1971. Clint Eastwood esordisce alla regia con “Brivido nella notte”, grazie all’amico Don Siegel che garantì per lui con la Universal. 2021. La Warner Bros celebra i 50 anni di Clint dietro la macchina da presa con il documentario in nove puntate “Clint Eastwood – A Cinematic Legacy”. Uscirà il 5 novembre negli Usa su HBO (non ci sono informazioni sull’uscita in Italia). Clint va celebrato non solo per gli eccellenti risultati artistici e commerciali, ma soprattutto per i valori, per l’umanità e per gli insegnamenti che riesce a dare in ogni film.
Gli studios celebrano anche la capacità che Eastwood ha sempre avuto di contenere il budget, terminare le riprese sempre in anticipo, e limitare le giornate di lavoro in media sulle cinque ore. Nell’ambiente, la sua sicurezza e la sua rapidità sono leggendarie. Naturalmente gli addetti ai lavori devono arrivare sul set in orario e preparatissimi. Tant’è che è noto per il metodo “buona la prima”.
Il 16 gennaio 2020, poco prima dell’avvento della pandemia, in Italia era uscito “Richard Jewell”. In molti sostenevano che fosse l’ultima fatica della mostruosa carriera di Clint Eastwood. Mentre girava, ci fu un incendio degli studi cinematografici della Warner in California. Ma Clint si rifiutò di evacuare l’edificio per finire il montaggio (leggi qui).
Lui continua nella sua missione. Unico, inossidabile Clint. Nel frattempo il tempo passa, ma lui continua a girare film alla velocità della luce. Stavolta non solo dirige, ma è anche l’attore principale del suo 42° film in cabina di regia. Clint non lascia, ma raddoppia come ai tempi di “Gran Torino”. Ma allora era il 2008 e aveva ben 13 anni meno. Dimenticate la quadrilogia degli eroi per caso: Sully, Richard Jewell, American Sniper e Ore 15:17.
Oggi ha 91 anni suonati. Il suo ultimo lavoro viene da lontano. Il film prende spunto dal romanzo “Cry macho” di Richard N. Nash del 1975. La 20th Century Fox rifiutò la sceneggiatura dello stesso autore per ben 2 volte negli anni Settanta. Per 25 anni Nash propose il film a diversi attori tra cui Roy Scheider, Burt Lancaster, Pierce Brosnan, Arnold Schwarzenegger e, udite udite, Clint Eastwood.
Nel 1988 quest’ultimo rinunciò al film per interpretare l’ispettore Callaghan in “Scommessa con la morte”. Nel 1991 la produzione del film con Roy Scheider non fu mai completata. Nel 2003 “The Governator” Arnold Schwarzenegger annunciò che nel 2011 avrebbe realizzato il film “Cry macho” dopo la fine del suo mandato da governatore della California. Ma ci fu uno scandalo e tutto saltò, come il suo matrimonio con Maria Shriver. La decisione giunse dopo che l’attore rivelò alla donna di aver avuto un figlio, Joseph, da una loro collaboratrice domestica, Patty Baena. Alla fine nel 2020 Nick Shenk, sceneggiatore di “Gran Torino” e “Il corriere – The mule” e collaboratore di lunga data di Eastwood, traspose finalmente il romanzo e annunciò che Clint avrebbe girato il film. La Malpaso, dello stesso Eastwood, produrrà il film con la Warner.
In Italia “Cry macho” arriverà il 2 dicembre, nonostante le non eccellenti performance del film al botteghino negli Stati Uniti. Il film, costato 33 milioni, pare ne abbia racimolati poco meno di 5. Paul Schrader, scrittore di Taxi Driver e da poco uscito al cinema con la sua opera da regista “Il collezionista di carte”, ha detto che l’ultima fatica di Clint è “un fallimento in ogni ambito. E’ un ispettore Callahan in versione ridotta”.
Il 17 settembre scorso è arrivato negli Stati Uniti sia nei cinema sia sulla piattaforma HBO, come tutti i film del listino 2021 di Warner Bros. E’ stato anticipato per lasciare strada a “Dune” di Denis Villeneuve che negli Stati Uniti uscirà il 22 ottobre.
Veniamo al film.
Fine anni Settanta. Stavolta Eastwood è Mike Milo, ex allevatore di cavalli ed ex star del rodeo. E’ un (finto) cowboy con stivali, fibbie per cinture oversize, un ampio cappellone. Un ex star del rodeo con la schiena a pezzi. Tant’è che è costretto a prendersi una pillola. Ma Mike Milo come lo stesso Clint è testardo e legato ad antichi vincoli. Non molla facilmente.
Così il suo capo (D. Yoakam) lo licenzia dal suo lavoro di manovale di ranch e lo invia dal Messico al Texas per riportare suo figlio Rafael (E. Minett) negli Stati Uniti. Trovandosi in difficoltà economiche, l’uomo è costretto ad accettare la sfida. In effetti Milo è ormai un ex cowboy, come quello descritto da Bruce Springsteen nell’album “Western Stars” nel finale del disco. Ci sono molte similitudini e temi con questa pellicola.
Cry macho è un road movie spensierato, ironico. Una via di mezzo tra il “Corriere” e “Gran Torino”. Tuttavia la sceneggiatura è più all’acqua di rose. Eastwood si gode il viaggio “premio” in Messico: flirta con le donne messicane, accarezza animali, ammira splendidi paesaggi, il cibo, se la prende con l’acqua schifosa.
Mike Milo è un uomo di parola. “È la storia di un uomo che ha dovuto fronteggiare molte difficoltà nella vita e tutto a un tratto si ritrova a dover fare i conti con un’altra sfida inaspettata” – ha detto il regista alla stampa. Il suo obbiettivo è quello di riportare il tredicenne Rafael dal padre in Texas. Ma non sarà facile perché il giovane non ha un carattere docile alla Thao di Gran Torino (non a caso Clint lo chiamava tardo).
Il giovane invischiato in qualche guaio ed è alle prese con una madre schiava dell’alcool. La parte iniziale in cui Mike conosce la madre di Rafael è la parte migliore del film: in questa scena, sotto l’ombra del cappellone da texano di ghiaccio, Clint ci mostra i suoi tipici sguardi di disapprovazione, il suo ghigno e quant’altro. Il rapporto tra i genitori di Rafael è compromesso, ma i due hanno degli investimenti fatti insieme e non vogliono perdere soldi.
Mike riesce a convincere Rafael a partire attraverso il Messico rurale sulla via del ritorno per il Texas. Lungo la strada, però, ci saranno diverse insidie. Tuttavia sarà l’occasione per i due uomini, di generazioni molto diverse, di confrontarsi.
Ma non saranno soli: con loro ci sarà anche “Macho”, un gallo da combattimento. Peccato però che in Messico tali sfide, collegate a forti scommesse clandestine, siano illegali.
Le premesse per un buon film effettivamente c’erano. Stavolta questa pellicola on the road sembra che non sia partorita dalla mente di Clint. “Cry Macho” è un’opera non eccelsa e in alcuni frangenti poco credibile. C’è una scena in cui il novantenne Clint dà pugni a gente molto più giovane e si vede che le mani non sono sue. Poi c’è un problema alla radice: Mike Milo lavora ancora, ma dovrebbe essere ampiamente in età da pensione. Il film è ambientato alla fine degli anni Settanta, ma l’aspetto di Clint è quello di un novantenne (seppur in ottime condizioni psicofisiche).
La sceneggiatura di Schenk stavolta non funziona granchè: la storia è ripetitiva, si capisce dove vuole andare a parare, è troppo simile a Gran Torino e Il Corriere. Ma mancano le scene forti, quelle che facevano la differenza. Interessante il messaggio: Clint fa autocritica e suggerisce che il machismo e l’audacia sono valori utili fino a se stessi se gli scopi sono vuoti, insulsi e stupidi. A Eastwood piaceva l’idea di fondo di questo film sia “che si trattasse di pregiudizi sia che si trattasse di non essere mai troppo vecchi per imparare”.
Rispetto a Walt di Gran Torino, questo Mike Milo non andrebbe ad avvertire i rivali facendo la pistola con le dita.
Il problema di “Cry Macho” è che gli manca qualche segreto, un conflitto irrisolto tra i personaggi. Se ricordate in Gran Torino, l’innesco era il tentato furto dell’auto di Walt da parte del giovane Thao, pressato da una baby gang. Ne “Il corriere” invece è l’assenza del protagonista dalla famiglia che porta Clint a riconsiderare la sua vita. Qui tutto ciò è piuttosto evidente, è molto meno interessante. “Cry macho” sembra puntare troppo sulla malinconia. Tanto che viene un sospetto: sarà davvero l’ultimo film di Clint?
Regia *** Interpretazioni *** Musiche ***1/2 Fotografia ***1/2 Sceneggiatura **1/2
CRY MACHO ***
(USA 2021)
Genere: Drammatico
Regia: Clint Eastwood
Sceneggiatura: Nick Stern, N. Richard Nash
Cast: Clint Eastwood, Dwight Yoakam, Edoardo Minett, Natalia Travern
Durata: 1h e 44 minuti
Fotografia: Ben Davis
Prodotto e distribuito da Warner Bros
Budget: 33 milioni di dollari
Tratto dall’omonimo romanzo di N. Richard Nash
Uscita Italiana: 2 Dicembre 2021
La frase: Ho sognato che ero in un bar deserto e ora ci sono dentro. Coglione.
Immagine da wikipedia.org
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.