Premessa
Dal 4 marzo è nelle librerie il volume che raccoglie il romanzo dei primi due film, edito da Magazzini Salani. Una scelta non casuale visto che proprio questa settimana doveva uscire in Italia l’attesissimo terzo film. La pandemia ha fatto slittare, prima a giugno e per ora al prossimo novembre, l’arrivo di Ghostbusters Legacy (potete vedere il trailer qui). Pare che sarà una via di mezzo tra un sequel e un reboot del franchise. Gran parte dei titoli usciti negli anni Ottanta sembrano oggi datati, soprattutto quelli in cui ci sono gli effetti speciali. È difficile oggi tornare ai fasti di quegli anni perché mancano le idee originali. Il pubblico di oggi è disilluso perché ormai si aspetta gli artifici della computer grafica.
Il primo Ghostbusters è un’eccezione perché punta sulla semplicità, sulla hit di Ray Parker Jr, sull’amalgama del cast e sui dialoghi, non solo sull’azione o sugli effetti speciali.
I membri originali del cast torneranno (tranne Egon) a far capolino nel terzo capitolo. Ci sarà una nuova generazione di acchiappafantasmi. Harold Ramis è morto realmente nel 2014. Così gli sceneggiatori Gil Kenan e Jason Reitman hanno optato per riscrivere la storia. I protagonisti saranno i nipoti di Egon che entrano in contatto con il passato del nonno dopo che si stanno verificando strani fenomeni paranormali. In Italia si chiamerà Ghostbusters Legacy, mentre negli Stati Uniti si chiamerà Afterlife. Sarà diretto da Jason Reitman (Juno, Tra le nuvole), ovvero il figlio di Ivan (regista dei primi due capitoli). Nei piani della Sony in realtà questo film doveva essere il quarto. Nel 2016 Paul Feig portò al cinema un remake di Ghostbusters tutto al femminile. Il flop totale dell’operazione ha fatto saltare i piani.
Nell’attesa di “Legacy”, ecco il primo capitolo della saga.
Il film
I Ghostbusters veri, quelli che tutti ricordano, sono quelli del primo film. Uscito nel 1984, ancora oggi vanta una schiera di fan invidiabile. Ivan Reitman e gli sceneggiatori/attori Harold Ramis e Dan Aykroyd ebbero un’intuizione geniale: si poteva fare un film divertente sulla base di qualcosa che faceva paura. Aykroyd era appassionato di fenomeni paranormali. Reitman si ispirò apertamente a Topolino e i fantasmi, cortometraggio Disney del 1937 che vedeva Topolino, Paperino e Pippo impegnati come improbabili cacciatori di fantasmi. Dan Aykroyd dice di aver preso spunto anche da alcuni film con l’attore inglese Bob Hope come Il fantasma di mezzanotte (1939) o La donna e lo spettro (1940). Ne parlò con Reitman che cercò collaborazione con il brillante sceneggiatore Harold Ramis, con cui aveva collaborato per “Animal House” di John Landis (Reitman era il produttore).
Eppure il film ebbe diversi problemi e la sceneggiatura fu rimaneggiata più volte. Le difficoltà di ottenere i permessi per girare condizionarono e non poco il film. Infatti il film fu girato tra New York, Los Angeles e gli studi di Burbank, in California. Gira voce anche che gran parte delle riprese siano state fatte senza autorizzazioni.
Gran parte delle scenografie erano modellini fatti da artigiani locali (). Se osservate bene il film, si notano varie pecche nel montaggio, nelle inquadrature, nella sincronia del sonoro. Molte battute sono state improvvisate, il montaggio venne fatto in fretta e furia. Il budget era di appena 30 milioni di dollari. Quello che interessa è la goliardia, il divertimento. Quando sono in scena Aykroyd, Murray e Ramis ciò non manca. Alcune trovate sono sublimi: l’inizio, la scena finale, Slimer, l’omino del Marshmallows con Murray che esclama: ” avete visto,è un marinaio , è qui a New York , lo portiamo a scopare ed abbiamo risolto il problema! “
Fu un film originale e fuori dagli schemi per via di diverse scelte: la presenza di Bill Murray nel cast, il mancato uso del politically correct (oggi non sarebbe possibile), la commistione del fantasy/horror con la commedia del Saturday Night Live.
Il noto programma del varietà del sabato sera americano aveva sfornato diversi talenti: tra questi c’erano Bill Murray, Dan Aykroyd. Inizialmente gli acchiappafantasmi dovevano essere John Candy, Eddie Murphy e John Belushi. I primi due declinarono perché erano impegnati in altri progetti, mentre l’ex blues brother morì di overdose nel 1982. Il ruolo di Venkman fu proposto anche a Steve Guttenberg, che però preferì il ruolo di Mahoney in Scuola di polizia. Fu solo allora che venne preso in considerazione Bill Murray. Probabilmente la vera forza, l’essenza di “Ghostbusters” sta proprio nella comicità scorretta. Il secondo capitolo, che uscì nel 1989, era divertente, ma gli mancava la forza e l’energia del primo capitolo. Secondo molti critici, era stato rivisto con qualche battuta politically correct. La presenza del bambino poi ammorbidiva e di molto la situazione perché dopotutto, secondo la Columbia Pictures, era un film per famiglie. Bill Murray lo disse a chiare lettere: “Abbiamo fatto un seguito, ma è stato piuttosto insoddisfacente per me, perché il primo era la vera e propria merce. Era quello vero. Il sequel è arrivato parecchi anni dopo ed è nato in questo modo: ci fu proposta un’idea, siamo riusciti ad unirci tutti in una stanza. Abbiamo riso per un paio d’ore. E poi ci hanno detto: “E se ne facessimo un altro? Ecco l’idea”. Alla fine ci hanno convinto, ma quell’idea non si è rivelata essere quella originaria quando sono arrivato sul set. Avevano scritto un film completamente diverso. Sono arrivati quelli degli effetti speciali e ci hanno messo le mani sopra. Non era lo stesso film. C’erano alcune grandi scene, ma non era lo stesso film. Per questo motivo non ho mai avuto interesse per un terzo Ghostbusters, perché il secondo è stato un po’ deludente… almeno per me, comunque”.
Solo il primo capitolo negli anni Ottanta portò nelle casse della Columbia Pictures (oggi di proprietà Sony) ben 300 milioni di dollari. Poi arrivarono i cartoni, le serie animate, un sequel nel 1989. Senza considerare il merchandising (magliette, giocattoli, ecc…) che fruttò oltre 1 milione di dollari. Anche in Italia il film fu il maggior successo di quella stagione, davanti a un cult come “Non ci resta che piangere”. Ecco perché la Sony ha voluto riprendere in mano il franchise ed estenderlo.
Anch’io ho diversi dubbi sul nuovo film, visto il disastro del reboot al femminile. Staremo a vedere.
Veniamo al film. La storia la conoscete. In una fantastica New York degli anni ’80, tre ricercatori di parapsicologia Peter Venkman (Bill Murray), Raimond Stantz (Dan Aykroyd) ed Egon Spengler (Harold Ramis), una volta esauriti i contributi pubblici, vengono cacciati dall’università con l’accusa di essere dei ciarlatani. Già qui si può cogliere un importante conflitto tra il pubblico e la scienza. Oggi invece lo Stato è costretto ad affidarsi agli scienziati per uscire dalla pandemia.
Ma alla biblioteca pubblica iniziano a manifestarsi i primi fenomeni paranormali, tra cui l’apparizione della misteriosa “donna in grigio”.
Grazie al dono della dialettica, Peter convince Ray a mettere un’ipoteca sulla sua casa d’infanzia. Peter, Egon e Ray diventano acchiappafantasmi a pagamento. Il loro motto è “who you gonna call?”
Assumono una segretaria di nome Janine (Annie Potts), si insediano in una vecchia sede dei vigili del fuoco (con l’immancabile pertica) e riescono a modificare una vecchia ambulanza come veicolo. Nasce così l’iconica Ecto-1, l’autovettura che tutti noi da bambini sognavamo.
Egon, nel frattempo, mette a punto alcune apparecchiature come lo zaino protonico e la trappola per inglobare i fantasmi catturati. Di lavoro ne arriva poco all’inizio. Ma un giorno entra nella sede la violoncellista Dana Barrett (Sigourney Weaver). Nel proprio frigorifero dice che sono apparse strane creature che avevano pronunciato la parola “Zuul”.
“In genere quel tipo di manifestazione non si ha nel frigorifero di marca” – constata Venkman che perde letteralmente la testa per Dana, senza esser ricambiato.
Da quel momento però gli avvistamenti dei fantasmi aumentano: in un hotel è stato avvisato il fantasma Slimer. L’iconico, goloso e ingordo fantasma di colore verde che, secondo Dan Aykroyd, ricordava lo spirito del collega John Belushi. Ed è la scena dell’hotel una delle migliori del film dove Murray esclama: “venimmo, vedemmo e lo inculammo!”
Per far fronte alla sempre maggiore mole di lavoro viene assunto un ulteriore membro della squadra, l’apprendista Winston Zeddemore (Ernie Hudson).
Il successo dei Ghostbusters però non piace alla politica locale: un funzionario del Dipartimento dell’ambiente Walter Peck, giudica il loro lavoro nocivo, pericoloso e totalmente irrispettoso delle leggi ambientali. Così arresta gli acchiappafantasmi e libera tutti gli spettri che erano stati catturati. A cogliere l’occasione al volo c’è Gozer, una divinità sumera del 6000 a.C. (qui proposto con accento slavo, con voce del regista Ivan Reitman), sta per reincarnarsi e tornare sulla Terra. Il piano è terrificante perché accanto a lui ci saranno Zuul il Guardia di Porta e Vinz Clortho il Mastro di Chiavi, che hanno scelto i corpi di Dana e del suo vicino, lo sbandato Louis (Rick Moranis).
La città è infestata dagli spiriti. New York deve scegliere velocemente. Who you gonna call?
Fonti: terrediconfine.eu, Comingsoon.it, Mymovies.it
Regia ***1/2 Interpretazioni ****1/2 Musiche **** Fotografia **** Sceneggiatura **** Humour ****1/2
GHOSTBUSTERS ****
(USA 1984)
Genere: Fantasy, Horror, Commedia
Regia: Ivan Reitman
Sceneggiatura: Harold Ramis e Dan Aykroyd
Cast: Dan Aykroyd, Bill Murray, Harold Ramis, Sigourney Weaver, Rick Moranis, Ernie Hudson
Durata: 1h e 45 minuti
Fotografia: Lazslo Kovacs
Musiche: Ray Parker Jr
Prodotto e distribuito da Columbia Pictures – Sony
Budget: 30 milioni di dollari
Trailer Italiano qui
La frase: Mostrate alla troia preistorica come si lavora all’assessorato!
Immagine da www.fantascienzaitalia.com
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.