Quando “Serenity” è uscito nelle sale americane, ho letto le critiche internazionali e tutte lo stroncavano. Eppure a prima vista mi sembrava un film interessante. Quando ho avuto modo di vederlo, devo dire che l’opera si mantiene su un livello generale di mediocrità. In ogni caso non capisco tutto questo astio. E’un film imperfetto, stereotipato, artificioso, ma francamente ho visto molto di peggio.
È stato un flop clamoroso: budget di 25 milioni, incasso di poco superiore agli 8 milioni di dollari. I due attori principali hanno accusato la Aviron Pictures di aver contribuito al risultato con una strategia non all’altezza. Un comunicato ufficiale del produttore/distributore ha spiegato: “Avevamo le migliori intenzioni riguardanti Serenity. Eravamo eccitati all’idea di distribuire questo film originale in modo unico e di lavorare con un cast stellare e con dei filmmaker di talento. Nonostante il nostro amore per il film, che continuiamo a sperare riesca a trovare un proprio pubblico, abbiamo fatto più di una prova con il pubblico e i critici e i risultati dimostravano che i risultati sarebbero stati al di sotto delle nostre aspettative iniziali, quindi abbiamo modificato il budget e le strategie di marketing”.
Eppure il film aveva molto carte da giocare: un regista sceneggiatore di talento (Stephen Knight autore di acclamati script come La promessa dell’assassino, Allied e Locke), due star di primo piano che avevano già lavorato insieme (McConaughey e Hathaway già insieme in “Interstellar”) ed evidenti ossessioni dell’autore per miti letterari (“Moby Dick di Melville, “Il vecchio e il mare” di Hemingway, La tempesta di Shakespeare e La ballata del vecchio marinaio di Coleridge).
C’è indubbiamente della sincerità in questo lungometraggio, ma ci sono troppe ingenuità e svolte narrative forzate (finale compreso). Prendendo spunto da vecchi noir anni 40-50, Stephen Knight ci porta nella vita di un pescatore, Baker Dill (Matthew McConaughey), che dopo un passato difficile si è ritirato su un’isoletta sperduta. Che il film non funziona si vede dalle figure di contorno. Il regista sceneggiatore costruisce un mondo chiuso, così come aveva già fatto in Locke (Tom Hardy per tutto il film chiuso nella sua macchina). L’opera è ambientata in un paesino su un’isola dove tutti sanno tutto di tutti. Una comunità che dovrebbe risultare asfissiante, ma provoca solo qualche tiepida risatina involontaria. I comprimari sono figure senza spessore e sono terribilmente piatti.
L’ossessione di Baker è un tonno gigante di nome “Giustizia”. Ogni giorno, stile capitano Achab, prende la sua barca “Serenity” ed insegue il suo obbiettivo. Si indebita per questa ossessione. La sua vita, per il resto, è solo alcool e la relazione con una donna matura che ammicca a una figura materna (Diane Lane). Un giorno però la sua routine è squarciata dal passato che ritorna a bussare alla porta. Baker non si chiama in realtà così. L’ex moglie Karen (l’inedita femme fatale Anne Hathaway, con capelli biondi e finto neo, che somiglia a Veronica Lake) si presenta sull’isola sotto un nubifragio vestita di tutto punto. Mentre Baker è fradicio, lei è quasi asciutta! Insomma un miracolo! Dopo avergli detto che aveva ragione (cosa rara), ecco la patata bollente: chiede a Baker di salvare lei, e soprattutto il figlio che hanno avuto insieme, dall’attuale marito Frank (Jason Clarke). Casualmente quest’ultimo è un violento, ma è pieno di soldi. La donna propone a Baker di gettare l’uomo in acqua durante una gita in barca, in cambio di 10 milioni di dollari. Dill rifiuta pur vacillando, ma ben presto scoprirà di essere un burattino. Un misterioso uomo con la valigetta che sta facendo la sua parte in un gioco, le cui regole sono state fatte da una persona che Baker conosce bene (non è la sua ex chiaramente).
Per il lanciato Stephen Knight e per la coppia Matthew McConaughey – Anne Hathaway è sicuramente una battuta d’arresto. Poco credibile, ingenuo e troppo sopra le righe il cattivo di Jason Clarke.
I due attori, pur bravi, ricordano qualche battuta a vuota del passato: lui ancora non riesce a uscire dal ruolo del bellone che ama esibire i suoi muscoli in scene di sesso abbastanza meccaniche, lei cerca di essere una femme da vecchio film noir, ma è poco fatale e piuttosto freddina. Non basta farsi bionda e fare un po’ di capricci per entrare nel ruolo.
Ma il problema vero è l’unione dei vari toni: non si capisce bene se è serio o se è autoironico. Nella prima parte è un thriller poi una sorta di gioco che impazza tra il virtuale e il reale. Il montaggio poi è inspiegabilmente frettoloso e veloce: non si ha il tempo di analizzare, di capire. I movimenti di macchina sono troppi e piuttosto veloci. Anche il colpo di scena che cambia il film è roba da ragazzini più che da adulti. Splendida invece la fotografia: un po’ patinata, un po’ vintage, che esalta i corpi dei protagonisti e le bellezze del panorama dell’isola Mauritius (situata a sud est dell’Africa, nel mezzo dell’Oceano Indiano).
A circa metà pellicola c’è un importante colpo di scena che cambia totalmente la storia. Tutto ciò rende il film un po’ strano soprattutto perché adattare un qualcosa di volutamente vecchio ai tempi del digitale rende tutto abbastanza fasullo. Tuttavia il film ha un pregio importante: mostrare le varie fasi della scelta. La nostra vita dipende sempre dalla qualità delle stesse. Dai primi minuti fino ai titoli di coda, Baker passa gradualmente dall’essere artefice del proprio destino a marionetta, in cui la libertà di agire è pura illusione.
Perché la vera Serenity dovrebbe essere la storia di un padre disposto a tutto pur di proteggere il figlio e assumersi finalmente le sue responsabilità, smettendo di scappare. Esattamente come faceva per tutta la pellicola Tom Hardy in “Locke” o la coppia Pitt – Cotillard nell’ottimo “Allied”. In ogni caso qui il vero riferimento è sicuramente “Interstellar” di Christopher Nolan: ci sono alcune inquadrature/scene che sono praticamente identiche (McConaughey che passa con il pickup in mezzo a delle piantagioni è un esempio classico), compresi due dei protagonisti (Hathaway e McCounaghey). Mancano gli elementi dello spazio, ma il succo del discorso è simile. Stavolta Stephen Knight non decolla nel risultato finale, che poi è quello che al pubblico interessa di più.
FONTI: Film.it, Comingsoon, Mymovies, FilmTv
Regia **1/2 Intepretazioni *** Fotografia ***1/2 Sceneggiatura **1/2 Film **1/2
SERENITY – L’isola dell’inganno**1/2
(USA 2018)
Regia e Sceneggiatura: Stephen Knight
con Anne Hathaway, Matthew McCounaghey, Jason Clarke, Diane Lane, Djimon Hounsou
Genere: Thriller, Noir, Drammatico
Distribuzione: Lucky Red
Fotografia: Jess Hall
Durata: 1h e 46 minuti
Uscita Italiana: 18 Luglio 2019
Budget: 25 milioni di dollari
Trailer italiano
Frase celebre: Non ho mai creduto al caso
Immagine da www.cinefacts.it
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.