Su Miss Marx, il film con cui Susanna Nicchiarelli racconta la storia di Eleanor Marx, figlia minore del grande filosofo di Treviri, si potrebbero dire moltissime cose. Si potrebbe discutere il suo essere un biopic in costume del tutto fuori dai ranghi, se ne potrebbe analizzare l’uso quasi metateatrale della colonna sonora oppure ci si potrebbe inquadrare prevalentemente come un film sull’emancipazione di genere.
Tutto verissimo. Ma credo che il pregio massimo di quest’opera di Susanna Nicchiarelli (regista romana che già vanta all’attivo piccoli capolavori come Cosmonauta o Nico, 1988) sia quello di riuscire a trasmettere il senso della Storia. Sì, proprio della storia con la S maiuscola. Quella storia definita come susseguirsi di eventi, di fatti e di vite. Milioni di vite che sono passate che ne sono state influenzate e che hanno influenzato l’andamento delle cose.
Il film si apre nel marzo del 1883, il giorno dei funerali di Karl Marx, con un toccante discorso della figlia minore Eleanor che ricorda le grandiose elaborazioni del padre ma soprattutto come queste siano nate nell’ambito di un rapporto fortissimo con Jenny, l’amore di una vita, con cui ha condiviso pensieri, lotte e soprattutto momento di difficoltà estenuanti. Da quel momento per Tussy (questo è il soprannome che le è stato dato sin da bambina) inizia il momento di decidere di cosa fare della propria vita.
Una vita che fino a quel momento è stata influenzata da presenze difficili da ignorare come quelle del padre Karl e dell’amico Engels ma anche risucchiata dalle esigenze di una famiglia che aveva bisogno di lei. Non si avvia una rivoluzione che prevede un taglio netto con il passato: Eleanor condivide gli ideali del padre e li fa propri, li diffonde a modo suo. Decide solo di intraprendere la sua strada e lo fa scegliendo l’amore. Un amore che la porterà poi alla rovina.
Nicchiarelli riesce a raccontare una donna alle prese con la militanza nella Londra di fine Ottocento, che la porta tra gli operai che lavorano nelle fabbriche per dodici ore al giorno, che teorizza e promuove la parità di genere, soprattutto parlando dell’importanza dello studio per le donne, ma che allo stesso tempo è risucchiata in una relazione che, di giorno in giorno, la trascina sempre più giù, lungo un baratro da cui non riesce a uscire. E non si tratta di un racconto drammatico: grazie all’intelligente chiave sottilmente ironica e al velo amaro che accompagna tutta la durata del film, non si esce dalla sala col magone. Piuttosto, pensando che anche i “grandi” della storia non erano altro che semplici uomini. O donne, come in questo caso. Si riflette su come i secoli passino e in realtà la difficoltà di far conciliare cuore e cervello resti una delle grandi sfide per ogni singolo essere umano.
E al presente si pensa nel corso di tutto il film. C’è un filo rosso che unisce i protagonisti che vediamo asullo schermo direttamente a noi, grazie ai filmati e alle immagini di epoche diverse da quella di ambientazione che sono usati per raccontare le condizioni di vita e le lotte degli sfruttati (dalla Comune di Parigi a quelle degli anni ’70 Novecento) ma anche, molto banalmente, alle tematiche politiche che emergono. Eleanor ha fatto proprie le battaglie del padre, è diventata un punto di riferimento per il movimento operaio globale e deve confrontarsi, a sua volta, con altre contraddizioni per le quali coloro che vorrebbe aiutare (gli operai) non condividono battaglie che lei vede emancipatorie ma che loro considerano lesive delle proprie condizioni (si oppongono alla richiesta di divieto di lavoro infantile perché questa priverebbe le famiglie di una fonte di reddito). Addirittura, mi ha fatto ripensare ai giorni nostri anche la scena in cui Eleanor discute con gli operai di una fabbrica spiegando che se l’aria fredda è pericolosa, i rischi legati ad un ambiente non areato e chiuso sono infinitamente maggiori: stessa discussione sentita alla radio, partendo dagli interventi dal pubblico, parlando di Covid 19, scuole e finestre aperte.
Miss Marx è un film che ci racconta la storia di una grande donna, senza pietismi né moralismi. E ci racconta una Storia che ciascuno di noi, a modo suo, conosce bene. Una Storia fatta di tante donne e uomini, delle loro vite, dei loro doveri, dei loro tentativi di costruire un mondo migliore, di studio, delle collettività senza cui non sarebbero niente, di rabbia, di delusioni, di odio ma anche di amore e dei loro amori.
Immagine da www.lavocedinewyork.com
“E ci spezziamo ancora le ossa per amore
un amore disperato per tutta questa farsa
insieme nel paese che sembra una scarpa”
Cit.