Questo è l’ultimo pezzo del 2021 relativo al cinema. La prossima settimana ci sarà su queste pagine un articolo speciale sui Top e Flop del 2021 cinematografico.
È una sfida impari quella tra Diabolik e Spiderman: da una parte un film ad alto budget per il cinema italiano (10 milioni di euro), dall’altra il nuovo costoso giocattolo dell’Universo Marvel (175 milioni di dollari), con l’ottavo film della saga di Spiderman. Due scuole diverse di fumetto, due modi diversi di fare cinema. Due toni molto diversi: uno più giocoso e adolescenziale che mira però a elevarsi a toni più dark (Spiderman), uno più cupo (Diabolik). Cinema hollywoodiano industriale, zeppo di computer grafica ed effetti speciali, contro quello italiano artigianale. Sono loro, insieme a House of Gucci di Ridley Scott e a West side story di Steven Spielberg, che si contenderanno il ricco boxoffice cinematografico natalizio del 2021. Al momento in cui chiudo il pezzo, Spiderman è nettamente davanti. Record assoluto in un periodo di pandemia e miglior incasso stagionale nel boxoffice italiano. L’incasso è oltre le previsioni. In una settimana Spiderman ha fatto oltre 14 milioni di euro! House of Gucci ha fatto 2.3 milioni e Diabolik poco di un milione. Considerando che sono usciti tutti e tre lo stesso giorno, la differenza è veramente ampia.
Buon Natale e buon inizio di 2022 a tutti!
Diabolik
Doveva uscire a Natale 2020, il Covid ha costretto il rinvio di un anno. “Diabolik”, diretto dai fratelli Manetti, è uno dei titoli italiani di punta insieme a “Freaks out”. Ufficialmente questo è il secondo Diabolik del grande schermo dopo la pellicola di Mario Bava del 1968. Ispirato ai fumetti creati negli anni Sessanta dalle sorelle Giussani, è un film vintage ambientato tra auto d’epoca (tra cui la Jaguar del protagonista).
Girato tra Milano, Trieste, Bologna, Ravenna e Courmayer, la sceneggiatura mette l’attenzione sull’incontro tra il celebre ladro ed Eva Kant, compagna e complice nelle sue celeberrime rapine. Nel fumetto originale l’incontro/scontro avveniva nel terzo albo nel volume “L’arresto di Diabolik”, uscito il 1 marzo 1963. Lo script, oltre ai Manetti Bros, è curato dal fumettista Michelangelo La Neve (curatore per Bonelli anche di Martin Mystere e Dylan Dog) e da Mario Gomboli, storico curatore del fumetto ancora oggi disponibile nelle edicole.
Il film parte da qui. Luca Marinelli è Diabolik, Miriam Leone è Eva Kant, Valerio Mastandrea è l’ispettore Ginko (con un parrucchino piuttosto vistoso). Nel cast figurano anche Alessandro Roja, Serena Rossi e Claudia Gerini. 01 Distribution ha anticipato che avrà due sequel che verranno girati in contemporanea per risparmiare sui costi. Il che francamente non è un bene a livello di qualità. L’inizio delle riprese è partito l’ottobre scorso. Il protagonista non sarà più Luca Marinelli, ma Giacomo Gianniotti. L’attore è conosciuto negli Stati Uniti per aver interpretato il dottor Andrew DeLuca in Grey’s Anatomy, serie dalla quale però è uscito di scena. Il che è un peccato vista la bravura di Marinelli, ma sarebbe una cosa credibile. Nei fumetti il ladro, per nascondersi in piena luce del giorno, ha sempre utilizzato delle maschere che di fatto camuffavano i suoi lineamenti e gli permettevano di mantenere segreta la sua identità. Così il cinema usa il suo potere ammaliante e depistante nei confronti dello spettatore. Ogni personaggio della pellicola è doppio: Diabolik è un ladro con sguardo di ghiaccio e dal cuore tenero, Ginko è un difensore di legge che vanifica tutto per la sua ossessione (in puro stile Batman), Eva Kant è una dark lady femminista che si rende complice di un ladro. Quest’ultima è il classico cliché della donna ricchissima e bellissima, sogno proibito e irraggiungibile per molti maschi. Se non tramite ricatti (come fa Caron) o con il fascino dell’uomo ricco di segreti (Diabolik). Purtroppo però, dopo aver visto il film, è comprensibile perché Marinelli abbia scelto altri progetti.
Dispiace ammetterlo, ma è un film italiano contemporaneo con tutti i pregi e i difetti. È più un esercizio di stile che un film. Le macchine, i gadget, la ricostruzione ambientale, la tana di Diabolik (che copia la Batcaverna) sono più interessanti della storia. È difficile fare un film su Diabolik in maniera credibile: ecco perché in pochi si sono cimentati nell’impresa. I Manetti Bros nella loro carriera sono più noti per essere registi di videoclip musicali. Infatti il lavoro tecnico e fotografico è credibile. Così come la colonna sonora firmata da Manuel Agnelli degli Afterhours. A tutto ciò è stata destinata una buona fetta del budget. Cinema e fumetto sono linguaggi diversi e hanno tempi completamente diversi (Marvel e soprattutto Dc insegnano). Bisogna dire che a questo “Diabolik” manca l’anima, la voglia di stupire, il divertimento. In un cinecomic è la cosa fondamentale. E poi non si avverte quasi mai suspense e paura. I due fratelli registi si ispirano a Hitchcock, ma non sanno rendere quel clima di terrore.
C’è poca ironia, i personaggi sembrano ingessati, frenati, trattenuti, impauriti dal giudizio del pubblico. I colpi di scena sono telefonati. Ciò appesantisce la visione. Il limite principale del nostro cinema è ormai consolidato: i limiti di scrittura. La lunghezza del film (2 ore e 13 minuti) è eccessiva. Se fosse durato mezz’ora meno, il ritmo ci sarebbe stato. Il problema è sempre la serialità: fare un franchise partendo da un primo episodio così rischia di tarpare le ali alla crescita del progetto. I Manetti Bros del taglio cinematografico piuttosto vintage del personaggio ammettono che “Diabolik non è semplice, non è trasformato in un Robin Hood buonista o giustiziere della notte. È un assassino che fa cose atroci, uno che pur di salvarsi la pellaccia fa morire un altro al suo posto”. Diabolik vuole distaccarsi nettamente dai toni dei film della Marvel e fa bene perché sarebbe stato ridicolo. Ma è risaputo che i tempi del fumetto e del cinema sono diversi.
Veniamo alla trama. Suona un allarme di una banca nel cuore della notte. Diabolik è a bordo della sua Jaguar tra i vicoli di Clerville (luogo non reale che si trova idealmente tra la Provenza e la Costa Azzurra, in Francia, che nel film in realtà è girato vicino Trieste). La polizia lo insegue dopo l’ennesima rapina. Diabolik usa i suoi gadget (tra cui il gas) per depistare gli sbirri. Entra in scena l’ispettore Ginko e salva la vita ad alcuni colleghi. Ma l’abile ladro è sparito. Tuttavia Ginko capisce che da un dettaglio che la rapina è opera di Diabolik.
Solo il prologo vale mezzo film ed è inconsueto per il cinema italiano. I Manetti seguono alla lettera i fumetti (e non è necessariamente un bene). In città è attesa Eva Kant, ereditiera proprietaria di un prezioso diamante rosa. Il nostro Diabolik chiaramente si lascia tentare, ma rimane affascinato dalla bellezza della donna. Miriam Leone è una “donna che visse due volte” chiamata Eva Kant. Tuttavia è lontana anni luce da Kim Novak, intendiamoci. Questo è un altro problema perché il titolo del film è Diabolik. Quando andavo a scuola la mia maestra mi diceva che lo svolgimento di un tema doveva essere coerente con il titolo. Qui non lo è perché Eva Kant è sicuramente più tratteggiata e mette in ombra perfino il protagonista. Altrettanto in palla è l’ispettore Ginko che si trova sulle tracce del ladro.
Tuttavia la passione tra Eva e il celebre ladro sarà immediata. Entrambi hanno qualcosa da nascondere: lui, che si copre dietro l’identità di Walter Dorian, ha una relazione con Elizabeth Gay (Serena Rossi), Eva è corteggiata e ricattata dal vice ministro della giustizia, George Caron (Alessandro Roja). Ma proprio sul più bello, Ginko sorprende Diabolik nella sua tana e arresta il ladro. Qui c’è un altro buco di sceneggiatura perché la storia, più avanti, si dimentica che ciò è avvenuto. Peccato però che i Manetti Bros abbiano scelto di prendere in controtempo gli spettatori e di diluire la storia mescolando anche un altro episodio: “L’arresto di Diabolik – il remake” del 2012. Il tutto per colmare alcuni vuoti della storia. Dovevano osare di più cinematograficamente parlando e fare un noir che rispecchiasse meno alla lettera il fumetto. I Manetti ammettono che sono stati attenti a non renderlo un benefattore, ma nemmeno un insopportabile criminale. In fondo chi legge Diabolik sa che la magia del personaggio è parteggiare per un uomo che commette azioni non proprio oneste. Cinema e fumetto non sono la stessa cosa, i tempi sono diversi. Il problema principale è il ritmo piuttosto compassato. D’accordo l’eleganza della messa in scena, ma l’immagine serve a poco se il resto non è dello stesso livello. I tre attori principali sono magnetici (Marinelli, Mastandrea e Leone soprattutto), ma la sceneggiatura li frena ingessandoli. Il film è sicuramente freddo, non dà empatia allo spettatore, gli mancano i guizzi che il film dovrebbe avere.
Un altro problema è l’audio. Non so spiegare il perché, ma solo nei film italiani i personaggi parlano piano, sussurrano, a tratti bofonchiano. Come nelle fiction Rai. E non per esigenze di copione. E poi bisogna dire qualcosa sul finale, senza svelar niente. Sembra di rivedere la prima versione di Blade Runner, prima della rimodulazione della “Final Cut”. Quella chiusura cozzava col resto della storia. Qui più o meno è la solita zuppa e l’ultima scena è veramente insignificante.
L’altro problema è di natura distributiva. Complice il Covid-19, è uscito lo stesso giorno di House of Gucci e soprattutto Spiderman no way home.
La Rai avrebbe fatto meglio ad anticipare o posticipare l’uscita. Perché non può competere di fatto con gli studios hollywoodiani. Spiderman no way home è costato oltre 180 milioni di dollari, House of Gucci è costato 75 milioni di verdoni. Diabolik appena 10 milioni di euro circa, che è comunque tanto per il cinema italiano. Una competizione impari che rischia di demolire un film costato parecchio per la nostra industria. Se si vuole creare film di genere anche in Italia, è necessario rivedere gli obbiettivi e agire di conseguenza. Questo esperimento non è del tutto da buttare, ma serve una scrittura più ispirata se si vuole esportare il prodotto anche all’estero.
Fonti: Comingsoon, Mymovies, Cinematografo
Regia **1/2 Interpretazioni *** Musiche ***1/2 Fotografia ***1/2 Sceneggiatura **1/2 Film **1/2
DIABOLIK
(Italia 2021)
Genere: Avventura, Giallo
Regia: Antonio e Marco Manetti
Sceneggiatura: Antonio e Marco Manetti, Michelangelo La Nave, Mario Gomboli
Cast: Luca Marinelli, Valerio Mastandrea, Miriam Leone, Serena Rossi, Claudia Gerini, Alessandro Roja
Durata: 2h e 13 minuti
Fotografia: Francesca Amitrano
Distribuzione: 01 Distribution
Nei cinema dal 16 dicembre
Tratto dai fumetti creati da Angela e Luciana Giussani
Trailer Italiano qui
La frase: Nessuno si prende gioco di me e rimane vivo
Spiderman No way home
Doveva uscire nell’estate scorsa, ma la pandemia ha bloccato “No way home” fino al Natale 2021, periodo particolarmente propizio per una pellicola di questo tipo. Ha fatto più di 13 milioni di euro! Un esordio pazzesco che vale il primato stagionale staccando nettamente tutti gli altri in appena una settimana di programmazione.
In effetti è il film evento che in molti aspettavano. Anche un regista come Paul Thomas Anderson ha benedetto questa pellicola perché riporterà la gente al cinema. Questo film amplifica la Fase 4 dell’Universo Cinematografico Marvel. Già i primi scricchiolii iniziano a sentirsi sulla qualità delle pellicole proposte (vedere alle voci Eternals e Black Widow). Tuttavia la gente spende molti soldi per vedere i film della Marvel e questo “costringe” la Disney a pianificare nuovi sequel per alleviare le perdite subite con la pandemia. Nel 2022 sono previste le uscite, a maggio, di Doctor Strange, che sarà diretto da Sam Raimi, e, a luglio, di Thor, diretto da Taika Waititi.
I fan di tutto il mondo erano preoccupati, il film ha rischiato di saltare. Il motivo? I soldi, tanti soldi. Sony, che detiene i diritti di Spiderman, non era più disposta ad assecondare le richieste di Disney di co-finanziare i prossimi film dividendo le spese 50% – 50%, e questo ha provocato l’ira dei Marvel Studios. Poi hanno trovato l’accordo: la Disney avrebbe finanziato il 25% del budget della pellicola ricevendo in cambio il 25% degli incassi, mentre la Sony avrebbe continuato a ricevere una commissione per la distribuzione. Anche se agli occhi dei più tutto ciò è un bluff, nonché una furba trovata commerciale: entrambe le case hanno annunciato già una trilogia sul celebre personaggio Marvel. Il problema sarà, probabilmente, l’età del protagonista: oggi Holland ha 25 anni, quando ha iniziato ne aveva 19. In un’intervista ha affermato che “se dovessi interpretare Spider-Man ancora quando avrò trent’anni, allora avrò fatto qualcosa di sbagliato”. In effetti non ha torto perché renderebbe poco credibile l’adolescente Peter Parker. Ma si sa che si cambia idea in fretta specie quando arriva il bonifico. Poi ci sono state le concomitanti riprese di “Uncharted”, sempre con Tom Holland, che poi è stato rinviato dalla stessa Sony (uscirà il 17 febbraio 2022 in Italia). La campagna marketing è stata astutissima: le voci della presenza di Tobey Maguire e Andrew Garfield oltre a Tom Holland hanno fatto impazzire la gente. In tutto il mondo l’attesa è salita alle stelle. Poi al resto ci hanno pensato i rumours riguardanti gli antagonisti. In tutto il mondo hanno mandato in tilt le biglietterie delle catene di cinema. Le prenotazioni sono state massicce anche in Italia (i siti di Uci e The Space sono rimasti bloccati con lunghe liste d’attesa nel primo giorno di apertura delle prevendite).
È stato giustamente definito “l’Endgame” della saga di Spiderman. Centrifuga non solo l’atto finale degli Avengers, ma anche elementi di “Inception” di Christopher Nolan (soprattutto quando in scena c’è Doctor Strange) e il terzo Spiderman di Sam Raimi. Nonostante la troppa carne al fuoco, qui è tutto più centrato perché nel film degli Avengers i personaggi erano veramente troppi e mal approfonditi. Peter Parker è sempre stato l’emblema dell’adolescente che sta diventando adulto. Un passaggio che tutti prima o poi proviamo nella nostra vita. Ecco perché l’Uomo Ragno è il fumetto Marvel più famoso al mondo. Ma in questa pellicola Peter sta crescendo, sta per andare all’Università. La sua doppia vita ha un prezzo molto alto.
Riprendiamo il filo da dove eravamo rimasti. Nel precedente “Far from home”, Jameson (J.K. Simmons) del Daily Bugle rivelava al mondo che Peter Parker è Spiderman. Il capo del giornale sembra il direttore dei giornali populisti italici. C’è anche un conflitto tra chi si schiera per Parker e chi contro. Sembra di rivedere i favorevoli al vaccino contro i no vax. A fornire lo scoop a Jameson è stato Mysterio (Jake Gyllenhaal), prima di morire. In fondo “Far from home” giocava in maniera astuta sul conflitto tra reale e apparente. Peter (Tom Holland) non può più separare vita quotidiana e vita privata. Così prende una decisione drastica: chiede aiuto a Doctor Strange (Benedict Cumberbatch) di tornare al passato per poter modificare il corso degli eventi e riprendersi la normalità. Sperando di togliere dalla testa della gente che lui è Spiderman. Ma i dubbi lo assalgono, soprattutto con M.J. (una Zendaya abbastanza sottotono). Purtroppo però per il povero Spiderman l’incantesimo non va a buon fine, perché i suoi dubbi tireranno fuori i riflessi delle sue azioni passate. E’ un film di redenzione, di riscatto, ma come Peter Parker anche i cattivi cercano di modificare il corso degli eventi passati. Se vogliamo era quello che accadeva in “Inception” dove i sogni condivisi provocavano conseguenze diverse a seconda delle azioni dei personaggi. Un po’ come la realtà di oggi: i social, ad esempio, sono lo specchio di ciò che scegliamo di far vedere agli altri. Non mostriamo le ferite, ma diamo l’illusione che la nostra vita sia meravigliosa attraverso foto, video e quant’altro. Instagram in particolar modo è una sorta di Multiverso.
E questo è il problema del film: c’è parecchia carne al fuoco, troppi personaggi, qualche piagnisteo di troppo. Peter Parker dovrà, come Iron Man, affrontare un brutto colpo. Jon Watts ha rimescolato i toni della trilogia di Raimi, del dittico di Webb e dei due precedenti capitoli dell’Uomo Ragno da lui diretti tra il 2017 e il 2019. Inoltre ha il fiato sul collo di Sony e dei Marvel Studios, oltre alle altissime aspettative del pubblico. Francamente non lo invidio. Ogni tanto si vede che qualcosa si tralascia, ma è del tutto normale. Tuttavia c’è un’idea di divertimento, di avventura. Sin dalle prime immagini, c’è stata simbiosi immediata tra il pubblico e il film. Cosa che invece non è accaduta con Diabolik.
La bravura degli sceneggiatori è quella di mostrarci un Peter Parker che dovrà affrontare vecchi e nuovi nemici (passato e presente). Un ottimo Tom Holland ci mostra le ansie e le paure dell’adolescente moderno, sovrastato da cose più grandi di lui. Anche se hai i superpoteri. Il Multiverso di Sony e Marvel Studios (proprietà Disney) è servito su un piatto d’argento come l’algoritmo che detta i tempi di consegna dei pacchi di Amazon.
Gli Spider-man saranno tre: quello di Tobey Maguire, quello di Andrew Garfield e l’attuale Tom Holland finalmente si incontrano. Il problema è che rispunteranno anche vecchi nemici come il Goblin (Willem Dafoe), Dr. Octopus (Alfred Molina), Electro (Jamie Foxx), Sandman (Thomas Haden Church) e Lizard (Rhys Ifans). I migliori sono sempre i mitici Willem Dafoe (la risata di Goblin è sempre contagiosa) e Alfred Molina (ringiovanito digitalmente). Gli altri villain sono poco più di comparse.
Nei fumetti gli originali Sinistri Sei erano Dottor Octopus, Avvoltoio, Uomo Sabbia, Mysterio, Electro e Kraven il cacciatore. Qui invece non ci sono Kraven e Avvoltoio che sono sostituiti di fatto da Goblin e Lizard. Sony e Marvel Studios stanno lavorando da tempo sulla cosa. Tempo fa era stato annunciato anche uno spin off dedicato ai 6 acerrimi nemici dell’Uomo Ragno, poi si è arenato. Ed ecco questa trilogia del duo Sony-Marvel si ricongiunge alla serie “Amazing” firmata Marc Webb e alla trilogia di Sam Raimi. Quest’ultimo dirigerà il prossimo film di Doctor Strange che uscirà il 4 maggio 2022. Non è un caso che Jon Watts, già regista di Homecoming e Far from home, abbia parlato proprio con i due colleghi per rendere credibile questa pellicola. La cosa è particolarmente visibile nella famosa scena che omaggia la prima pellicola del 2002 in cui Goblin chiede a Spiderman di scegliere se salvare l’amata Mary Jane o un gruppo di bambini. Questo film diciamolo forte e chiaro è un’indubbia e spettacolare risposta alle richieste dei fan. Ecco perché ha incassato tantissimo. Sono anni che la Sony è al lavoro sui Sinistri Sei, ma c’è voluta la Disney per poter investire sul Multiverso. Il motivo è prettamente economico perché sono diversi anni che i fan di tutto il mondo chiedono di riprendere i film di Sam Raimi. E sono stati (parzialmente) accontentati.
Sicuramente i capitoli migliori della saga erano quelli. Qui è tutto più di taglio adolescenziale, c’è un’overdose di personaggi, sdoppiamenti, inganni, trucchetti da salotto, effetti speciali, esplosioni, parecchio passato, poco presente, poca ironia e qualche colpo di scena ben calibrato. Il tutto in 2 ore e mezzo circa. Una durata non proprio leggerissima, soprattutto per i più piccoli. Visti gli episodi precedenti, c’è un’onnipresente sensazione di pieno, di sazietà. A fare da raccordo basta chiamare l’ambiguo stregone Doctor Strange e un po’ di nostalgia canaglia. I toni del film partono come un normale teen movie in puro stile Marvel, poi però il film diventa più adulto, più dark. Tuttavia ritengo che Spiderman e Batman siano, rispettivamente per Marvel e Dc, i personaggi migliori a livello cinematografico. L’Uomo Ragno, in questo momento storico, è l’eroe di cui abbiamo bisogno per essere confortati. Come nel mondo di oggi, quando si pretende di piacere a tutti, si finisce per non piacersi più. Ed è quello che accade anche al giovane Peter Parker.
Alle nuove generazioni bisogna insegnare a prendere le decisioni, a fare le scelte, non a rinviarle. È una pellicola che parla di tempo e di scelte. Le due cose chiaramente sono sempre collegate. Perfino la non scelta, alla fine, è una scelta a tutti gli effetti.
P.S. Rimanete seduti durante i titoli di coda perché verrà svelato che Spiderman incontrerà un altro personaggio di casa Marvel nel prossimo Doctor Strange.
Fonti: Comingsoon, Best Movie, Wired, Bad Taste, Cinematografo, Movieplayer
Regia *** Interpretazioni ***1/2 Film ***1/2 Fotografia ***1/2 Sceneggiatura ***
Dai seguenti link potete leggere le recensioni di Spiderman Far From Home (2019) e Spiderman Homecoming (2017).
SPIDERMAN NO WAY HOME
(USA 2021)
Genere: Cinecomic, Azione
Regia: Jon Watts
Sceneggiatura: Chris McKEenna, Erik Sommers
Cast: Tom Holland, Willem Dafoe, Alfred Molina, Zendaya, Jamie Foxx, Benedict Cumberbatch, J.K. Simmons, Marisa Tomei, Thomas Haden Church, Tobey Maguire, Andrew Garfield
Durata: 2h e 28 minuti
Fotografia: Seamus McGarvey
Prodotto da Sony Pictures e Marvel Studios
Distribuzione: Warner Bros
Al cinema dal 15 dicembre
Trailer Italiano qui
La frase: È tutta colpa mia non posso salvare tutti
In copertina, le locandine dei film
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.