Anche nel 2020 sta arrivando il Natale: nonostante il lockdown, la mascherina, il distanziamento ed il Covid-19 si sta avvicinando il 25 dicembre, con il suo sciame di cene, pranzi e ovviamente incontri familiari (e non solo).
Purtroppo però le imminenti festività non faranno scomparire quello che sarà ricordato come il cattivo dei cattivi dell’anno che se ne andrà tra trenta giorni: il Coronavirus infatti non accenna – se non blandamente – ad allentare la presa sugli italiani, e comunque sulla popolazione mondiale in generale. Quindi è imprescindibile tenere alta la guardia per evitare di peggiorare una situazione che, da ormai nove mesi, è di allerta continua.
Proprio per questo motivo si sono susseguite le trattative del Governo per stabilire le regole che ci permetteranno – si spera – di non scatenare una nuova ondata di contagi immediatamente dopo il Cenone di Capodanno.
Ebbene sì, purtroppo dobbiamo arrenderci all’evidenza che il 31 dicembre 2020 non potremo festeggiare in piazza tra fuochi d’artificio e musica: purtroppo sarà necessario aspettare il 2021 nelle nostre case, con la compagnia magari di un film che ci dia la scusa per arrivare alle 24 (in questo caso ben vengano le pubblicità!). E gli amici? Purtroppo dovremo accontentarci di augurare loro “Buon anno” usando le mille strumentazioni che la tecnologia ci mette a disposizione!
Ma la cosa fondamentale su cui riflettere è che il responsabile (anzi, oso dire il colpevole) di queste restrizioni non è Giuseppe Conte, ma il Covid-19: non è il Governo che arbitrariamente, o per chissà quali oscuri e malefici motivi, decide che non possiamo vedere la nonna novantenne per augurarle Buon 2021: purtroppo quell’augurio potrebbe costare caro alla nostra amata nonna… Certo, magari trattasi di un’energica vecchietta, ma a questo mondo esistono troppe situazioni differenti per cui non è possibile (e probabilmente non è giusto) specificare che ci si può recare da nonna Rosa e nonno Pino ma non da nonna Giuseppina e nonno Ettore. Tra l’altro, e se nonna Rosa fosse in salute e invece nonno Pino avesse malesseri? Facciamo uno scambio di coppia per cui i sani trascorreranno le feste con i sani e i malati con i malati?
Questa pandemia, anche oltre il periodo delle festività, ci sta mettendo davanti ad una triste realtà: la vita è ingiusta, la Natura – come ha sempre sostenuto Leopardi – è tutt’altro che una madre amorevole che tratta tutti i suoi figli allo stesso modo. Anzi, Madre Natura sembra proprio non sopportare alcune delle creature da lei generate, quindi a costoro è stata donata un’esistenza piena di prove che – anche se superate – non portano a nessun premio, ma anzi si trasformano in altre difficoltà.
Di conseguenza per alcune persone non si tratta di “rispettare il DPCM per evitare la multa” ma addirittura di attuare restrizioni ancora più severe del più terribile decreto governativo. Ovviamente si potrebbe pensare che, da che mondo è mondo, ognuno vive la propria vita e si occupa dei propri problemi personali: di conseguenza è pensiero comune che non si possa bloccare i sani per dare possibilità ai malati di andare avanti. Ma l’interrogativo è: è giusta una mentalità di questo tipo? Decisamente no! Infatti nessuno ha scelto di trovarsi a vivere un’esistenza immerso nella malattia e nella sofferenza fisica e psicologica. Nessuno ha scelto di vedere la propria esistenza, i propri progetti fermarsi per stare al sicuro. E nessuno – soprattutto – ha deciso di propria volontà di limitarsi ad essere spettatore delle vite degli altri che vanno avanti, delle opportunità che – sebbene le si siano attese con pazienza e inseguite con determinazione – decidono di palesarsi in un momento in cui si è costretti a cederle ad altri. Magari anche questi altri meritano il successo che hanno, ma è indubbio che una persona costretta a stare in casa sempre e comunque si trovi in una posizione di maggior svantaggio rispetto ad un’altra che può correre il rischio di avventurarsi anche in un mondo infestato dal ben noto virus.
Certo, l’importante è la salute: ma allora perché questo non lo si fa valere per tutti? Perché ci si fa un vanto di creare un divario tra coloro che si sostiene abbiano il sacrosanto diritto di lavorare, muoversi, fare baldoria e invece altri costretti alla finestra della vita? Perché si deve ridurre tutto al salvaguardare – per alcuni – solamente la sopravvivenza senza minimamente pensare che abbiano diritto ad una vita almeno di qualità accettabile? Sarebbe molto più umano cercare di far durare questa situazione meno possibile, in maniera che presto o tardi tutti possano uscire dal nido e provare a volare…
Quindi iniziamo da questo dicembre/gennaio a non avere come unico obiettivo il cercare un pertugio per fare i comodi nostri nel rispetto della legge, ma proviamo a pensare che se rispettiamo le norme potremmo regalare a qualcun altro la possibilità di fare ancora quelle attività che amiamo tanto!
Nata a Firenze il 17 novembre 1983 ha quasi sempre vissuto a Lastra a Signa (dopo una breve parentesi sandonninese). Ha studiato Lingue e Letterature Straniere presso l’Università di Firenze. Attualmente, da circa 5 anni, lavora presso il comitato regionale dell’Arci.