È incredibile come in Italia si maltratti la cultura in generale. Cinema, arte, letteratura, musica e quant’altro. Qualche anno fa in una mediocre serata autunnale, dopo una giornata di lavoro piuttosto faticosa, accendo per caso Rai4 e sbatto il muso su un film francese mai sentito. Il giorno dopo, parlando anche con gente esperta di film, nessuno aveva mai sentito parlare di “Non dirlo a nessuno”. Allora il mio cervello ha iniziato ad elaborare, ad approfondire. La sorpresa poi è diventata una piacevole scoperta. Allora inizio a leggere i titoli di testa: Francois Cluzet (quello di Quasi Amici), Kristin Scott Thomas, Andrè Dussolier, Jean Rochefort, Gilles Lellouche… e poi alla fine scopro che il regista è Guillaume Canet. Eclettico attore-regista francese, all’epoca sposato con l’attrice Diane Kruger (Bastardi senza gloria), oggi marito di Marion Cotillard, che ha fatto film come Piccole bugie tra amici e il suo sequel (vedi qui), ha fatto l’interprete per ottime pellicole come La belle epoque (vedi qui), Il gioco delle coppie e The Beach.
All’inizio mi sembrava il classico film di serie B per riempire la serata, ma poi questo thriller è entrato sotto pelle e mi ha sorpreso e non poco. Il cinema italiano dovrebbe imparare dai francesi a sperimentare nuovi generi, a percorrere nuove strade.
I nostri “cugini” sono orgogliosi della loro cultura, dei loro investimenti e dei loro prodotti. Cosa che invece non lo siamo noi. Non a caso questo “Non dirlo a nessuno” è stato campione d’incassi del 2006 e vincitore di 4 Cesar (gli Oscar francesi), mentre da noi non è passato nemmeno in sala. Tanto chi lo andrà a vedere, avranno pensato i produttori e i distributori italici.
Con cadenza abbastanza regolare, la Rai ha cominciato a mettere in onda in svariati orari questo splendido film francese sui suoi canali di cinema: Rai 4, Rai 5, Rai Movie. Se vi capita, guardatevelo perché vi terrà svegli fino alla fine.
La storia non è originalissima ed è tratta dal romanzo omonimo di Harlan Coben, che oggi è fuori dal catalogo dell’editore Mondadori. A livello cinematografico risente, soprattutto all’inizio, del successo de “Il Fuggitivo”, cult del 1993 con Harrison Ford e Tommy Lee Jones (che vinse l’Oscar).
Il protagonista è Alexandre Beck (Francois Cluzet), un rinomato pediatra parigino. Nonostante il romanzo sia ambientato a Manhattan e dintorni, Canet fa un interessante proposta: secondo lui Parigi ha una tale varietà urbanistica, di stratificazione sociale e diversità etnica (nella periferia specialmente) che può tranquillamente essere credibile.
8 anni prima l’uomo aveva perso sua moglie in oscure circostanze. Mentre stavano celebrando l’anniversario del loro primo bacio, durante un bagno notturno, Margot (Marie Josèe Croze) viene rapita, violentata e uccisa. Alexandre era rimasto stordito e non si ricorda di niente.
La polizia trova nuovi indizi e due nuovi cadaveri. Alexandre diventa il sospettato n.1 per la sua amnesia. Il caso viene riaperto. Contemporaneamente Beck riceve una mail anonima alla vigilia dell’anniversario. C’è un video con una donna che sembra essere Margot. Ma c’è anche una chiave d’accesso da codificare.
Alexandre non si dà pace, spera che la moglie sia ancora viva. Quel video gli fa pensare che la donna lo sia.
Tutti sospettano che sia lui il vero colpevole, ma non si dà per vinto.
Fino a qui il film è totalmente aderente al romanzo di partenza, ma nella seconda parte Canet cambia passo e fa qualcosa di completamente diverso. Lo scrittore Harlan Coben ha addirittura dichiarato che la sceneggiatura del film era meglio del suo romanzo. Francamente bisogna dar atto a Canet di avere grande coraggio.
Il regista si ritaglia anche una piccola parte, piuttosto scomoda, fondamentale per la riuscita della storia. Canet interpreta Philippe Neuville, il personaggio che cambia completamente le carte in tavola. Lentamente la tensione sale, il film prende quota e piano piano il caso si ingrossa e si scopre che niente è come sembra. Il bello del film è che il cardine della prima parte (Alexandre è visto come unico colpevole) viene ribaltato nella seconda. Tutti i personaggi sono ambigui quanto basta.
L’emblema di questo cambiamento si può cogliere dopo metà film. Secondo me la scena più bella è quella dove il protagonista scopre che probabilmente il suo presentimento (ovvero che la moglie sia viva) è vero. Dopo questa scena di transizione, gli altarini iniziano a scoprirsi. La scelta musicale è da applausi, come spesso capita a Canet regista. Alexandre è su una panchina con a guinzaglio il suo cane. Sta ripensando a quella mail e a quella chiave che allude a un concerto. Si accende la lampadina. Si mette a correre all’impazzata. Alexandre si ferma a un internet point per vedere se la sua intuizione è giusta.
Le inquadrature si soffermano sulla tensione nel volto del protagonista e il lento caricamento della casella di posta per avere la risposta. E quando l’attesa finisce, Alexandre sgrana gli occhi e sorride, mentre l’assolo di The Edge e la voce di Bono riempiono la carica emotiva che arriva al cuore dello spettatore. Canet aumenta il volume della musica. “With or without you” degli U2 si rivela formidabile nel creare questo clima (la scena la trovate qui). Come diceva Mark Ruffalo a Keira Knightley in Tutto può cambiare, “è questo che amo della musica. Anche le scene più banali vengono di colpo investite di così tanto significato”.
L’attesa sale fino a che Alexandre riesce ad accedere e a scoprire qualcosa di nuovo. Fino a che il volto del pediatra si illumina e capisci quanto l’assenza di questa donna abbia pesato su di lui in questi 8 anni.
Da qui in poi il film prende pieghe inaspettate. Per temi, costruzione ed atmosfera sembra ricalcare “Millennium- Uomini che odiano le donne”. Ma c’è anche tantissimo cinema francese d’autore: Cluzet infatti mi ha ricordato molto Daniel Auteuil in splendidi polar come L’avversario, L’ultima missione e 36 quai des orfevres. Non è un caso perché questi ultimi due erano diretti dall’ex poliziotto e poi regista Olivier Marchal che in “Non dirlo a nessuno” interpreta il mercenario Bernard.
Tutti i personaggi intorno al protagonista, moglie compresa, hanno i loro scheletri nell’armadio. Piccoli o grandi che siano. La verità, che verrà fuori soltanto negli ultimi minuti, intreccerà errori, segreti e omissioni che con il tempo sono diventati macigni. Soprattutto quando qualcuno si trova in una posizione di potere oppure a ricoprire una carica istituzionale importante, il rischio di sentirsi al di sopra della legge (e delle persone) appare quasi sempre inevitabile.
Per fare questo Canet si è assicurato un cast splendidamente assortito: Cluzet è perfetto in ruoli come questo, poi ci sono veterani di primo livello come Andrè Dussolier (il padre di Margot e suocero di Alexandre), Kristin Scott Thomas (la compagna della sorella del protagonista), Jean Rochefort (il padre di Neuville), “l’avvocatessa” Nathalie Baye (nota per essere la madre in “E’ solo la fine del mondo” di Xavier Dolan). Accanto a loro, in piccoli ruoli, ci sono grandi attori del cinema francese come Gilles Lellouche (che assomiglia dannatamente a Edward Norton di “American History X”), Laurent Lafitte, Joel Dupuch e Anne Marivin. Questi ultimi, insieme a Cluzet, erano nel cast corale di Piccole bugie tra amici, dove il regista era proprio Guillaume Canet.
Un film a dir poco intrigante ed appassionante che merita di esser visto anche in Italia. Uno fra i migliori thriller europei degli anni 2000. Pertanto è un vero peccato trattare così male una pellicola di questo calibro.
FONTI: Gli Spietati, Il buio in sala
NON DIRLO A NESSUNO ****
Titolo originale: Ne le dis a personne
(Francia 2006)
Genere: Thriller, Drammatico
Regia: Guillaume Canet
Sceneggiatura: Philippe Lefebvre e Guillaume Canet
Fotografia: Christophe Offenstein
Cast: Francois Cluzet, Guillaume Canet, Gilles Lellouche, Marie Josèe Croze, Kristin Scott Thomas, Jean Rochefort, Andrè Dussolier, Nathalie Baye, Francois Berleand, Olivier Marchal
Tratto dal romanzo omonimo di Harlan Coben
Durata: 2h e 11 minuti
Trailer Originale qui
La frase: Se gliel’avessi detto, te ne avrebbe parlato. Tu saresti andato alla polizia e oggi saremmo tutti morti.
Regia **** Interpretazioni **** Musica **** Fotografia ***1/2 Sceneggiatura ****
Immagine da www.nuovocinemalocatelli.com
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.