Alitalia dimezzata, c’è l’accordo fra Ue e governo Draghi
Articolo pubblicato su il manifesto il 26 maggio 2021
È un’Alitalia perlomeno dimezzata quella che, dopo l’estate, dovrà affrontare una concorrenza sempre più agguerrita nel settore del trasporto aereo post-pandemia. Una compagnia di nuovo conio a nome Ita che al limite potrà mantenere anche il suo vecchio marchio, ma che rispetto all’attuale perimetro aziendale subirà un ridimensionamento tale da renderla, secondo i sindacati di base, facile preda di big player come Lufthansa o Delta Airlines. Con una emorragia occupazionale di 6/7mila addetti diretti, dall’handling alla manutenzione, una flotta ridotta del 50%, e con riflessi negativi per l’intero, già sofferente comparto aeroportuale italiano.
Questo quanto è emerso dalle risposte del ministro Daniele Franco al question time di Montecitorio su una interrogazione di Leu, e dal confronto fra la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager e il ministro Giancarlo Giorgetti, con lo stesso Franco collegato in videoconferenza. “Il governo si rassegna ad un accordo insostenibile con Bruxelles – ha tirato le somme Stefano Fassina – il negoziato determina un quadro di incertezza pesantissimo per il futuro industriale e per lavoratrici e lavoratori, oltre 11mila direttamente coinvolti e almeno 30mila dell’indotto”.
Nel rispondere all’interrogazione, il ministro Franco è stato sufficientemente chiaro nel delineare il futuro di Ita: “Un perimetro più contenuto rispetto ad Alitalia in termini di rotte, flotta e attività collegate, ma coerente con l’impostazione del piano della nuova società”. Dal responsabile del dicastero economico del governo Draghi, anche un’anticipazione sul confronto con l’Ue: “La discussione è in via di definizione con l’obiettivo di massimizzare l’efficacia del piano industriale di Ita, nel rispetto del principio di discontinuità e dei criteri dell’operatore in una economia di mercato”.
In altre parole è una vittoria di Vestager. E dopo l’incontro con i ministri italiani, la commissaria alla concorrenza detta una dichiarazione che fa capire come i giochi siano fatti: “La Commissione sostiene gli sforzi dell’Italia per preparare il più presto possibile il lancio di Ita come nuovo e vitale attore di mercato, in linea con le norme dell’Ue”.
In reazione, già questa mattina alcune sigle sindacali di base – Cub, Acc, Navaid e Usb – manifesteranno davanti al ministero dell’Economia. “Non ci arrendiamo nel ribadire che il nostro Paese ha bisogno di una Alitalia unica, pubblica e globale – spiega Antonio Amoroso dei Cub – anche e soprattutto ora che Bruxelles sembra aver dato il via libera alla partenza di Ita. Questo è un progetto nato morto, destinato a naufragare insieme ai 3 miliardi di denaro pubblico investiti su Ita. Migliaia di lavoratori, insieme alle loro famiglie, saranno sul lastrico e Alitalia verrà smembrata. I giochi intorno a Ita sono già in corso da tempo, ma ormai siamo agli sgoccioli: i colossi della concorrenza, da Lufthansa e Delta Airlines, sono pronti a spartirsi quello che resta della compagnia di bandiera italiana”.
Mini Alitalia, lavoratori e sindacati reagiscono: “Un’accordo inaccettabile”
Articolo pubblicato su il manifesto il 27 maggio 2021
Reagiscono i lavoratori Alitalia e i loro sindacati, all’indomani dell’accordo raggiunto fra il governo Draghi e la Commissione Ue che delinea una mini compagnia aerea. Talmente ridimensionata nella flotta e negli addetti da lasciar campo ancor più libero ai big player del settore, e alle sempre più arrembanti compagnie low cost.
Al mattino i sindacati di base Cub, Acc, Navaid e Usb manifestano davanti al ministero dell’Economia. “Questo è il posto dove un lavoratore Alitalia deve stare oggi, dopo che si conferma tutto quello che noi denunciamo da mesi: un’azienda che perde più di metà aerei, che perde manutenzione e handling, e che dovrà partecipare a una gara per avere il suo marchio. Non capiamo come venga spacciata per accordo una cosa del genere, insostenibile. Va rimesso in discussione tutto”.
Anche i sindacati confederali si fanno sentire, a partire dalla Cgil che vede Maurizio Landini ospite di Rai News 24: “Su Alitalia non abbiamo intenzione di accettare licenziamenti, la parola esuberi sarebbe il momento di toglierla. Stiamo parlando di persone in carne ed ossa, che in questi anni hanno fatto funzionare la compagnia”. Il segretario generale insiste: “Non esiste un tavolo in cui il sindacato è messo nelle condizioni di conoscere e discutere quello che sta succedendo. ed è molto importante capire quello che è il vero progetto industriale. C’è anche il problema Air Italy. c’è un problema in tutto il sistema aeroportuale, la categoria dei trasporti ha già proclamato sciopero per il 18 giugno. Ci aspettiamo che ci sia la possibilità di fare una discussione vera, di prospettiva”.
Alle parole di Landini fanno eco Luigi Sbarra della Cisl e Pierpaolo Bombardieri della Uil, che avvisa: “L’accordo su Alitalia è stato raggiunto con l’Europa e non con noi. Non accetteremo riduzioni di personale, e vogliamo capire quale sia il piano industriale. Chiediamo un’azienda che sia in grado di aggredire le lunghe rotte e portare turisti, non un’azienda di piccole dimensioni”.
Nel mentre i commissari straordinari della compagnia avvisano che anche questo mese gli stipendi saranno pagati a singhiozzo, il 50% oggi e il resto a inizio giugno. Ma il ministro Giorgetti, contro ogni logica, si professa ottimista: “La situazione del mercato aereo, che offre in prospettiva delle possibilità di sviluppo, sarà un banco di prova. Dipenderà dalla capacità e dall’abilità della nuova compagnia di stare sul mercato e di imporsi. Bisogna accettare la sfida e provare a vincerla”.
Con i 5 Stelle di fatto “governativi”, il Pd lacerato, e Fdi dall’opposizione all’attacco, è Leu con Stefano Fassina a ribadire lo stato delle cose: “Lo schema di accordo definito con la Commissione Ue è una resa. Una svendita del trasporto aereo italiano, la rinuncia ad un solido vettore nazionale, la rassegnazione ad una compagnia regionale a servizio di un grande vettore internazionale. E il governo non ha il mandato e la legittimità per firmare un atto in contraddizione con quanto indicato dal Parlamento”.
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Giornalista de il manifesto, responsabile della pagina regionale toscana del quotidiano comunista, purtroppo oggi chiusa. Direttore di numerosi progetti editoriali locali, fra cui Il Becco.