Il biofisico cinese He Jiankui è stato condannato a tre anni di carcere e allontanato dalla ricerca in seguito al suo lavoro sull’editing genetico di embrioni umani.
Tre anni di prigione, una multa di circa 390.000€ e l’interdizione dalla ricerca. Questa è la pena comminata dalla Corte Popolare del distretto Nanshan di Shenzen a He Jiankui per “pratica medica illegale” e per aver violato l’etica di medicina e scienza[1].
Questa vicenda merita un approfondimento sia perché riguarda quella zona grigia che separa l’indipendenza della ricerca scientifica pura dalle sue conseguenze etiche, sociali, filosofiche ed antropologiche, sia perché, entrando nel cuore della questione, rappresenta materialmente uno di quei momenti storici in cui si viene chiamati a riflettere sul comportamento da tenere di fronte a una scoperta scientifica rivoluzionaria.
Prima di addentrarsi in queste considerazioni è doveroso spiegare meglio di cosa stiamo parlando.
Il DNA[2], acido desossiribonucleico, è una sequenza di basi azotate a forma di doppia elica contenente tutte le informazioni su un organismo e sul suo funzionamento. In questo enorme quantitativo di dati sono racchiuse anche eventuali anomalie, da cui per esempio dipendono le malattie genetiche. Inoltre è sempre il DNA che, subendo danni o mutazioni, mette in moto la trasformazione delle cellule sane in tumorali e la loro proliferazione.
Il progetto Human Genome[3], terminato nel 2003, ha permesso l’identificazione di tutti i tratti contenenti le informazioni, chiamati geni. A quel punto è partita la caccia alle tecnologie in grado di modificare selettivamente tratti di DNA, in modo da poter “curare” le anomalie responsabili delle malattie genetiche. Questa nicchia di ricerca, battezzata editing genetico, ha definitivamente compiuto un salto in avanti con il metodo CRISPR-Cas9[4].
Basato sul meccanismo difensivo antivirale dei batteri, il complesso bimolecolare CRISPR-Cas9 è divenuto fondamentale per l’intero settore dell’editing genetico, anche applicato alle cellule umane. Il funzionamento è semplicissimo: i virus, infatti, entrano nelle cellule batteriche e inseriscono il loro DNA nella sequenza dell’ospite batterico con il solo scopo di replicarsi. Il CRISPR-Cas9 individua selettivamente il DNA virale, lo taglia e ripara la sequenza originale. Impostando sequenze diverse, ma sempre specifiche, come target del taglio e della sostituzione, ci si è trovati in mano una tecnologia perfetto per l’editing genetico.
A questo punto si inserisce la vicenda di He.
Viste le potenzialità del metodo CRISPR, molti gruppi di ricerca si sono focalizzate sul suo perfezionamento e sul suo utilizzo su cellule umane. L’obiettivo comune a tutti restava l’eliminazione delle alterazioni responsabili di malattie genetiche. D’altra parte però vi era comunque la consapevolezza dei rischi, legati principalmente alla possibilità dell’inserimento di pericolose mutazioni in cellule sane. Un tale delicato equilibrio tra rischi e benefici nell’editing genetico su cellule umane veniva mantenuto utilizzando cellule adulte già differenziate portatrici di malattie conclamate. In questo modo si eliminava la possibilità di alterare cellule sane o di alterare embrioni potenzialmente impiantabili.
A Novembre 2018 He si spinse oltre questa linea rossa: utilizzando il sistema CRISPR-Cas9 affermò di aver modificato la sequenza genetica di embrioni umani, poi impiantati in due donne sane a quel momento nel pieno della gravidanza[5]. In pratica stava annunciando le prime storiche gravidanze di esseri umani geneticamente modificati.
L’obiettivo di He era mutare un gene responsabile dell’espressione di una proteina correlata all’infezione da HIV, cioè modificare gli embrioni allo scopo di ottenere bambini “più resistenti” all’HIV.
La comunità scientifica internazionale reagì immediatamente condannando il lavoro del gruppo della Southern University of Science and Technology (SUST) di Shenzhen. Aver utilizzato una tecnica ancora acerba per scopi riproduttivi e per aver eseguito tali esperimenti su embrioni non malati, rischiando così di inserirci mutazioni potenzialmente nocive, veniva ritenuto un azzardo senza logica.
Anche le autorità cinesi reagirono prontamente, prendendo nettamente le distanze da He e dal suo team. Dopo una rapida inchiesta, He è stato accusato di aver esercitato illegalmente pratiche mediche e di aver violato protocolli etici, è stato licenziato dalla sua Università e letteralmente scaricato dall’intero mondo accademico cinese. A tutto ciò va aggiunta la cortina di fumo che le autorità cinesi hanno innalzato intorno a He, ai suoi familiari, ai suoi collaboratori e alle due bambine (Lulu e Nana) nel frattempo venute alla luce.
Il 30 Dicembre 2019 infine He viene condannato al carcere, al pagamento di una multa e ad essere escluso a vita dalla ricerca in patria con motivazioni molto gravi: aver infranto le leggi sulla fecondazione assistita e sulla gestione di embrioni, oltre che esser andato oltre i limiti morali ed etici della scienza solo per inseguire “fama e prestigio”.
Se questa è la conclusione giudiziaria di questa storia, ciò non ne rappresenta certo la fine della vicenda etica e scientifica. Infatti, anche se le autorità di Pechino hanno repentinamente preso tutte le distanze possibili dall’accademico di Shenzen, risulta molto difficile credere che nessuno fosse a conoscenza del progetto di He e dei suoi progressi. Così com’è molto strano che lo scienziato, dopo il suo annuncio, sia stato ridotto al silenzio e non abbia potuto difendersi dalle gravi accuse che gli venivano lanciate da tanti altri colleghi ricercatori in tutto il mondo.
Per di più un ulteriore fronte, molto delicato, si è aperto durante il 2019 all’interno della comunità scientifica internazionale. Come detto l’annuncio di He ha provocato una reazione molto veemente da parte di molti scienziati, alcuni dei quali hanno lanciato un appello per una moratoria di cinque anni sull’editing genetico a fini riproduttivi sull’uomo. Questa proposta, volta a prendere tempo per definire regole chiare, ha però diviso la platea dei ricercatori e non ha ancora portato ad un documento condiviso tra le società scientifiche nazionali e l’organizzazione mondiale della sanità[6].
Il punto cruciale della questione, in termini etici e medici, sta nel dove porre il limite di accettabilità del rischio riguardo ad un intervento di modificazioni genetiche molto invasive. Per intendersi la mutazione di un gene responsabile di una malattia neurodegenerativa non può essere considerato allo stesso modo di quella su un tratto di DNA che, solo potenzialmente, può aumentare il rischio di infezione da HIV. Bisogna inoltre tener presente che un metodo di editing genetico così potente potrebbe essere utilizzato per una vera e propria personalizzazione dell’embrione e quindi per un primo passo verso l’eugenetica.
Tracciare un confine tra queste situazioni è sicuramente molto difficoltoso, tanto che alcuni studi hanno provato a quantificare e individuare i casi in cui poter intervenire nell’intero genoma umano[7].
Resta però il fatto che il mondo, tutto e non solo quello scientifico-accademico, necessita di tempo per riflettere e valutare dove siamo arrivati e dove possiamo ancora andare. Detto tutto ciò è anche necessario sottolineare come la vicenda di He e del suo gruppo di ricerca rappresenti di per sé un triste esempio di una scienza piegata a interessi di vario tipo e non più in grado di difendere la sua purezza, la sua integrità e la sua autonomia.
-
https://www.nature.com/articles/d41586-020-00001-y ↑
-
https://it.wikipedia.org/wiki/DNA ↑
-
https://www.genome.gov/human-genome-project ↑
-
https://en.wikipedia.org/wiki/CRISPR_gene_editing ↑
-
https://apnews.com/4997bb7aa36c45449b488e19ac83e86d ↑
-
https://www.lescienze.it/news/2019/11/26/news/crispr_modificazione_genetica_bambine_hiv_moratoria-4623994/ ↑
-
https://www.liebertpub.com/doi/10.1089/crispr.2019.0044 ↑
Immagine The He Lab (dettaglio) da Wikimedia Commons
Sono nato nel 1984 vicino Firenze e ci sono cresciuto fino alla laurea in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche nel 2009. Dopo il dottorato in Chimica, tra Ferrara e Montpellier, ho iniziato a lavorare al CNR di Firenze come assegnista di ricerca (logicamente precario). Oltre che di chimica e scienza, mi occupo di politica (sono consigliere comunale a Rignano sull’Arno), di musica e di sport. E si, amo Bertrand Russell!