Il cosiddetto “decreto sicurezza bis” ha passato l’esame di Montecitorio, dopo che il governo Conte-Di Maio-Salvini aveva chiesto la fiducia, e tutto lascia pensare che anche al Senato il copione sarà lo stesso: il decreto legge numero 53 su “disposizioni urgenti in materia di ordine e sicurezza pubblica” deve essere infatti convertito in legge ordinaria entro il 13 agosto prossimo, pena la sua decadenza.
Anche se la discussione pubblica si è generalmente orientata sui primi cinque articoli del provvedimento, cioè quelli che riguardano il soccorso in mare (“Disposizioni urgenti in materia di contrasto all’immigrazione illegale”), i tredici articoli restanti non sono assolutamente da trascurare. Non a caso, il titolare del Viminale ha cercato di minimizzare. Ma sia la puntualizzazione di Matteo Salvini – “Non riguardano la protesta pacifica dello studente o dell’operaio” – che la stessa denominazione della seconda parte del decreto (“Disposizioni urgenti in materia di contrasto alla violenza in occasione delle manifestazioni sportive”) sono fuorvianti, perché il decreto sicurezza bis riforma il codice penale nella gestione dell’ordine pubblico durante le manifestazioni.
Già il decreto sicurezza dello scorso anno reintroduceva il reato di blocco stradale nei confronti di chiunque blocchi, ostruisca o ingombri la circolazione. Una norma giustificata dal governo per fronteggiare gli episodi che compromettono la sicurezza dei trasporti e la libera circolazione. Ma che per molti giuristi è stata invece finalizzata a punire con l’arresto chi si riunisce in strada per manifestare, o “picchetta” fuori dalle fabbriche, le scuole o le istituzioni. Ora il nuovo decreto prevede una circostanza aggravante per diversi reati, in particolare con l’aggravante generale aggiunta all’articolo 339 del codice penale che si riferisce ai reati di violenza e minaccia o di resistenza a pubblico ufficiale: in sostanza, c’è un aumento della pena solo per il fatto che il reato viene commesso durante una manifestazione pubblica. Fra i più preoccupati gli operatori del settore, leggi gli avvocati penalisti, che denunciano appunto come il governo ponga in discussione il diritto dei cittadini di protestare, prevedendo che la stessa circostanza di una manifestazione pubblica diventi automaticamente aggravante di un reato.
Sul periodico Diritto penale contemporaneo si tirano le somme:
“Proprio mentre le indicazioni provenienti dalla giurisprudenza sovranazionale cercano di orientare gli Stati verso una maggiore mitezza nel calibrare le risposte sanzionatorie alle manifestazioni di dissenso, persino quando si tratti di iniziative non formalmente autorizzate, il legislatore italiano imbocca la strada di senso contrario, imprimendo un giro di vite dal retrogusto autoritario che non riesce a svincolarsi dalla vetusta idea della somministrazione di più pena carceraria come soluzione dei conflitti sociali”.
Apparso su Reds | FilcamsCgil (anno VIII | numero 8 | agosto 201)
Immagine di Marco Esposito (dettaglio) da flickr.com
Giornalista de il manifesto, responsabile della pagina regionale toscana del quotidiano comunista, purtroppo oggi chiusa. Direttore di numerosi progetti editoriali locali, fra cui Il Becco.