È stato il titolo forse più penalizzato dalla pandemia. “No time to die” sembrava destinato all’ennesimo rinvio. Invece stavolta ce l’ha fatta ad uscire. Nel frattempo la MGM (Metro Goldwyn Mayer) è stata acquisita da Amazon. Si temeva che il film potesse non arrivare, ma il livello elevatissimo degli investimenti ha fatto sì che era impossibile passare direttamente dai servizi streaming. Ecco spiegato perché “No time to die” va visto al cinema. Gli esercenti ripongono grandi aspettative su questo film, dopo il successo di “Dune”. Infatti, solo in due giorni di programmazione, 007 ha fatto poco meno di 1 milione di €! Addirittura meglio del già citato film di Denis Villeneuve. Un esordio con il botto in una fase come questa.
Finalmente l’agente segreto più famoso al mondo è tornato. Il suo nome è Bond, James Bond. Si è fatto attendere oltre 1 anno e mezzo per colpa del Covid 19. In Italia e in Gran Bretagna è arrivato con una settimana di anticipo rispetto agli Stati Uniti, dopo le anteprime mondiali di Zurigo e Londra (il 28 settembre) e di Matera (il 29). Proprio nella città lucana è stata girata la parte iniziale (la migliore), prima di passare da Sapri, Maratea. Senza dimenticare Gravina con il suo famoso ponte su cui si svolge una delle scene più belle del film. Le location delle riprese includevano, oltre all’Italia, la Giamaica, la Norvegia, le Isole Far Oer e i soliti Pinewood Studios di Londra per gli interni. La produzione è stata travagliata.
Dopo i rifiuti i no di Christopher Nolan e Denis Villeneuve (che ha preferito dedicarsi al progetto di Dune) e alcuni contatti con Yann Demage e David Mackenzie, la produzione annunciò nel febbraio del 2018 di aver affidato la regia a Danny Boyle. Dopo soli sei mesi, colpo di scena. Il regista di “Trainspotting” abbandonò il progetto per differenze inconciliabili con la produzione. Fu così scelto Cary Fukunaga, autore di “True Detective”, che si unì agli storici sceneggiatori Purvis e Wade. Non è finita qui: la sceneggiatura è stata rivista da Paul Haggis (Casino Royale e Quantum of Solace) prima e da Scott Z. Burns (Effetti Collaterali, Contagion). Su richiesta di Daniel Craig, che del film è anche produttore, la sceneggiatura di No Time to Die è finita anche nelle mani della sceneggiatrice inglese Phoebe Waller-Bridge (The Iron Lady), che è stata incaricata soprattutto di rivedere i dialoghi per prevenire critiche dal fronte femminista. Tutte queste revisioni di sceneggiatura non hanno fatto sempre bene all’operazione. In alcuni tratti la cosa è visibile (specie nel finale) dove la commistione tra melò, toni drammatici è un filino esagerata. Ormai è legge: quando si cerca di accontentare tutti, si finisce poi per scontentare qualcuno.
“No time to die” è l’apice della pentalogia di pellicole con protagonista Daniel Craig. È impossibile da seguire se non vengono visti gli altri quattro episodi precedenti (come d’altronde succedeva con Spectre). L’hanno definito “l’Endgame” della saga. Ma rispetto agli Avengers, è sicuramente migliore, più ancorato al reale e più attuale. E’ un film di tramonti: sia da cartolina, ma anche della fine di un ciclo, quello del maschio macho bianco eterossessuale. Chiaramente anche dell’era Craig come 007.
Il cambio di regia si vede: Skyfall e Spectre erano blockbuster, ma mantenevano la struttura da film d’autore. Mendes è una garanzia in tal senso. Fukunaga sceglie la via più ovvia: il blockbuster d’azione più muscolare, con spruzzate di romanticismo (stile “Al servizio di Sua Maestà” del 1969) e ironia. British, naturalmente.
Il film nel complesso ha un buon ritmo (che però non è costante), nonostante le 2 ore e 43 minuti di durata, mantiene gli elementi della saga, è ricco di sorprese. Lo spessore di attori come Craig, Seydoux, Fiennes e Whishaw valorizzano la pellicola. Molto piacevole Ana De Armas (notevole la scena del “bunga bunga” in salsa Spectre), ma ha una parte esigua. Lashana Lynch francamente non mi ha colpito particolarmente. Il suo personaggio incarna i fondamenti dei movimenti Black Lives Matters e Me Too, che per me è un problema: metter tutto ciò in ogni pellicola per accontentare tutti, francamente stucca e non poco. Meno convincenti i cattivi: Waltz già nel film precedente era apparso sottotono, l’interpretazione di Malek non è particolarmente originale. Il suo Safin è uno dei cattivi meno convincenti della “pentalogia” con Craig protagonista. Casino Royale e Skyfall rimangono di gran lunga i due episodi più avvincenti e di miglior fattura (sia tecnica sia di storia).
“No time to die” è il film più costoso di sempre della saga di Bond: oltre 300 milioni di dollari, a cui bisogna aggiungere quelli spesi per la campagna marketing iniziata nel 2020 e poi arrestatasi per l’emergenza sanitaria. A livello tecnico si vede. Il film è stato girato in pellicola Panavision 65mm e in Imax 65mm (soprattutto nelle scene d’azione) e ha richiesto ingenti risorse per gli effetti visivi. La genesi di questo 25° episodio della saga è molto sentita perché i cattivi rappresentano qualcosa del mondo contemporaneo.
Le Chiffre (Mads Mikkelsen) di “Casino Royale” rappresenta l’ingerenza dell’economia, Greene (Mathieu Almaric) di “Quantum of Solace” rappresenta il controllo delle risorse naturali (acqua, gas, petrolio, minerali), ma è anche colui che appoggia gli eserciti locali per realizzare dei golpe per realizzare i propri obbiettivi. Silva (Javier Bardem) di “Skyfall” rappresenta l’epoca del terrorismo globale. Poi naturalmente c’è la “piovra” che li manipola tutti: Blofeld (Christoph Waltz), il capo della Spectre e fratellastro geloso di Bond, che rappresenta l’ossessione del controllo globale (George Orwell l’aveva profetizzato nel romanzo “1984”) e l’abuso delle informazioni digitali. Dopo queste premesse, gli sceneggiatori hanno optato di rendere Safin (Rami Malek) un esperto di ingegneria che usa un potente virus prodotto in laboratorio.
Dopo queste doverose premesse, veniamo alla trama. L’inizio è la cosa bella. La prima mezz’ora fino ai titoli di testa è mozzafiato, poi purtroppo il ritmo tende a calare. Già in Spectre il pianosequenza iniziale a Città del Messico era da urlo. Il prologo è scoppiettante anche stavolta.
Sembra di rivedere un inizio da thriller/horror in stile “L’uomo di neve” di Tomas Alfredson. Scopriamo subito il nesso tra il cattivo Safin e Madeleine. Poi l’azione si sposta tra i sassi di Matera.
Siamo sull’Aston Martin. Madeleine dice a 007 di alzare il ritmo. Lui le risponde che “abbiamo tutto il tempo del mondo”. Chiaramente non è vero perché riceverà la visita degli uomini della Spectre. Infatti, non casualmente, sui titoli di coda ritroveremo Louis Armstrong con “We Have All the Time in the World”. Omaggio poco velato al film “Al servizio di Sua Maestà” del 1969 (007 era George Lazenby). “No Time To Die”, si capisce anche dal titolo, è un film sul tempo. Due ruoli che giocano un ruolo fondamentale per una coppia. Ogni matrimonio ha un segreto, ma Madeleine ne ha addirittura due, molto potenti. Aveva ragione Mr White quando diceva che “lei è un aquilone che volteggia in un uragano, signor Bond”.
5 anni dopo la cattura del capo della Spectre, Blofeld (Christoph Waltz), James Bond (Daniel Craig) si è allontanato da Madeleine e fa la vita da single pensionato in Giamaica. Una scelta non casuale visto che lo scrittore creatore di 007, Ian Fleming, durante la stesura dei suoi libri era solito scappare nell’isola caraibica nel periodo tra gennaio e marzo. Bond è ormai in età avanzata per quel lavoro e sta meditando il ritiro.
L’amico della CIA, Felix (Jeffrey Wright), gli chiede di tornare in azione. Uno scienziato è stato rapito. 007 torna in azione, ma chiaramente c’è più di una trappola da schivare. Un nuovo nemico, Safin (il premio Oscar per “Bohemian Rhapsody”, Rami Malek), è determinato a scatenare un pandemonio a livello mondiale con armi distruttive. Un uomo cattivo, dal volto sfigurato che porta una maschera. Ciò rievoca il film del 1962 “Licenza di uccidere”. In quell’episodio Sean Connery/007 doveva vedersela con il Dr No (J. Wiseman). Proprio durante la pellicola l’agente segreto dirà al nemico: “Dominazione del mondo. Il solito sogno. I manicomi sono pieni di gente che crede di essere Napoleone. O Dio”.
Safin un po’ lo ricorda, almeno fisicamente e per l’instabilità mentale. Il suo obbiettivo è ridurre la popolazione mondiale per ritrovare l’equilibrio. Ricorda molto Zobrist di “Inferno” di Ron Howard, ma con molta più cattiveria contemporanea. Come dice direttamente a Bond “noi due uccidiamo persone per rendere il mondo un posto migliore. Io voglio essere solo più ordinato”.
Infatti Safin ha creato un virus (che non è quello cinese, made in Wuhan) in laboratorio per sterminare la popolazione mondiale. Ogni riferimento al Covid è casuale perchè il film è stato scritto prima della pandemia. Tuttavia per gli scienziati qualcosa doveva accadere e lo aveva dimostrato prima di tutti Steven Soderbergh nel 2010 quando scrisse “Contagion”. La base scientifica della pellicola è incontestabile. Questa nuova minaccia ci farà capire meglio anche l’oscuro segreto di Madeleine (Lea Seydoux), figlia di Mr White. Colui che, in “Casino Royale” rapì Vesper (interpretata da Eva Green) per poi capire in seguito l’immoralità della Spectre.
Il rapporto tra Vesper e Madeleine è sicuramente molto stretto. Il ruolo della Seydoux è fondamentale. L’attrice francese è sicuramente una delle migliori della sua generazione e lo conferma ancora una volta: dolce, ambigua, sfuggente, dura se serve. Caratteristiche che la rendono un’ottima Bond girl. Lo stesso Blofeld ammonisce Bond: “Quando il suo segreto verrà fuori, per te sarà la fine”. Già dal tema principale della colonna sonora di Billie Eilish, che riecheggia Skyfall di Adele, si capisce che il rapporto tra Bond e la White è il fulcro della storia. In “Spectre”, la sceneggiatura glissava sul passato di Madeleine. In “No time to die” capiamo il perché.
Con l’aiuto della new entry, agente doppio zero, Nomi (Lashana Lynch), il capo M (Ralph Fiennes) e i fidi Q (Ben Whishaw) e Moneypenny (Naomi Harris), 007 interroga il pericoloso Blofeld per avere informazioni su Safin. L’inafferrabile capo della Spectre è sotto custodia, come il Joker di Heath Ledger nel “Cavaliere Oscuro” (scelta non casuale, udibile anche nelle musiche dell’onnipresente Hans Zimmer) o il Silva di “Skyfall”. Sarà affidabile dopo il male che ha arrecato a Bond nei film precedenti? Nel frattempo, dopo aver incrociato l’agente cubana della CIA, Paloma (ottima Ana De Armas), Bond cerca di liberare lo scienziato. Ma l’impresa sarà zeppa di trappole.
Il 25° film della saga è il quinto e ultimo episodio per Daniel Craig, dopo Casino Royale, Quantum of Solace, Skyfall e Spectre. Francamente ci mancherà. Eppure per l’attore inglese, proveniente dalla working class, con Bond è sempre stato un rapporto di amore/odio. Lo abbiamo visto pochi giorni fa commosso alla fine delle riprese di “No time to die” nel 2019. Per l’ultima volta ha vestito i panni del personaggio dopo 15 anni.
“Quando mi diedero questa parte, mi fu data una possibilità, un’opportunità incredibile di farci qualcosa di diverso, e per questo sarò sempre loro grato. Volevo non dico aggiornarlo in modo marchiano, ma almeno renderlo il più possibile attuale. In particolare, facciamo film di Bond e i film di Bond hanno diverse regole e luoghi comuni. Volevo ribaltarli uno per uno. Credo che ci siamo riusciti negli anni. E con questo siamo andati anche oltre…” – ha detto Craig alla stampa.
Molti non sanno che nel 2005 Craig rifiutò inizialmente il ruolo di 007. “Pensavo genuinamente che avrei fottuto la mia vita se avessi accettato la parte” – disse all’epoca. Infatti da quando è diventato Bond, la sua vita non è stata più la stessa. Dopo “Skyfall”, voleva lasciare. Poi lo convinsero a tornare sia in Spectre che in No Time to die. Sicuramente i soldi hanno fatto tanto: ha guadagnato oltre 150 milioni di dollari a film.
Il futuro della saga è avvolto dal mistero. Girano voci che Bond sarà Tom Hardy, ma c’è la possibilità (e sarebbe un cambiamento importante) che sarà una donna. Era stato scritto dalla stampa che sarà Lashana Lynch (l’attrice che interpreta Nomi) o addirittura qualcun’altra (per non incappare negli spoiler, guardate il finale). Intanto il regista Fukunaga ha espresso interessanti particolari sull’evoluzione di Bond e le donne, in relazione a come cambia la società.
Secondo lui in Thunderball o in Goldfinger, Sean Connery/007 commetteva praticamente degli stupri. “James Bond non può diventare un’altra persona da un giorno all’altro, ma puoi assolutamente cambiare il mondo attorno a lui e il modo in cui deve stare al mondo. È la storia di un uomo bianco che lavora come spia, ma è importante impegnarsi per rendere i personaggi femminili più che semplici accessori” – ha riferito in un’intervista alla stampa.
Francamente 007 deve essere un uomo, non per misoginia, ma perché la rappresentazione del personaggio lo richiede. Piuttosto sarebbe il caso che gli sceneggiatori trovino soluzioni importanti per la descrizione dei personaggi femminili di contorno. Il personaggio di Lashana Lynch a me non ha convinto affatto. Sicuramente molto meglio Madeleine di Lea Seydoux o Vesper, interpretata da Eva Green in “Casino Royale”.
L’unica cosa sicura è che la saga non sarà più la stessa. Daniel Craig ci mancherà. Sicuramente il successore avrà un compito arduo. Dopo Sean Connery è stato sicuramente il miglior 007 della storia. Un Bond vulnerabile, freddo, glaciale, invecchiato, (auto)ironico, fragile, pieno di ferite, fallimenti, ma anche come il Martini: “agitato e non mescolato”.
Fonti: Cinematografo, Comingsoon, My Movies, Cinematographe, Movieplayer, Bad Taste, Repubblica, Sentieri Selvaggi, Ciak, Best Movie
Regia ***1/2 Interpretazioni ***1/2 Musiche ***1/2 Fotografia **** Sceneggiatura ***1/2
007: No time to die ***1/2
(GB, USA 2021)
Genere: Azione, Thriller, Spionaggio
Regia: Cary J. Fukunaga
Sceneggiatura: Neal Purvis, Robert Wade, Cary J. Fukunaga, Phoebe Waller Bridge, Paul Haggis
Cast: Daniel Craig, Lea Seydoux, Lashana Lynch, Ana De Armas, Rami Malek, Naomi Harris, Ben Whishaw, Christoph Waltz, Ralph Fiennes, Jeffrey Wright
Durata: 2h e 43 minuti
Fotografia: Linus Sandgren
Musiche: Hans Zimmer
Prodotto da MGM
Distribuzione: Universal
Budget: 300 milioni di dollari
Uscita italiana: 30 settembre
Trailer Italiano qui
La pentalogia di 007 con Daniel Craig: Casino royale (2006) di Martin Campbell, Quantum od Solace (2008) di Marc Forster, Skyfall (2012) di Sam Mendes, Spectre (2015) di Sam Mendes, No time to die (2021) di Cary J. Fukunaga
La frase: È difficile distinguere bene e male, cattivi ed eroi oggi giorno.
Immagine da tg24.sky.it
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.