Il Covid-19, cartina di tornasole del capitalismo
La pandemia di Covid-19, è ormai chiaro, cambierà profondamente l’Occidente e il mondo. Essa è già stata definita l’evento centrale per due generazioni: formerà il carattere della Generazione Z e consentirà ai loro predecessori, i Millennials, di governare la società esprimendo in essa le proprie priorità politiche.[1]
Per trovare un parallelo, possiamo pensare alla Generazione Z come ai nati o cresciuti durante la Grande Depressione degli anni Trenta e che hanno combattuto la Seconda guerra mondiale, e ai Millennials come a coloro che, nati o cresciuti nel periodo della Prima guerra mondiale e degli “anni ruggenti”, si dedicarono successivamente a ricostruire una rete protettiva per il mondo.
Anche senza estendere il nostro sguardo alle prospettive generazionali, negli ultimi due mesi si è rilevato come le ordinanze di isolamento domiciliare abbiano condotto all’abbassamento dei livelli di inquinamento e di smog nelle aree urbane e, probabilmente, a un rallentamento nel riscaldamento globale (che, nel mese di marzo, è stato molto maggiore nei Paesi, come Ucraina e Russia, che non avevano imposto misure restrittive).[2]
Non sappiamo ancora per quanto tempo le restrizioni alla libertà di movimento o la chiusura di parte delle attività produttive saranno necessarie; probabilmente gli studi che estendono tale necessità fino al 2022 forniscono una buona indicazione, poiché tre anni (gennaio 1918-dicembre 1920) fu appunto la durata dell’ultima simile pandemia, quella di influenza “spagnola”.[3] Ad oggi i progressi in campo scientifico e ospedaliero possono far sperare di limitare questo tempo, o almeno i suoi costi umani, ma questo purtroppo vale solo per un gruppo di persone: coloro che possono permettersi economicamente sia l’accesso alle cure sia l’astensione dalle attività a rischio. Per fare solo un esempio significativo, terribile è ad oggi la condizione della popolazione di colore negli Stati Uniti: già storicamente esclusa dalla copertura sanitaria e quindi fiaccata da una maggiore incidenza di patologie, destinataria di lavori meno qualificati e peggio pagati, maggiormente colpita dalla disoccupazione, sovrarappresentata nelle carceri (alcune delle quali amministrate da privati secondo il principio del profitto)[4], la comunità afroamericana è sproporzionatamente colpita dai contagi e dal tasso di letalità.[5]
È quindi chiaro che, come evidenziato da molte voci, l’atteso ritorno alla normalità non potrà, a ben vedere, essere tale. Non potremo cioè accettare il ritorno a un sistema dimostratosi inadeguato, per non dire delittuoso, in quanto piagato da una spropositata diseguaglianza e da una devastazione ambientale che ha messo a rischio il pianeta e probabilmente facilitato la pandemia.[6]
La disposizione delle masse a un cambiamento radicale
Visto il fiorire di teorie complottiste, alcune tanto assurde che farebbero sorridere se non fossero estremamente pericolose[7], è però necessario chiedersi quanto matura sia questa consapevolezza non nelle classi dirigenti – perfino un liberale come Macron ritiene inevitabili, pena la vittoria dell’estrema destra, «porre fine a un mondo “iper-finanziarizzato”, sforzi maggiori per salvare il pianeta dalle devastazioni del riscaldamento globale e rafforzare la “sovranità economica” investendo in patria nei settori industriali»[8] – ma, piuttosto, nel resto della popolazione.
Intervenendo sul Dieci Mani a dicembre 2018 sul tema del cambiamento climatico, osservavo che «soltanto un sistema economico di tipo socialista può rispondere alle criticità di cui la Terra oggi soffre: frenare la folle corsa al profitto e, quindi, ridurre gli sprechi e il consumo di risorse e allocare un’equa distribuzione della ricchezza». Tra le criticità individuavo non soltanto il debito ecologico, la distruzione della produzione alimentare, l’ineguaglianza distributiva, ma anche « la presenza massiccia di bisogni fittizi nei Paesi ricchi».[9]
Questi bisogni fittizi sono prevalentemente (falsi) bisogni culturali, di status: ad esempio, la popolarità su Instagram, che innesca un ciclo di impossibile rincorsa ai modelli costruiti dagli influencer.[10]
Intervenendo sul New York Times Bernie Sanders ha provato a utilizzare l’occasione, sia pur triste, del Covid-19 per posizionarsi a sostegno di Biden articolando però le proprie priorità politiche e proponendo ancora una volta la sua lettura della società Usa: «Nel corso della mia campagna presidenziale ho cercato di seguire le orme del Presidente Franklin Delano Roosevelt, che, negli anni ’30 e ’40, comprese che in una società veramente libera i diritti economici devono essere considerati diritti umani. Questo era vero ottanta anni fa e resta vero oggi. […] La semplice opposizione a Trump non sarà sufficiente – dovremo articolare una nuova direzione per l’America. […] Sono davvero stufo di politici ed esperti che ci dicono quanto sia difficile ottenere mutamenti fondamentali nella nostra società. “Sembra sempre impossibile, finché non viene fatto”, come si riporta che abbia detto Nelson Mandela. Mettiamoci al lavoro e facciamolo».[11]
Sembra significativo che nel suo pezzo Sanders non nomini neppure una volta il termine “socialismo” e, sebbene insista molto nella descrizione del genere di diseguaglianze che intende combattere e che vengono approfondite dalla pandemia, il termine “diseguaglianza” compare una sola volta. In buona parte ciò è spiegabile con la già avvenuta dichiarazione di appoggio alla candidatura di Biden. Ma forse riflette un’ulteriore consapevolezza, ovvero – nonostante la volitiva chiosa finale sopra citata – la profonda difficoltà di far digerire alla popolazione i cambiamenti richiesti.
La mancata materializzazione della forte affluenza giovanile, l’incapacità di far penetrare il proprio messaggio tra gli afroamericani, la dimostrazione finale che larghissima quota del voto operaio del 2016 gli derivava in realtà dall’antipatia per la Clinton devono aver svegliato dal sonno dogmatico anche i più refrattari a guardare in faccia la realtà. Nei primi mesi del mandato di Trump la psicologa Jean M. Twenge mise in luce come i giovani statunitensi non fossero più di sinistra rispetto alle precedenti generazioni, ma, piuttosto, votassero più a sinistra perché essendo fondamentalmente libertari prediligevano la tolleranza e l’opposizione all’establishment.[12] Benché la Twenge sia stata forse influenzata dal proprio focus di studi sul narcisismo, le sue conclusioni sono in linea con la già evidenziata confusione dei giovani Usa sul socialismo, da loro ritenuto una forma di libertarismo.[13]
Le emozioni contano
Dunque, fino a qual punto è possibile far accettare a una società occidentali quei cambiamenti nell’organizzazione collettiva necessari per ristrutturarci in meglio dopo la pandemia?
È di estremo interesse che tutti i grandi endorser di Biden ne abbiano messo in luce il carattere (reale o costruito, poco importa) profondamente empatico: «Queste [sue drammatiche] esperienze animano l’empatia che lui esprime agli americani in difficoltà […] L’empatia conta» (Warren[14]), «Il tipo di leadership che è guidata dalla conoscenza e dall’esperienza, dall’onestà e dall’umiltà, dall’empatia e dalla gentilezza» (Obama[15]), e tante altre frasi simili.[16] Queste dichiarazioni sono certamente enfatizzate dall’emergenza sanitaria ed economica in atto, ma sarebbero state pronunciate lo stesso, in memoria dello smacco clintoniano nel 2016.
All’epoca, infatti, a fronteggiarsi per la Casa Bianca furono i due candidati più impopolari mai registrati dai sondaggi, tanto che la Clinton veniva ritenuta favorita anche in quanto «meno impopolare».[17] La candidata democratica in effetti ottenne una quota maggiore di voti popolari, ma gli exit poll fotografarono una situazione peculiare: Trump prevaleva tra gli elettori che dichiaravano disistima per entrambi i candidati e otteneva un terzo dei voti anche tra chi si dichiarava «preoccupato» dalla sua eventuale elezione.[18] In parte questo avvenne perché alla fine la massa elettorale repubblicana, specialmente tra i meno ricchi, si coalizzò sul candidato pur se dubbiosa; ma in parte rifletteva anche il ruolo di Trump come candidato del qualunquismo e dell’antipolitica.
Sebbene per poco tempo e di poca entità, persino Trump nel polarizzatissimo ambiente Usa ha beneficiato di quell’aumento di consensi per le forze di governo che si è generalmente verificato in Occidente all’arrivo della pandemia. L’idea che ciò sia dovuto a una «fiducia implicita» nello Stato sembra smentita sia da evidenze di ricerca (ad esempio, un buon servizio di raccolta dei rifiuti porta i cittadini a ritenerlo condotto da un’impresa privata, mentre uno scadente viene ritenuto pubblico) sia dal fatto che, più che altro, agisce il meccanismo che i cittadini vogliono credere che lo Stato li stia tutelando.[19] E poiché la sfiducia nei confronti dello Stato è più alta nelle fasce che dipendono economicamente dal sostegno pubblico[20], l’aumento vertiginoso della disoccupazione potrà sortire l’effetto opposto a quello, da alcuni sperato, di una maggior popolarità delle idee socialiste (che, del resto, non ebbero molto successo neppure negli anni Trenta, nonostante l’eclatante contrasto tra il mondo capitalista che sprofondava nella pauperizzazione e la crescita industriale sovietica).
L’aumento dei tassi di approvazione dell’operato dei governi, e anche delle intenzioni di voto ai partiti di governo, che si è verificato in Paesi tra loro diversi quali l’Italia, il Regno Unito, la Polonia, ecc., è in altri termini l’effetto di un istinto primordiale, l’istinto di fare gregge per difendersi dalla minaccia esterna. Non dimentichiamo che il rischio della vita è un rischio comune a tutti gli esseri che appunto vivono, e che se questi esseri ancora vivono dopo centinaia di milioni di anni ciò è dovuto alla potenza degli istinti che li hanno guidati attraverso la lotta per la sopravvivenza. Come ha rilevato Macron, i “populisti e autoritari”, che già prosperano sull’uso delle parti arcaiche del cervello umano, hanno tentato di sfruttare cinicamente questa condizione: da Orbán che si fa assegnare i pieni poteri alla destra polacca che conferma per il 10 maggio le elezioni presidenziali via posta a Trump che fa stampare il proprio nome sugli assegni di integrazione al reddito.
C’è un’altra tendenza umana che potrebbe oggi remare contro cambiamenti radicali del sistema socio-economico, ossia quella che, all’uscita da una crisi, ci invita a dimenticare questo ricordo traumatico. Il caso più lampante è quello relativo ai traumi estremi, come i campi di sterminio: è stata Liliana Segre di recente a ricordare che i testimoni della Shoah hanno inizialmente taciuto per mancanza di un auditorio[21] e che oggi è sempre questo meccanismo a favorire il negazionismo[22], ma già Primo Levi dovette scontrarsi per oltre dieci anni con l’indifferenza delle case editrici nei confronti del manoscritto di «Se questo è un uomo».
«Andrà tutto bene»
Oltre la metà delle famiglie statunitensi a basso reddito hanno già perso il lavoro oppure sono a casa senza salario. È vero che oltre l’80% di questi già prima della pandemia aveva difficoltà a far fronte alle spese essenziali, ma proprio perché finora questa sofferenza non si è tradotta in un cosciente movimento politico è ragionevole dubitare che lo farà automaticamente adesso.[23]
È vero, c’è il movimento di Bernie Sanders: ma i dati delle primarie dicono che l’unico reale zoccolo duro di quel movimento sono gli studenti universitari, che sono certamente un anello socialmente debole, ma appartengono pur sempre ai ceti privilegiati, quelli che possono permettersi, sia pure indebitandosi, l’istruzione accademica. Questo tipo di fasce sociali, quelle che sono in certo modo una cerniera tra le classi dirigenti e quelle subalterne, sono sempre essenziali nel corso di una rivoluzione. Ma oggi il rischio grave, negli Stati Uniti e non solo, è che essi replichino un elitismo che una volta si sarebbe detto «gruppettaro» o «azionista», cioè separato dalle masse popolari che, per conto loro, possono ancora essere attratte dalle azioni incendiarie di Trump (ci si riferisce naturalmente delle masse bianche, anche perché quelle di colore soffrono di maggiori restrizioni al voto!).
Per questo il punto di caduta della direzione politica a sinistra è stato individuato, negli Stati Uniti, nell’uso dell’empatia come il collante tra la necessità di profonde riforme e la necessità che le masse sostengano queste riforme – l’insegnamento della disfatta di Corbyn, che aveva sottovalutato la penetrazione storica dello sciovinismo nella classe operaia britannica, è stato appreso. Già accettando la ricandidatura a Vicepresidente nel 2012 Biden aveva attinto dalla retorica della famiglia tradizionale americana: «Per il resto della nostra vita, di mia sorella e dei miei fratelli, per il resto della nostra vita, papà non smise mai di ricordarci che un lavoro significa molto più di una busta paga. Significa dignità. Significa rispetto. Significa avere un posto nella comunità. Significa essere in grado di guardare il tuo bambino negli occhi e dire, “tesoro, andrà tutto bene”, e pensarlo davvero, e sapere che è vero».
Con questo tipo di politica si
può probabilmente costruire nei Paesi dell’Occidente un fronte sociale
sufficientemente ampio non solo da passare attraverso le turbolenze economiche,
ma da respingere le aggressioni di destra e di tipo fascista e da sostenere
l’urgente riequilibrio sociale la cui necessità il Covid-19 ha messo a nudo.
Immagine da www.pixabay.com
[1] https://www.forbes.com/sites/karlmoore/2020/04/01/covid-19-is-the-crisis-that-will-impact-generation-zs-worldview/#510c217c71a2
[2] https://www.euronews.com/2020/04/13/covid-19-and-climate-how-much-impact-is-the-current-lockdown-really-having-on-our-environm
[3] https://www.theguardian.com/world/2020/apr/14/coronavirus-distancing-continue-until-2022-lockdown-pandemic
[4] https://edition.cnn.com/2020/04/18/politics/what-matters-april-17/index.html
[5] https://edition.cnn.com/2020/04/06/politics/coronavirus-equalizer-myth-race-income/index.html
[6] https://ilmanifesto.it/david-quammen-questo-virus-e-piu-pericoloso-di-ebola-e-sars/
[7] https://www.theguardian.com/technology/2020/apr/14/arsonists-attack-phone-mast-serving-nhs-nightingale-hospital
[8] https://www.ft.com/content/3ea8d790-7fd1-11ea-8fdb-7ec06edeef84
[9] https://www.ilbecco.it/a-propositi-di-cambiamenti-climatici/
[10] https://www.theguardian.com/technology/2018/sep/17/instagram-is-supposed-to-be-friendly-so-why-is-it-making-people-so-miserable
[11] https://www.nytimes.com/2020/04/19/opinion/coronavirus-inequality-bernie-sanders.html
[12] https://time.com/4909722/trump-millennials-igen-republicans-voters/
[13] https://fivethirtyeight.com/features/why-young-democrats-love-bernie-sanders/
[14] https://www.youtube.com/watch?v=tT-Y-0QuByM
[15] https://www.youtube.com/watch?v=5-s3ANu4eMs
[16] https://edition.cnn.com/2020/04/15/politics/joe-biden-empathy/index.html
[17] https://fivethirtyeight.com/features/trump-is-more-unpopular-than-clinton-is-and-that-matters/
[18] https://edition.cnn.com/election/2016/results/exit-polls
[19] https://fivethirtyeight.com/features/americans-are-skeptical-of-the-government-except-when-theres-a-crisis/
[20] https://www.russellsage.org/publications/government-citizen-disconnect
[21] https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/20_gennaio_22/liliana-segre-89-anni-interrompe-incontri-studenti-aprile-eta-salute-d7bd4bcc-3d29-11ea-a086-4a0558b00e99.shtml
[22] https://www.open.online/2020/02/11/liliana-segre-ospite-regione-lombardia-video/
[23] https://www.pewsocialtrends.org/2020/04/21/about-half-of-lower-income-americans-report-household-job-or-wage-loss-due-to-covid-19/
Nato a Firenze nel 1989. Laureato in Scienze storiche (una tesi sul thatcherismo, una sul Risorgimento a Palazzuolo di Romagna), lavoro nel settore dei servizi all’impresa. Europeista e di formazione marxista, ho aderito a Italia Viva dopo quattordici anni in DS e PD.