Incredibile, ma vero. Anche in Italia c’è chi vuole fare un cinema coraggioso, ambizioso, controcorrente e libero. La cosa più evidente è il formato di proiezione: l’uso, piuttosto vintage, della pellicola 16mm. Come già aveva osato Alice Rohrwacher in “Lazzaro Felice”(vedi qui).
Pietro Marcello, classe 1976, al suo terzo lungometraggio, fa un cinema anarchico, anticonvenzionale al punto da non voler neppure rispettare l’eccelso romanzo di partenza: Martin Eden di Jack London (1909). Quello scrittore osannato da McCandless in “Into the wild” di Sean Penn e letto voracemente dal giovane Noodles in “C’era una volta in America” di Sergio Leone. Due film che io chiamo capolavori. Nel libro il protagonista è un marinaio americano, qui invece è perfino un analfabeta napoletano. Nel film non si sa bene in che epoca siamo. Marcello ci mostra sprazzi di passato, presente e futuro. Sicuramente siamo tra il XX e il XXI secolo: ci sono i fascisti, i socialisti, le riprese di Errico Malatesta del 1° Maggio 1920 che documentano un pestaggio (ricostruito) delle camicie nere a un poveraccio.
Martin (un Luca Marinelli immenso) è un ragazzo di umili origini che vive con la sorella e il cognato che detesta. Un giorno salva Arturo Orsini da un pestaggio (non quello documentato da Malatesta). Per sdebitarsi, il rampollo della famiglia Orsini lo invita a pranzo nella dimora della sua famiglia: qui conosce Elena (Jessica Cressy, piuttosto ingessata e giustamente antipatica). La scena del pranzo è splendida con Eden che usa la metafora della “scarpetta”: se è il pane è l’istruzione e il sugo la povertà, quest’ultima sparisce pulendo il piatto con un po’ di pagnotta. Una lezione sacrosanta fatta di fronte ai borghesi, la classe sociale che in pratica ha istituito la povertà.
Le scene borghesi sono volutamente pesanti e bunueliane per trasmettere allo spettatore la rigidità e la noia. Elena è una ragazza colta, raffinata, ma soprattutto borghese. Un bel difetto che ben presto uscirà fuori. Cupido scaglia la freccia e il povero Martin si innamora di lei. Per elevarsi al suo pari, pur di conquistarla, vuole istruirsi, farsi letture. Spinto dall’amore, crede che la cultura possa riscattarlo per entrare in un mondo migliore. Si accorge presto che la cultura fa paura alla gente e che tutto è mera illusione. La gente non vuole piangere, non vuole la verità. Preferisce di gran lunga essere illusa.
Eden fare lo scrittore autodidatta, ma tutti gli ricordano che “con la cultura non si mangia”. Una frase che da oltre 15 anni risuona nelle mie orecchie in maniera perpetua e continua. Eden comincia a spedire i suoi manoscritti, ma la stragrande maggioranza tornano costantemente al mittente.
Fino a che non incontra un vecchio intellettuale, Russ Brissenden (Carlo Cecchi). Martin si avvicina ai circoli socialisti. Capisce i limiti e l’utopia della lotta di classe: masse di uomini destinate a passare da un padrone all’altro, da una finta democrazia a una finta rivoluzione. Lui sente solo la sua tremenda voglia di libertà. Qui comincia a capire che con Elena (e soprattutto la sua famiglia) è difficile andare avanti.
Poi “trova” le dottrine di Herbert Spencer, teorico del darwinismo sociale: Eden diventa contrario al socialismo, pur non essendo mai stato favorevole neppure al capitalismo borghese. L’individualismo e la solitudine diventano il suo mantra, il suo modo di vivere. Il fascismo è alle porte, è tra di noi e con noi. Lo sceneggiatore Braucci ha evidenziato che “la lotta di classe oggi è unilaterale dei ricchi contro i poveri. Nei quartieri napoletani i poveri si vestono come i ricchi e viceversa”.
In Martin nasce un conflitto: disprezza i movimenti operai, ma soprattutto se la prende con il (neo)liberismo e con la famiglia di Elena. Lo sdoppiamento di Eden è mostrato in maniera sublime nella parte finale dove il film di Marcello mostra la sua influenza nello splendido “Vincere” di Marco Bellocchio. Il dubbio amletico diventa questo: Eden è un uomo che tradisce la sua classe sociale per tentare la scalata sociale o è semplicemente spolpato dalla società mediatica come se fosse il veliero afflosciato che viene inghiottito dal mare?
Tuttavia Marcello fonde insieme riprese d’archivio, video di repertorio e le alterna spesso durante il girato con flashback e qualche momento di pausa. Lo stile usato è qualcosa di inedito per il cinema come non si vedeva da tempo (a parte quel geniale regista filosofo di nome Terrence Malick). Per farlo è coadiuvato da due direttori della fotografia e due montatori diversi. Come per sottolineare il cambiamento repentino di Eden. Il protagonista in realtà non è Martin, ma il tempo che scandisce i cambiamenti sociali, di umore e l’evoluzione delle idee dei personaggi.
Non si può che applaudire. Ciò che tiene il film è l’incredibile performance di Luca Marinelli usato giustamente come un cane sciolto (aiutato da un ottimo Carlo Cecchi). La coppa Volpi con cui è stato premiato a Venezia è stata di grande aiuto per avvicinare il pubblico al film, anche se al momento non so dirvi se è meritata. Marinelli sicuramente è ormai una certezza del nostro cinema, ma non avendo ancora visto il Joker di Joacquin Phoenix, ho ancora qualche dubbio. Sicuramente è di grandissimo livello ed è un toccasana per il livello attuale del cinema italiano. Luca Marinelli e Elio Germano sono i due migliori attori italiani della mia generazione. Non mi è piaciuta per niente Jessica Cressy: fredda, insipida. Francamente non sa recitare, è piuttosto monoespressiva.
L’evoluzione del protagonista tuttavia è troppo brusca e frettolosa, i riferimenti politici sono solo accennati come se Marcello avesse paura di andare oltre. Osservando attentamente il film, ad un certo punto si coglie un giusto passaggio in cui al povero Martin tutti dicono che i suoi scritti sono troppo tragici. La gente non li vuole, non si vendono facilmente. L’idea che mi sono fatto è che la Rai abbia interferito per vendere meglio il film. Infatti viene accennato il difficile ruolo della cultura nell’Italia odierna, ma non viene approfondito. Le prime due opere di Pietro Marcello (La bocca del lupo e Bella e perduta) da questo punto di vista erano più libere.
Era evidente, per tematiche e per modello di narrazione, che questo giovane autore del nostro cinema si confrontasse con Jack London. Peccato poteva essere un capolavoro. Il film rimane impresso, ma poteva esser curato maggiormente soprattutto nella seconda parte. In ogni caso, dopo “Lazzaro felice” di Alice Rohrwacher, ecco un altro esempio di buon film per la ricostruzione del cinema italiano.
FONTI: Cinematografo, My movies, Onda Cinema, Comingsoon, Filmtv
Regia ***1/2 Fotografia **** Interpretazioni ***1/2 Sceneggiatura ***1/2
MARTIN EDEN ***1/2
(Italia 2019)
Genere: Drammatico
Regia: Pietro Marcello
Sceneggiatura: Maurizio Braucci e Pietro Marcello
Fotografia: Francesco Di Giacomo e Alessandro Abate
Cast: Luca Marinelli, Carlo Cecchi, Jessica Cressy, Marco Leonardi
Durata: 2h e 9 minuti circa
Distribuzione: 01 Distribution
Uscita: 4 Settembre 2019
Liberamente ispirato al romanzo di “Martin Eden” di Jack London
Coppa Volpi a Venezia 76 per Miglior Attore a Luca Marinelli
Trailer qui
La frase: Se il pane è l’istruzione e il sugo la povertà, facendo la scarpetta la povertà sparisce.
Immagine tratta da www.corriere.it
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.