Fumata bianca, anche se ancora manca l’ok dei lavoratori che saranno chiamati a votare quanto stabilito al MiSE. È arrivato l’accordo-quadro sul percorso di reindustrializzazione dello stabilimento ex GKN di Campi Bisenzio, oggi QF.
Un accordo-quadro chiesto espressamente dalle tute blu, che al termine di un’assemblea operaia, organizzata alla vigilia dell’ennesimo round negoziale, avevano messo nero su bianco una serie di richieste. Tra queste un cronoprogramma dettagliato di quanto accadrà nei prossimi mesi; la continuità occupazionale e di diritti, non soltanto dei circa 380 addetti diretti rimasti in forza a QF ma anche di altri sette lavoratori in appalto; la salvaguardia del patrimonio industriale; gli ammortizzatori sociali sia in questa fase che a valle dell’auspicata reindustrializzazione; e ancora la sicurezza in fabbrica, il mantenimento dello stabilimento, il piano di formazione e una logistica inalterata, a partire dalla mensa.
Al termine di un lunghissimo incontro al ministero con l’imprenditore Francesco Borgomeo che oggi possiede la fabbrica e ha tre ipotesi di riconversione industriale (macchinari per l’industria farmaceutica, componenti per energie rinnovabili, produzioni meccaniche), con i tecnici del MiSE e di Invitalia, gli enti locali, e la FIOM CGIL con i delegati RSU, i dirigenti sindacali Michele De Palma e Daniele Calosi della FIOM, insieme a Silvia Spera che cura Area Politiche Industriali per la CGIL nazionale, tirano le somme di quanto concordato.
“Il cronoprogramma dovrà essere verificabile anzitutto sulla tempistica – spiegano – e ci saranno momenti di verifica sia in sede nazionale presso il Ministero dello Sviluppo Economico, sia a livello territoriale e aziendale, con cadenza almeno mensile”.
Ora i contenuti: “Le parti hanno concordato la garanzia della continuità occupazionale e contrattuale per tutti i lavoratori sia durante il periodo ‘ponte’ che dopo con la reindustrializzazione, comprendendo anche i lavoratori degli appalti. Saranno avviati percorsi di formazione che in una prima fase prevederanno un processo di mappatura delle competenze presenti in azienda, al fine di evitare ulteriori perdite di professionalità”.
Durante il periodo “ponte”, spiegano ancora FIOM e CGIL, “saranno utilizzati gli ammortizzatori sociali atti a governare al meglio le difficoltà congiunturali di questa fase, con lo strumento della cassa integrazione ordinaria e con la cassa cosiddetta di ‘transizione’. La gestione dell’ammortizzatore sociale prevederà anche accordi successivi per l’anticipo della cassa e l’equa rotazione dei lavoratori, e la maturazione integrale dei ratei e di indennità integrative”.
Infine uno sguardo al futuro, e cioè al termine del periodo “ponte”: “Le parti hanno anche stabilito che qualora al 30 agosto 2022, come previsto nel cronoprogramma, non dovesse concretizzarsi il progetto di riconversione industriale, sarà QF stessa a farsene carico, anche con la partecipazione di equity di Invitalia e di altri investitori privati”.
“Per la FIOM e la CGIL – puntualizzano De Palma, Calosi e Spera – è fondamentale che i contenuti dell’ipotesi di accordo siano sottoposti a validazione democratica dei lavoratori con referendum. L’ipotesi di accordo sarà valida solo se l’esito del referendum sarà positivo; se negativo sarà da considerarsi nulla sotto ogni effetto. E sull’ipotesi di accordo chiediamo un ruolo di controllo e garanzia del MiSE e di Invitalia, e la costituzione di un ‘Comitato di proposta e sorveglianza”.
Apparso su Il Manifesto in data 20.01.2022
“Questa è una tappa, risultato della lotta, e avrà senso solo se continuerà la mobilitazione”. Il Collettivo di Fabbrica e la RSU della ex GKN di Campi Bisenzio danno conto così del referendum fra i lavoratori, per la valutazione dell’ipotesi di accordo quadro sottoscritto al MiSE per la reindustrializzazione dello stabilimento.
Un voto che ha visto il 98,8% delle lavoratrici e dei lavoratori favorevoli: sui 354 aventi diritto hanno partecipato al referendum in 265 (74%) e i voti validi sono stati 264, di cui 262 a favore, due contrari e un astenuto.
“Prima di commentare il risultato – anticipa guardando al metodo Dario Salvetti, delegato RSU ed esponente del Collettivo di Fabbrica – bisogna soffermarsi su un fatto per nulla scontato: qua si è applicata una vera democrazia partecipativa. E lo stesso referendum, in piena pandemia e con molti di noi costretti a casa, non era scontato. Qui da mesi una comunità si riunisce in assemblea, si autodetermina, si informa, decide, senza nessuna gerarchia se non la divisione del lavoro creata dalle esigenze stesse di funzionamento della mobilitazione”.
Quanto al merito, Salvetti offre un’analisi a 360 gradi: “Il risultato della lotta e di questa votazione sottolineano che abbiamo strappato un accordo innovativo in una società ancora da innovare: un altro Stato, un altro governo, avrebbero salvato la fabbrica con le sue macchine e le sue produzioni. Questa reindustrializzazione – che invece è lo svuotamento della fabbrica per essere riempita con altri macchinari e altre produzioni – è un processo che abbiamo subito e di cui pagheremo il prezzo con mesi di ammortizzatori e incertezze. Eppure anche in questa situazione abbiamo seguito un’impostazione collettiva e comunitaria, in un contesto politico-sociale ostile dove i rapporti di forza sono stati per anni, e sono ancora, a svantaggio dei diritti del lavoro”.
“Questo accordo – conclude il delegato sindacale con una punta di giustificato orgoglio – trasuda responsabilità collettiva, sa di comunità. Il saldo occupazionale, la continuità di diritti che vengono conservati e tramandati, la commissione di proposta e di verifica: per noi questa fabbrica è un patrimonio del territorio, e per questo continueremo a vigilare e se necessario a mobilitarci”.
Una vigilanza che si traduce nel mantenimento del presidio operaio ai cancelli della fabbrica, e nella permanenza dell’assemblea. Mentre a febbraio ci saranno nuove tappe dell’“Insorgiamo tour”, in attesa di una primavera che potrebbe riservare ulteriori iniziative.
Il cronoprogramma dell’accordo-quadro prevede per metà febbraio la comunicazione, da parte del nuovo proprietario, Francesco Borgomeo, dei soggetti interessati alla reindustrializzazione.
“Con il nome della nuova azienda, QF, avevo chiesto ai lavoratori di avere fiducia nel Futuro della Fabbrica di Firenze e me l’hanno data – commenta l’imprenditore – ora dimostreremo che grazie alla capacità di fare e alla volontà è possibile realizzare una vera riconversione”.
“Per la FIOM si tratta di un ottimo risultato”, chiudono guardando ai risultati del referendum Michele De Palma, segretario nazionale FIOM CGIL e responsabile automotive, e Daniele Calosi, segretario generale FIOM CGIL d i Firenze, Prato e Pistoia. “Adesso insieme alla Rappresentanza Sindacale Unitaria ci impegneremo perché la proprietà e le istituzioni rendano concreti gli obiettivi individuati come da cronoprogramma, per consentire la ripresa dell’attività e garantire la continuità occupazionale di tutti i lavoratori, compresi quelli degli appalti”.
Apparso su Il Manifesto in data 23.01.2022
Immagine di Andrea Sawyerr dalla pagina Facebook del Collettivo Di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze
Giornalista de il manifesto, responsabile della pagina regionale toscana del quotidiano comunista, purtroppo oggi chiusa. Direttore di numerosi progetti editoriali locali, fra cui Il Becco.