Gli Oscar n°91 saranno ricordati per essere la prima edizione senza conduttore. Doveva essere Kevin Hart, ma l’attore e comico afroamericano è stato beccato sui social con vecchi tweet omofobi. Pur rinnegando quelle posizioni, ha dovuto far marcia indietro e ha lasciato la conduzione: «Non voglio essere una distrazione in una notte che dovrebbe celebrare così tanti artisti pieni di talento. Mi scuso sinceramente con la comunità LGBT per le parole insensibili dal mio passato».
L’edizione 2019 però sarà ricordata per le tante prime volte. Ecco le principali.
Innanzitutto Netflix entra nell’Olimpo del cinema tra le major con “Roma” di Alfonso Cuaron (candidato a 10 e vincitore di 3 premi Oscar). Tra gli uomini svetta naturalmente Rami Malek, il Freddy Mercury di “Bohemian Rhapsody”. Attore statunitense di origini egiziane, Malek ha dedicato il premio a suo padre. Tra le donne ecco l’afroamericana Regina King per “Se la strada potesse parlare” di Barry Jenkins. Tra i registi ecco la prima vittoria per l‘afroamericano Spike Lee per la sceneggiatura non originale di Blackkklansman. Il momento più bello degli Oscar 2019 è stato lui che si butta addosso a Samuel L.Jackson a festeggiare. Come al solito non sono mancate le polemiche per la vittoria “politically correct” di Green Book. “Sono particolarmente sfigato. Ogni volta che qualcuno guida un’automobile, io perdo” – ha commentato Spike. Il riferimento è al 1990 quando “A spasso con Daisy” soffiò la vittoria a un film come “Fa’ la cosa giusta”. Anche lì c’era un auto con a bordo una donna bianca e un autista nero.
La cosa politicamente più rilevante è che il mondo dello spettacolo ha remato contro Trump: hanno vinto 3 afroamericani (Spike Lee, Mahershala Ali e Regina King), un messicano (Cuaron), un immigrato di origini egiziane (Malek). Senza dimenticare le vittorie di Black Panther (3 premi) e l’Oscar allo Spider-man afroamericano, disegnato da un’italiana
A proposito ci sono briciole di Italia. Nonostante sia stato ignorato un film importante come “Dogman” di Matteo Garrone, c’è una buona notizia: la vittoria di “Spider-man un nuovo universo”. La disegnatrice è la marchigiana Sara Pichelli, classe 1983. Inoltre è la prima volta che cinque film nominati nelle principali categorie sono stati presentati alla 75a Mostra del Cinema di Venezia (Roma, La favorita, Van Gogh, First man e A star is born). Il “Leone d’Oro” Roma non lo voleva produrre nessuno. Dopo un lungo e travagliato percorso, lo ha fatto Netflix che pare abbia investito una cifra enorme (si parla di 25/30 milioni di dollari) per questa corsa agli Oscar. Onore a Cuaron che ha creduto con forza e coraggio al suo progetto autobiografico. Per lui 3 premi Oscar prestigiosi: miglior film straniero, fotografia e regia. Niente male anche se il peso politico di Netflix si è fatto sentire.
In ogni caso l’edizione 91 degli Oscar è foriera di polemiche perfino giuste: l’Academy aveva infatti programmato la consegna di alcuni premi (miglior cortometraggio, miglior trucco e parrucco, miglior montaggio e migliore fotografia) durante la pubblicità. Quentin Tarantino, Martin Scorsese, Spike Lee, George Clooney, Brad Pitt e Robert De Niro, insieme ad altri 40 colleghi, hanno firmato una lettera di protesta. L’Academy si è accorta dell’errore e ha annullato la questione lasciando invariata la formula. Il tutto era stato fatto per diminuire la durata dello show che superava abbondantemente le 3 ore.
Ma a livello di nomination c’è molto da discutere su alcune pellicole. La prima che salta all’occhio è quella riguardante il cinecomic Marvel “Black Panther”. Il primo di genere della storia degli Oscar che è stato candidato a 7 premi e ne ha vinti 3. Francamente troppo, vista la qualità della pellicola. A prima vista sembra un contentino alla comunità afroamericana (rappresentata anche da Spike Lee con il meritevole Blackkklansman e dall’attore Mahershala Ali con Green Book), ma c’è di più.
Non so se lo sapete, ma Walt Disney ha il record del numero di premi Oscar vinti ricevendo in 34 anni di carriera, per i suoi cortometraggi e documentari, 59 nomination e 26 premi di cui 4 onorari.
Considerate che la casa di Topolino è proprietaria dei marchi Baby Einstein, Muppets, Jetix, Pixar, Marvel e Lucasfilm (tra cui Star Wars). Nel dicembre 2017 ha acquisito anche 20th Century Fox per 66 miliardi di dollari (debiti inclusi). La Disney ha chiuso il 2018 con un fatturato di oltre 59 miliardi di dollari. Questo spiega il fatto che abbia un peso specifico in tante iniziative, Oscar compresi. In questa edizione la Disney aveva 17 nomination, senza dimenticare le 20 di Fox Searchlight e le 5 di 20th Century Fox. Quindi ricapitolando la major ha 37 nomination contro le 15 di Netflix e le 9 di Warner e Universal. Uno squilibrio decisamente importante che naturalmente ha un suo peso specifico a livello politico-finanziario. Per evitare di accentuare la cosa, l’Academy ha fatto una scelta cerchiobottista e democristiana: premiare un po’ tutti. Una cosa che francamente non mi trova d’accordo. Gli Oscar devono premiare la qualità, non il peso politico o economico di una major rispetto a un’altra.
Prima di analizzare i vari premi, vi dico la mia sui vari film candidati. È incredibile che non ci siano nomination per “Il corriere” e per “The old man & the gun”. Sia Eastwood sia Redford avrebbero meritato di più vista la loro carriera, l’età e i film in questione. Non mi sono piaciuti per niente sia “A star is born” (terzo remake con i soliti temi triti e ritriti sul sogno americano) sia “Black Panther”. Francamente non li avrei candidati. Roma mi sembra sopravvalutato, ma è stato considerato il peso di Netflix. Tecnicamente è magnifico, la storia non mi ha entusiasmato. Come ho già detto e non per ragioni campanilistiche, “Dogman” di Garrone mi sembrava nettamente superiore. Incredibile il fatto che un film gigantesco come “La favorita” di Lanthimos abbia vinto solo un premio per la prova superba di Olivia Colman (la Regina). Ne meritava almeno altri 4 (attrice non protagonista per Emma Stone, sceneggiatura, regia e costumi). Ridicolo il premio alla miglior scenografia a Black Panther, visto che è stato fatto quasi tutto con la tecnica del green screen e l’ausilio di effetti speciali e visivi. Per questi ultimi è stato premiato “Il primo uomo” che è stato uno dei flop di stagione, nonostante Hollywood e la Universal ci avessero puntato diverse fiches.
Meritevole di lode il vincitore “Green Book”. Anche se ha un finale prevedibile e troppo politically correct, il duo Ali – Mortensen è da sballo. E’ un film attualissimo e certe tematiche, si sa, spesso agli Oscar vengono premiate. Peccato per Viggo (la concorrenza era tanta e agguerrita nella categoria miglior attore), ma la scelta di premiare Mahershala Ali e il film non si può criticare. L’unico premio andato all’opera di Farrelly che non condivido è la sceneggiatura. Il film di Lanthimos era sicuramente scritto meglio.
I film più belli di questa edizione sono sicuramente La favorita, Vice (Oscar meritato al trucco), Blackkklansman e Green Book. Su Bohemian Rhapsody (vincitore di 5 statuette) hanno pesato gli incassi del film e l’effetto nostalgia verso la musica dei Queen. Proprio la band inglese ha aperto gli Oscar 2019. Il premio per Malek è meritato perché imitare Mercury non è da tutti, ma quella era la categoria dove c’era veramente l’imbarazzo della scelta (in nomination c’erano Willem Dafoe, Christian Bale,Viggo Mortensen e Bradley Cooper).
Tra gli sconfitti continua la maledizione Oscar per le bravissime Amy Adams e Glenn Close. Sembrava l’anno buono, almeno per la seconda. Dispiace per “L’isola dei cani” di Wes Anderson, meritevole di maggior considerazione specie negli Oscar tecnici. Mentre lascio volentieri alle riviste di gossip chi era meglio vestito, oltre alla telenovela del presunto innamoramento tra Bradley Cooper – Lady Gaga sul set di “A star is born”. L’ultima curiosità riguarda gli attori e le attrici vincitori. Cos’hanno in comune Rami Malek, Olivia Colman, Regina King e Mahershala Ali? Malek è scoppiato con “Mr Robot”, la Colman sarà nuovamente Regina in “The Crown”, Mahershala Ali ha fatto House of cards, Luke Cage e la terza stagione di True Detective, Regina King ha fatto Leftlovers e Seven Seconds. Tutti e quattro hanno avuto importantissimi successi nelle Serie Tv. Segno che cinema e televisione sono più che mai vicine. Purtroppo viene da dire visto che sono due cose nettamente diverse, che parlano spesso a una diversa tipologia di pubblico.
Riepilogo dei Premi Oscar 2019
- Miglior film: Green book
- Migliore regia: Alfonso Cuaron – Roma
- Miglior Attore protagonista: Rami Malek – Bohemian Rhapsody
- Miglior Attrice protagonista: Oliva Colman – La favorita
- Miglior Attore non protagonista: Mahersala Ali – Green book
- Miglior Attrice non protagonista: Regina King – Se la strada potesse parlare
- Miglior sceneggiatura originale: Peter Farrelly e Nicl Vallelonga- Greek book
- Miglior sceneggiatura non originale: Spike Lee – Blackkklansman
- Miglior film straniero: Roma
- Miglior film d’animazione: Spiderman: un nuovo universo
- Miglior fotografia: Alfonso Cuaron – Roma
- Miglior Montaggio: John Ottman – Bohemian Rhapsody
- Miglior scenografia: Black Panther
- Migliori costumi: Ruth Carter – Black Panther
- Suoni: Paul Massey, Tim Cavagin e John Casali – Bohemian Rhapsody
- Trucco e acconciature: Greg Cannom, Kate Biscoe e Patricia DeHaney – Vice
- Migliori effetti visivi:
- Migiori effetti visivi: Paul Lambert, Ian Hunter, Tristan Myles e J.D. Schwalm – Il primo uomo
- Miglior montaggio sonoro: John Warhurst e Nina Hartstone – Bohemian Rhapsody
- Miglior colonna sonora originale: Ludwig Goransson – Black Panther
- Miglior canzone: Shallow di Lady Gaga e Bradley Cooper – A star is born
- Miglior documentario: Free solo
- Miglior corto documentario: Rayka Zehtabchi e Melissa Berton – Period. End of sentence
- Miglior cortometraggio: Skin
- Miglior cortometraggio di animazione: Bao
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Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.