Alle otto della sera, mezz’ora prima dell’inizio ufficiale della manifestazione, piazza della Signoria è già una sinfonia di trombe da stadio, tamburi e fischietti. Si alzano i cori per gli operai GKN, e per tutti quelli che il lavoro, spesso precario e malpagato, lo rischiano ogni giorno. Dall’intera Toscana sono arrivati in pullman operai delle fabbriche e i militanti dell’ANPI, partigiani di oggi che difendono, come i loro nonni, diritti inalienabili. Come quelli a un lavoro con diritti, tutele e una paga decente, che vogliono dire libertà. Si percorrono i luoghi della battaglia di Firenze dell’estate ’44, i lung’Arno soprattutto, e davvero è uno spettacolo questa saldatura fra lotte operaie e cittadini di ogni età. Sventola una grande bandiera con scritto “Firenze proletaria, su la testa”, e il corteo inizia il suo cammino, per chiudere in bellezza una giornata che non sarà dimenticata.
Una lunga giornata in cui i fiorentini ricordano la liberazione dal nazifascismo, iniziata alle sette del mattino, quando per tradizione il sindaco sale sulla torre di Arnolfo con un vigile del fuoco per suonare la martinella. Questo in ricordo del pompiere Franco Budini che l’11 agosto 1944, proprio suonando la campana, avvisò i concittadini che i tedeschi avevano lasciato Firenze.
Questa volta però c’è anche Matteo Moretti, operaio GKN: «È stata un’emozione – racconta il delegato FIOM CGIL una volta tornato nell’Arengario di Palazzo Vecchio – vuol dire che la nostra vertenza sta diventando un simbolo per unire le lotte in corso da un capo all’altro del paese. Penso alla Gianetti, alla Whirlpool, anche alle centinaia di piccole e piccolissime vertenze che spesso non finiscono nemmeno sui giornali».
Accanto a lui c’è Dario Nardella, che ha invitato i quattro sindaci dei comuni di Marzabotto, Cavriglia, Stazzema e Monsummano Terme, teatri di agghiaccianti stragi nazifasciste. Il sindaco però vuole anche sottolineare la peculiarità di questo 11 agosto: «Una giornata che oggi ha ancora più significato, perché abbiamo la ferita aperta della GKN». Una ferita di fronte alla quale Nardella si appella, una volta ancora, al governo e al suo massimo rappresentante: «Con il caso GKN siamo di fronte alla violazione di un diritto costituzionale, per questo il governo deve intervenire in prima persona, ai livelli più alti, a cominciare dall’autorevole figura di Mario Draghi, esattamente come fece Fanfani con la crisi del Pignone negli anni ’50, sempre qui a Firenze. Anche allora una grande fabbrica, anche allora una fabbrica metalmeccanica». Non si ferma il sindaco: «Questa vicenda si può chiudere soltanto se si restituisce la possibilità di lavorare a questi 422 lavoratori, donne e uomini, con delle famiglie. Chi è morto per la libertà ha permesso all’Italia di darsi una costituzione democratica che dice chiaramente all’articolo 4 “La Repubblica promuove il lavoro e rende effettivo il diritto al lavoro”.
Intanto sull’Arengario prende la parola Dario Salvetti, anche lui RSU FIOM CGIL della GKN, in rappresentanza dell’assemblea permanente della fabbrica. «In un mondo fatto di individualismo – osserva – noi ci troviamo ad avere la scena mediatica perché vogliamo tornare alla catena di montaggio. Oggi vorrei non essere qua ma ad assemblare pezzi in fabbrica. Con quella mail – conclude riferendosi all’annuncio della improvvisa chiusura dello stabilimento – hanno distrutto non una funzione produttiva ma un corpo di diritti. E noi quei diritti li vogliamo per tutte e tutti».
Nel pomeriggio poi si fa sentire il governo, che attende da una settimana un cenno di vita dal fondo Melrose proprietario di GKN, dopo l’incontro del 4 agosto.
«L’apertura sostanziale che c’è stata allo scorso tavolo – fanno sapere dallo staff della viceministra Alessandra Todde – ha permesso di avviare un importante confronto con le parti, che ci auguriamo porti in tempi brevi a dare delle risposte al territorio e ai lavoratori».
Insomma al MiSE sperano ancora che Melrose accetti la proposta di 13 settimane di cig in cambio del ritiro dei licenziamenti, in modo da avere più tempo per lavorare alla reindustrializzazione del sito produttivo. Magari coinvolgendo Stellantis, che assorbe l’80% delle produzioni (assi, semiassi e giunti cardanici) di GKN.
Apparso su Il Manifesto in data 12.08.2021
Con negli occhi ancora il lunghissimo e suggestivo corteo della notte, aperto dalla bandiera originale della brigata partigiana “Vittorio Sinigaglia” protagonista della liberazione di Firenze dal nazifascismo, gli operai della GKN vanno avanti con l’assemblea permanente all’interno del “loro” stabilimento. Un altro giorno è passato, e pur senza troppe illusioni a Campi Bisenzio si attendono notizie dal ministero dello Sviluppo economico, dove all’inizio del mese i padroni del fondo Melrose avevano chiesto “qualche ora” per rispondere alla proposta della viceministra Todde di ritirare i licenziamenti, e accettare 13 settimane di cig – tutta pagata dallo Stato – mentre nel frattempo si sarebbe lavorato alla reindustrializzazione del sito.
Il perdurante silenzio del fondo finanziario anglosassone porta ancora una volta la FIOM a intervenire. Così Michele De Palma, segretario nazionale e responsabile automotive dei metalmeccanici CGIL, e Daniele Calosi, segretario generale FIOM di Firenze e Prato, chiedono al Mise di darsi una mossa: “Vorremmo ricordare che siamo ancora in attesa di una nuova convocazione al tavolo ministeriale. Dal 4 agosto sono trascorsi tanti giorni e non abbiamo ricevuto alcuna risposta, pertanto il ministero riapra il confronto”.
De Palma e Calosi ribadiscono la strategia d’azione portata avanti con FIM e UILM: “Siamo pronti alla trattativa, togliendo dal tavolo la pregiudiziale dei licenziamenti attraverso il ritiro della procedura di licenziamento collettivo e l’attivazione delle 13 settimane di cassa integrazione ordinaria”. Poi sottolineano alcuni dati di fatto: “Per noi e per i lavoratori dello stabilimento GKN è necessario trovare soluzioni di continuità, visto che non sussiste alcun problema di qualità e quantità della produzione. Qualsiasi ipotesi di cessazione di attività e la relativa cassa brucerebbe una parte importante e qualificata della capacità industriale di Firenze e del Paese. Lo stabilimento è nelle condizioni di continuare a produrre subito: allora si riparta”.
Di qui le richieste della FIOM, sia a Melrose che all’esecutivo di Mario Draghi: “All’azienda di rispettare il contratto nazionale, gli accordi aziendali e l’avviso comune firmato dal presidente del consiglio. Al governo l’attivazione del tavolo di monitoraggio presso Palazzo Chigi; una legge che da subito impedisca speculazioni e delocalizzazioni che colpiscono i lavoratori e il futuro industriale del Paese; e intervenire sulle aziende committenti e sul fondo, per far rispettare la responsabilità sociale come previsto dalla Costituzione”.
“Fino ad oggi – concludono De Palma e Calosi – i tentativi del management di dividere le istituzioni dai lavoratori, i lavoratori dal sindacato, e lo stabilimento dall’opinione pubblica, è fallito. Perché ormai è chiaro che un intero Paese è solidale con i metalmeccanici della GKN, e non intende cedere alla volontà del management di trattare il prezzo della dignità di chi per vivere deve lavorare”.
A riprova del fatto che GKN è diventata vertenza simbolo, a Sant’Anna di Stazzema, ad aprire la cerimonia in ricordo delle 560 vittime dell’eccidio nazifascista, è stato Matteo Moretti della RSU, invitato dal sindaco Maurizio Verona per portare la testimonianza degli oltre 500 lavoratori licenziati.
E il sempreverde Bruno Possenti, coordinatore dell’ANPI Toscana, ha sintetizzato le ragioni del corteo di mercoledì con parole chiare: “Anche questa è una insurrezione, contro l’infamia perpetrata ai danni di questi operai, e di tanti altri lavoratori in giro per l’Italia. GKN è diventata una linea del Piave”.
Un pensiero comune ai 4.000 partecipanti a un corteo tanto inconsueto per il periodo quanto coinvolgente nello svolgimento. Con tutta la sinistra sociale, sindacale e politica della città in marcia, dopo l’omaggio rivolto ai manifestanti dalla giunta comunale al completo.
Apparso su Il Manifesto in data 13.08.2021
Immagine di Valentina Ceccatelli (dettaglio) da flickr.com
Giornalista de il manifesto, responsabile della pagina regionale toscana del quotidiano comunista, purtroppo oggi chiusa. Direttore di numerosi progetti editoriali locali, fra cui Il Becco.