Era un ponte di quasi 300 metri al confine fra la Toscana e la Liguria, ora visto dall’alto sembra un gigantesco pezzo di pista Policar, smembrata e adagiata sull’ampio letto di un fiume Magra quasi in secca. E solo per miracolo non ci sono state vittime nel crollo della storica struttura in cemento armato, una delle prime in Italia, inaugurata nel 1908 e collassata alle 10:10 del mattino di una bella giornata di sole.
Il ponte stradale di Caprigliola faceva da collegamento fra la Lunigiana e la provincia spezzina, unendo la frazione di Albiano Magra, nel comune toscano di Aulla, al comune ligure di Santo Stefano Magra. Nel momento del crollo, complici le restrizioni alla circolazione legate al nuovo coronavirus, solo due furgoni lo stavano percorrendo. Uno, di colore rosso, è ancora visibile fra le macerie: “Il ponte mi è crollato davanti – racconta il tecnico della Tim che lo stava guidando – il tempo di inchiodare e sono uscito dal mio mezzo, cercando di mettermi in salvo prima possibile”. Lui non si è fatto nulla, complice il fatto che il dislivello fra la sede stradale e il letto del Magra non supera i dieci metri. Lievi ferite per il conducente dell’altro furgone, un autista spezzino del corriere Bartolini, trasportato in codice giallo all’ospedale di Pisa per alcuni piccoli traumi.
Mentre i Vigili del fuoco di La Spezia e Massa Carrara, insieme a quelli di Pontremoli, intervenivano per mettere in sicurezza l’area e ricercare eventuali dispersi, i tecnici di Italgas lavoravano sulle tubazioni sottostanti la sede stradale, che rompendosi avevano provocato una fuga di gas.
Intanto il sindaco
di Aulla, Roberto Valettini, faceva sapere che nel corso dei primi
mesi del 2019 aveva inviato delle segnalazioni all’Anas, che dal
2018 si era presa in carico il tratto stradale. La richiesta del
sindaco era quella di verificare se il ponte avesse bisogno di
interventi strutturali o di limitazioni del traffico pesante. Un
effetto collaterale della tragedia del ponte Morandi di Genova.
In
estate la risposta di Anas era arrivata. Rassicurante: “Non
presenta al momento criticità tali da compromettere la sua
funzionalità statica, sulla base di ciò non sono giustificati
provvedimenti emergenziali”. Ma una crepa che si era aperta in
autunno, dopo una lunga fase di maltempo, aveva convinto Anas ad
eseguire dei lavori di messa in sicurezza.
Ora Anas ha
riepilogato così la situazione: “A partire dal 2019, il ponte è
stato oggetto di sopralluoghi e verifiche periodiche, anche rispetto
a segnalazioni degli enti locali, che non hanno evidenziato
criticità”. Al tempo stesso l’azienda ha avviato una commissione
di indagine per accertare la dinamica e le cause del crollo,
puntualizzando: “La costruzione del ponte, costituito da una serie
di cinque arcate in calcestruzzo con lunghezza complessiva di 258
metri, risale all’anno 1908, ricostruito nel secondo
dopoguerra.
L’opera, unitamente a tutta l’arteria (la strada
statale 330, ex strada provinciale 70), è entrata in gestione ad
Anas a novembre del 2018, a seguito dell’emanazione del DPCM 20
febbraio 2018, recante una revisione complessiva della rete stradale
di interesse nazionale e della rete stradale di interesse regionale,
in particolare quella toscana. L’infrastruttura era, fino a tale
data, gestita dalla Provincia di Massa e Carrara. Allo stato non è
possibile ipotizzare le cause del crollo improvviso dell’intera
struttura”.
Le indagini sono
state affidate ai carabinieri, coordinati dal sostituto procuratore
massese Alessandra Conforti. Nell’inchiesta si ipotizza il reato di
disastro colposo, l’area interessata dal crollo è stata messa
sotto sequestro, e la statale 330 è stata chiusa ad Albiano Magra,
con una viabilità alternativa lungo la statale Cisa. In parallelo il
ministro di Infrastrutture e Trasporti, Paola De Micheli, ha chiesto
una dettagliata relazione all’Anas, ed ha istituito una commissione
di inchiesta ministeriale.
“Bene la richiesta del ministro –
ha commentato il segretario del PD, Nicola Zingaretti – il lavoro
di inchiesta dovrà essere rigoroso. Bisogna proseguire con il lavoro
avviato e sostenere con maggior forza una stagione di ammodernamento
del paese, a partire dalle infrastrutture”. Mentre i partner di
governo del M5S hanno ribadito: “La vera grande opera che serve al
nostro paese è la manutenzione di strade, ponti e ferrovie che già
abbiamo”.
Anche il presidente toscano Enrico Rossi è
intervenuto: “Il crollo del ponte poteva essere una tragedia con il
traffico dei giorni ordinari. Quando ci renderemo conto che veniamo
da un decennio nel quale gli investimenti pubblici sono stati
dimezzati, che a sua volta è seguito a un decennio in cui c’era
già stato un dimezzamento, cominceremo a capire la necessità di
effettuare davvero una svolta nell’intervento pubblico”.
Apparso su Il Manifesto in data 9 aprile 2020
Immagine da lunigianainsolita.com
Giornalista de il manifesto, responsabile della pagina regionale toscana del quotidiano comunista, purtroppo oggi chiusa. Direttore di numerosi progetti editoriali locali, fra cui Il Becco.