E nove! Quentin Tarantino ha annunciato di voler fare 10 film e poi ritirarsi. “C’era una volta a Hollywood” in teoria è il suo penultimo film (e mezzo, se si considera l’episodio di “Four Rooms”). Pare che il prossimo sia Star Trek, ma ancora non c’è niente di ufficiale. Pochi credono al fatto che Tarantino si ritiri dal cinema così presto. Tutto sa di oliata macchina da marketing. Dall’esordio del 1991 con “Le iene” di colpi ne ha sbagliati pochi. Il botto vero arrivò il 21 maggio 1994 a Cannes quando fu presentato “Pulp Fiction”. Da lì la sua carriera è decollata: Kill Bill vol.1 e 2, Bastardi senza gloria, Django Unchained, The Hateful Eight, Four Rooms, Jackie Brown. Esattamente 25 anni dopo, il 21 maggio 2019, è tornato alla Croisette a presentare in anteprima mondiale “C’era una volta a Hollywood” che è ambientato esattamente 50 anni prima in una società americana in preda a diversi problemi. Una doppia coincidenza per niente casuale.
Veniamo al film. Los Angeles, febbraio 1969. L’attore televisivo Rick Dalton (Di Caprio) e la sua controfigura Cliff Booth (Pitt) non capiscono più questa New Hollywood e cercano di farsi strada. Dalton sta iniziando la parabola discendente della sua carriera, nonostante abbia fatto numerosi cattivi cinematografici. Come gli dice un anziano produttore (Al Pacino doppiato, come di consueto, da Giancarlo Giannini) che va pazzo per lui, “non decolla e non decollerà”. Così girano alcuni spaghetti western per registi italiani (viene fatto anche il nome di Sergio Corbucci, grande ispiratore di Tarantino). Intorno a Pitt e Di Caprio, ci sono apparizioni di diversi attori amici di Quentin: da Kurt Russell a Michael Madsen, da Bruce Dern a Al Pacino. Senza dimenticare Emile Hirsch di Into the wild, Dak ota Fanning e Luke Perry di “Beverly Hills 90210”, scomparso recentemente.Quando tornano a casa, una coppia di star ha appena comprato la villa accanto. Lei è l’attrice Sharon Tate (Margot Robbie di “The wolf of Wall Street”), lui è il maestro del cinema Roman Polanski. All’epoca era in procinto di fare “Rosemary’s baby”. Non un film qualsiasi, insomma. Sei mesi dopo, tra l’8 e il 9 agosto di quell’anno, però quattro membri della setta di Charles Manson fecero irruzione nella villa e fecero una carneficina. Fortunatamente almeno Polanski era a Londra sul set di “Rosemary’s Baby”. Il regista polacco ha appena deliziato Venezia con il premio alla miglior regia per “L’ufficiale e la spia” (ve lo racconterò a fine novembre).
Tarantino, come nei suoi film precedenti Django Unchained e Bastardi senza gloria con cui termina un’ideale trilogia, ancora una volta si diverte a riscrivere la storia americana mettendo in parallelo le vite di Dalton e Booth con gli avvenimenti reali.
Ci mette un po’ a ingranare “C’era una volta a Hollywood”, ma alla fine mette la sesta. Si ride a crepapelle, tutto diventa elettrizzante (vi spoilero soltanto che quando il pitbull di Pitt parte all’attacco, si scatena l’apocalisse). Non è il migliore film dell’ex commesso di un videonoleggio che, grazie alla sua passione per il cinema, è diventato un maestro della settima arte.
Nell’ultima mezz’ora il film cambia passo e diventa imprevedibile, godereccio e divertentissimo. Totalmente diverso dai fatti reali. Ne accadono di tutti i colori. Un vero e proprio tripudio di citazionismo, cinema di serie A che si fonde ai B movie anni 60. Quentin ha ricostruito abilmente l’ambientazione prendendo spunto dai suoi sogni cinefili: ecco neon, drive in, cartelloni, personaggi e abiti dell’epoca, ricostruzione accurata dei set. Ma ancora una volta c’è anche il cinema: dai nostri spaghetti western a Sergio Leone, da Steve McQueen a Bruce Lee. Tarantino riscrive il suo amore smisurato per la settima arte, per gli eroi di quando era bambino e lo fa con grande rispetto e una punta di malinconia.
C’era una volta a Hollywood sta a Effetto Notte come Tarantino sta a Truffaut. Se andiamo a vedere come racconta gli attori veri e finti, agenti, costumiste, stunt, il palco e il backstage. In più c’è una colonna sonora dell’epoca a dir poco libidinosa: da “California dreaming” ai Deep Purple passando per Simon e Garfunkel. Solo per fare alcuni nomi. La tracklist la trovate qui. Bisogna dire che Quentin stavolta ci ripropone i pregi e i difetti di “The Hateful Eight”: tanti dialoghi verbosi, una durata abbastanza dilatata (2h e 45 minuti) e diversi omaggi al cinema del passato e anche ai suoi precedenti lavori (Bastardi senza gloria in primis). Ancora una volta il film è girato in pellicola 35 mm (macchina da presa e lenti Panavision), nonostante Tarantino e il direttore della fotografia Richardson intendessero girare in 70mm come accadde per The Hateful Eight. I costi però erano molto alti e hanno dovuto far retromarcia. I “filmini” di Rick Dalton/Di Caprio, invece, sono stati girati in pellicola Super8 e Super16 per garantire al film il giusto contrasto tra vecchia e New Hollywood.
È un’opera dove tutto è doppio: Pitt è la controfigura di Di Caprio, la Tate di Margot Robbie raddoppia quando si rivede al cinema in “The wrecking crew”. Ma non solo. L’arrivo della setta di Manson può essere letta anche come un’ombra minacciosa che arrivò nel 1969: infatti fino ad allora, secondo Tarantino, il cinema era nelle mani dei registi, delle loro storie. Gli anni Settanta sono stati il periodo d’oro del cinema americano, ma ben presto l’obbiettivo principale divenne quello di fare soldi. Gli Avengers e i remake in live action di casa Disney di oggi non hanno a cuore il cinema, ma servono solo a creare le condizioni di fare più soldi possibile. Visto il precedente tra Tarantino e la casa di Topolino del 2015 (vedi qui), ecco che il monito diventa sensato e assume i contorni di una vera e propria critica. Il 1969, anno di Easy Rider, inoltre segnò l’avvio di una nuova stagione politica: quella sanguinosa in cui il Sogno Americano fu soffocato dalla violenza.
Tarantino omaggia, a partire dal titolo che richiama sia C’era una volta il west sia C’era una volta in America, uno dei nostri registi più illustri: Sergio Leone. In fondo il motto del regista romano era “il cinema dev’essere spettacolo, è questo che il pubblico vuole. E per me lo spettacolo più bello è quello del mito. Il cinema è mito”.
Al resto ci pensano pianisequenza, macchine da presa fluttuanti e dolly che ondeggiano negli spazi, come in “C’era una volta il West”.
Non è un caso che il film preferito di Tarantino sia “Il buono, il brutto e il cattivo”. Quentin stavolta si reinventa e fa il film più metacinematografico della sua carriera, coadiuvato da un cast di attori importanti che spazia continuamente tra vari generi e vari toni. Naturalmente non mancano i momenti divertenti: il finale, la lotta tra Pitt e (il finto) Bruce Lee e l’omaggio a Bastardi senza gloria in cui Di Caprio uccide i nazisti con un lanciafiamme urlando “qualcuno ha ordinato crauti flambè?”
Tarantino ci conferma ancora una volta la sua linea: nel cinema come nella vita reale, non bisogna credere a tutto ciò che vediamo e/o ascoltiamo. Il cinema è anche e soprattutto godimento. Lo è anche per me e infatti amo i suoi film.
Attenzione non c’è neanche una scena di sesso, ma questo grande regista fa sentire lo spettatore partecipe. Anch’io credo, come lui, come credo nel potere salvifico e terapeutico del cinema. Non concordo affatto con Paolo Mereghetti del “Corriere della sera” che ha paragonato Tarantino a un “bambino viziato che vuole far credere che i suoi giocattoli sono i più belli del mondo”. Il compito della Settima Arte è farci sognare, farci riflettere e farci divertire. Il regista italo americano riesce nell’intento. Niente di originale, ma di questi tempi di Tarantino è un toccasana. E mi raccomando non vi alzate dalla poltrona quando vedete i titoli di coda. Anche se non è un film Marvel. Uomo avvisato, mezzo salvato.
FONTI: Comingsoon, Cinematografo, Sentieri Selvaggi, Mymovies, Best Movie
Regia ****1/2 Interpretazioni ***1/2 Sceneggiatura ***1/2 Colonna sonora ****1/2 Fotografia **** Costumi ****
C’ERA UNA VOLTA A HOLLYWOOD ****
(Gran Bretagna, USA 2019)
Genere: Commedia/Drammatico
Regia e Sceneggiatura: Quentin Tarantino
Fotografia: Robert Richardson
Cast: Brad Pitt Leonardo Di Caprio, Margot Robbie, Al Pacino, Emile Hirsch, Kurt Russel, Michael Madsen, Luke Perry
Durata: 2h e 45 minuti circa
Produzione: Sony Pictures
Distribuzione: Sony Pictures e Warner Bros
Uscita: 18 Settembre 2019
In concorso al 72° Festival di Cannes
Trailer qui
Intervista a Quentin Tarantino qui
Budget: 100 milioni di dollari
La frase: Qualcuno qui ha ordinato crauti flambè?
Immagine da www.bestmovie.it
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.