Molti diranno che Eddie Vedder, frontman dei Pearl Jam, ha poca fantasia per i nomi degli album. “Earthling” era infatti il nome di un disco pubblicato dal “Duca Bianco” David Bowie nel 1997. La critica ha sentenziato che questo disco non è all’altezza della fama di Vedder. Molti pensano che alla soglia dei sessant’anni, Eddie faccia ancora dischi come quando ne aveva 30.
A tratti sembra di essersi imbattuti in un disco vecchia maniera.
Eddie Vedder dimostra che si può fare ancora buon rock a quasi sessant’anni, senza farsi contagiare dalle mode della trap, dell’hip-hop e della musica elettronica. Fra i giovani oggi ce ne sono pochi che hanno scelto la strada più difficile: uno di questi è il cantautore inglese Sam Fender che, dopo un ottimo album d’esordio, ha saputo replicare l’anno scorso con “Seventeen Goin’ Under”. Eddie rimane di gran lunga un artista che ripone grande fiducia nell’umanità e nelle persone. Si capisce che questo disco è solare, rassicurante, positivo sin dal primo ascolto. Vedder si fa maestro di vita, una luce che spinge fuori dal buio (come canta nella meravigliosa “The dark”). Il che cozza con i pezzi storici dei Pearl Jam dove dominano rabbia, vigore e malinconia.
“Earthling” è probabilmente il disco che abbiamo bisogno in questa fase storica di incertezza, malinconia e malessere. Allora si capisce perché Vedder abbia scelta di registrare da solo questi pezzi. Questo suo terzo disco solista (dopo Into the wild e Ukelele Songs), pubblicato due anni dopo “Gigaton” dei Pearl Jam e la recente colonna sonora del film “Flag Day” di Sean Penn, è un album ispirato di 13 canzoni un po’ discontinuo nella seconda parte. Complessivamente è un disco che suona come dovrebbe suonare.
Mettetelo in auto mentre guidate o durante una lunga passeggiata a piedi. Ascoltandolo si capisce l’importanza della buona musica. Suona che è una bellezza questo “Earthling”. Niente di rivoluzionario, ma un disco interessante, piacevole.
Pop, rock, ballad, acustico, punk, musica che spazia dagli anni 60 ai 90 e tante collaborazioni. Dentro ci sono influenze di “Sgt Pepper” dei Beatles (nel pezzo “Mrs Mills” c’è Ringo Starr alla batteria), di Tom Petty (“Long Way”), di Elton John (“Picture”), il ricordo dell’amico che non c’è più Chris Cornell (“Brother the cloud”), senza dimenticare i R.E.M. e l’amico Bruce Springsteen. Sulla pagina YouTube di Vedder, c’è un video dove il Boss e il leader dei Pearl Jam discutono del loro modo di scrivere musica e di ciò che li ha influenzati.
“Tutta la roba che ho messo nel mix è iniziata forse con i Jackson 5 quando ero piccolo”, dice Vedder, “poi ci sono i Beatles, con cui sono cresciuto da bambino, poi gli Who hanno preso il sopravvento alla grande. E poi l’amico mio…”, indicando proprio Bruce Springreen che ha risposto a Vedder in maniera molto divertita in italiano con un bel “Ah, Grazie”. All’interno dell’intervista il rocker dell’Illinois, oltre a elogiare il lavoro del chitarrista e produttore Andrew Watt, ha citato anche i Band, Split Enz, i Talking Heads, i Sonic Youth, i Fugazi e i Mudhoney come band che hanno contribuito a dare forma al suo modo di scrivere. “Questo è esattamente quello che sento lì dentro. È un buon mix”, ha concluso Springsteen complimentandosi con Eddie Vedder per il disco.
Poi naturalmente ci sono la figlia Olivia che torna a cantare col padre dopo la colonna sonora di “Flag Day” e il grande Stevie Wonder presente in “Try”. Con il leader dei Pearl Jam una band di assoluto rispetto: il batterista dei Red Hot Chili Peppers, Chad Smith, il fido amico e cantante irlandese Glen Hansard, l’ex chitarrista dei RHCP (e attuale membro dei Pearl Jam in tournée) Josh Klinghoffer, il bassista dei Jane’s Addiction Chris Chaney.
Alcuni pezzi sembrano “scarti” di Gigaton o di album come Lightning Bolt o Backspacer. Purtroppo bisogna dire che è un disco un po’ sbilanciato. Parte fortissimo: la prima mezz’ora è di altissimo livello. Apre l’ottima Invincible (adattissima per aprire un concerto, per rompere il ghiaccio), chiude il lato A la più bella canzone del disco: The dark. Poi arriva “The haves”. Dopo questo singolo, il ritmo cala alla distanza. Infatti ci sono citazioni, collaborazioni efficaci, ma sicuramente c’è meno ciccia. Tuttavia è un album più discontinuo rispetto alla memorabile colonna sonora di “Into the wild”, ma che sa trovare il modo di farti ascoltare buona musica. Di questi tempi non è poco.
Ricordo, infine, che Vedder sarà in Italia il 25 giugno all’Autodromo di Imola per l’unica data italiana del (più volte rinviato) “Gigaton tour 2020” dei Pearl Jam. Chissà se in scaletta ci saranno anche i pezzi di “Earthling”, visto che attualmente negli Stati Uniti è in corso il mini-tour solista.
Adesso analizziamo le varie tracce del disco:
Invincible
Quando ripartiranno i concerti dal vivo, vorrei tanto sentire questo pezzo. E’ la classica canzone emozionale adatta a rompere il ghiaccio. Canzone stile Pearl Jam con influenze di R.E.M., U2, ma ci sono anche po’ di tastiere in stile Cure, Depeche Mode e Simple Minds. “Now there’s smoke on the horizon/And the clouds are looking violent” – canta Vedder. Il tema ecologista di “Gigaton” torna in auge. L’esperimento di “Dance of the clairvoyants” dà i suoi frutti. Incredibile che questo pezzo non sia ancora uscito nelle radio. Insieme a “The dark” è il migliore.
Power of right
Anche nel secondo pezzo si “pesta” parecchio. È la canzone punk del disco. C’è tanta batteria (Chad Smith si sente eccome) e parecchia energia.
“Fuck the past, or you’ll fuck your future” – canta Vedder sperando nel potere del giusto. Lo speriamo tutti.
Long way
Il primo singolo che ha anticipato l’uscita del disco è una chiara influenza di Tom Petty. Ballata di puro rock classico americano anni 80-90. Sound pulito, piacevole da ascoltare anche durante un viaggio in auto. Ricorda Free Fallin’, ma anche qualche pezzo storico dei Pearl Jam.
Brother cloud
Terzo singolo del disco uscito in radio dopo Long way e The Haves. Parte lenta e poi accelera come in un riuscito mix tra Pearl Jam e Talking Heads. Poi però arriva il rock e il ricordo di Chris Cornell. “I had… a brother…
“But now my brother is gone”. Vedder non ha confermato e non ha smentito: “il tema generale che posso dire è che parla di qualcuno che lascia questo pianeta. Potrebbe succedere per caso, per intenzione, una tragedia o tutte queste cose assieme”.
Fall out today
Classica ballata a tempo medio tipica di Vedder e dei Pearl Jam con chitarra acustica, piano e un buon assolo di chitarra elettrica. ”It’s a gift to share and shake the pain”.
The dark
Il mio pezzo preferito del disco. Non è un caso. Si avverte la chiara influenza del Bruce Springsteen dei tempi migliori. Batteria potente, sound ricco dominato da chitarra elettrica e dalla voce possente di Vedder. “I’ll find you in the dark/Let me lift… lift you out of the dark”. Lo sappiamo Eddie: per uscire dal buio, la tua musica è sempre luce.
The haves
Secondo singolo uscito in radio. È un pezzo intimo, acustico, una ballad classica alla Into the wild. “The Haves” è una canzone molto intima, in cui la voce dell’artista, profonda e delicata, è accompagnata dalla chitarra.
Good and evil
Qua si torna al punk e al rock con la batteria di Chad Smith che sale in cattedra.
Rose of Jerico
Simile alla precedente, con maggior melodia. C’è ancora il tema ambientale (forests fall by hands of man like dominoes).
Try
Iniziano i duetti e le sorprese, come nei concerti. Accanto a Eddie Vedder, stavolta c’è la figlia Olivia e Stevie Wonder. E’ un pezzo che mescola più generi e strumenti: chitarra, piano, armonica.
Picture
Ancora un grande ospite. Al piano c’è Elton John, che rende il favore a Vedder dopo la collaborazione in “The lockdown sessions”.
Mrs. Mills
Prima di ascoltare il pezzo, ascoltate “Mr Richards” dei R.E.M. e “Sgt Pepper” dei Beatles. La melodia è chiaramente l’ispirazione del pezzo. Alla batteria collabora Ringo Starr, uno dei due “Beatle” ancora in vita (l’altro è Paul McCartney).
On my way
Il vero nome del cantante è Edward Louis Severson III. Il nome d’arte è in realtà il cognome da nubile della madre. Eddie finge di duettare con Edward Severson Jr., il suo padre biologico che non ha praticamente mai conosciuto. Divorziò con sua madre nel 1965, il musicista nacque nel dicembre 1964. In questa canzone l’artista rievoca il padre biologico attraverso l’uso di un frammento vocale recuperato da un suo amico: “I’ll be on my way…” canta Severson. Poi Vedder ricanta anche qualche frase di “Long way” e “Invincible”.
Earthling
Eddie vedder
Tracklist:
Invincible
Power Of Right
Long Way
Brother The Cloud
Fallout Today
The Dark
The Haves
Good And Evil
Rose Of Jericho
Try
Picture
Mrs Mills
On My Way
Valutazione ***1/2
Immagine: dettaglio di copertina del disco
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.