La stagione cinematografica riparte piuttosto forte. Ebbene sì la Warner Bros mi ha fatto un regalo enorme con quest’anteprima. Non solo perché sono fan sfegatato di Bruce Springsteen, ma perché questa storia mostra tutti gli effetti positivi dell’ascoltare musica di qualità. In attesa di vedere il film “Western Stars” (a settembre verrà presentato a Toronto per poi arrivare a ottobre nelle sale americane con Warner), ecco il film che da molto tempo speravo di vedere. Forse serviva maggior coraggio per renderlo un capolavoro come le canzoni del Boss. “Blinded by the light” è un’opera coraggiosa che dà speranza, gioia, amore. Ma non solo. È molto politica ed abbraccia una teoria importante: l’arte (che sia cinema, musica o quant’altro) è la chiave per permettere all’essere umano di superare le difficoltà del mondo in cui vive. La vera musica, quella di qualità, deve ispirare un percorso, deve alimentare la parte migliore di noi. Per dirla come “il Conte” Philip Seymour Hoffman di “I love radio rock”, gli anni passano e i politici non faranno mai un cazzo per rendere il mondo migliore, ma in tutto il mondo ragazzi e ragazze avranno sempre i loro sogni, e tradurranno quei sogni in canzoni.
Sembra di essere in un film di formazione per giovani proletari sulla scia di Ken Loach, misto a parti da musical. È un “feel good movie” papabile per tutti quelli che si sentono soli e in minoranza, ma che hanno sempre voluto amare, resistere, vincere, sognare, ricominciare da nuove sfide. Per chi vi scrive questo film rappresenta la mia persona per il 70%. Tuttavia, lo sapete, non considero mai e poi mai un’opera in base a quello che mi voglio sentir dire. Anzi esattamente il contrario. L’unico problema di questa storia è che c’è un po’ di incertezza nei toni: in alcuni momenti Chadha vorrebbe fare un’opera musicale ironica alla “I love radio rock”, poi vira verso i musical vecchio stampo, non rinunciando a un efficace quadro generale sociale e politica della fine degli anni ’80. In alcuni momenti c’è un po’ di scollamento, ma nel complesso il film gira che è una bellezza.
Oggi tutto è dannatamente veloce, non diamo tempo e valore alle emozioni. Controlliamo gli aggiornamenti sullo smartphone e ci sembra di avere in mano il tempo (il cosiddetto “tempo reale”). Una canzone quando è uscita da un mese è già cestinata ed archiviata come vecchia. Ma la realtà non è questa. Se solo avessimo più cura e rispetto, vedremmo ad esempio che le musiche di 30-40 anni fa sono ancora dannatamente attuali (il successo planetario di Bohemian Rhapsody è l’ultimo calzante esempio in tal senso). Perché gli atteggiamenti dell’uomo, purtroppo, non sono cambiati. Così a vari livelli finiamo per cadere in vecchi tranelli, ormai ritenuti obsoleti (la politica in questo senso insegna).
L’inizio della pellicola mi ricorda le facce delle persone che incontro quotidianamente che mi danno di vecchio, disadattato e anacronistico quando parlo dell’importanza delle canzoni di Springsteen nel contesto sociale di oggi. Compreso il giovane protagonista, Javed. È convinto che la più bella canzone sia “It’s a sin” dei Pet Shop Boys che scorre potente sui titoli di testa.
Il film “Blinded by the light” è ambientato a Luton, Inghilterra nel 1987. In quell’anno Bruce Springsteen pubblicò l’album “Tunnel of Love” in cui il rocker americano riversava i momenti difficili per il suo primo matrimonio ormai agli sgoccioli. Poco dopo si fidanzerà con la corista Patti Scialfa, ancora oggi sua moglie. Nel Regno Unito la “Lady di Ferro” Margaret Tatcher (oggetto del film “The Iron Lady” con protagonista Meryl Streep) era già al secondo mandato. Aveva già vinto la guerra con le Farkland e quella di Orgreave con i minatori in rivolta. Dopo esser uscita illesa da un attentato dell’Ira, partì con una miriade di privatizzazioni (vi ricorda qualcuno?). Aveva da poco deregolamentato i mercati finanziari, facilitando e non poco l’attività degli speculatori. Strinse un’alleanza forte con gli Stati Uniti di Ronald Reagan abbracciando fortemente imperialismo a stelle e strisce, liberismo e conservatorismo. Ciò causò un forte aumento della disoccupazione e del nazionalismo. Il fascismo ebbe una forte ripresa e per un ragazzo pakistano come Javed non era facile vivere in una cittadina come Luton.
Il film inizia con questo giovane bambino che scrive i suoi pensieri sul diario. Sogna di andare via da Luton. Racconta l’occupazione del Pakistan da parte dei russi e il trasferimento della sua famiglia verso posti (apparentemente) più tranquilli. Sembra di rivedere la situazione iniziale di Freddy Mercury in “Bohemian Rhapsody”. Anche Farrokh Bulsara, vero nome del cantante dei Queen, visse una situazione simile a quella di Javed. Anche se Mercury era originario di Zanzibar. In questo difficile contesto vive l’adolescente britannico, di famiglia pakistana, Javed (Viveik Kalra). Al giovane piace scrivere poesie per sfuggire ai tumulti e delle discriminazioni razziali. Il padre, però, è tradizionalista e inflessibile, tutto passa da lui. Perfino i soldi che il ragazzo guadagna con lavoretti saltuari. “Scrivere non è un lavoro! Devi fare di più!” – lo ammonisce a più riprese.
Purtroppo però la crisi morde e l’uomo perde il lavoro. La General Motors taglia a più non posso, come documentato da Michael Moore nel suo primo splendido documentario: Roger & Me (1989). Javed sogna di andarsene da Luton. Una ribellione giovanile che somiglia tremendamente a quella descritta da Springsteen in “Born To Run”. Anche in Inghilterra l’american dream era piuttosto effimero. Un giorno il compagno di classe, il pakistano Roops, gli passa due cassette con la musica del Boss: Born in the USA e Darkness in the edge of town. Tanta roba. “Bruce è la linea diretta con quanto è vero in questo mondo di merda” – gli anticipa il compagno. Con diffidenza Javed risponde: “Che ne sa lui di questo mondo di merda?”. Una sera il padre gli impedisce di partecipare a una festa da un amico. Così mette le cuffie e non appena preme play sul suo walkman, il cuore fa BOOM!
In famiglia però tutti gli dicono di ascoltare la musica attuale del suo Paese. Il che ricorda un decreto proposto dalla Lega.
Nel ragazzo scatta qualcosa. Javed diventa “un altro fuggitivo nella notte accecato dalla luce” come cantava Springsteen nel 1973 nel singolo “Blinded by the light”. Volano emozioni tra Backstreets, Badlands, Jungleland, Thunder road, Promised Land, Born to run, Dancing in the dark, The River, Hungry heart, Blinded by the light naturalmente e tante altre. Ci sono anche versioni inedite live e soprattutto il nuovo singolo I’ll stand by you (dedicato da Bruce al figlio Evan James) che doveva far parte della colonna sonora di Harry Potter e la pietra filosofale. Fu la scrittrice e sceneggiatrice J.K. Rowling a scartare la canzone. Javed capisce che la musica è il mezzo per esprimersi. La sua vita ha forti connessioni con quella della classe operaia delle canzoni di Bruce. Springsteen diventa l’eroe, l’ispiratore che gli dà forza e sostanza.
I suoi sogni repressi finalmente possono trovare una valvola di sfogo. Javed così inizia a crederci e investe su se stesso prendendo spunto dalla frase mantra del Boss di “Badlands”: talk about a dream and try to make it real. Ovvero parla di un sogno e cerca di realizzarlo, di renderlo reale.
Ispirandosi ad una storia vera, basata sulle fortunate memorie di Sarfraz Manzoor, “Greetings from Bury Park: Race, Religion and Rock’N’Roll”, la regista britannica di origini indiane Gurinder Chadha ancora una volta rompe le convenzioni e ci insegna che le nostre idee dobbiamo portarle fino in fondo. «Nella musica di Bruce Springsteen ho trovato speranza e saggezza. Mi hanno fatto capire come avrei potuto allontanarmi dalla realtà che mi circondava per concentrarmi sul mio sogno e le mie passioni. Il fatto che io sia così affezionato alle sue canzoni mostra come la musica possa trascendere qualsiasi differenza di razza, religione, nazionalità e classe» ha spiegato Manzoor in merito alla sua storia personale che scorre sui titoli di coda.
Dopo aver sdoganato al cinema il calcio femminile con “Sognando Beckham” (che lanciò Keira Knightley), questa volta Chadha usa la musica di Springsteen come pretesto per raccontare una storia che dobbiamo tenere in considerazione ogni giorno. Il film non ha star da mettere sul poster e sa usare molto bene le canzoni del Boss come “macguffin” (termine coniato da Hitchcock a un mezzo usato dal regista per dare dinamicità alla trama). Due le scene imperdibili: una rielaborazione di “Jungleland” in chiave politica con lo scontro tra pakistani in festa e neofascisti in corteo e soprattutto la spettacolare scena in cui Javed e Rooped divulgano “Born To Run” in tutta la scuola affinché Luton si scuota dal torpore e provi a diventare un posto migliore. Mi era talmente piaciuta che mi era venuta una mezza idea di rifarla…
Il film è stato un flop in America perché oggi nessuno ti insegna ad ascoltare le tue emozioni, a far del bene, ad aiutare gli altri. Tantomeno negli Stati Uniti di Trump. O ci pensi da te oppure finisci per essere inghiottito dall’individualismo e dall’isolamento, evitando la logica e la morale. Oggi più che mai siamo incoraggiati a competere contro gli altri, a creare muri, a fare guerre contro avversari da sopprimere, minimizzando empatia, capacità di ascolto verso i nostri simili. Ma soprattutto, come dice Javed, “non permettete che la durezza del mondo vi fermi e vi faccia perdere la parte migliore di voi”. Il rock e il cinema, soprattutto quando si uniscono come in questo caso, sono sempre utili perché ci mostrano che qualcosa sta andando storto.
Nel complesso “Blinded by the light” non è un capolavoro, è un po’ prevedibile e sa di già visto, ma il connubio rock-cinema e la performance di Viveik Karla donano brio e personalità alla pellicola. Al resto ci pensa un’irresistibile colonna sonora.
Tant’è che al termine della visione della pellicola, mentre sono al volante, mi sento un altro fuggitivo nella notte, blinded by the light.
Regia ***1/2 Fotografia *** Interpretazioni ***1/2 Sceneggiatura **1/2 Film ***1/2
Articoli consigliati:
Western stars
Springsteen a Broadway
Born in the USA
Darkness on the edge of town
The river
Born to run
Blinded by the light – Travolto dalla musica
(Gran Bretagna 2019)
Genere: Commedia, Musicale, Biografico, Drammatico
Regia: Gurinder CHADHA
Cast: Viveik KALRA, Kulvinder GHIR, Meera GANATRA
Fotografia: Ben SMITHARD
Durata: 1h e 58 minuti
Distribuzione: Warner Bros.
Ispirato dal libro “Greetings from Bury Park: Race, Religion and Rock’N’Roll” di Sarfraz Manzoor
Vincitore del 49° Giffoni Film Festival
Budget: 15 milioni di dollari
Trailer italiano
Uscita italiana: 29 Agosto 2019
La frase cult: “Non permettere che la durezza del mondo ti fermi e ti faccia perdere la parte migliore di te”
La colonna sonora
1 Ode To Javed/Javed’s Poem – A.R. Rahman
2 It’s a Sin – Pet Shop Boys
3 The Sun Always Shines On T.V. – A-Ha
4 “The Boss Of Us All” (dialogue)
5 Dancing In The Dark – Bruce Springsteen
6 “You Should Be Listening To Our Music” (dialogue)
7 “I Never Knew Music Could Be Like This” (dialogue)
8 “The River”– Bruce Springsteen & The E Street Band (Live at Madison Square Garden, New York, NY – September 21, 1979) 9 “Number One Paki Film” (dialogue)
10 Badlands – Bruce Springsteen
11 Cover Me – Bruce Springsteen
12 Thunder Road– Bruce Springsteen & The E Street Band (Live at The Roxy Theater, West Hollywood, CA – October 18, 1975)
13 Get Outta My Way Fascist Pigs – Amer Chadha-Patel
14 “Do It For Me” (dialogue)
15 Prove It All Night – Bruce Springsteen
16 Hungry Heart – Bruce Springsteen
17 “You, Me…and Bruce” (dialogue)
18 Because The Night – Bruce Springsteen
19 Maar Chadapa – Heera
20 The Promised Land – Bruce Springsteen (Live on The National Mall, Washington, D.C. – November 11, 2014)
21 Blinded By The Light – Bruce Springsteen
22 Born To Run – Bruce Springsteen
23 I’ll Stand By You – Bruce Springsteen (Inedito)
24 For You My Love – A.R. Rahman (brano originale per la Colonna sonora)
Immagine da www.cinematographe.it
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.