Il metacinema è il cinema che parla di sé, che mostra gli inganni, i meccanismi tecnici, gli sforzi produttivi e distributivi, di rivelare i trucchi. Qui il cinema è usato come il mezzo per arrivare ad altro, non è una forma d’arte. Il tassello fondamentale di “Finale a sorpresa” è questo. Molti registi ne hanno parlato in film autorevoli: esempi illustri sono Jean Luc Godard con Passion, Federico Fellini con 8 e mezzo, Francois Truffaut con Effetto notte, Alejandro Gonzalez Inarritu con Birdman.
Gli argentini Duprat e Cohn, dopo l’ottimo “Il cittadino illustre”, hanno deciso di fare una commedia nera e cinica sul cinema, sull’ego degli attori e dei registi. Il film spagnolo si evolve. Il cinema iberico negli ultimi venticinque anni sta partorendo storie interessanti: dai primi film di Del Toro (La spina del diavolo e Il labirinto del fauno) alle pellicole di Pedro Almodovar (Volver su tutti), passando per il recente “Il capo perfetto” di De Aranoa. Senza dimenticare Bajona (7 minuti dopo la mezzanotte e The Orphanage), Amenabar (Mare dentro e Apri gli occhi) e “Il segreto dei suoi occhi” di Juan Josè Campanella (che la Spagna ha coprodotto insieme all’Argentina). Il titolo italiano è abbastanza stupido, mentre quello originale rende bene l’idea. Official competition rappresenta sia la selezione ufficiale di un festival a cui il film allude e ammicca (non a caso era in concorso nel 2021 a Venezia, ma nel film si svela in quello di Cannes dove probabilmente avrebbe dovuto essere, se non ci fosse stata la pandemia), ma anche la competizione tra le istituzioni del cinema: produttore, regista, attori, tecnici.
Il film è una gigantesca matrioska manipolatoria condita da una satira feroce. I tempi comici sono oliati come in una bomba ad orologeria. In ogni momento può succedere di tutto. Un ricco imprenditore farmaceutico compie 80 anni. Preoccupato di essere ricordato solo come un volgare uomo d’affari, sceglie di finanziare un film per un capriccio personale. Chiama l’eccentrica e puntigliosa regista Lola Cuevas (Penelope Cruz, con una gigantesca parrucca rossa riccia) che è fortemente in ascesa. Lei non ha bambini, è lesbica, i suoi film migliori nascono dai suoi tormenti interiori, dalle sue difficoltà. La donna, insieme ai suoi collaboratori, sceglie due attori importanti: la star commerciale Felix Ribeiro (Antonio Banderas) e un navigato attore di teatro, Ivan Torres (Oscar Martinez).
Al primo piace apparire, gli piacciono i social, i premi, le donne (nemmeno Berlusconi è ai suoi livelli), la vetrina degli Oscar. Insomma è un vanesio n.1. Il secondo invece è l’esatto opposto, un uomo di teatro classico e riservato che non ama sottomettere l’arte alla logica del denaro, ma anche lui ha un ego importante (notare la splendida scena in cui Ivan Torres fa un monologo allo specchio in cui immagina di rifiutare l’Oscar davanti alla platea del Dolby Theatre). Il produttore ha acquistato i diritti del libro “Rivalidad”. La regista, donna controcorrente, vorrebbe fare una versione differente dal libro, ma il produttore vorrebbe qualcosa di simile al testo di partenza. Il tutto per motivare una spesa ingente. Ma la ciambella non viene sempre con il buco.
Prima di girare il film, iniziano le prove. La regista si confronta con gli attori. I due devono essere in sintonia perché devono interpretare due fratelli che, chiaramente, entrano in conflitto. “Finale a sorpresa” va oltre il più classico tema del doppio, perché rappresenta quel campionario di emozioni chiamato vita.
Arriva il giorno delle riprese, ma sul più bello succede qualcosa che modificherà il corso degli eventi. La cosa più incredibile è che coincide tremendamente con la finzione. Lo squallore umano uscirà prepotentemente allo scoperto. La regista le prova tutte per mettere i due d’accordo per il bene della storia, tanto da aggiungere benzina sul fuoco al già incendiario clima fra i due. È questa la parte migliore del film. Ci sono due gag fantastiche: la prima è quando la regista ordina di mettere un enorme masso, sostenuto da una gru, sopra la testa dei due attori per intimorirli, la seconda è quando “imballa” i due attori (con il rotolo di cellophane per imballare i bancali pronti per la consegna) facendoli assistere alla distruzione dei premi vinti nella loro carriera. In pratica vuole distruggere l’ego dei due attori. Si avverte la bravura degli sceneggiatori, finalmente. Abituati al cinema italiano contemporaneo, si nota la differenza.
Non mancheranno i colpi di scena, i capovolgimenti tra verità e apparenza. Non è un caso che nella parte finale si demolisca anche la stampa durante la presentazione del film “finto” a Cannes. Ed ecco che i metodi, l’ego, la libertà, il denaro, le logiche produttive diventano centrali. Tutti vorrebbero imporre la propria opinione sugli altri.
Il film è scritto benissimo, è corrosivo al punto giusto e prende chiaramente spunto dal cinema scandinavo. Il geniale “The square” di Ruben Ostlund è sicuramente il punto di partenza, ma qui si sorride perché l’amarezza prende il sopravvento. Lo spettatore si sentirà coinvolto perché non avrà certezze e zone di confort. Strepitosi i tre attori che, a differenza della pellicola “finta”, sono al servizio della storia. Penelope Cruz è tremendamente a suo agio, ottimo il feeling tra Martinez e Banderas. Il primo aveva già lavorato con Duprat e Cohe ne “Il cittadino illustre” e si vede, mentre il buon Antonio finalmente dimostra tutto il suo valore dopo i deprimenti dialoghi (non dei massimi sistemi) con la gallina Rosita negli spot del Mulino Bianco. Banderas e la Cruz per la prima volta recitano assieme (nei film di Almodovar, “Dolor y gloria” e “Gli abbracci spezzati” non condividevano nessuna scena). E l’apoteosi della loro verve comica che raramente sono riusciti a mostrarci.
La genialità di Finale a sorpresa è nel preferire l’illusione al reale. Infatti quando si pensa di aver capito tutto, accade il contrario. Onestamente è vero: meglio il cinema della cruda verità. Specie in tempi come questi.
FINALE A SORPRESA
Titolo originale: Official Competition
(Spagna 2021)
Genere: Grottesco, Commedia nera
Regia: Gaston Duprat, Mariano Cohn
Sceneggiatura: Gaston Duprat, Mariano Cohn, Andres Duprat
Cast: Penelope Cruz, Antonio Banderas, Oscar Martinez, Manolo Solo, Irene Escolar
Durata: 1h e 54 minuti
Fotografia: Arnau Valls Colomer
Distribuzione: Lucky Red
Nei cinema dal 21 aprile
Trailer Italiano qui
La frase: A me interessa la tensione che c’è tra loro
Fonte: Comingsoon, Cinematografo, Movieplayer, My Movies, Sentieri Selvaggi, Onda Cinema
Regia ***1/2 Interpretazioni **** Film **** Fotografia ***1/2 Sceneggiatura ****1/2
Immagine da cinematographe.it
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.