Anno 2008. Al cinema usciva il memorabile film d’autore “Il dubbio”. Un maestoso duetto d’attori tra Meryl Streep e Philip Seymour Hoffman con Amy Adams spalla perfetta. In questa pellicola c’era una frase imponente quanto vera: “il dubbio è un vincolo potente quanto la certezza”.
Il regista danese Thomas Vinterberg, uno degli esponenti di punta del “Dogma 95” insieme a Lars Von Trier, deve aver fatto sua questa frase. Lo scorso 25 aprile finalmente ha vinto il premio Oscar come miglior film straniero per “Un altro giro”. Il 20 maggio l’opera è arrivata nelle sale italiane, dopo la riapertura delle sale di fine aprile. Molti non se lo ricordano, ma nel 2013 Vinterberg si vide scippato il riconoscimento a vantaggio de “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino. Onestamente “Il sospetto” avrebbe meritato, qualitativamente parlando, il premio più del regista napoletano. Sicuramente è maggiormente apprezzabile rispetto anche a “Un altro giro”.
Il primo successo di Vinterberg fu “Festen”, film che vinse il Premio della Giuria a Cannes 1998. La storia di una festa di compleanno del patriarca di una ricca famiglia borghese danese diventa un gigantesco casino. All’immancabile brindisi il figlio dell’uomo svela pubblicamente qualche scheletro nell’armadio del padre: il comportamento pedofilo e incestuoso dell’uomo che ha provocato il suicidio della gemella Linda. Da un mondo educato, dove tutto sembra perfetto, questa festa si trasforma in un’escalation animalesca dove cattiveria e violenza avranno la meglio su bontà e gentilezza.
Il suo capolavoro però è assolutamente questa pellicola del 2012. Ricordo ancora la splendida serata di cineforum in cui proponemmo questo film. Il pubblico era rimasto basito di fronte a un’opera apertissima a tantissime interpretazioni. Questo è il cinema che apre la mente, quello che ai tempi del lockdown ci è mancato come il panettone o il pandoro a Natale.
Oggi al cinema pochissimi sarebbero disposti a vedere un’opera di questo tipo. La leggerezza, tendente all’indifferenza e all’ignoranza, sta regnando. Ancora una riunione di famiglia, o meglio di comunità come in “Festen” o ne “La comune”. Stavolta però il capro espiatorio è un altro. Il politically correct nuovamente va a farsi friggere. Vinterberg dimostra di aver assorbito bene le lezioni de “Il cacciatore”, indimenticabile capolavoro di Michael Cimino sulla guerra in Vietnam. Soprattutto la metafora del “colpo solo”. Il titolo originale in lingua danese è Jagten ovvero “caccia”. Il regista ha ricevuto numerose sollecitazioni per approfondire il tema degli abusi da un variegato numero di persone. Tra queste, vi era anche uno psichiatra danese che gli ha fornito una ricca documentazione (la cosa fa la differenza a livello di sceneggiatura).
Sin dalle prime inquadrature Vinterberg ci introduce in una Danimarca ambigua dove i personaggi hanno una caratterizzazione precisa e decisa. Lucas (immenso Mads Mikkelsen, premiato a Cannes come miglior attore), prima stimato e benvoluto, viene osteggiato e trattato come un criminale dagli stessi amici.
Quest’uomo ha 40 anni, è divorziato e ha avuto un figlio che vive con la madre e che vede poco. Da poco ha trovato lavoro in un asilo. Tutti i bambini vogliono bene a Lucas, i colleghi pure, con gli amici condivide la vita in maniera energica e solare. Tra cui la collettiva e appassionata caccia al cervo. Nel frattempo si innamora anche di una collega che lo ricambia e con cui convive.
Ma un giorno una bugia si propaga con più violenza del Covid 19. La piccola Klara, figlia dei suoi più cari amici, accenna alla maestra strani discorsi: Lucas le avrebbe mostrato le sue parti intime. Il film ci mostra subito che è solo la fantasia di una bambina che ha una cottarella per l’amico Lucas che però chiaramente “la respinge”. Al resto ci pensa una breve immagine di un porno su un tablet del fratello di Klara. Questa bugia innesca un effetto domino che nemmeno la bambina si sarebbe immaginata. Infatti quando capisce che l’ha detta grossa, ripete più volte che è stata colpa sua. Ma ormai il patatrac è stato fatto, tutti le credono. Si annida il sospetto che il mostro sia tra noi. Lucas viene emarginato, licenziato, umiliato e tagliato fuori da tutto: l’intera comunità si ritrova unita, tutti (o quasi) sono contro di lui. La caccia ha inizio: non al cervo, ma al malcapitato Lucas. Gli amici lo maltrattano (tranne qualche rara eccezione), al supermercato lo menano e lo buttano fuori. Sembra di rivedere la ferocia di “Festen”.
La domanda che emerge prepotentemente è: chi è il vero mostro? La sceneggiatura scarta decisamente ogni principio di mediazione. E’ un film che sposa una tesi in maniera netta, senza fronzoli: il crollo totale del maschio e l’ormai netta egemonia femminile. Specialmente a livello di decisioni. Sembra una barzelletta, ma questa tesi viene dimostrata da Vinterberg. Alla fine del film vedrete che ha ragione.
Ma è come mette in scena la cosa che fa la differenza. Lucas è chiaramente innocente, ma partendo dal fatto che “i bambini non mentono mai” si forma una certezza totale della sua colpevolezza senza verificare il fatto. Il dubbio è un vincolo potente quanto la certezza. Così la presunzione degli adulti (tranne quella di Lucas e di pochi altri chiaramente) diventa follia.
Vinterberg compie un miracolo assoluto a livello cinematografico con appena 3.5 milioni di dollari di budget. I personaggi maschili sono prevalentemente vittime, ma “se la vanno a cercare”. Infatti sono anche carnefici di loro stessi perché si sono asserviti alle loro donne. Soprattutto a livello decisionale. Il film ce lo mostra con una cura fuori dal comune. I personaggi femminili sono abbastanza negativi, il che è in controtendenza con il cinema di oggi. Se avete visto diversi film ultimamente, noterete che nelle pellicole contemporanee essere cattive è diventata una cosa buona (prendete ad esempio il recentissimo “Crudelia”). Qui invece tutto è capovolto: dall’ex moglie di Lucas, che sentiamo al telefono sempre aggressiva, alla direttrice d’asilo che “beve” la bugia, passando per la bambina che innesca la vicenda e le colleghe di Lucas. Senza dimenticare i genitori che sono al limite del tollerabile. C’è un pregiudizio netto e violento contro di lui. La cosa che salta subito agli occhi è che alcuni amici dubitano che la vittima possa essere un mostro capace di abusare di una bambina. Soprattutto il padre della bambina, il miglior amico di Lucas, Theo (Thomas Bo Larsen). Ma sono le mogli a decidere sempre e comunque. Anche la compagna dello stesso Lucas, viene mostrata molto dubbiosa ed è per quello il motivo per cui viene allontanata.
Ai ruoli femminili vengono contrapposti le antitesi animalesche del modello maschile tradizionale, basato su istinto, violenza e forza fisica, contrapposta alla fragilità mentale. Le stesse componenti che oggi innescano, molto spesso, i femminicidi. La caccia al cervo è la metafora del concetto. Come cantavano i Litfiba nel 1983? “Credevi di cacciare ma adesso la preda sei tu”.
Il finale sembra banale e invece è sublime. A partire dalla scena alla messa di Natale che è tra le migliori del film. Come il mondo di oggi: all’apparenza “social” più che sociale, in verità dominano odio, solitudine e l’emarginazione del diverso. Straordinaria in tal senso la fotografia della Bruus Christensen (“La ragazza del treno”) che sono sicuro ritroveremo presto in film importanti.
Capolavoro assoluto, imprescindibile. Da far vedere nelle scuole e nelle università, ma anche ai vostri amici e ai vostri familiari.
Il mostro, in fondo, potrebbe essere anche lì dove meno te l’aspetti o potrebbe addirittura crearlo la tua mente.
Fonti: Cinematografo, Coming soon, My movies, Movieplayer, Onda Cinema
Regia ***** Interpretazioni ***** Fotografia ***** Sceneggiatura
IL SOSPETTO *****
(Danimarca 2012)
Genere: Thriller, Drammatico
Regia: Thomas Vinterberg
Sceneggiatura: Tobias Lindholm e Thomas Vinterberg
Cast: Mads Mikkelsen, Thomas Bo Larsen, Annika Wedderkopp, Lasse Fogelstrom, Lars Ranthe
Durata: 1h e 55 minuti
Fotografia: Charlotte Bruus Christensen
Prodotto da Zentropa
Distribuzione: BIM
Budget: 3.5 milioni di dollari
Trailer Italiano qui
Miglior attore al Festival di Cannes – Mads Mikkelsen
La frase: La gente parte dal presupposto che i bambini abbiano sempre ragione… cosa che d’altronde molto spesso è vera…
Immagine da www.wikipedia.org
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.