1) Il devastante episodio del ‘93 della strage dei Georgofili, che costituisce una ferita ancora aperta nella storia e nella città di Firenze, purtroppo nasconde tuttora delle tenebre che non si vuole illuminare. Ad oggi, sono stati fatti dei passi in avanti, a livello giuridico e politico in direzione di un’indagine riguardo alla forte probabilità, che dietro quel tragico evento, non si celi soltanto la mano di Cosa Nostra, ma anche quella di “menti più fini”, per utilizzare il termine usato dal Giudice Soresina durante l’udienza preliminare del 1996?
No, non si è fatto nessun passo avanti verso le menti “più fini”. I processi svolti fino ad oggi sono pieni zeppi di spunti investigativi, in alcuni casi c’è la prova che potrebbe essere ricostruita in aula, ma l’ordine dall’alto, che in questi casi necessita, visto che i più che probabili concorrenti con “cosa nostra” nella strage sono molto in alto, non arriva.
Ci sono già stati ben tre capi di Stato, ma l’ordine non arriva.
2) Nel pacchetto “sicurezza” emesso dal governo Letta, non si fa cenno a un completamento della legge 206 del 2006 in favore delle vittime del terrorismo e delle stragi. Che opinione si è fatta di questa “omissione”? A suo avviso essa implicitamente nasconde una tacita e omertosa connivenza tra Stato e Mafia che in qualche modo non si vuole recidere?
Non voglio
minimamente pensare che la legge 206, la errata applicazione della
206 e la non presa di coscienza da parte del governo Letta abbia a
che fare con la connivenza Stato Mafia. La non applicazione della
legge 206 è una mera guerra personale che si è iniziata nei nostri
confronti durante un governo Berlusconi.
Berlusconi non ama chi
parla di stragi, quindi ha messo almeno le nostre pratiche non
risolte della 206, quelle di via dei Georgofil, nelle mani del
Consiglio di Stato, il quale ha dato alla 206 una lettura
restrittiva, non idonea allo spirito della 206 stessa e il nodo non
si è più sciolto.
Caduto Berlusconi, gli altri forse non lo
vogliono scontrare visto che hanno inventato le larghe intese e
lasciano i nodi della 206 nei cassetti che contano e possono
custodirli bene.
Non è un accordo Stato mafia la non applicazione completa della 206, anzi la mafia credo sarebbe contenta ci sistemassero le pensione e i vitalizi per gli ovvi motivi. È invece un odio allo stato puro, da parte di alcuni, verso chi colpito dalle stragi si permette di pensare che le stragi in questo Paese le hanno ideate uomini diversi da “cosa nostra”, sempre nel nostro di caso, perché per le altre stragi non do giudizi.
3) Sempre rimanendo in tema della legge 206, come andrebbe ampliata, o modificata, secondo Lei? Che cosa chiedono in particolare le vittime delle stragi?
Le vittime delle
stragi insieme a quelle del terrorismo rosso e nero, perché questi
soggetti in prima battuta prevedeva la 206 del 2004, poi equiparata
in parte per le vittime di mafia e le vittime del dovere, ebbene,
hanno presentato un emendamento composto da nove punti, fra i più
significativi la pensione subito a chi è invalido all’80% della
capacità lavorativa e il vitalizio ai parenti delle vittime che
hanno una invalidità del 50 % della capacità lavorativa e oltre.
Più altri sette punti.
La legge 206 dovrebbe semplicemente
essere interpretata come è stato fin dall’inizio: una legge per
sanare caso per caso tutte quelle situazioni che negli anni si sono
consolidate in senso negativo nelle famiglie dove c’è un soggetto
massacrato e sopravvissuto nelle stragi o un morto per strage.
Invece nell’interpretare la 206 hanno usato cattiveria allo stato
puro.
4) In questi giorni sentiamo parlare di amnistia, indulto e simili. Quali soggetti pensa potrebbero alla fine usufruire di tali concessioni? Crede che finirebbero per goderne anche i boss mafiosi – come accadde “grazie” all’indulto voluto nel 2006 da Mastella allargato anche ai reati dei mafiosi, purché diversi da quelli associativi, ma comprendenti voto di scambio e delitti propedeutici a quelli più gravi – piuttosto che dei poveri disgraziati che affollano le nostre carceri per piccoli reati, o in quanto clandestini?
Indulto e amnistia,
parole usate nuovamente in questi giorni subito dopo che si è capito
che Pannella e PDL avevano fallito con i referendum, per via del
mancato quorum, a noi fa salire la rabbia.
È chiaro che quando
si va ad un indulto, poi a goderne saranno i soliti, ovvero pochi dei
disgraziati che davvero dovrebbero andare a lavorare e non stare in
carcere, e molti di più fra i mafiosi colpevoli di reati minori
rispetto alla strage, ma sempre collaterali anche alla strage.
E
poi guardi, se per salvare un potente dal carcere servisse abolire la
prigione anche a Riina lei crede che non lo infilerebbero
nell’indulto? Io credo salverebbero la testa a Barabba pur evitare
ad un politico il carcere, e di indulto in indulto, per salvare i
potenti dal carcere, prima o poi la mafia ne usufruirà. Anzi ne
usufrisce già. Pensi al rito abbreviato anche per i mafiosi rei
di strage, vedi D’Amato Cosimo in ultima battuta. E guardi che
lavorio intorno a Bernardo Provenzano… per abolire il 41 bis a
tutti i mafiosi rei di strage.
5) Ritiene una vittoria sufficiente la dichiarazione, durante il processo a Francesco Tagliavia per le stragi del ‘92-’93, che sancisce come reale la cosiddetta Trattativa (termine alquanto ipocrita e odioso) Stato-Mafia, pur essendo ad oggi ancora oggetto di indagine? E, a suo avviso, il fatto che ancora oggi tale negoziazione non sia stata definitivamente chiarita e dimostrata è frutto di mancanza di “prove” e ulteriori dichiarazioni ancora da accertare da parte di alcuni mafiosi – come quelle di Gaspare Spatuzza e di Giovanni Brusca – o di una strategica volontà di insabbiamento e omertà da parte dei soggetti coinvolti che fanno o hanno fatto parte dei nostri governi (tra i quali, giusto per nominarne qualcuno, Dell’Utri, Rapisarda, Mannino, Ciancimino, Andreotti…)?
Nei processi di
Firenze ci sono prove da vendere per indurre i giornalisti servi del
potere a scrivere una buona volta che “trattativa ci fu”.
La trattativa c’è stata, gli piaccia o no, lo hanno ammesso
loro gli artefici stessi della trattativa Stato-mafia, hanno trattato
per far fermare le stragi: lo hanno ammesso, il giro di parole per
chiamarla in altro modo è ormai ridicolo e fa pena che uomini così
grandi e ritenuti importanti per la vita del Paese la neghino.
Non
è frutto di mancanza di prove la trattativa stato mafia per le
stragi del 1993, la prova inconfutabile ne sono giusto i morti e gli
invalidi di Firenze. Il problema è che Gaspare Spatuzza è de
relato e non porta da nessuna parte. Ogni qualvolta si vuole dare
un contentino alle vittime delle stragi del 1993, si butta sul piatto
della bilancia un testimone de relato. Anche se, dice il
nostro avvocato, due testimoni de relato fanno prova penale e
nei processi di Firenze testimoni “de relato” ve ne sono
parecchi. E poi, Brusca Giovanni che non ha mai voluto un confronto
con Monticciolo, e continua a negare di sapere qualcosa sulla strage
di via dei Georgofili, dove vogliamo andare? Gli andrebbe tolto lo
stipendio, messo in mezzo ad una strada e nelle mani della mafia,
come ha fatto con noi.
Certo che c’è una ferrea volontà
di insabbiamento sulla verità, sul movente, delle stragi del 1993.
Come mai per esempio non si è mai saputo in quale conto corrente
sono passati tutti soldi serviti per pagare l’esplosivo della
strage di via dei Georgofili, non li avranno mica tenuti sotto una
mattonella? Ma non credo sia la volontà di quanti chiamati in causa
dai così detti “pentiti”, quelli se ne fregano, lo dimostra
proprio il fatto che dopo i Riina, i Bagarella, i Graviano nessun
altro che non appartenesse rigorosamente a “cosa nostra“ è stato
incriminato per strage. La volontà di insabbiamento è
soprattutto di quanti in questi venti anni non sono ancora stati
nominati e che lo sarebbero nel momento stesso in cui venisse
meno proprio quella “trattativa” che sembra non finire mai, di
incontro elettorale in incontro elettorale.
6) In alcune interviste Lei ha parlato di “due strategie di tensione”, riguardo alla stagione delle stragi ’93, su cui ancora sembra calarsi un silenzio gravido di non-detti e pesante come una pietra. Potrebbe darcene una delucidazione?
Io non parlo mai di
“strategia della tensione” in senso stretto, non credo per le
stragi del 1993 in quella strategia della tensione di tipo politico –
del nero contro il rosso – che tutti dicono essersi sviluppata per le
stragi del passato e che sarebbe così anche per il 1993. Devo essere
stata male interpretata o mi sono espressa male. Nel 1993 c’è
l’esigenza di richiamare l’attenzione su ciò che non si vuole
più, ma a livello economico, soprattutto indagini a sfare come
quelle provocate da“mani pulite”, che devono essere inciampate in
qualcosa di veramente “indicibile”, non quelle indagini che Di
Pietro ci ha detto, ma in ben altro. La strage in passato ha pagato e
quindi devono essersi detti: “facciamo una strage, come hanno
sempre fatto, tanto riesce”. E ci sono riusciti, ne hanno
organizzate ben 7, uno dei partner era cosa nostra, e hanno coperto
tutto ciò che stava emergendo e noi ancora oggi non sappiamo cosa
fosse.
“Dobbiamo aver toccato qualcosa di veramente grave”
ebbe a dire il Giudice Borelli dopo la strage di Via Palestro.
“A
noi della mafia quelle stragi non interessavano“ ebbe a dire
Giuseppe Ferro Capo mandamento di Alcamo.
7) Quanto ha pesato anche il “silenzio” della stampa e dei media in generale sugli eventi di quella stagione? E quanto pesa, ancora oggi, questo silenzio, questa difficoltà nel parlare di temi che fanno così paura?
Pesa tanto quanto il nostro dolore per i morti, e la nostra disperazione per chi rimasto vivo e uscito dalle macerie e dall’incendio lotta con una vita di disperazione. La stampa è asservita troppo al volere di chi è disposto a tutto purchè il segreto sulla strage di via dei Georgofili rimanga tale. È vero, il tema di quei 5 morti fa paura perché essere stati uomini dello Stato, essere oggi uomini dello Stato o essere oggi uomini della politica importanti e veder scritto sui giornali che si è partecipato alla morte di Dario Capolicchio, Caterina Nencioni e Nadia Nencioni, non piace. Non piace che lo sappiano i loro figli e le loro mogli. Non piace. E sono disposti a far uccidere di nuovo pur di mantenere il segreto. Le parole di Riina di questi giorni lo dicono chiaramente a noi, che ne conosciamo le sfumature dei suoi toni visto che nelle sue “amorevoli” mani siamo già stati messi a suo tempo.
8) Diceva Paolo Borsellino: “Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d’accordo”. Oggi sembra che sia la seconda opzione ad avere, purtroppo, la meglio, in quanto non pare proprio che gli scambi, i traffici, i reciproci interessi tra politici e mafiosi siano stati sradicati, anzi, continuano a strisciare subdolamente inquinando il nostro paese. Quali misure effettivamente concrete e realmente efficaci potrebbero porre fine o per lo meno allentare questo cancro che infesta politica, economia, società, etica…?
Una legge elettorale che ridia dignità ai cittadini. Oggi andiamo a votare ciò che vogliono altri non noi. E la chiave di volta per chiudere le collusioni mafia-politica, il cancro della società, è la durata del mandato parlamentare, deve constare di una sola legislatura massimo due e poi di nuovo a lavorare in fabbrica, nell’amministrazione ecc.
9) Ritiene che oggi ci sia maggiore o minore sensibilità nei confronti di temi legati alla problematica delle organizzazioni mafiose e della loro connivenza con il mondo politico? Come si potrebbe intervenire, a livello culturale, per ampliare, nella coscienza individuale e di massa, una più attiva presa di coscienza su tali questioni? Il ruolo della scuola, dell’istruzione Le sembra decisivo in tal senso, dato che le attuali giovani generazioni appaiono sempre più “inconsapevoli” (anche a livello storico), e più apatiche e “lobotomizzate”?
Si dice che quando
nelle scuole si iniziò a parlare di mafia, era il momento in cui la
mafia aveva il massimo splendore, oggi nelle scuole si va a parlare
di legalità, io credo che stiamo toccando il
massimo dell’illegalità.
Guardi, in giro per l’Italia
da 20 anni si fanno percorsi di legalità. Lei ne vede legalità in
giro? Io no, vedo la magistratura che ogni giorno scopre soggetti che
rubano denaro pubblico e quando li condannano in galera non ci
vanno.
Ha visto i morti di Prato? Una vergogna senza pari. Si
sono per 20 anni dimenticati che da Prato partì il pulmino carico di
tritolo per via dei Georgofili e oggi fanno finta di piangere, del
resto hanno fatto finta di piangere anche in via dei Georgofili…
Le
scuole, i ragazzi? Sarebbe bello poter andare nelle scuole a parlare
di ciò che ci è successo e allertarli dai pericoli affinché non
succeda più. Ma sa quante volte ci sentiamo dire di stare attenti a
ciò che diciamo perché a casa hanno i genitori e politicamente la
possono vedere in altro modo diverso da noi, come se noi visto che
abbiamo vissuto la strage ci portassimo con noi una etichetta.
Proprio noi che siamo convinti che la strage di Via dei Georgofili
sia stata trasversale all’arco costituzionale. Nelle scuole
abbiamo poco ingresso, ne hanno molto altri ma di stragi non sanno
nulla, conoscono solo i nomi dei morti eppure ne parlano a lingua
sciolta per sentito dire o letto e non in atti processuali.
10) “La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi una sua fine”. Condivide queste parole di Giovanni Falcone, o si ritiene più pessimista riguardo alla potenziale fine di un potere così forte e radicato nel nostro paese e che più che finire per essere anti-Stato, corre e lavora a braccetto con esso?
È una frase bella ma tutto qui. Per ora non ci sono le condizioni affinché la mafia finisca. Falcone credeva in se stesso ma non era Dio. Era un giudice giusto, tutto qui. Infatti per uno come lui ve ne sono 100 che tirano a campare.
11) Come creda che venga realmente percepita nella coscienza comune la mafia? Oltretutto per qualcuno essa rischia di produrre anche una sorta di fascinazione, dovuta alle sue pratiche quasi esoteriche, ai suoi rituali… ritiene che questo “afflato mitico” che possono evocare le dinamiche delle organizzazioni criminali sia pericoloso?
La criminalità
affascina perché il denaro è facile all’interno delle loro
organizzazioni e oggi il Dio denaro la fa da padrone. Certo a noi
l’enfatizzazione degli uomini di mafia dà fastidio. L’affiliazione
alla mafia con il rito della “santina” oggi spiegato in varie
occasioni, non credo possa essere così suggestivo da condizionare ,
è una cosa pietosa, sembra di essere nel medioevo, è la mancanza
di rispetto verso la vita altrui che ci preoccupa.
Un
mafioso che uccide 100 e più persone e che fa saltare mezza italia
con T4 e tritolo da cava, e quando sta al 41 bis si lagna del pasto o
della terapia in ritardo e lo Stato corre, questo sì che ci fa
paura, perché nei nostri ospedali nessuno corre quando il pasto o la
terapia te la portano in ritardo, se te la portano. Le scelte i
giovani le fanno verso ciò che è meglio non verso ciò che è
difficile e te lo fanno ingoiare come necessario.
12) Lei ha scritto ben tre lettere all’“ex capo dei capi” Totò Riina. Cosa l’ha spinta a farlo? E che “reazione” si aspettava dal boss dei boss?
Volevo capire se poteva pentirsi e dirci la verità. Lui la sa tutta. Avevo già provato con Cosimo Lo Nigro ma non mia ha voluto incontrare. Volevo sapere chi gli ha messo le “cartine” in mano per cercare le “cose vecchie”. Riina non si pentirà mai, credetemi, anzi potrebbe anche rifar fare stragi, perché oggi è chiaro quella “trattativa” lui la ritiene ancora aperta. La ritiene aperta perché altrimenti dovrebbe ammettere di essere stato ”fregato” e lui questa figura davanti ai suoi uomini non la vuole fare. “Chi ha promesso deve mantenere”, così la vede Riina e quindi niente “pentimento”. Le mie lettere sono state sprecate , ho perso parte della mia vita, valeva la pena di provarci.
13) Cosa pensa riguardo alle due proposte di legge sull’abolizione dell’ergastolo, presentate dal Pd in conferenza alla Camera il 26 settembre 2013, pochi giorni prima della raccolta firme promossa da Radicali e Pdl per l’abolizione, appunto, del carcere a vita?
Per fortuna il popolo italiano è sempre imprevedibile, come avrà avuto modo di vedere i referendum non hanno raggiunto il quorum. Il PD chiaramente il 26 settembre scorso ha buttato avanti le mani, se caso mai il popolo avesse voluto l’abolizione dell’ergastolo e del 41bis andando a firmare in massa per i referendum, il PD era pronto a cavalcare l’onda, come sempre.
14) “In Italia la lotta alla mafia non sarà mai vinta, perché la mafia non è altro che la versione truculenta del costume diffuso, dove la parentela, la conoscenza, lo scambio di favori, in una parola, la rete “familistica” ha il sopravvento sul riconoscimento dei valori personali e sui diritti di cittadinanza” (U. Galimberti su D di Repubblica del 2003). È d’accordo con questa affermazione?
Può una semplice
come me dissentire da ciò che ha scritto uno come Galimberti? Ma io
dico di no lo stesso e non mi se ne vorrà.
Il favoritismo alla
parentela si chiama nepotismo e fa schifo; la conoscenza usata per
avere favori fa schifo, lo scambio di favori però può essere anche
massoneria. La mafia che divora il Paese, la mentalità mafiosa che
va vinta e io spero finisca al contrario di ciò che prevede
Galimberti, è ben altro: sono uomini che vanno in politica con i
voti della mafia, alla mafia fanno promesse ben precise, la mafia
una volta fatti eleggere e fatti diventare ministri gli chiede il
dovuto ritorno e loro fanno leggi per la mafia.
E hanno
una cosa in più questi politici mafiosi rispetto a quanto asserito
dall’illustre Galimberti, hanno la certezza che se non faranno ciò
che la mafia vuole qualcuno morirà e difficilmente sono loro. Guardi
noi, quelli di via dei Georgofili!
15) Infine, due ultime domande: cosa si aspetta dal ruolo delle Istituzioni e della Magistratura? E a livello dei singoli, è possibile e necessario che anche questi possano avere un ruolo, per quanto piccolo possa essere? D’altronde ogni singola goccia d’acqua è fondamentale per formare un oceano.
Io ho lavorato 36
anni e mezzo prima di essere cacciata – dopo la strage – con una
mobilità. Ho lavorato sempre al fianco delle Istituzioni, definivano
me stessa un’istituzione. Sono profondamente convinta che senza
regole e senza le istituzioni non si vada da nessuna parte. So
quanto sia lunga e tortuosa la pratica istituzionale ma gli strumenti
ci sono, vanno usati e io ci credo.
L’Associazione che io
presiedo ne ha avuto la riprova del mio modo di vedere. Siamo andati
in causa civile contro Cosa Nostra e abbiamo vinto, per quel poco che
lo Stato possa risarcire vittime del nostro livello, i nostri parenti
non sono morti in quanto Giudici, noi non abbiamo Fondazioni. Però
le cause ci sono state, altrimenti non avremmo avuto nulla. Infatti
torniamo alla piaga della 206 legge amministrativa perdente. Il
lavoro del singolo, la goccia nel mare, va tutto bene ma nel
nostro caso ci scontriamo contro titani. Ho saputo di recente che
per noi è stato detto: “lasciateli sfogare”. Era riferito
ad ogni nostra azione che verteva a mettere in evidenza ciò che ci
avevano fatto attraverso le nostre manifestazioni.
Quando sei
piccolo, ti lasciano sfogare, tanto blindano ciò che vogliono. La
visione dell’oceano all’interno del quale ogni goccia conta è
bellissima, e voglio per lei e per me che sia fortemente vero, ma
deve convenire che quel “lasciamoli sfogare “ la dice lunga.
Pubblicato per la prima volta il 9 dicembre 2013
Immagine Nove foto da Firenze (dettaglio) da flickr.com
Nata a Firenze nel 1988, sono una studentessa iscritta alla magistrale del corso di studi in scienze filosofiche. Mi sono sempre interessata ai temi della politica, ma inizialmente da semplice “spettatrice” (se escludiamo manifestazioni o partecipazioni a social forum), ma da quest’anno ho deciso, entrando a far parte dei GC, di dare un apporto più concreto a idee e battaglie che ritengo urgenti e importanti.