La pandemia da Covid-19 ha amplificato la risonanza di una nuova ondata di movimenti complottisti e antivaccinisti che stanno sempre più acquistando una dimensione pubblica. L’emergenza sanitaria sembra aver velocizzato il loro passaggio da una situazione di informalità legata ai social a una vera e propria irruzione di massa nella scena politica. Nelle piazze ora scende un universo complesso e variegato di gruppi: dai No Vax ai No Mask, dai complottisti di QAnon agli Anti-5G, tutti comunque tendenzialmente propensi a fare fronte comune ed identificabili in un unico movimento culturale che appare diffuso in quasi tutti i Paesi occidentali[1].
Generalmente, nei confronti di questo arcipelago si riscontrano due atteggiamenti individuali fondamentali: il dialogo e lo sbeffeggio. I fautori del primo approccio ritengono che solo parlando con questi gruppi si possa metterli di fronte alle proprie contraddizioni e fargli capire l’assurdità dei loro punti di vista. I fautori del secondo ritengono una perdita di tempo averci a che fare e trovano di gran lunga più produttivo ridicolizzare le loro posizioni. Appartengono a questa categoria i famigerati “blastatori social”[2] che si divertono a farsi beffe della loro ignoranza.
Ora, entrambe le posizioni difficilmente possono dare una mano a risolvere il problema. Per i dialoganti lo scambio dialettico in questo contesto difficilmente può avvenire tramite le modalità habermasiane di un agire comunicativo, incentrato sulla profonda comprensione delle posizioni dell’altro e che ha come obiettivo quello del reciproco arricchimento tramite il confronto. La persuasione non è impossibile ma più frequentemente si tramuta in un tentativo di “redenzione” spesso controproducente che porta gli interlocutori ad arroccarsi sulle proprie posizioni. D’altro canto anche i non dialoganti aiutano poco la causa scientifica. Questa versione grottesca e “social” dei giustizieri in calzamaglia, con la propria spocchia non fanno che aumentare il desiderio di rivalsa di antivaccinisti e complottisti e ne rafforzano l’identità di gruppo.
Quindi, meglio il dialogo o la presa in giro? Il punto è che questo è un falso problema. L’essenziale non è quale atteggiamento individuale sia preferibile ma chiedersi come mai le nostre società non mettano nelle condizioni milioni di persone di sviluppare le più basilari capacità analitiche e logico-concettuali.
Se si ritiene la cultura utile solo quando attrae turisti o genera profitti, se si continua a celebrare la liturgia di una scuola ancella del mercato che ha come unica funzione quella di produrre soft skills utili solo a trovare un lavoro e non a formare una coscienza e una concezione del mondo autonoma, non è difficile allora intuire il successo di concezioni semplicistiche, che riducono la complessità del reale a una serie di complotti e cospirazioni. Non esistono rimedi individuali, è la nostra logica sociale che ci condanna a un populismo permanente e sempre più becero e pericoloso.
Certamente, no vax, no mask e altri mostrano un abbozzo di pensiero critico, coltivano una loro “filosofia del sospetto”, rappresentano dunque sociologicamente e politicamente una nicchia, per quanto grande, che si differenzia da altri strati sociali caratterizzati da basso capitale culturale. Nella società di massa della prima modernità questi ceti popolari critici venivano generalmente assorbiti dentro le cornici delle culture politiche più radicate, in particolare dai partiti socialisti e comunisti. Ad oggi però queste cornici di senso sono pressoché assenti: sono spariti i corpi intermedi, si sono liquefatti i partiti, si sono dissolte le famiglie politiche e l’individuo è sempre più solo di fronte a una società globalizzata complessa di difficile decifrazione. Le istituzioni democratiche sono in uno stato comatoso e alla vita politica associata si è sostituito il rapporto diretto del leader carismatico con le folle. Del resto il contesto culturale è profondamente mutato e la concezione dell’autorità si è profondamente ristrutturata: non si ascolta più l’esperto ma si segue il leader. Quando ormai appare sempre più normale che i genitori contestino agli insegnanti la valutazione del rendimento scolastico dei propri figli, come possiamo stupirci che non venga più accettata l’autorità degli scienziati e dei medici?
Ma cospirazionisti e negazionisti non sono persone irrazionali né tantomeno dei minus habens[3]. Intuiscono che qualcosa non funziona, che le narrazioni ottimistiche sul funzionamento del nostro sistema produttivo sono una finzione e che i meccanismi socio-economici generano miseria e ingiustizie. Non si diventa antivaccinisti semplicemente perché si legge casualmente un articolo che collega i vaccini all’autismo, ma innanzitutto e primariamente perché manca fiducia in un settore farmaceutico che per scelte politiche precise è dominato da grandi case produttrici orientate al profitto e non alle reali necessità umane. Sempre per rimanere nell’ambito medico, la pandemia e la corsa ai vaccini hanno indubbiamente messo in maggior risalto queste contraddizioni: ingenti finanziamenti pubblici che ingigantiscono i profitti privati, scarsa trasparenza sui contratti di fornitura con le case farmaceutiche, manager che vendono le azioni delle proprie aziende subito dopo aver annunciato l’elevata efficacia del loro vaccino.
Questa sfiducia comprensibile non si traduce però in un pensiero critico elaborato, ma ricerca le scorciatoie cognitive più rapide, si rifugia in spiegazioni, che per quanto spesso fantasiose, banalizzano enormemente il problema. Alla base delle teorie di no vax, no mask ma anche di QAnon e Anti-5g c’è un sistema economico, politico e culturale profondamente iniquo e ingiusto. Ripensarlo dalle fondamenta, garantendo un’istruzione di qualità e togliendo la gestione dei beni comuni ai profitti privati, è il modo migliore per combattere cospirazionismo e negazionismo.
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Per una panoramica dei gruppi antivaccinisti in Europa: https://www.internazionale.it/reportage/annalisa-camilli/2020/12/17/no-vax-no-mask-europa-chi-sono ↑
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Ne ho parlato più diffusamente qua: https://www.ilbecco.it/la-produzione-sociale-dellignoranza-nellepoca-dei-blastatori-sociali/ ↑
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Da questo punto di vista ci sentiamo di condividere appieno le conclusioni presenti su un altro articolo pubblicato su Il Becco: https://www.ilbecco.it/divulgazione-frettolosa-e-pericoli-del-riduzionismo-in-tempo-di-pandemia/ ↑
Immagine di AllNikArt da Pixabay
Nato nel 1988 a Firenze, laureato in sociologia. Interessi legati in particolare alla filosofia sociale, alla politica e all’arte in tutte le sue forme.