Dopo una 71a edizione importante che ha visto protagoniste le minoranze e il 50°anniversario del ’68, l’edizione 2019 ci parla di fragilità, disagio, periferie, emergenze sociali di vario tipo. Il tema comune tra diversi film è il rapporto tra vita e morte. Al timone della manifestazione la giuria capeggiata dal regista messicano Inarritu (Birdman, Revenant) insieme a colleghi eccellenti come Bilal, Campillo, Lanthimos, Reichardt, Pawlikowski e l’italiana Rohrwacher, oltre alle attrici Elle Fanning e N’Diaye.
Ancora una volta la forza di questo Festival è che attira non solo il mercato cinematografico, ma avvicina persone legate alla moda e porta tanta gente in sala. Solo Venezia è più all’avanguardia in Europa. Prendiamo ad esempio l’unico film italiano in concorso: Il traditore di Bellocchio. Non ha vinto premi, ma nel Belpaese è secondo al boxoffice in un periodo poco florido per il nostro mercato.
Anche se l’assenza di Netflix può sembrare giusta, se si considera che Cannes privilegia l’uscita nella sala cinematografica. Tutto ciò causa non pochi problemi allo sviluppo del festival. Quest’anno, ad esempio, un film attesissimo come “The irishman” di Scorsese con De Niro e Pacino non era nel cartellone principale perché prodotto proprio da Netflix. Problema che invece non ha Venezia: la cosa è stata recepita dagli americani che usano la vetrina italiana come rampa per gli Oscar. Il film di Scorsese è dato per papabile al Lido a fine agosto, per poi passare anche dalla sala (è stato acquistato per l’Italia da Lucky Red).
Ma torniamo ai temi della kermesse francese. Come film di apertura è stato scelto “I morti non muoiono” di Jim Jarmush (nelle sale italiane dal 13 giugno, grazie a Universal). Uno zombie movie che richiama George Romero e che parla della situazione sociale negli Stati Uniti. Gli americani sono paragonati a dei morti viventi (tra cui spicca il rocker Iggy Pop) che escono ovunque. La polizia, con Bill Murray e Adam Driver, cerca di risolvere la situazione. Poi ci sono i disagi, le difficoltà sociali e lavorative di “Sorry we missed you” di Ken Loach. Il vecchio leone inglese denuncia che oggi i lavoratori guadagnano sempre meno e lavorano di più. La precarizzazione è da sempre oggetto di critica del regista inglese, già due volte vincitore della Palma d’Oro. Poi c’è la lotta ai fondamentalismi, l’educazione di un ragazzo a un movimento islamico fondamentalista visto dagli occhi dei fratelli Dardenne. Da sempre i due sono attentissimi ai temi sociali.
Il vincitore della Palma d’Oro, Bong Joon-ho (già autore dell’acclamato Snowpiercer ), e il premio della Giuria, Ladj Ly, sono due autori giovani che parlano del disagio, delle periferie. In particolar modo “Les Misérables” del secondo si riferisce soprattutto ai ragazzi che abitano nelle “banlieue” parigine che si scontrano con i poliziotti. Ed ecco che ci ricollega al film dei Dardenne e al tema dell’emergenza educativa.
Un’altra fragilità che si somma all’instabilità sociale dei giorni nostri e all’incapacità delle persone di vedere il proprio futuro. Sempre sul versante culturale-educativo c’è il nuovo film di Terrence Malick: “A hidden life”. Incredibile che un film del genere sia stato trascurato. La storia di un contadino austriaco, Franz Jägerstätter, che si è rifiutato di giurare fedeltà a Hitler. La critica sottolinea la solita cura maniacale di Malick nella parte tecnica, ma la durata non aiuta il pubblico visto che sfiora le 3 ore. Il tema della scelta di fronte al contrasto bene/male è uno dei temi cardine del regista filosofo che ha contraddistinto opere di livello altissimo come The new world, The tree of life (Palma d’oro 2011).
Oltre a Malick, sono state ignorate opere altissime come il già citato Ken Loach e soprattutto l’unico film italiano in concorso: Il traditore di Bellocchio. Francamente un’opera molto convincente, con Favino al top. Ancora una volta l’Italia non ha un sistema produttivo credibile all’estero. Credo che il film di Bellocchio sia uno dei nostri migliori fim degli ultimi 10 anni almeno. Grande successo anche per Pedro Almodovar che da poche settimane è nelle sale italiane con il suo Otto e mezzo biografico: Dolor y gloria. Antonio Banderas sta a Marcello Mastroianni come Pedro Almodovar sta a Federico Fellini. L’interpretazione dell’attore iberico è una delle migliori della sua carriera. Il dialogo con la gallina Rosita del Mulino Bianco è in soffitta, fortunatamente.
Da citare poi c’è il ritorno dell’enfant prodige del cinema internazionale: il canadese Xavier Dolan. Dopo i problemi con il montaggio di “La mia vita con John F.Donovan” (atteso nei cinema italiani dal 27 giugno), ecco “Matthias e Maxime”. Ancora una volta al centro c’è un amore omossessuale tra due amici che sboccia mentre girano un cortometraggio amatoriale. Il copione prevede che i due si bacino. Questo evento farà scaturire dei dubbi in loro, manifestando in loro un orientamento sessuale diverso da quello canonico. La pellicola di Dolan però è stata stroncata dalla maggioranza della critica.
Poi ci sono state polemiche per il secondo film della saga di Kechiche, “Mektoub, My Love: Intermezzo”. Gli attori sarebbero stati costretti a girare scene di sesso non simulato, per giunta storditi dall’alcool consumato sul set (). Non è la prima volta che il rapporto tra Abdellatif Kechiche e le sue attrici viene contestato: era già capitato ai tempi de “La vita di Adele”, premiato con la Palma d’Oro nel 2013.
Secondo la stampa internazionale ha vinto il film migliore: Parasite di Bong Joon-Ho (che uscirà in autunno grazie al distributore Academy Two). Il regista sudcoreano ha preparato un altro film importante dopo il grande successo del gioiello “Snowpiercer”. Una commedia nera che parla di differenze sociali, di alti e bassi, ricchi e poveri.
Un’edizione che ha regalato un livello buono, piazzando fuori concorso diversi film, tra cui il biopic musicale “Rocketman”. Dopo il successo di Bohemian Rhapsody, ecco anche Elton John. Tuttavia l’evento glamour catalizzatore del Festival è stato un altro: Quentin Tarantino. Aggiunto al concorso qualche giorno dopo la presentazione ufficiale di Fremaux alla stampa, “C’era una volta a Hollywood” è probabilmente il film più atteso della prossima stagione cinematografica (uscirà nelle sale italiane il 19 settembre grazie a Sony). Il film non è stato premiato, ma è sempre un’opera di Tarantino. Nel cast Brad Pitt e Leonardo Di Caprio, oltre a Margot Robbie nei panni di Sharon Tate (all’epoca moglie di Roman Polanski). Tra gli attori di spicco non mancano Kurt Russell e Al Pacino. Ambientato alla fine degli anni 60 nell’industria americana, segue le vicende di un attore della tv e una controfigura ai tempi degli omicidi della famiglia Manson. L’attesa è alle stelle. Ve lo racconterò nella prossima stagione cinematografica, insieme ad altri titoli presentati in anteprima al Festival francese.
Film in concorso:
The Dead Don’t Die di Jim Jarmusch
Dolor Y Gloria di Pedro Almodovar
Il traditore di Marco Bellocchio
The Wild Goose Lake by Diao Yinan
Parasite di Bong Joon Ho
Le Jeune Ahmed di Jean-Pierre Dardenne & Luc Dardenne
Roubaix, Une Lumiere di Arnaud Desplechin
Atlantique di Mati Diop
Matthias Et Maxime di Xavier Dolan
Little Joe di Jessica Hausner
Sorry We Missed You di Ken Loach
Les Miserables di Ladj Ly
A Hidden Life di Terrence Malick
Bacarau di Kleber Mendonca Filho & Juliano Dornelles
La Gomera di Corneliu Porumboiu
Frankie di Ira Sachs
Portrait De La Jeune Fille En Feu di Celine Sciamma
It Must Be Heaven di Elia Suleiman
Sibyl di Justine Triet
Once Upon a time in Hollywood di Quentin Tarantino
Fuori concorso:
Les Plus Belles Annèes D’Une Vie di Claude Lelouch
Rocketman di Dexter Fletcher
Too Old To Die Young di Nicolas Winding Refn (due episodi della serie tv: North Of Hollywood e West of Hell)
Diego Maradona di Asif Kapadia
La Belle Epoque di Nicolas Bedos
Film premiati:
Palma d’Oro per il miglior film: Parasite di Bong Joon Ho
Gran Premio:Atlantique di Mati Diop
Premio alla Regia: Le jeune Ahmed, di Jean-Pierre & Luc Dardenne
Premio della Giuria (ex-æquo): LES MISERABLES di Ladj Ly e Bacurau, di Bacurau by Kleber Mendonça Filho & Juliano Dornelles
Premio alla Sceneggiatura:Céline Sciamma per Portrait de la jeune fille en feu
Premio per l’Interpretazione Femminile: Emily Beecham per Little Joe di Jessica Hausner
Premio per l’Interpretazione Maschile:Antonio Banderas, per Dolor y Gloria di Pedro Almodóvar
Menzione speciale: It must be heaven di Elia Suleiman
Camera d’Or per la miglior Opera Prima:Nuestras Madres, di César Díaz
Palma d’Oro per il miglior cortometraggio: The Distance Between Us and the Sky, di Vasilis Kekatos
Menzione speciale a: Monstruo Dios, di Agustina San Martín
Immagine da www.festival-cannes.com
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.