Il 2021 è stato un anno di transizione per il settore culturale, dopo il blocco del 2020. L’incertezza dovuta alla variante Omicron non lascia tranquilli per il 2022. La crescita esponenziale dei contagi ha di fatto reso pessima la settimana più redditizia dell’anno, quella natalizia. Rispetto al Natale 2019, si segnala un –70%!
Ma c’è un altro grosso problema: il mercato italiano sta lasciando sempre più campo alle major (Disney, Warner, Universal) e ai colossi dello streaming (Amazon, Netflix). Nessuno muove foglia e tutti danno la colpa alla pandemia, al Governo, agli smartphone, ai giovani. La verità sta nel mezzo: sicuramente la paura ha giocato un fattore importante, ma bisogna considerare che oggi andare al cinema per molti è un lusso. Si sta producendo sempre più film, ma la qualità è sempre inferiore. Ve lo dice uno che in sala ci è andato e ci va ancora. In questo panorama le piattaforme streaming ci sguazzano e gli investimenti per i prossimi anni saranno ancora maggiori.
La tendenza sembra essere più divano e meno sala. La mercificazione dell’arte con le piattaforme streaming è ormai una realtà irreversibile. L’industria italiana sembra non reagire molto. Quelli che stanno tornando al cinema vanno a vedere i film internazionali, soprattutto quelli dell’universo Marvel. Sono le saghe a portare la gente in sala. Ed è un peccato perché i film americani del 2021 sono stati nettamente peggiori di quelli europei. Buio profondo per il cinema italiano, anche se a livello di qualità quest’anno non sono mancati i titoli meritevoli. La mancanza di incassi importanti, però, porta i produttori a investire in altri prodotti. Il cinema d’autore, quello vero e di qualità, sta subendo colpi pesantissimi e piano piano si va incontro a un futuro poco esaltante: i kolossal andranno nei cinema per più tempo perché riempiono, mentre il resto probabilmente finirà presto sulle piattaforme. L’emblema è il successo di Spiderman no way home che si è preso la fetta più ampia del boxoffice (probabilmente intorno a Capodanno supererà i 20 milioni di euro di incasso). Gli altri si sono presi le briciole.
Morale della favola: come cantavano i Litfiba in “Barcollo”? Pesce grosso mangia pesce piccolo. È la catena che alimenta la fame.
Boxoffice 2021
Siamo messi male: il boxoffice italiano se lo spartiscono le tre principali major americane (Universal, Warner e Disney). La Warner (che distribuisce anche i titoli Sony “Venom” e “Spiderman No way home”) e la Disney fanno la parte del leone con 4 ciascuno, segue la Universal con 2. Tre su quattro di Disney fanno parte dell’Universo Marvel, l’altro è un cartone animato. Due titoli hanno superato gli otto milioni di euro di incasso (Eternals e No time to die). “Eternals” dei Marvel Studios ha superato di poco “No time to die” della Universal: entrambi i film vanno sul podio. Tuttavia il primo è uscito un mese prima in sala e ha fatto un incasso importante considerando che è uscito da poco più di un mese. Bene anche Dune con oltre 7 milioni raccolti. Spiderman no way home è il vero vincitore della stagione incassando oltre 18 milioni di euro in poco più di una settimana, doppiando sia Eternals sia No time to die. Record assoluto per un film in era pandemica. Buon risultato anche per “House of Gucci”, uscito il 15 dicembre, che è appena fuori dalla top ten. In 2 settimane ha raccolto quasi 3.6 milioni avvicinandosi a Shang Chi (3.8 milioni). Probabilmente a Capodanno sarà al decimo posto della classifica (gli mancano poco più di 200.000 €). Di italiano c’è solo il secondo capitolo dei Me contro Te (che fanno parte della galassia Warner). Il che è abbastanza per capire la profonda crisi del nostro cinema. Si rimane basiti dalla completa assenza di distribuzioni italiane (Rai Cinema, Lucky Red, Medusa). Finalmente la pandemia ha eliminato l’egemonia dei cinepanettoni, ma in assenza di quei prodotti il cinema italiano è rimasto al palo. Servono investimenti e rimedi urgenti, altrimenti il nostro cinema è destinato a ridimensionarsi. Eppure quest’anno i titoli di qualità c’erano (Freaks out, Ariaferma), ma la maggioranza del pubblico non li giudica film evento da andare a vedere al cinema. Al resto ci pensa la martellante pubblicità dei film americani. In Italia si investe troppo poco nel marketing. Per quanto riguarda il candidato agli Oscar, “È stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino, distribuito da Lucky Red per 3 settimane prima di andare su Netflix, non sono stati forniti i dati. Il film ha avuto un grande successo di pubblico, ma non è possibile quantificarlo. Sia Lucky Red sia Netflix hanno le bocce cucite.
- 1 Spiderman No way home – USA – 18.9 milioni – Warner
- 2 Eternals – USA – 8.4 milioni – Disney
- 3 007 No time to die – GB – 8 milioni – Universal
- 4 Dune – USA – 7.3 milioni – Warner
- 5 Venom 2 – USA – 7.1 milioni – Warner
- 6 Me contro te 2 – ITA – 5.1 milioni – Warner
- 7 Fast & Furious 9 – USA – 4.8 milioni – Universal
- 8 Black widow – USA – 4.77 milioni – Disney
- 9 Encanto – USA – 4.4 milioni . Disney
- 10 Shang Chi – USA – 3.8 milioni – Disney
(Fonte: Cinetel.it. Classifica aggiornata al 30/12/21)
Flop 10
Partiamo dalle delusioni dell’anno appena passato. In attesa dei Top, ecco intanto la FLOP 10. La classifica tiene conto di vari parametri: qualità, attese, livello di investimento, regista, qualità del cast tecnico e artistico, sceneggiatura, marketing. In testa c’è “Me contro te”. Non riesco ancora a comprendere come facciano i ragazzini di oggi a divertirsi con prodotti di questo livello culturale rasoterra. Poveri genitori costretti ad andare a vedere roba di questo tipo. Sul podio anche il nono fiacchissimo capitolo di Fast & furious e il “reboot sequel” di Space Jam.
- 10 House of Gucci
- 9 Free guy
- 8 Eternals
- 7 Black Widow
- 6 Una famiglia mostruosa
- 5 Venom – La furia di Carnage
- 4 I molti santi del New Jersey
- 3 Space Jam – Legends
- 2 Fast & Furious 9
- 1 Me contro te: il mistero della scuola incantata
“Limbo” Top 10
Ecco la novità di quest’anno. Dopo i flop, ecco la “limbo top 10”. Ovvero titoli di valore, alcuni firmati da grandi maestri, che però non riescono ad avere lo spessore che si immaginava. Nel linguaggio corrente il limbo indica uno stato indefinito, di incertezza. Questi film per motivi diversi lo rappresentano, in virtù anche della bravura dei registi che hanno fatto queste opere.
10 Madres Parallelas di Pedro Almodovar
Il nuovo film di Almodovar mette troppa carne al fuoco con soluzioni improbabili.
9 La donna alla finestra di Joe Wright
Film hitchcockiano che però ha una sceneggiatura non sempre coerente con il cast che ha (Amy Adams, Gary Oldman, Julianne Moore).
8 Si vive una volta sola di Carlo Verdone
Si nota la presenza di Veronesi alla sceneggiatura. Alcune gag sono tipiche dei cinepanettoni di De Laurentiis e non del miglior Verdone.
7 Diabolik dei Manetti Bros
Più esercizio di stile che un film. A tratti piatto, gli manca ritmo e la recitazione non sempre è all’altezza. Mancano la voglia di stupire, il divertimento che sono alla base dei film di avventura e dei fumetti.
6 Tre piani di Nanni Moretti
Non è il miglior Moretti soprattutto nella messa in scena e nella scelta degli attori. La sceneggiatura e il soggetto sono buoni e condivisibili a livello di morale.
5 The last duel di Ridley Scott
L’idea sarebbe buona, ma l’idea del parallelo tra la Guerra dei 100 anni in Francia e l’America del Me Too è davvero eccessiva.
4 La ragazza di Stillwater di Tom McCarthy
Gli manca il ritmo, è piatto e prevedibile. Menomale che c’è Matt Damon.
3 The French Dispatch di Wes Anderson
Il solito Wes Anderson a livello tecnico, ma la sceneggiatura non è sempre all’altezza. Così il film è un esercizio di stile fino a sé stesso.
2 Cry Macho di Clint Eastwood
Clint all’acqua di rose, centrifugando parti di Gran Torino e Il corriere. Alla fine però la sceneggiatura di Cry Macho non lascia grandi tracce. Clint però garantisce sempre la sua presenza scenica e dà sempre pillole di saggezza.
1 Dune di Denis Villeneuve
Bellissimo a livello tecnico, ma la sceneggiatura e il ritmo della storia non lo sono altrettanto. Troppa musica, pochi dialoghi di qualità, personaggi scarsamente approfonditi, poca azione, tempi dilatati per arrivare a produrre altri due film. Sembra di vedere il Trono di Spade mescolato al Signore degli Anelli. Sono un grande fan di Villeneuve, ma questo “Dune” è un netto passo indietro rispetto a Prisoners, La donna che canta, Arrival o Blade Runner 2049. Più che cinema sembra una serie tv di alto livello.
Top 20
20 Il cattivo poeta di Gianluca Jodice
19 Old di Manoy Night Shyamalan
18 Ghostbusters Legacy di Jason Reitman
17 Spiderman No way home di Jon Watts
16 Il capo perfetto di Fernando Leon De Aranoa
15 No time to die di Cary J. Fukunaga
14 Qua rido io di Mario Martone
13 Don’t look up di Adam McKay
12 Il potere del cane di Jane Campion
11 Un altro giro di Thomas Vinterberg
Ci sono molti film europei in top 10: c’è molta Italia con Ariaferma, È stata la mano di Dio e Freaks Out. Per il cinema europeo c’è anche l’anglo/francese The father con un memorabile duetto tra O. Colman e A. Hopkins. Da sottolineare anche il film norvegese “La persona peggiore del mondo”, inconsueto modo di raccontare la crisi dei trentenni di oggi, e “Nowhere Special” di Uberto Pasolini (Still Life). Inoltre c’è il film d’animazione della Pixar, “Luca”, e il sorprendente sequel di “A quiet place”.
10 A quiet place 2 di John Krasinski
9 Judas and the Black Messiah di Shaka King
8 Nomadland di Chloe Zaho
7 Luca di Enrico Casarosa
6 La persona peggiore del mondo di Joaquin Trier
5 Ariaferma di Leonardo Di Costanzo
4 Nowhere special di Uberto Pasolini
Saliamo sul podio. Due su tre sono film italiani con vocazione internazionale, l’altro è una coproduzione anglo-francese. Ricordiamo, sperando che sia di buon auspicio, che “E’ stata la mano di Dio” rappresenterà l’Italia agli Oscar.
3 Freaks out di Gabriele Mainetti
Nonostante una sceneggiatura non sempre perfetta, Freaks out è quello che dovrebbe fare il cinema italiano: sporcarsi le mani, produttivamente parlando. Dopo Jeeg Robot, Mainetti è diventato un regista d’autore di tutto rispetto della nostra industria.
2 The father di Florian Zeller
Tratto dall’omonima piece teatrale, Zeller fa grande teatro filmato in puro stile Polanski. Strepitosi i due attori: Olivia Colman e soprattutto Anthony Hopkins (premiato con l’Oscar). La malattia di un uomo anziano che non si ricorda di niente diventa un thriller nero. Film magistrale.
1 È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino
L’ultimo film di Paolo Sorrentino è la summa del suo modo di fare cinema. C’è Napoli, Maradona, Fellini e Leone, elementi autobiografici del regista, ironia e dramma. È il candidato italiano ai prossimi Oscar. L’unico neo è che ha scelto Netflix per poter fare un film di questo tipo. Ciò non giova alla nostra industria.
Buon 2022 a tutte e tutti!
Fonti: Cinetel, Movieplayer, Mymovies, Cinematografo, Comingsoon
Immagine da mymovies.it
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.