L’incontro con Carlo Verdone, Max Tortora e Rocco Papaleo
Dopo Torino, ecco Firenze. È appena partito il tour promozionale targato Filmauro che toccherà tutta l’Italia per il lancio del 27° film di Carlo Verdone, “ È ”. Il film arriverà nei cinema il 26 febbraio. Per la prima volta Aurelio De Laurentiis produce, insieme a Universal, lasciando la distribuzione nelle sale a Vision (di proprietà di Sky Italia).
Il cinema Principe di viale Matteotti alle 20 è gremito in attesa di Verdone. Il regista, con gli attori Max Tortora e Rocco Papaleo, arrivano con circa 15 minuti di ritardo, accompagnati dal giornalista/moderatore Giovanni Bogani (mia vecchia conoscenza ai tempi della scuola “Immagina” di Firenze). Assente giustificata l’attrice Anna Foglietta, impegnata a teatro. Tutto ciò significa comprimere tutto e ridurre al minimo l’incontro con il pubblico: alle 20.30 è prevista la proiezione e gli attori devono ripartire per Campi Bisenzio, dove all’Uci, li attende un’altra presentazione. Questo tipo di operazioni secondo me servono molto per rilanciare la sala cinematografica, ma trattare attori e registi come rockstar che non devono (quasi) prender contatto con la gente, mi sembra eccessivo.
Nei prossimi giorni i tre gireranno tutta l’Italia. Peccato perché il feeling tra Verdone e Papaleo è tangibile (più distaccato invece il romano Max Tortora, tranne che per l’imitazione di Alberto Sordi). Si ride parecchio durante la presentazione. Anche perché entrambi hanno un rapporto speciale con Firenze. Il regista non solo ha girato più volte nel capoluogo toscano (specie la celebre scena della ricerca dello stadio con Claudia Gerini in “Viaggi di nozze”), ma ci è venuto spesso perché il padre Mario, noto critico cinematografico, per un breve periodo lavorò alla “Nazione”. La famiglia Verdone, non scordiamoci, è originaria di Siena.
Il lucano Rocco Papaleo, alla prima collaborazione con il regista romano, è stato lanciato da Leonardo Pieraccioni con “I laureati” ed è molto legato al pratese Giovanni Veronesi. Quest’ultimo non è solo regista, ma anche sceneggiatore di alcuni film di Pieraccioni. “Si vive una volta sola”, hanno spiegato i tre attori, è un’idea di Veronesi che ha sviluppato la stesura del copione con lo stesso Verdone e il fido sceneggiatore Pasquale Plastino (13 film all’attivo in coppia).
La pellicola è stata girata in Puglia: da Bari a Monopoli, da San Vito di Polignano a Otranto e in provincia di Lecce, per poi passare da Castro, Sant’Andrea, Porto Badisco, Santa Cesarea Terme, Serrano. In ogni caso a livello di sceneggiatura si sente l’influenza di una certa comicità toscana, alla “Amici miei”. La costiera salentina in ogni caso è un personaggio del film ed è un elemento fondamentale per la riuscita della storia. Verdone ha raccontato che Puglia e Sicilia erano le opzioni migliori per girare, sia in termini economici sia per qualità dei paesaggi.
Prima però di andarsene dal “Principe”, Verdone ha raccontato, a suo modo, l’origine del suo personaggio. Nel film interpreta un medico primario per la prima volta. Recentemente è stato insignito del titolo di “farmacista ad honorem” dall’ordine dei farmacisti. Verdone è ipocondriaco e la paura delle malattie gli ha stimolato la voglia di sapere. Ricordate il film “Maledetto il giorno che ti ho incontrato” con Margherita Buy (vedi qui)? Verdone corona il suo sogno di interpretare “un medico in maniera solida: in Viaggi di nozze il medico era da ridere, era un carattere, in Manuale d’amore facevo un pediatra, un dentista in Italians, ma qui per la prima volta ho il bisturi in mano, il paziente è sotto i ferri”.
Poi lo stesso regista romano fa ridere il pubblico quando dice che quando la gente la sera lo chiama, lui risponde come il professor Raniero Cotti Borroni di Viaggi di nozze, “col petto di pollo in bocca, dicendo che non lo disturbano affatto”. Negli anni ha accumulato così tante competenze mediche che ha salvato la vita ad un amico. Tanti applausi, ma rimane l’amaro in bocca per la limitata durata dell’incontro con attori e regista. Carlo Verdone rimane, in ogni caso, uno dei pochi attori/registi italiani che da sempre ha stabilito con il suo pubblico un grandissimo rapporto. La sua disponibilità e la sua generosità sono sempre da evidenziare.
Il film
Negli ultimi anni Carlo Verdone ha realizzato film con un solo protagonista (solitamente lui stesso) o con un duo di attori: Sotto una buona stella con Paola Cortellesi, L’abbiamo fatta grossa con Antonio Albanese e Benedetta follia con Ilenia Pastorelli. “Si vive una volta sola”, 27° film della sua carriera, sancisce il ritorno a un film corale come ai vecchi tempi.
Il prof. Umberto Castaldi (Verdone) è primario e guida un’equipe formata dal vice, il dottor Corrado Pezzella (Max Tortora), la ferrista Lucia Santilli (Anna Foglietta di “Perfetti sconosciuti”) e l’anestetista Amedeo Lasalandra (Rocco Papaleo). Sono persone brillanti nella loro professione (perfino il Papa si affida a loro), ma tutti hanno grossi problemi che li tormentano: Umberto è divorziato, ha un rapporto difficile con la figlia che è sempre in tv a far vedere il lato B, Corrado ha dei dubbi sulla solidità della sua famiglia, Lucia ha rapporti complicati con gli uomini. Tutti usano il povero Amedeo come vittima dei loro scherzi a volte anche un po’ cattivelli.
Ma un giorno arriva una cattiva notizia: scoprono, dopo una risonanza, che Amedeo ha una malattia incurabile e gli restano pochi mesi di vita. Umberto, d’accordo con gli altri, decide allora di partire con la sua equipe per una vacanza in Puglia per 4 giorni per far star bene Amedeo. Il problema è come rivelargli la notizia. Come diceva Robin Williams ne “L’attimo fuggente”, anche Verdone è convinto che in fondo “si vive una volta sola” e bisogna approfittarne.
Così il film dalla sala operatoria diventa un’opera on the road. Il viaggio diventerà un’occasione per discutere delle loro vite, dei loro problemi e di quanto sono riusciti a seminare sia nella loro professione che nel privato.
Si nota l’influenza dell’ironia toscana in stile “Amici Miei” (si vede la mano del pratese Veronesi), oltre a “Il grande freddo” e “Compagni di scuola”, cult diretto da Verdone. “Lo potrei definire un film fondato sull’amicizia, quella di quattro personaggi alle prese con le fragilità di oggi, le debolezze, ma anche con una grande verve di ripresa e riscatto. Debolezze e fragilità che rappresentano l’Italia, ognuno di noi con nostri problemi siamo l’Italia” – ha ammesso Verdone durante la presentazione. Che poi aggiunge: “il talento professionale si dissolve nel privato: sono un disastro, nelle scelte, nelle relazioni sentimentali, nel rapporto con i figli, e per questo stanno insieme anche fuori da lavoro. La loro amicizia – spiega Verdone – si logora: ci sono momenti di goliardia, perché stremati da giornate di lavoro intense, tra vita e morte, la buttiamo sugli scherzi infantili”.
È un film molto corale. Il feeling tra i quattro è davvero tangibile e lo spettatore lo può vedere fin da subito: Papaleo (come al solito divertente) è un’umanissima vittima dei suoi superiori, la Foglietta (bravissima perché sa gestire nei registri comico e drammatico i repentini sbalzi d’umore del suo personaggio) è “una donna ancora più alfa del maschio alfa, non è sdolcinata, ha relazioni disastrose, risponde agli scherzi, sta al gioco, senza rinunciare alla propria femminilità”, Tortora è l’ideale spalla di Verdone che è una versione ridotta del prof. Sassaroli (l’indimenticabile Adolfo Celi di Amici Miei).
La notizia vera è che stavolta la comicità non è quella ridicola e pecoreccia da cinepanettone (stile Boldi-DeSica), ma è più intelligente, più calibrata. Come da tradizione verdoniana, qua e là serpeggia un po’ di amarognolo. Perché la vita, seppur bella e divertente da vivere, ha anche momenti dolorosi.
Purtroppo ogni tanto si nota che il produttore del film è Aurelio DeLaurentiis. Alcune gag sono un po’ ripetute e si possono ritrovare in diverse pellicole di Verdone e non solo.
Le vere pecche del film sono il coinvolgimento di Mariana Falace e Sergio Muniz, autori di diverse fiction tv e reality show. Se il cinema italiano vuole migliorarsi, deve eliminare queste sciatterie o usarle solo ed esclusivamente per determinati fini. Se la prima è efficace per ciò che si vuole raccontare (nel film è la figlia di Verdone), il secondo francamente non sa proprio recitare. La Foglietta, che nel film si invaghisce del belloccio spagnolo, è troppo brava e lui rimane lì, fermo, sempre con il solito sguardo come se non gliene fregasse granchè. Come se far l’amore o essere lasciato fossero la stessa cosa.
Nel complesso, va detto, questa commedia scorre bene tra gag continue e qualche colpo di scena ben calibrato. Al resto ci pensa l’amalgama dei quattro protagonisti e la splendida fotografia della costa pugliese che è un altro personaggio del film. Molti pensano, con qualche fondo di verità, che Verdone fa sempre lo stesso ruolo e lo stesso tipo di film. Stavolta credo invece che qualche domanda se la sia fatta. E nel complesso si vede.
Regia ***1/2 Interpretazioni **** Sceneggiatura ***1/2 Fotografia ***1/2 Film ***1/2
Si vive una volta sola – anteprima nazionale
(Italia 2020)
Genere: Commedia
Regia: Carlo Verdone
Sceneggiatura: Carlo Verdone, Pasquale Plastino e Giovanni Veronesi
Cast: Carlo Verdone, Anna Foglietta, Max Tortora, Rocco Papaleo, Sergio Muniz, Mariana Falace
Durata: 1h e 45 minuti
Fotografia: Giovanni Canevari
Prodotto da Filmauro
Distribuzione: Vision Distribution
Uscita: 26 Febbraio 2020
Trailer Italiano https://www.youtube.com/watch?v=LyEy_SopSNo
Sul set del film
La frase: – Lo so che state pensando che sono la classica donna fragile, cornuta, ma non è vero! Non sono fragile!
– Però sei cornuta!
Immagine da www.spettacoloitaliano.it
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.