Per la rubrica settimanale “pole la donna permettisi di pareggiare con l’omo?”, dopo avervi raccontato la scorsa settimana il maschio disfunzionale di “America latina”, per par condicio parliamo anche della donna. In particolar modo sulla crisi nelle relazioni fra trentenni.
Apparentemente è un’opera banale, ma ci vogliono più visioni per cogliere i tanti temi, le situazioni, per concentrarsi su determinati meccanismi.
Questo film è una coproduzione tra quattro Paesi del nord Europa: Finlandia, Norvegia, Svezia e Danimarca. Paesi apparentemente freddi, inospitali, eppure sentimento e ironia non mancano.
Quinto film di Joachim Trier, regista nato in Danimarca, ma di nazionalità norvegese. Descrive la pellicola come “un dramma comico sull’amore nel nostro tempo e sull’avere tutte le opportunità della vita, ma sentirsi ancora la persona peggiore del mondo”. I film nordici solitamente sono molto belli e spesso finiscono ai festival internazionali più importanti. Prendiamo i film danesi di Vinterberg e Von Trier, quelli dello svedese Ruben Ostlund (The square, Forza maggiore), lo svedese Tomas Alfredsson (La talpa, L’uomo di neve).
“La persona peggiore del mondo” sfiderà, tra gli altri, “Un eroe” di Farhadi e “È stata la mano di Dio” di Sorrentino agli Oscar 2022 nella categoria miglior film straniero. Sarà il rappresentante della Norvegia. Era già in concorso a Cannes 2021, dove ha vinto un premio per la miglior attrice. È diverso da quelle commedie romantiche zombie come Pretty Woman e quell’obrobrio di “Amelie”. Audrey Tatou in quella pellicola era innocua, avevo lo sguardo “ebete” in camera e, come dice splendidamente il sito “The vision”, ha le stesse pulsioni sessuali di un tostapane: quando qualcuno decide di accenderla, lei si scalda, anche se la proposta non è all’altezza delle sue aspettative. Vivissimi complimenti a chi l’ha scritta. Tra l’altro è una donna, Sofia Torre, che spiega come quel film ha rovinato una generazione di ragazze (ecco il pezzo qui). Senza trascurare l’educazione impartita dalle principesse Disney. Conosco donne di oltre 40 anni che ancora non hanno capito che la favola del “principe azzurro” è una cagata pazzesca. Così citiamo anche Fantozzi. Qui siamo più dalle parti di Woody Allen, tuttavia senza la genialità dell’autore di “Match Point”, con qualche tocco alla “Sliding doors” e “500 giorni insieme”.
Trier affronta temi come la maternità, la sessualità e il sesso orale al tempo del Me Too con dialoghi “scorretti”, intelligenti e nevrotici. Il regista non giudica, non aggiunge filtri pompati di steroidi come “Amelie”, ma ci rende partecipi del percorso della donna. Trier infatti non riesce a criticare le donne perché le ama, ma lascia al pubblico il verdetto.
Siamo a Oslo, in Norvegia. La storia è divisa in 12 capitoli, oltre a prologo ed epilogo. Si raccontano 4 anni della vita di Julie. La protagonista è interpretata dall’ottima Renate Reinsve, attrice classe 1987, che ha vinto il premio per la miglior interpretazione femminile a Cannes alla sua quarta pellicola. Julie sta per compiere trent’anni. Questa giovane donna è intelligente, bella, ma ha anche la giusta dose di imprevedibilità. Colleziona esperienze, fidanzati, lavori, appartamenti come se fossero paia di mutande. Infatti la vediamo sempre sfuggente.
È egoista, infantile quanto basta e abbastanza immatura. Però è anche onesta e lo si capisce dal titolo: il suo sentirsi la peggiore persona del mondo sta nell’essere l’eccezione, nell’essere minoranza in un mondo in cui non le piace uniformarsi. In questo senso il film è morettiano, nel senso che mostra le inadeguatezze e la noia in una fase dove si vorrebbe crescere, ma si finisce per rimanere incastrati in un meccanismo più grande di noi.
Julie non sa che fare da grande e non vuole scegliere. Il tutto sugellato da una grande protagonista femminile e da una splendida colonna sonora, capeggiata dalla canzone di Harry Nillson “I said goodbye to me”. Già il titolo del pezzo dice molto: significa letteralmente mi sono detto addio. Chissà a chi si riferisce… Julie prende quello che viene: così passa dalla medicina alla psicologia alla fotografia.
Poi arriva lui: Aksel. Un autore di graphic novel, quindici anni più vecchio di lei. I suoi lavori hanno come protagonista un eroe politamente scorretto.
Cosa succederà? Naturalmente Aksel e Julie vivranno felici e contenti. Avranno una nidiata di bambini. Si sposeranno, si ameranno tutta la vita senza rimpianti. Lei diventerà un fiore, lui da ranocchio diventerà un principe azzurro con tanto di cavallo bianco.
Vi piacerebbe eh? Mi dispiace deludervi, ma non è la Bella e la Bestia. Questo è un film del presente, del 2021: l’epoca della precarietà affettiva e lavorativa. Le due cose sono strettamente collegate e incidono tanto sul benessere di una persona. Julie infatti è insicura, fragile. Julie scappa da tutte le situazioni in cui c’è da prendere una decisione definitiva: dai corsi universitari alle feste in cui non si diverte, comprese le relazioni che la fanno sentire ingabbiata. Anche lei, come il protagonista di “America latina” dei fratelli D’Innocenzo, sta in piedi a pensare osservando i suoi riflessi sui vetri. Siamo lontani dal perdersi nell’incantesimo del “sentimento nuevo” del maestro Franco Battiato. È l’esatto contrario di Alice nel paese delle meraviglie. D’accordo il Bianconiglio le dirà sempre che è tardi, ma lei nella tana ci entra e ci esce quando le pare. A lei piace avere la sensazione di avere in mano il tempo, anche se chiaramente non ce l’ha.
In lei spesso è l’umore del singolo momento a fare la differenza. Non sempre però dà i frutti. Lei si confronta con gli amici di Axel, i familiari, i suoi progetti futuri. Ma sul più bello arriva la doccia gelata: lui vuole dei figli da lei. Lui le dice: “Se mi ami, risolveremo tutto”. Lei? Sì ti amo, no non ti amo, si può fare, boh, forse, ma anche no, nì e poi no, poi ancora sì, forse, boh, ecc… Come la gamma dei colori del volto di Fantozzi quando butta giù il tordo intero: rosso, rosso pompeiano, arancio aragosta, viola, viola addobbo funebre, blu tenebra. Il più classico dei cliché è finalmente ribaltato. L’irrequietezza di lei la porta ad imbucarsi a una festa: giochetti provocanti, strusci, sesso orale, l’affondo delle narici nelle ascelle di alcuni uomini. Tanto per far qualcosa. E qui conosce l’aitante Eivind. Sia lui sia Julie sono già impegnati. Ovvia è l’uomo giusto, verrebbe da dire. C’è in lui qualcosa di diverso. Sì certo, come no. Forse. Trionferà l’amore o trionferanno dubbi e incertezze?
L’unica cosa certa è che questo film, per dirla con le parole del regista, “esamina seriamente le difficoltà di incontrare qualcuno quando stai lottando per capire la tua vita; quanto indecise e incerte possono diventare anche le persone più razionali e altrimenti sicure di sé quando si innamorano; e quanto è complicato, anche per i romantici, ottenere effettivamente ciò che hanno sempre sognato”.
Fonti: Comingsoon, Best Movie, The Vision, Cinematografo, Movieplayer, Filmtv, Cinematographe
Regia ***1/2 Interpretazioni ***1/2 Film ***1/2 Fotografia ***1/2 Sceneggiatura **** Musiche ****
LA PERSONA PEGGIORE DEL MONDO
(Norvegia, Finlandia, Svezia, Danimarca 2021)
Genere: Sentimentale, Drammatico, Commedia
Regia: Joachim Trier
Sceneggiatura: Joachim Trier e Eskil Voght
Cast: Renate Reinsve, Anders Danielsen Lie, Herbert Nordrum
Durata: 2 ore e 8 minuti
Fotografia: Kasper Tuxen
Distribuzione: Teodora Film
Nei cinema dal 18 novembre 2021
Premio Miglior Attrice a Renate Reinsve al Festival di Cannes 2021
Trailer Italiano qui
La frase: Se mi ami, risolveremo tutto
Immagine da comingsoon.it
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.