Dopo i due film cult degli anni 80, la Sony ha cercato di rivitalizzare uno dei suoi franchise di maggior successo. Incredibilmente l’operazione funziona. Oggettivamente far meglio, visti i tempi, era molto difficile. Jason Reitman ha fatto un buon film. Riesce perfino a scansare l’effetto “zuccheroso” anni 80, nonostante la presenza dei bambini nel cast. Dimenticate “Stand by me”, qui piuttosto siamo dalle parti dei “Goonies”. Chiaramente non può essere ai livelli del primo (soprattutto a livello di comicità), ma ci fa capire che queste “operazioni nostalgia” funzionano se riescono a raccontare il nostro rapporto con il passare del tempo. Il classico esempio di operazione nostalgia è “Star Wars VII: Il Risveglio della Forza”, il primo capitolo dopo l’acquisizione di Disney, che arrivò in sala nel 2015. Trentotto anni dopo il primo film di George Lucas del 1977. Era un film furbo che giocava sul passare del tempo per far in modo che lo spettatore non comprendesse un trucco stantio: riprendere la solita sceneggiatura cambiando nome ai personaggi e modificando qualche dinamica (la morte di Han Solo- Harrison Ford). Ma la storia era fondamentalmente la stessa (la sceneggiatura del settimo episodio era di Lawrence Kasdan, autore degli script de “L’impero colpisce ancora” e “Il ritorno dello Jedi”).
Nel 2016 il Ghostbusters al femminile fu un flop totale, ma fu importante per far capire che gli sceneggiatori dovevano cambiare strada. La prima storica pellicola uscì nei cinema nel 1984 (recensione qui). Un film divenuto un cult soprattutto per i tempi e le battute, più che per il livello tecnico che era abbastanza rivedibile. Molto fu improvvisato dal cast, in grande forma. Il trio Aykroyd – Murray – Ramis in origine doveva essere Eddie Murphy, John Candy e John Belushi. La tragica morte di quest’ultimo nel 1982 cambiò le carte in tavola. Murphy preferì dedicarsi a un altro progetto (Beverly Hills Cop) e Candy non andava d’accordo con il regista. Venne perso tanto tempo, parte delle riprese vennero fatte clandestinamente, senza permessi. Vennero usati dei modellini. La pellicola fu girata e montata in fretta e furia. Il regista Ivan Reitman dichiarò che il film era pieno di errori (la presenza di cavi e altri trucchi in scena, effetti speciali incompleti). Soprattutto nella scena finale si vede. Tuttavia il pubblico si divertiva e non gliene importava niente.
All’epoca in America governava un certo Reagan. Erano gli anni di “Born in the USA” di Bruce Springsteen. La canzone tratta degli effetti della Guerra del Vietnam sugli statunitensi, sebbene sia spesso interpretata come un tema patriottico, fraintendendo così il significato. Il presidente repubblicano Ronald Reagan volle utilizzare la canzone per la sua campagna elettorale, ma Springsteen rifiutò per rispetto agli amici che erano morti in battaglia. In “Ghostbusters” c’era una vigorosa critica verso il settore pubblico. Dal “mandiamo la zoccola preistorica a battere all’assessorato” all’arroganza e all’incompetenza di Walter Peck del dipartimento dell’ambiente.
I 3 acchiappafantasmi (Harold Ramis, Dan Aykroyd e Bill Murray) infatti decisero di metter su un’attività in proprio dopo aver capito che il settore pubblico non li aiuterà.
Cinque anni dopo, nel 1989, arrivò il sequel “Ghostbusters 2”. Bill Murray trent’anni dopo ha rivelato che era inferiore al primo perché era politicamente corretto e gli effetti speciali presero il sopravvento sulla storia.
Oggi siamo alle solite: gli investimenti pubblici latitano, i posti di lavoro sono affari di famiglia (ci sono anche da noi diverse indagini in corso) e la gente oggi è sfiduciata in questo sistema. Per fortuna “Ghostbusters Legacy” sa miscelare il passato con il presente. Vedremo nel futuro cosa saprà farne. Il timone, come detto, è stato preso dal figlio del regista dei primi due storici film, Ivan Reitman. In Jason convive con questa doppia anima: una rivolta all’infanzia e agli elementi tipici della saga, una più moderna rivolta a ciò che i fan chiedono e, probabilmente, a un futuro franchise. Il giovane Reitman è l’autore di ottimi film come Thank you for smoking, Juno, Tra le nuvole, The front runner. Insieme a Gil Kenan, hanno cercato di far ripartire la saga. La sceneggiatura è abbastanza curata perché deve metter insieme le esigenze della Sony, le richieste dei fan, qualche novità, far conoscere i nuovi personaggi e farli coesistere con gli idoli del passato ed evitare insidiose trappole. Spesso nel cinema (ma anche nella vita) i compromessi e il voler accontentare tutti finisce per scontentarne diversi. Come dicevano i Ghostbusters anni 80? Mai incrociare i flussi. Qui bisogna dire che c’è equilibrio. Nel 2021 è una notizia visto che si passa da un estremo all’altro in un battibaleno. La bravura degli sceneggiatori è quella di spostarsi da New York alla provincia dell’Oklahoma. Dopo oltre 30 anni, la gente si è scordata cos’è accaduto. Quei bambini che guardavano i Ghostbusters oggi sono adulti e alcuni sono diventati genitori.
Inoltre in tempi di Covid, soprattutto in America, si fugge dalla città per andare a vivere in campagna. Anche in Italia è un fenomeno in aumento (anche a Firenze lo è).
Tutto sommato l’operazione funziona ed ha un chiaro scopo per la Sony: riportare in sala i nostalgici dei film anni 80 assieme alle nuove generazioni.
La morte di Harold Ramis nel 2014 però ha creato due vuoti importanti. Ramis non solo interpretava Egon, ma era anche la mente della geniale sceneggiatura dei primi film assieme a Dan Aykroyd. In questo Ghostbusters Legacy (nell’originale si chiama Afterlife) ci sono tutti gli ingredienti tipici: da Gozer al ritorno del trio originale Murray-Aykroyd-Hudson, di Sigourney Weaver e la segretaria Annie Potts. Ovviamente non mancano la trappola per fantasmi, gli zaini protonici, i vecchi spot tv degli acchiappafantasmi finiti su YouTube, la Ecto-1 (l’auto dei Ghostbusters), gli omini del Marshmallow., in versione tascabile. Mancano solo Egon e il mastro di chiavi (Rick Moranis nei primi due film).
Questo “reboot” della saga ci fornisce vari elementi sul rapporto tra Egon e la segretaria Janine, la rievocazione di Gozer e le due statue di Zuul e Vinz Clortho. Nel primo film si impossessavano dei corpi di Sigourney Weaver e Rick Moranis. Vista l’assenza del secondo, è facile capire chi è il prescelto. Tuttavia la bravura di Jason Reitman è quella di saper mescolare tali ingredienti ai classici degli anni 80 di Spielberg (da I Goonies a Incontri ravvicinati del terzo tipo) passando per “Il mago di Oz” e “Super 8” di J.J. Abrams.
E’ una sorta di film nostalgia in versione digitale, ma è anche un figlio che sceglie di omaggiare suo padre e la sua formazione cinematografica. Jason Reitman infatti quando era piccolo scorrazzava sul set e assaporò l’atmosfera della saga: lo si intuisce nell’attesa costruita abilmente nel prologo iniziale. E poi c’è l’ingrediente segreto: “Stranger Things”, da cui è stato scelto, non a caso, Finn Wolfhard.
Il mondo è cambiato: negli anni Ottanta si andava al cinema in massa, oggi la maggioranza sta a casa a vedere le serie tv. Nel complesso “Ghostbusters Legacy” funziona soprattutto nella prima parte. Questo episodio riparte dagli eredi di Harold Ramis, il cuore pulsante del franchise. Il film è dedicato alla sua memoria, ecco perché si chiama Afterlife (nella versione originale).
Veniamo alla trama. Assistiamo alle vicende di una comune famiglia americana. La mamma single Callie (Carrie Coon), il figlio quindicenne Trevor (Finn Wolfhard, in gran forma) e la figlia dodicenne Phoebe (Mckenna Grace). Arriva l’ingiunzione di sfratto dalla casa di Chicago. Contemporaneamente arriva la notizia della morte di Egon (Harold Ramis). L’unica soluzione per Callie è andare a vivere nella fattoria di Summerville, Oklahoma. La casa che il padre Egon, le ha lasciato in eredità. Arrivati sul posto, iniziano delle strane “scosse” di terremoto. Che però non lo sono. C’è qualcosa che lega quel posto al passato degli acchiappafantasmi. I ragazzi trovano la Ecto-1 sotto un telo polveroso, azionano la trappola ed imparano la storia del nonno.
Per capire questi fenomeni “paranormali”, chiedono aiuto al loro professore di scienze (Paul Rudd di “Ant Man” e “Le regole della casa del sidro”). Un tipo piuttosto nerd, amante dei film horror, il cui motto è “la scienza è punk rock, una spilla da balia nel capezzolo degli accademici”. Insieme provano a comprendere che cosa sta succedendo.
Ma il caos sta per iniziare nella piccola cittadina dell’Oklahoma. Il regno di Gozer sta per riemergere dal baratro. Il 555-2368 è ancora attivo. Who you gonna call?
P.S. Non lasciate la sala appena vedete i titoli di coda. Ci sono ben due scene post credit tutte da gustare.
Fonti: Movieplayer, Cinematografo, Comingsoon, My Movies, Bad Taste
Regia ***1/2 Interpretazioni ***1/2 Fotografia ***1/2 Sceneggiatura ***1/2
GHOSTBUSTERS LEGACY ***1/2
(USA 2021)
Genere: Commedia, Fantastico, Avventura
Regia: Jason Reitman
Sceneggiatura: Gil Kenan, Jason Reitman
Cast: Paul Rudd, Carrie Coon, McKenna Grace, Finn Wolfhard, Bill Murray, Dan Aykroyd, Sigourney Weaver, Ernie Hudson, Annie Potts
Durata: 2h e 4 minuti
Fotografia: Eric Steee
Prodotto da Sony Pictures
Distribuzione: Warner BrosUscita Italiana: 18 Novembre 2021
Trailer Italiano qui
La frase: Tuo padre non era di grande aiuto in casa, girava gli interruttori al massimo!
Immagine da nonsolocinema.com
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.