Dopo il remake de “Il Grinta”, i fratelli Coen tornano ai saloon e alla polvere del selvaggio west. Per la prima volta Netflix produce un film dei geniali Ethan e Joel, premiati nuovamente per la miglior sceneggiatura all’ultimo Festival di Venezia, presieduto da Guillermo Del Toro.
Peccato che in Italia nessuno abbia potuto assistere alla visione collettiva nella sala cinematografica (tranne chi era al Lido ovviamente). La distribuzione nel Belpaese è curata solo da Netflix, quindi per un (ristretto) pubblico pseudotelevisivo. Vedere un film di questo tipo sullo schermo di un I-Phone è veramente il funerale del cinema. Questo è sicuramente il male principale. Se a questo aggiungiamo il doppiaggio italico da spending review, abbiamo fatto bingo. “La ballata di Buster Scruggs” non è affatto un film minore dei fratelli più famosi del cinema, ma anzi è un esempio di come la settima arte può sopravvivere in un’epoca difficile. Dentro a questo film a episodi, in realtà, ci sono molti richiami alle opere dei due diabolici fratelli: da “Crocevia della morte” ad “Ave Cesare”, da “A proposito di Davis” a “Fratello dove sei?”, senza dimenticare le lezioni de “L’uomo che non c’era”, “Il Grinta” e “Non è un paesi per vecchi”.
Francamente il trattamento riservato in Italia è veramente pessimo, visto poi che è un film dei Coen (che un pubblico ampio lo hanno eccome). Questo ci deve far riflettere sullo stato di salute dei quartieri generali del cinema italiano (produttori, distributori e quant’altro) e sul rispetto verso gli ultimi della filiera (consumatore/cinefilo che sia). Questa volta il mitologico west viene descritto come se si stesse sfogliando un libro di “favole pirandelliane”. Il film è diviso in 6 episodi, scritti dai due fratelli nell’arco di 25 anni: la ballata di Buster Scruggs (protagonista Tim Blake Nelson), Vicino ad Aldogones (con James Franco), La pagnotta (con Liam Neeson), Il Canyon tutto d’oro (con il cantante Tom Waits), La giovane che si spaventò (con Zoe Kazan, nipote del regista Elia), Le spoglie mortali (con Brandan Gleeson). I primi 3 episodi e il sesto sono i migliori, mentre nel quarto e nel quinto il ritmo è molto più basso. In ogni caso in fondo al pezzo capirete il motivo di questa scelta, ampiamente voluta. C’è l’imbarazzo della scelta, non manca nulla: c’è il cowboy giullare cantastorie (omaggio velato agli albori della storia del cinema), il rapinatore di avide banche, la carovana con i cacciatori di taglie, il cercatore d’oro, la carovana che va in Oregon, il viandante esibizionista. E naturalmente indiani, diligenze, cacciatori di taglie,cavalli, cappelloni, bordelli, ranch. Insomma tutti gli ingredienti e i canovacci tipici del genere cinematografico più americano che esiste. Un mix velato di umorismo nero che prende in giro l’assurdità della vita. Un po’ come quel capolavoro dolce amaro che era il nostro “Amici Miei”, in salsa western. Nulla di originale, d’accordo, ma la scrittura dei Coen lascia sempre il segno. Anche stavolta riescono a fare una black comedy alla John Landis sulla morte, divertendo e allietando il grande pubblico. I personaggi sono sempre in bilico, tra il farsesco e il reale partendo dalla commedia e finendo con la cupezza.
Solo i due fratelli riescono a fare questo nel panorama cinematografico odierno, che si sta lentamente trascinando in un pantano (soprattutto a livello di idee). Quando si vede un film come questo, salta subito all’occhio una cosa: la cura per i personaggi, per i dialoghi e il rispetto per il pubblico. La sceneggiatura è solida e si vede. Ci sono almeno due scene da ricordare: il duello al tavolo da poker tra Buster Scruggs disarmato e un uomo armato (ricorda molto Trinità) e il pollo intelligente che sa fare operazioni matematiche semplici davanti a masse in delirio. In tempi dove ci sono analfabeti funzionali ad ogni angolo, farebbe comodo. Francamente ne vorrei uno anch’io. Ma non esiste solo la scrittura. Questo film è il trionfo del cinema, della maestria tecnica e quindi della bellezza. La fotografia di Bruno Delbonnel (già collaboratore per i Coen per “A proposito di Davis”) è curatissima e dà sostanza al film, la colonna sonora fatta con canzoni popolari (come ai tempi di “Fratello dove sei?”), il montaggio preciso e puntuale, il cast ricco e variegato: il cowboy canterino che uccide rimanendo impassibile con un sorriso ebete è interpretato da uno splendido Tim Blake Nelson, Liam Neeson interpreta un impresario senza scrupoli che richiama alla mente i produttori di Hollywood di oggi e poi c’è il solito gigantesco assolo del cercatore d’oro Tom Waits.
Tuttavia i sei episodi affrontano tematiche molto distanti l’una dall’altra, dando un’immagine della frontiera assolutamente diversa da quelle già viste in passato. Si notano comunque le lezioni di cinema di Sidney Pollack, Sergio Leone, Clint Eastwood, Robert Aldrich,John Ford, ma anche i Trinità di Bud Spencer e Terence Hill. Oltre, naturalmente, a “The Hateful Eight” di Quentin Tarantino che viene tirato in ballo con ironia e assoluto rispetto nell’episodio finale. A fare da filo conduttore c’è sempre il rapporto stretto tra uomo, violenza e suolo americano, oltre al tema bergmaniano del rapporto con la morte (ricordate “Il settimo sigillo”?). Perché viviamo un’epoca dominata da superficialità, squallore, egoismi vari, gente che entra nei locali sparando. Questa è l’America (ma non solo lì accade). In pratica gli inossidabili fratelli Coen indagano sulla cultura americana che ha portato all’elezione di gente come George W Bush e Donald Trump. Se “Non è un paese per vecchi” mostrava la violenza insita nell’americano, l’aridità umana e l’assenza dei valori, qui si mostra un mondo (non reale purtroppo!) che cerca la verità. Non ci sono le fake news, i social network e internet nel West a distrarre le persone, ma ci sono tanta polvere e tanta violenza.
Regia **** Fotografia ****1/2 Interpretazioni **** Sceneggiatura **** Montaggio ***1/2 Colonna Sonora ****
Fonti principali: Cinematographe, Coming soon, Cinematografo, Onda Cinema, My Movies, Repubblica
La ballata di Buster Scruggs ****
(USA 2018)
Genere: Western
Regia: Ethan e Joel Coen
Cast: James Franco, Brendan Gleeson, Liam Neeson, Tom Waits, Tim Blake Nelson, Zoe Kazan
Fotografia: Bruno Delbennel
Sceneggiatura: Ethan e Joel Coen
Durata: 2h e 13 minuti
Distribuzione: Netflix (dal 16 Novembre)
Miglior Sceneggiatura al Festival di Venezia 2018
Trailer qui
La frase cult: Le cose precipitano in fretta qui nel west!
Immagine tratta liberamente da www.anonimacinefili.it
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.