La riforma della legittima difesa è legge e la Lega incassa un nuovo successo parlamentare con la complicità dei pentastellati. Durante il voto nel M5S vi è stato più di un mal di pancia poiché si teme un incremento nel mercato delle armi e un incentivo al far-west, così molti dei ministri dei cinque stelle hanno preferito non presentarsi in aula al momento del voto. Al di là delle spaccature politiche sulla riforma ci occuperemo però di analizzare il provvedimento nel merito.
Piergiorgio Desantis
Procede a “tamburo battente” la propaganda ideologica della Lega, secondo i classici cardini della destra, ovunque collocata nel mondo. Non c’è niente di meglio, in tempi di crisi, di veicolare (ancora una volta) il messaggio di essere sotto attacco da una invasione (immigrati, meridionali, sbandati o drogati poco importa) e reagire, nel caso facciano ingresso nella sacra proprietà, con un bel colpo di fucile. Banale, eppure continua a funzionare, complice l’inconsistenza degli alleati (per il momento maggioritari) di governo e dell’opposizione ombra (nel senso di inutilità).
Vedremo quanto andrà avanti questa “narrazione” (così si dice), anche se parrebbe che i numerini della manovra finanziaria adottata e dell’economia in generale non tornino affatto. Le misure messe in campo da questo Governo, reddito di cittadinanza e flat tax (di prossima approvazione) non sono servite affatto a invertire le tendenze di un quadro economico e sociale sempre più a tinte fosche. Bisognerà aspettare, sicuramente, il post-elezioni europee perché si possa rimescolare qualcosa nel triste e sterile panorama della politica italiana.
Alex Marsaglia
Con una popolazione che si sente sempre più minacciata e insicura con i continui tagli alla sicurezza pubblica un provvedimento del genere non può che essere ben accolto dalle persone che lo percepiscono come un mezzo di autotutela. Infatti nel provvedimento si riconosce “sempre” la sussistenza della proporzionalità tra offesa e difesa “se taluno legittimamente presente nell’abitazione altrui, o in un altro luogo di privata dimora, o nelle appartenenze di essi”, “usa un’arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo al fine di difendere la propria o la altrui incolumità, i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo di aggressione”. Si sta quindi cercando di tutelare l’aggredito e non l’aggressore, come chiarisce anche l’art.2 della Riforma che interviene con una modifica dell’art.55 del Codice Penale, escludendo la punibilità di chi si è difeso in “stato di grave turbamento, derivante dalla situazione di pericolo in atto”.
Anche la sospensione condizionale della pena per chi ha commesso un furto potrà avvenire solo dopo un’adeguata azione risarcitoria nei confronti dell’aggredito, cioè dopo che sia stato integralmente pagato l’importo dovuto per il risarcimento del danno alla persona offesa. Se viene riconosciuta una piena responsabilità civile per chi offende, allo stesso modo è esclusa la responsabilità civile per chi invece si è legittimamente difeso senza compiere un eccesso di legittima difesa. Insomma nessun far-west e nessuna sospensione a processi legittimi, ma semplicemente un riequilibrio normativo tra aggressore e aggredito.
Dmitrij Palagi
La Lega è una forza politica che ha preso poco più del 17% dei voti in Italia per la Camera (a fronte di un 32% abbondante dell’alleato di Governo). Le elezioni europee attesteranno le capacità di Salvini, rimasto ancorato al blocco di centrodestra, nonostante Fratelli d’Italia e Forza Italia siano formalmente all’opposizione dell’esecutivo Conte. Un dettaglio non secondario, se si osserva la pubblicità di Matteo Salvini negli autogrill. “Stop all’immigrazione clandestina” si accompagna a “la legittima difesa è realtà”.
Preoccupa come la politica si concentri sulla retorica, magari rassicurandosi sulle disposizione legislative, distanti dagli slogan. Il clima sociale e culturale del Paese si alimenta su canali diversi rispetto a quanto viene approvato in Parlamento.
Cos’è la sicurezza? A cosa servono le armi? Chi può accederci? Cosa è la forza, cosa la violenza, cosa il potere?
Deve essere ricostruito un tessuto del tutto sfaldato. Sottovalutare la direzione in cui sta andando l’Italia (quella indicata dal centrodestra a trazione leghista, più che quella pentastellata) sarà sempre più pericoloso.
Se poi c’è chi crede che esistano parametri facili con cui stabilire la proporzione tra reazione e difesa… tanti auguri a tutti noi. Negare la soggettività del particolare è retorico quanto chi descrive un paese sull’orlo di un film di Sergio Leone. La soluzione affidata ai singoli appartiene a una visione di destra.
Jacopo Vannucchi
Alla fine di gennaio 2006, nelle battute finali della XIV Legislatura poco prima dello scioglimento delle Camere, il Parlamento approvò in via definitiva la riforma penale dell’istituto di legittima difesa. Veniva introdotta la “presunzione di proporzionalità”; ossia, l’uso di un’arma legittimamente detenuta sarebbe stato considerato sempre proporzionato al pericolo in caso di effrazione domiciliare, minaccia a incolumità o beni propri o altrui e mancata desistenza da parte dell’intruso.
Il centrosinistra votò contro, sostenendo che la legge introduceva un “Far West”; nella Legislatura successiva, comunque, non provvide a modificarla. La riforma era stata votata dalla Casa delle Libertà nel suo complesso, ma era stata proposta e particolarmente caldeggiata dalla Lega Nord, che intendeva passare all’incasso nelle urne. L’incasso per dir la verità fu magro: il partito passo dal 3,9% del 2001 al 4,6% e per giunta in Veneto 92.000 votanti scelsero la lista indipendentista autonoma “Progetto Nord-Est”. Considerando che il centrosinistra ottenne il premio di maggioranza nazionale per soli 24.000 voti, i leghisti ebbero di che maledire il saragattiano destino cinico e baro.
Oggi le maglie della legittima difesa vengono ulteriormente allargate, in una riforma pericolosa per almeno un paio di motivi. Le novità principali sono costituite da:
1) l’estensione del riconoscimento di legittima difesa non al solo domicilio ma anche alle sue pertinenze;
2) la non punibilità dell’eccesso colposo di legittima difesa da parte di persona in stato di grave turbamento psichico;
3) la non responsabilità civile dell’autore del fatto se assolto in sede penale;
4) l’inasprimento delle pene per violazione di domicilio, furto e rapina.
Perché la riforma è pericolosa?
Anzitutto perché fornisce ad entrambi i soggetti, chi compie l’effrazione e chi la subisce, un incentivo a sparare. Chi la subisce, perché conterà sulle scriminanti contenute nella riforma; chi la compie, perché si aspetterà di trovare persone pronte a sparare e quindi intenderà sparare per primo.
In secondo luogo, perché sarà davvero difficile trovare in sede processuale un criterio per distinguere il grave turbamento psichico, che scrimina dall’eccesso colposo di legittima difesa, dal turbamento psichico “semplice”, che invece non costituisce scriminante.
Al di là delle ulteriori considerazioni sull’incostituzionalità della legge è utile fermarsi un attimo a chiedersene il significato politico. Naturalmente la Lega intende farne un totem da campagna elettorale, ma, se è così, perché Salvini ha bloccato (per ora) la pdl leghista per facilitare l’acquisto di armi?
La risposta può essere trovata riflettendo sulle decisioni del segretario leghista su un altro tema, quello dell’interruzione volontaria di gravidanza. Con una mano, Salvini ha sempre assicurato che la legge 194 non sarà toccata; lo ha fatto una prima volta durante la formazione del governo Conte e da ultimo al congresso di Verona. Con l’altra mano, si è mostrato vicino ai movimenti familisti, patriarcali e misogini, lasciando che altri (Pillon) facessero il lavoro sporco.
L’intento di Salvini non è quello di restringere de jure i diritti – non subito, perlomeno: probabilmente teme una troppo forte reazione negativa da parte dell’opinione pubblica. Egli intende però creare un’atmosfera di costante insicurezza e perenne timore sulla possibilità di perdere diritti acquisiti e trovarsi alla mercé della violenza. A questo servono i linciaggi web organizzati dalla sua pagina Facebook, spesso a danno di soggetti particolarmente deboli come minorenni o disabili.
Alessandro Zabban
Con la legge sulla legittima difesa la Lega va all’ennesimo incasso politico ed elettorale in vista delle europee. Salvini gioca magistralmente sugli archetipi e sul non-detto: la connessione fra criminalità e immigrazione, la sacralità della proprietà privata, il mito del cittadino esecutore di una legge draconiana all’interno di una società ricomposta.
Si tratta di fantasie solo suscitate, di un flirt nascosto e subliminale sullo sfondo di dichiarazioni rassicuranti: “non si distribuiscono armi, non si legittima il Far West ma si sta coi cittadini per bene”.
In effetti chi critica la legge perché evoca scenari da Far West, non sembra centrare il bersaglio del problema. La legge è piuttosto lontana dal pericoloso slogan salviniano de “la difesa è sempre legittima” dato che resta il principio fondamentale della proporzionalità fra difesa e offesa che deve essere valutata da un giudice. Ma in una società dove la capacità e la volontà di informarsi correttamente è scarsissima, quanti saranno coloro che si riterranno giustificati a sparare al primo ladruncolo che gli entra nel giardino? Ovviamente non è solo un problema di marketing politico. Anche nella sostanza la legge lascia estremamente perplessi dato che introduce principi a dir poco vaghi come quello di “grave turbamento” che invece di rendere più semplice e chiaro stabile un caso di legittima difesa, aumenta l’ambiguità e la discrezionalità del giudice nel dover giudicare, in una situazione di minor certezza del diritto da parte sia dell’aggressore che del presunto difensore. Una legge pastrocchiata ma che contribuisce a rafforzare il mito dell’uomo forte portatore di ordine e disciplina.
Immagine di Luis Quintero da www.pexels.com
Ogni martedì, dieci mani, di cinque autori de Il Becco, che partono da punti di vista diversi, attorno al “tema della settimana”. Una sorta di editoriale collettivo, dove non si ricerca la sintesi o lo scontro, ma un confronto (possibilmente interessante e utile).
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