati, e l’elettorato si aspetta di essere spettatore delle scelte e delle azioni di chi lo governa, ed è del tutto logico e giusto che ci si affidi agli ormai diffusissimi social network. Ma qua casca l’asino: Salvini non usa, almeno in questo caso, Twitter e simili per parlare di politica e spiegare cosa sta facendo e perché. Si limita a darci delle istantanee della sua vita quotidiana, del suo “dietro le quinte”. Ma un simile comportamento non basterebbe neanche se a metterlo in atto fosse un attore o un cantante: se il nostro cantante preferito postasse in continuazione dettagli della sua vita privata senza pubblicare un nuovo album o fare un concerto dopo un po’ ci stancheremmo sicuramente di seguirlo. Per sapere cosa si mangia a pranzo chiedo a mia nonna, non ad un personaggio pubblico.
Certamente è auspicabile che i politici imparino a comunicare sfruttando i mezzi messi a disposizione da questi nostri tempi moderni. Ma il nostro vice-premier sta dimostrando di essere ben lungi dal saper padroneggiare i cosiddetti nuovi media: non tutto si può ridurre, a maggior ragione in politica, a scattare una bella foto e guarnirla con una didascalia che strizza l’occhio alla folla, e neanche utilizzare i giusti hashtag. Queste sono solamente abilità tecniche, ma il punto fondamentale cui badare è il contenuto di tweet, post eccetera. Certo, magari postare il pane e Nutella può essere meno divisivo piuttosto che la foto dei respingimenti dei migranti, ma la comunicazione politica, per sua stessa natura, non può che costringere i destinatari a schierarsi.
Si potrebbe pensare che il target della pagina ufficiale di Salvini (o del suo account Twitter o Instagram) sia composto solamente dai suoi estimatori, ma se conosciamo e frequentiamo un po’ il mondo social sappiamo benissimo che così non è: molti seguono un politico sui social network proprio allo scopo di criticarne le azioni ed i messaggi. Di conseguenza chi ne amministra i canali non può sottrarsi dal dialogare con detrattori e critici, avendo la capacità di chiarire e far digerire anche gli aspetti “bui” della politica del personaggio di cui è la voce. Infatti, in questo tripudio di pastasciutte e panini con Nutella, una domanda sorge spontanea: Salvini non ha un social media manager? E se lo ha, questi non ha mai osato sconsigliarlo circa la strada intrapresa in campo di comunicazione?
Come si accennava prima, tutto ciò non è imputabile a semplice faciloneria, o per lo meno non solo: infatti se si guarda la pagina ufficiale di Matteo Salvini notiamo la presenza anche di notizie circa l’operato del governo, ci mancherebbe altro. Ma solo alle 18 del 27 dicembre si trova una foto del suddetto politico mentre è intento ad addentare un arancino nella Catania funestata, appena il giorno prima, dall’eruzione dell’Etna. Ed è qua il fallimento comunicativo: è, anzi dovrebbe essere, impensabile dopo una catastrofe di tale gravità indulgere a manifestazioni così superficiali. Cosa voleva comunicare Salvini con quel post, che era presente nella città siciliana? Assolutamente un atto dovuto! Ma non solo: essersi fatto ritrarre nel luogo di una tragedia in una posa che indispettirebbe anche se venisse da un turista. Chiediamoci quali saranno i pensieri di chi vede la suddetta fotografia: non è certo per mangiare arancini che gli elettori, lo scorso 4 marzo, gli hanno accordato fiducia!
Si potrebbe obiettare che sicuramente l’arancino è stato solo un momento della trasferta catanese, ma sarebbe un tentativo inutile di difendere l’indifendibile perché è proprio la decisione stessa di fare il post, e di guarnirlo con una frase assolutamente senza senso («Che dite, il PD mi attaccherà??»), a essere da condannare. Qua non si sta parlando di scaramucce tra bambini della scuola, ma di comunicazione da parte di una persona non soltanto adulta, ma che per di più ricopre un ruolo di rilevanza. Quindi si dovrebbe optare per una gestione totalmente asettica della pagina di un personaggio pubblico? Non necessariamente!
Ben vengano post più leggeri e che “facciano community”, come ad esempio gli auguri per festività o ricorrenze, o anche il chiedere pareri agli utenti circa le azioni intraprese dalla politica. Ma il tutto deve essere gestito cum grano salis e, soprattutto, con professionalità. È indispensabile azzeccare il post giusto con il tono giusto al momento giusto: se fai gli auguri di Natale il 25 dicembre sei “nella norma”, se invece mostri, come è avvenuto in questo caso, un momento di svago in una circostanza in cui ci si aspetterebbe tutt’altro tono, è facile pensare che qualcuno si possa indispettire!
Per concludere: comunicazione politica? Salvini… la stai facendo male! Se lo scopo vuol essere avvicinarsi all’elettorato, lo si può fare scegliendo con cura le parole da dire (e non dire) per parlare di cosa si sta facendo. Certo, più complicato di scattare una foto alla pasta al ragù, ma sicuramente più degno del ruolo ricoperto dal mittente della comunicazione. D’altronde, pur se non è un mistero che la strategia politica della Lega Nord, e conseguentemente del suo leader, preveda di parlare alla pancia degli elettori, non è necessario spingersi fino al loro stomaco!
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Nata a Firenze il 17 novembre 1983 ha quasi sempre vissuto a Lastra a Signa (dopo una breve parentesi sandonninese). Ha studiato Lingue e Letterature Straniere presso l’Università di Firenze. Attualmente, da circa 5 anni, lavora presso il comitato regionale dell’Arci.