Sulla carta, tra i titoli più importanti in concorso all’ultimo festival di Cannes c’erano sicuramente “Decision To leave” di Park Woon Chook (in Italia a febbraio 2023), la palma d’Oro “Triangle of sadness” di Ruben Ostlund (che arriverà a ottobre con Teodora Film) e il nuovo atteso film del maestro David Cronenberg.
Finalmente il 24 agosto il film arriverà anche in Italia con Lucky Red. Il distributore, per alleviare l’attesa, dal 18 al 23 porterà, nei cinema Quattro Fontane di Roma, all’Anteo di Milano e all’Ambrosio di Torino, i film principali della carriera del regista canadese.
Purtroppo però “Crimes of the future” delude le aspettative. Dopo 23 anni il regista canadese torna al genere che lo consacrò: il body horror. Ho visto quasi tutti i suoi film. Dopo “A dangerous method”, uscito nel 2011, però qualcosa si è incrinato. Cosmopolis, Maps to the stars e Crimes of the future. Tre film diversissimi, che non convincono. Questo film sembra più vicino a “The zero theorem” di Terry Gilliam, ma è meno riuscito perché l’ex Monty Python forniva allo spettatore la tesi e la soluzione del “teorema zero”. Cronenberg invece è piuttosto criptico.
Il regista ha rivelato a “Ciak” che nel 1966 vide il film danese “Sult” del collega H. Carlsen. In una scena il protagonista annotava su un taccuino dei “crimini del futuro”. Così nel 1970 nacque l’omonimo film di Cronenberg che, tuttavia, non ha niente a che vedere con questo. Al buon David piace provocare con la sua arte, ma alle soglie degli 80 anni non è più lo stesso. Ha il diritto di invecchiare chiaramente, ma è lecito non aspettarsi chissà cosa.
Cronenberg ha dichiarato ripetutamente che il cinema è morto. “Grazie a piattaforme come Netflix, Amazon Prime questo processo radicale è già avviato. Io stesso non vado mai al cinema e quando mi capita è un incubo anche solo per trovare il parcheggio. Molto meglio vedere un film a casa comodamente seduto in poltrona e con la grande qualità audio e video delle nuove tecnologie. La pandemia ha sicuramente accelerato questo processo. Comunque non ho nessuna nostalgia, cambia solo il modo di fare cinema, come non ho neppure nostalgia dell’analogico, molto meglio il digitale nonostante quello che aveva detto a suo tempo Spielberg. I festival? Sopravvivranno, forse sarà il solo posto dove si vedranno i film in sala” (leggi qui).
Non è un caso che questo film arriva 8 anni dopo “Maps to the stars”. Prima dell’inizio del festival, aveva annunciato che buona fetta del pubblico lascerà la sala per i contenuti troppo forti ed estremi della prima scena. Invece pare che non sia successo nulla. Cronenberg imita Lars Von Trier (“La casa di Jack”) e Julie Ducournau (“Titane”), a livello di provocazione, ma il risultato non è stato all’altezza. Tuttavia leggero non è. Subito assistiamo a una madre che soffoca il figlio con un cuscino. Il giovane ha mangiato plastica, invece che il pane.
Poi il film si concentra su un famoso body artist, Saul Tenser (Viggo Mortensen, al quarto film con Cronenberg dopo gli ottimi A dangerous method, La promessa dell’assassino e A history of violence), e sua moglie Caprice (Lea Seydoux). Lui ammette di “non essere bravo a fare il vecchio sesso”. La razza umana comincia a sviluppare nuovi organi spontaneamente. Non c’è più il dolore, nascono e si sviluppano nuovi e misteriosi organi interni, il corpo si diventa mezzo di arte e il sesso passa per la chirurgia. Tenser nelle sue performance se li fa tatuare e poi espiantare chirurgicamente dalla moglie, ex chirurgo, di fronte al suo pubblico in estasi, per manifestare il suo dissenso alla mutazione.
Decidono di registrare il brevetto al registro nazionale degli organi, rappresentato da Timlin (Kristen Stewart) e Wippet (Don McKellar), ma sulla loro strada incrociano una setta dedita a mangiare plastica e scarti tecnologici. Questi ultimi vogliono dimostrare di essere al passaggio successivo dell’evoluzione.
E in effetti potrebbe essere così: visto che sono gli uomini ad aver creato discariche a cielo aperto, ad aver intasato i mari di materie plastiche, l’essere umano potrebbe anche mangiarle per smaltirle. In poche parole, come in questo film, nel mondo reale c’è chi partecipa al cambiamento, chi lo abbraccia e chi non lo accetta.
Un altro body horror che unisce performance artistica, bisturi, tatuaggi, chirurgia (plastica e non solo), trapani, squarci, autopsie, crani bucati, sangue, brandelli di pelle.
Saul e Caprice credono vivamente che la chirurgia sia il nuovo sesso. Francamente, osservando la realtà, ci siamo già arrivati. Il sangue e il bisturi fanno più gola del piacere fisico, fanno notizia, fanno vendere. Pare che faccia anche godere qualcuno.
Cronenberg ha girato ad Atene, sfruttando condizioni economiche vantaggiose, ma questo film è piuttosto respingente. Il finale poi non è approfondito a sufficienza e lascia abbastanza freddi.
Lo stesso regista canadese ha detto più volte che il cinema è morto.
Non solo la settima arte, anche la società sembra sull’orlo dell’abisso, accecata da un esibizionismo esasperato, da una cultura dell’immagine come prodotto da vendere. Anche le parti del nostro corpo servono a questo (Instagram in tal senso è l’espressione più audace ed emblematica).
Cronenberg è sempre stato in anticipo sui tempi, qui invece non lo sembra. Questo film sembra a tratti anche superato.
D’accordo che il progresso tecnologico è inevitabile, ma chiamarlo tale è improprio nel momento la specie umana sta toccando il fondo.
“Crimes of the future” è un’opera di immagini abbastanza contorta che non seduce, appesantita da troppi dialoghi fiacchi.
La direzione degli attori è stiracchiata, la sceneggiatura tagliata con l’accetta, è un’opera svogliata, soporifera. L’efficacia del film viene meno anche a causa del senso di distacco: anche i personaggi non si sentono coinvolti, sono passivi. La cosa si nota. Viggo Mortensen fa quel che può, ma il suo personaggio è scritto male. Lea Seydoux è la migliore del cast, mentre la Stewart sembra che abbia il singhiozzo perennemente soffocando di fatto i dialoghi (non è una questione di doppiaggio perché ho visto il film in versione originale). Tutti sembrano freddi e distaccati.
D’accordo “Crimes of the future” vanta tutto il catalogo delle ossessioni di Cronenberg, ma non aggiunge niente alla filmografia dell’autore. Il regista descrive un mondo folle e smarrito, dove anche le cose belle possono diventare brutte. Il mondo sta vivendo una pericolosa deriva, ce ne siamo accorti. Però dire che Cronenberg osserva gli eventi e gli mette in scena… stavolta non sono d’accordo. E’ un’opera irrisolta, che offre più ombre che luci, frammentata, indefinibile. Anche il finale, è in tal senso, coerente. Questo film piacerà soprattutto alle persone che non hanno un buon rapporto con il loro corpo e che hanno bisogno di riempire questo vuoto con l’arte.
Regia *** Fotografia *** Interpretazioni **1/2 Sceneggiatura ** FILM **1/2
Fonti principali: Cinematographe, Coming soon,, Bad Taste, Cinematografo, My Movies
Crimes of the future **1/2
(Canada/Francia/Grecia 2022)
Genere: Body Horror, Drammatico, Fantascienza
Regia e Sceneggiatura: David CRONENBERG
Cast: Viggo Mortensen, Lea Seydoux, Kristen Stewart, Don McKellar
Fotografia: Douglas Koch
Durata: 1h e 48 minuti
Distribuzione: Lucky Red
Trailer italiano qui
Uscita italiana: 24 Agosto 2022
Budget: 35 Milioni di dollari
In concorso al Festival di Cannes 2022
La frase cult: Non sono bravo a fare il vecchio sesso
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.