Ma cosa vogliono questi operai? A giudicare dall’ennesimo, irrituale incontro proposto da GKN ai sindacati in un hotel di Firenze, la multinazionale sembra proprio non voler capire la portata, e le conseguenze, del decreto del giudice del lavoro sul caso della fabbrica di componentistica auto di Campi Bisenzio. Soprattutto nel metodo, vista la condanna per comportamento antisindacale, e il conseguente azzeramento della procedura di licenziamento collettivo per 500 tute blu. Di conseguenza la RSU e i sindacati metalmeccanici hanno declinato l’invito.
E la FIOM CGIL ha puntualizzato: “Siamo disponibili al confronto, ma in sede istituzionale, e chiediamo che sia il MiSE a convocare gli incontri”.
Nel merito invece i vertici di GKN, e il fondo finanziario Melrose che la controlla, continuano ad avere il coltello dalla parte del manico, vista l’assenza di norme (a partire da quelle comunitarie) che blocchino o penalizzino le delocalizzazioni interne all’UE.
Ben lo sanno gli operai in via Fratelli Cervi, che hanno festeggiato il momentaneo stop alle lettere di licenziamento ma subito hanno sintetizzato lo stato delle cose: “Abbiamo preso tempo, ma la partita è ancora da giocare. Noi andiamo da una parte, chiedendo di riavviare al più presto l’attività produttiva, e l’azienda dall’altra, visto che farà ricorso al decreto del giudice e ha già ribadito che lo stabilimento non riaprirà più. Per questo vogliamo una legge che intervenga sulle delocalizzazioni”.
Una posizione, quella dell’assemblea permanente GKN, sposata anche da Maurizio Landini, ieri ad una iniziativa della Camera del lavoro di Lucca: “Dopo il giudice, adesso c’è bisogno di un intervento del governo, oltre che del territorio, perché bisogna evitare che l’azienda ribadisca che la sua strada è quella di chiudere, di andarsene”. Sul punto il segretario generale della CGIL insiste: “Abbiamo bisogno che il governo intervenga perché bisogna dare una prospettiva a quei lavoratori. E vanno anche fatti quei provvedimenti legislativi che possono favorire questo processo”.
Le notizie che arrivano dall’esecutivo “dei migliori” non sono però incoraggianti. Sul provvedimento anti-delocalizzazioni c’è stato un incontro fra i tecnici del ministero del lavoro e il consigliere economico di Mario Draghi, Francesco Giavazzi. E sia il prof bocconiano che lo stesso premier non appaiono intenzionati a seguire la, pur pallida, impostazione data dal ministro Orlando e dalla viceministra Todde.
Questo nonostante le pressioni delle forze politiche interne alla maggioranza. Eccetto la Lega del ministro Giorgetti, i cui silenzi stanno facendo disperare fra i tanti anche Rocco Palombella che guida la UILM. Intervengono invece Francesco Laforgia di LEU (“Occorre una legge contro le delocalizzazioni selvagge”; e il leader del M5S, Giuseppe Conte, (“Adottare subito delle norme per favorire il salvataggio dei lavoratori, perché è l’unico modo per assicurare reale, effettiva continuità aziendale”. Anche il PD, dopo le parole di Enrico Letta, trova compatto il “partitone” toscano, da Eugenio Giani a Simona Bonafè, nel ribadire il sostegno alle richieste operaie di una riapertura dello stabilimento.
Quanto alle opposizioni, Nicola Fratoianni di Sinistra italiana, che stasera è a Campi Bisenzio a una festa del partito, è chiaro: “Se ai lavoratori della GKN fosse arrivato il licenziamento in forme più gentili, non cambiava la sostanza. Lo Stato deve tornare a svolgere una funzione, si chiama responsabilità della politica”. Analogo il ragionamento del PRC: “Si arrivi a una legge contro le delocalizzazioni seria e concreta”. Per evitare una lista di chiusure (Embraco, Gianetti, Whirlpool, Riello ecc) che si allunga di giorno in giorno.
Proprio su questo fronte, anche per rispondere all’interrogativo retorico di Daniele Calosi che guida la FIOM fiorentina (“Avremmo evitato i problemi con GKN grazie a una multa del 2%?”), dopo l’appello degli avvocati e giuristi progressisti con i principi base di una legge anti-delocalizzazioni realmente efficace, gli stessi giuristi hanno avuto un secondo mandato dell’assemblea operaia, per approntare un progetto di legge curato nei particolari. Un pdl che il senatore Mantero di PaP si dice fin d’ora pronto a portare in Parlamento.
Nel mentre, da Birmingham, si rinnova il gemellaggio fra le tute blu inglesi di GKN, anch’esse condannate al licenziamento l’anno prossimo, e quelle italiane: “We tried to transition to green jobs, but the bosses are closing our car factory down” [“Abbiamo tentato la riconversione ecologica, ma i padroni intendono chiudere il nostro stabilimento”], annota Frank Duffy del sindacato, denunciando l’“offshoring” della multinazionale che affosserà ancor di più quel che resta dell’industria automobilistica britannica. Con l’appello “Back us don’t sack us” [“sosteneteci, non licenziateci”]. Tornare indietro e non licenziare.
Apparso su Il Manifesto in data 22.09.2021
Immagine di Valentina Ceccatelli da flickr.com
Giornalista de il manifesto, responsabile della pagina regionale toscana del quotidiano comunista, purtroppo oggi chiusa. Direttore di numerosi progetti editoriali locali, fra cui Il Becco.