Un film pazzesco che miscela arte, filosofia, ingegneria, architettura, religione, psicanalisi, l’arte della caccia, la Divina Commedia, la produzione del vino da dessert e il cinema
Ci sono pochi registi al mondo che sanno mettere sullo schermo temi come il disgusto, il trionfo del male sul bene. Tra questi c’è sicuramente il re della provocazione: il regista danese Lars von Trier.
Dopo i due capitoli di Nymphomaniac, uno dei firmatari del Dogma 95 è tornato a mietere vittime. Non è un santo il buon Lars: ha ammesso di aver scritto i suoi film sotto l’effetto di alcool e droghe (non importava che ce lo dicesse, lo avevamo capito) ed è stato accusato da Bjork di molestie sessuali (sul set di Dancer in the Dark).
C’è poi stata l’espulsione dal Festival di Cannes. Correva l’anno 2011. In sala stampa Von Trier presentò Melancholia e fece una delle sue provocazioni affermando “cosa posso dire? Capisco Hitler. Ha fatto molte cose sbagliate, assolutamente, ma posso immaginarmelo seduto nel suo bunker, alla fine … mi immedesimo, sì, un po’”. Tutti rimasero inorriditi, lo sconcerto fu generale. Le prese di posizione non tardarono ad arrivare. Il giorno dopo ritrattò le sue dichiarazioni. I distributori e gli sponsor avevano minacciato di stracciare i contratti di vendita del film. In seguito a questo episodio, il Festival di Cannes non lo ha più richiamato. Non contento, il cineasta rincarò la dose proclamando la sua ammirazione per Albert Speer, architetto e ministro del Terzo Reich.
Poi nel 2018 ecco la svolta: Lars Von Trier è tornato a Cannes con The house that Jack built (tradotto ridicolamente in italiano con La casa di Jack). Naturalmente fuori concorso per fargli capire che i comportamenti del passato non erano stati digeriti. Finalmente è arrivato anche in Italia, in 120 copie, grazie alla distribuzione di Videa.
Come potete leggere nel comunicato ufficiale della società, il film verrà distribuito in due versioni, entrambe vietate ai minori di 18 anni. La prima in italiano con tagli alle scene più forti e una integrale in lingua originale con i sottotitoli. Una scelta che francamente stento a comprendere, visto che la differenza è di appena 2 minuti. Le dichiarazioni del presidente Videa, Sandro Parenzo, sono incredibili: come dice la giornalista di Comingsoon, Daniela Catelli, “bisognerebbe sempre saper distinguere tra l’antipatia personale per un autore e il valore della sua opera”.
Durante la proiezione a Cannes, oltre la metà degli spettatori è uscita dalla sala per via delle immagini troppo forti. Ciò ha costretto le distribuzioni a tagliare le sequenze più disturbanti.
Sono anni che il regista danese cammina su un filo sottile che divide il politicamente corretto e quello scorretto, mettendo in scena le proprie ossessioni e debolezze. Ovviamente anche qui non è da meno.
Premetto subito che è grande cinema, ma è per cuori forti. Insomma non portate in sala i bambini o le persone facilmente impressionabili.
Siamo negli anni 70 negli Stati Uniti, ma il film è una coproduzione rigorosamente europea. Lars Von Trier mostra tutta l’avversione europea alla società americana. Come riporta giustamente Micromega, è una critica all’Occidente «che dalla fine della guerra fredda, demilitarizzati i confini interni, protegge la propria supremazia internazionale con un apparato militare in stato di guerra permanente e la giustifica a se stesso con il discorso dei diritti umani».
Il film inizia con lo schermo nero e due voci fuori campo: la prima è quella del protagonista che si racconta, la seconda quella di Verge/Virgilio che ascolta e funge da dispensatore di consigli.
Von Trier mette in scena la storia di Jack (Matt Dillon), psicopatico serial killer che si diverte ad uccidere la gente. È un’artista fallito, una persona a cui manca totalmente l’empatia verso l’altro. Si fa chiamare Mr Sophistication. Nella sua visione distorta il piano generale è una sorta di film della sua vita. Le vittime sono prevalentemente donne: per la mente distorta del killer sono materiale da rimodellare in cerca dell’opera d’arte definitiva. Il reale obbiettivo di Jack è compiere 5 omicidi per creare quello perfetto. Von Trier a ogni capitolo/assassinio ci mette dentro elementi di architettura, filosofia, religione, ingegneria, arte. Oltre alla caccia e al parallelismo tra la decomposizione di un cadavere e quello dell’uva per produrre un vino da dessert di qualità (cosa inedita per il cinema).
Il nome del protagonista non è casuale: il regista dice di essersi ispirato alla storia di Jack Lo Squartatore. Anche se, come sempre accade nei film di Von Trier, il protagonista è il suo alter ego. L’artista è condannato alla perfezione. «Il protagonista è la persona che sente più vicina a lui, con la differenza che il regista non uccide la gente» – ha detto alla stampa.
Come ha rivelato il regista danese al Corriere della Sera, «il sogno di Jack è costruire una casa (titolo originale: the house that Jack built). Continua a provarci ma fallisce sempre. Mia madre avrebbe voluto che facessi l’architetto. So di averla delusa, anche se in punto di morte, dopo avermi svelato che mio padre non era mio padre, ha ammesso che ero un bravo artista».
Torniamo al film. Quando, inevitabilmente, la polizia si ritrova ad indagare sul suo conto, Jack si sente sotto pressione, ma allo stesso tempo scatena in lui la voglia di spingersi oltre. Come il regista/artista.
Per la seconda parte clicca qui.
La casa di Jack (The house that Jack built)
Paese: Danimarca, Francia, Svezia, Germania, 2018
Genere: Drammatico / Horror / Commedia grottesca
Regia e Sceneggiatura: Lars VON TRIER
Cast: Matt DILLON, Uma THURMAN, Bruno GANZ
Fotografia: Manuel Alberto CLARO
Durata: 2h e 32 minuti la Director’s cut in lingua originale / 2h e 30 minuti la versione doppiata
Produzione: Zentropa e Nordisk Film
Distribuzione italiana: Videa
Uscita italiana: 28 Febbraio 2019
Presentato fuori concorso al Festival di Cannes 2018
Intervista a Matt Dillon su comingsoon.it
La frase cult: Salire su quest’auto con lei potrebbe essere uno sbaglio. Potrebbe essere un serial killer. Scusi ma lei sembra proprio esserlo.
Regia ****
Sceneggiatura ****
Doppiaggio ***
Recitazione ****1/2
Fotografia *****
Colonna sonora ****
Film ****
Fonti: Micromega, Corriere della Sera, Comingsoon.it, Videa, Mymovies.it, Cinematografo.it
Immagine di copertina liberamente ripresa da www.anonimacinefili.it-
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.